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LA NEUTRALITÀ ITALIANA
L’attentato di Sarajevo giunge in un momento di forte crisi del governo Giolittiano, a capo del governo
c’era Salandra.
Di fronte all’imminenza del conflitto le prese di posizione dei diversi quotidiani indicano un’estrema
frammentazione che si consuma sulle scelte relative alla guerra, sulle scelte dello schieramento e sulla
politica interna (ritorno oppure no di Giolitti). Queste posizioni cambiano da un giorno all’altro,
rivelando l’incertezza dell’intera stampa e la sua capacità di interpretare bene il passaggio alla guerra e
la gravità della situazione. Questo atteggiamento e’ specchio del disorientamento dell’opinione
pubblica ed e’ in particolare indice della divisione dell’opinione pubblica liberale. Nei momenti
successivi all’attentato di Sarajevo, non si distingue neppure tra una stampa interventista e una
posizione neutralista. L’Italia era alleata alla Germania e all’impero austro-ungarico (Triplice
alleanza), l’incertezza nasce anche dalla forte alleanza tra Germania e altro-Ungheria che vedevano
invece nell'alleato italiano una debolezza.
Il Corriere della Sera era sempre stato triplicista, difendendo sempre la Triplice alleanza, (nonostante
aveva fatto concessioni anche agli irredentisti) muovendosi in acque incerte. Nel periodo successivo
all’attentato, il giornale si muove con molta cautela mostrando incertezza. Inizialmente il Corriere
minimizza la gravità dell’attentato, forse sperando che non scoppiasse la guerra. Successivamente
quando ci si rende conto che l’attentato e’ estremamente grave, il Corriere della Sera simpatizza
soprattutto per la Germania. Non c’è alcuna simpatia per la Serbia che viene subito dichiarata
colpevole. Quando l’auspicio di una conciliazione iniziano a non avere un senso, emerge la volontà di
entrare in guerra a fianco della Triplice alleanza. Emerge particolarmente un terrore che stia per
scoppiare una guerra che cambierà ogni cosa.
La stampa nazionalista appare attendista, e afferma che ci sono due possibilità: rimanere fedele
alla Triplice alleanza oppure non rimanere fedele alla Triplice alleanza e vedere che cosa accadrà.
La stampa cattolica e’ molto vicina alla stampa liberale. Un giornale come l’azione diretto da
Guido Miglioli si schiera a favore della Triplice alleanza, non solo per questione di equilibri geopolitici
ma schierarsi con l’austria cattolica significava schierarsi con un alleato naturale: i cattolici, contro i
serbi ortodossi.
La stampa socialista. L’Avanti diretto in quel momento da Benito Mussolini, e’ rimasto famoso
l’editoriale del 26 luglio 1914 titolato “Abbasso la guerra” . Mussolini tenta di mobilitare le masse
socialiste contro la guerra e conclude dicendo “Non un uomo, né un soldo”. Compaiono articoli
sull’Avanti che si dichiarano contro la guerra ma mostrano simpatia per uno dei due schieramenti: per
la Francia e l’Inghilterra contro la Triplice intesa. Poiché c’era un maggiore tasso di democrazia in
Francia e l’Inghilterra (motivazioni labili poiché anche la Russia era alleata della Francia e
dell’Inghilterra e non era democratica).
La stampa repubblicana e radicale. Era caratterizzata da due sentimenti opposti: da un lato
aveva una tradizione pacifista, dall'altro lato c’era una simpatia per i movimenti irredentisti contro
l’Australia-Ungheria.
LA STAMPA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Il 2 agosto del 1914 l’Italia entra in guerra in modo neutrale.
I giornali nazionalisti sono gli unici a comprendere che quell’atto di neutralità corrispondeva alla fine
della Triplice Alleanza. La stampa nazionalista riuscirà a portare un Paese con la maggioranza
neutrale, ad un Paese interventista, per tre motivi:
1. Si parla di neutralità armata, ossia neutrali per l’Italia ma armati.
2. I nazionalisti affermano di entrare in guerra a fianco di coloro che avrebbero offerto maggiori
vantaggi per l’Italia.
3. La guerra avrebbe potuto costituire un bagno di sangue necessario per portare a compimento
il risorgimento e rimodernizzare la nazione.
Inizia ad essere messa in discussione la Triplice alleanza solo successivamente all'entrata in guerra.
La stampa di sinistra continua ad essere travagliata, pur essendo simpatizzanti per le democrazie
occidentali (non nominando mai la Russia).
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Il primo momento di snodo si ha nell’autunno del 1914: iniziano a delinearsi le posizioni interventiste
e neutraliste. A rompere gli indugi sono alcuni organi di stampa il giornale democratico di Giornale
Salvemini con il suo settimanale “L'Unità” a schierarsi per la guerra e a fianco dell’Intesa:
1. La vittoria austro-tedesca consoliderebbe il regime dinastico, a sfavore delle democrazie.
2. Salvemini era estremamente polemico nei confronti di Giolitti, e l’entrata in guerra avrebbe
allontanato la possibilità di un ritorno al governo da parte di Giolitti.
3. Non voleva lasciare ai nazionalisti il monopolio della guerra, ma voleva che il monopolio
venisse assunto dai giornali democratici. Questo episodio segna la nascita dell’intervento so
democratico.
Il secondo momento di snodo ha come protagonista Mussolini: il 18 ottobre 1914 nasce sull’Avanti un
articolo intitolato “Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva e operante”. La stesura di questo
articolo derivava dalla sua insofferenza per la tradizione pacifista e internazionalista del partito
socialista, dalle sue simpatie per le filosofie che risaltavano l’atto, l’azione violenta. E dalla sua ansia
di protagonismo.
Questo articolo porterà ad un aspro dibattito all’interno del partito socialista che gli costerà
l’espulsione: il partito socialista rimarrà neutrale. Attraverso la pubblicazione di questo articolo si fa
particolare pubblicità (in quel periodo infatti non era un personaggio politico di particolare rilievo). E
questa pubblicità fece in modo che questo dibattito non si verificò solo all’interno delle linee pacifiste
ma catalizza le frange politiche repubblicane e radicali. Carlino raccoglie i fondi tra gli industriali
interventisti e antisocialisti per dare la possibilità a Mussolini di fondare un giornale che formenti la
guerra. Il 13 novembre 1914, nasce il “Popolo d’Italia” con il sottotitolo “quotidiano socialista”. Sulle
sue pagine Mussolini esercita la sua penna graffiante ed esaltata riempiendo articoli con brevi note
polemiche che consentono al giornale di vendere immediatamente 30.000 copie che durante la guerra
diverranno 50.000 e in alcuni casi 80.000.
Nel febbraio del 1915 Giolitti in una presa di posizione : l’Italia non deve entrare in guerra ma deve
ottenere il Trentino e il Friuli. Il 1 Febbraio del 1915 la “Tribuna”pubblica una lettera di Giolitti nella
quale afferma che si poteva ottenere molto attraverso delle trattative con l’austria garantendo la
neutralità. Alcuni giornali si schierano di fianco a Giolitti e auspicano il suo ritorno al governo (es. “La
Stampa”). “Il Corriere della Sera” lega invece l’intervento di Giolitti la volontà di quest’ultimo di
risalire al governo, e da quel momento passa dalle posizioni neutraliste a posizioni interventiste. Da
ciò si capisce in modo evidente il nesso fondamentale tra politica estera e politica interna. Inizia
l’attacco del Corriere della Sera nei confronti della Stampa, il giornale di Albertini aumenta le sue
tirature mentre la Stampa di Frascati vede scendere le sue tirature ( la stampa a causa delle sue
posizioni neutraliste perde moltissimi lettori raggiungendo la tiratura di soli 50.000 copie). “La
Gazzetta” si schierò a favore dell’interventismo, ed iniziò a vendere moltissimo.
Il governo si sposta su posizioni interventiste e nell’aprile del 1915 l’Italia firma il Patto di Londra
entrando in guerra a fianco della Francia, dell’Inghilterra e della Russia. Il Patto di Londra prevedeva
molte terre (ma non era contemplato nell’accordo Fiume, poiché nessuno credeva che alla fine della
guerra ci sarebbe stato il crollo dell’Austria-Ungheria). Questo accordo rimaneva segreto e prevedeva
l’intervento italiano entro un mese. In questa fase è fondamentale il ruolo di pressione che la stampa
esercita nei confronti del governo. Dietro a quei giornali c’erano moltissimi gruppi industriali e
bancari che li finanziavano, che volevano entrare in guerra per le commesse militari e per l’esaurirsi
delle possibilità commerciali. Era scarsa, invece, sul governo la possibilità di condizionamento da
parte della grande maggioranza del popolo italiano, che era assolutamente contro la guerra. In italia in
quel momento una fetta minoritaria di interventisti porto’ all’entrata in guerra. L’ultimo a cedere
furono “La Stampa” e “L’Avanti”. “La Stampa” resistette su posizioni neutraliste fino al 21 maggio
(pochi giorni prima dell’entrata in guerra da parte dell’Italia) quando pubblica un editoriale chiamato
“Tutti uniti” affermando che avendo perso volevano comunque rimanere uniti attraverso questa
guerra e di cercare di vincerla (si delinea l’amarezza di aver perso e la volontà di non creare ulteriori
conflitti). “L’Avanti” rimane neutralista manifestando la propria impotenza. Sul 16 maggio si legge “
da oggi l'Avanti non e’ più quello che vorrebbe essere ma solo ciò che può essere”.
I giornali interventisti cantarono vittoria:
2 ● Nei giornali dell’interventismo democratico si nota una contraddizione irrisolta tra il mito di
compimento dell’unità e della guerra verso la democrazia, e la relata di mobilitazione nei
confronti della guerra dominata dalla logica autoritaria e militarista.
● I giornali nazionalisti sono invece molto più coerenti, e auspicano la cementazione dell’Italia
attraverso la vittoria legando subito la guerra agli scenari di politica interno, contro alle classi
sociali cercando l’interclassismo che avrebbe unito la nazione “La Nazione sopra le classi”.
Contrapposizione tra il parlamento e la nazione, (nella tradizione liberale la nazione si esprime
nel parlamento) che si nota in un articolo comparso il 15 maggio sull’Idea Nazionale intitolato
“Il parlamento contro l’Italia”. Il parlamento ea riluttante alla guerra poiché sapevano che
avrebbero mandato moltissime persone a morire al fronte, e ciò non veniva compreso dai
nazionalisti che vedevano nella Nazione il compimento di un’impresa umana.
● Passa dall’attendismo all'accettazione delle imprese del governo con accettazioni mol