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Riassunto esame Storia Economica e Sociale del Medioevo, prof. Degrassi, libro consigliato I Pericoli del Mare di Simbula Pag. 1
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Personaggi storici nel Mediterraneo

Altro personaggio è Vincetello d'Istria che costruì la sua fortuna in mare con l'attività di corsaro, e nel racconto di Giovanni della Grossa è raccontata la sua scalata, vengono raccontate le imprese in mare che giungono fino al re di Aragona, che lo usa per le strategie di espansione nel mediterraneo all'inizio del XV secolo. Le razzie che venivano effettuate nel mar mediterraneo venivano smerciate nei porti di Sardegna.

Altro personaggio castigliano fu Pero Niño, conte castigliano di Buelna vissuto nel XIV secolo, che è la figura principale del Victorial, opera composta da Gutierre Diez de Gamas in cui si narrano le sue gesta. All'interno del libro troviamo una lunga dissertazione sulla campagna contro i corsari castigliani. Al comando di alcune galere si addentra nel mediterraneo alla ricerca di corsari percorrendo coste e porti. Combatté i mori e tra i suoi avversari c'erano anche galere che erano servitori di

potenze europee che utilizzavano la corsa per tutelare interessi commerciali e militari. Nemici giurati di Niño furono Juan de Castrillo e Arnau Aymar vicini alla corte aragonese, con i quali dovette iniziare un lungo inseguimento.

I mezzi utilizzati dal conte per combattere i corsari erano i medesimi, ciò si può notare dal fatto che ci sono molte proteste causate dalle sue azioni definibili "a fin di bene", si possono ritrovare denuncie di mercanti che chiedevano un rimborso dei danni subiti. Alle fonti può essere aggiunto anche la depredazione di una nave diplomatica nel porto di Oristano, alla quale vennero sequestrati anche i documenti trattanti azioni diplomatiche, senza tener conto delle immunità e di salvacondotti. Tutto questo però non viene considerato nel Victorial acenando solo ad una cattura di un imbarcazione. Questa cattura illegale porta ad una controversia tra Castiglia e Aragona. Il nostro protagonista è al centro.

delle campagne condotte a sostegno della Francia sullo sfondo della guerra dei Cent'anni, e questo lo si può notare da come gli inglesi non ricordino così gloriosamente Niño. Com'è logico si nota nei memoriali inglesi la risposta valorosa ai suoi attacchi, che sono descritti come azioni a ristabilire la giustizia. Alfonso X nelle Siete Partidas afferma la difficoltà di disciplinare l'attività corsara, che in alcuni casi uccideva o catturava i naviganti. Alcuni corsari vantavano una illustre ascendenza, ma come abbiamo già detto il mare è mezzo di ascesa. Non solo i corsari avevano il vizio di attaccare navi per impossessarsi dei bottini ma questo succedeva anche con i mercanti che in alcuni casi arrotondavano i loro introiti con entrate corsare questo lo si nota dalle voci degli introiti riportate dai mercanti. Altra voce presa in esame è l'Archivio Datini, nel quale si trovano fondi che sottolineano.

L'attenzione da parte degli operatori commerciali alla presenza di pirati o corsari lungo le rotte commerciali. Come ad esempio ciò che succede nel 1395 dove una compagnia noleggia una nave armata, che ha come patrono Giovanni Marese, per trasportare lana a Porto Pisano. La nave deve completare il suo carico con alcune fermate in porti catalani. Il 2 settembre parte da Barcellona e, attraverso la lettera inviata a Pisa, si nota l'apprensione per il viaggio anche avendo 15 balestrieri a bordo. Lo stesso giorno partono delle comunicazioni da Firenze. La nave si ferma in porto perché allarmata dal fatto che ci fossero pirati, notizia che porta nuova agitazione data dal carico che è parzialmente coperto da assicurazione. Si nota da questa fonte come le informazioni sono costanti e come gli armatori siano felici della riuscita della navigazione.

Le ASSICURAZIONI sono una forma molto usata per tutelare i carichi. Da questi contratti si può notare la differenza

tra le diverse zone del mediterraneo notando come la maggior parte di sinistri è dovuta agli attacchi di navi armate. Proprio nei contratti è possibile notare l'oscillare del premio di assicurazione a seconda si fosse in tempo di pace o di guerra. Altro momento di rincaro delle assicurazioni sono nel periodo di buona stagione, ma altre condizioni che influenzano l'aumento dei prezzi delle assicurazioni sono: la lunghezza delle rotte, le merci e la tipologia di navi. La interruzione nei mesi più difficili, nel periodo basso-medievale, non è più imputabile alle carenze tecniche dell'epoca ma piuttosto al rallentamento dei cicli produttivi terrestri. L'aumento dei premi nella stagione buona è data anche dal fatto che nella stessa stagione si commerciano carichi più appetibili per i pirati e i corsari. PERICOLOSITÀ DEL MARE: Non tutti i mari hanno la stessa PERICOLOSITÀ. Il mar Adriatico, che è

Governato dalla legislazione veneziana, è uno dei più sicuri, presenta delle squadre navali che sorvegliavano le acque dal golfo allo Ionio. Nelle carte riguardanti le assicurazioni veneziane si nota come i sinistri siano imputabili soprattutto a elementi naturali. Gli attacchi, seppur rari, portano alla Repubblica un ingente dispendio di risorse. Il LEVANTE VENEZIANO ha una condizione simile a quella del Mediterraneo Occidentale, notiamo che in questa zona non sono presenti basi di controllo come nell'Adriatico. Già dal XII secolo si comincia a disciplinare la guerra di corsa e di pirateria, cercando di mettere dei margini agli attacchi ma gli atteggiamenti dei maggiori protagonisti del Mediterraneo sono differenti:

  • Venezia è la più rigorosa proibendo le azioni di corsa, non consentendo ai sudditi di armare proprie navi a scopi corsari. Usano la corsa solo in ambito di guerra aperta. I sudditi veneziani sono coinvolti in azioni che si svolgono nelle

postazioni dell'Egeo. Solo il senato ha il potere di decidere le contromisure da adottare, dando il potere a ufficiali, sollecitando alcune volte gli interessati nelle spese della spedizione, per coprire le spese civili di procedura e rappresentanza.

Questo non sta a significare che non ci siano state incidenti, infatti negli archivi catalani è possibile notare alcune richieste di risarcimento che possono aiutarci a stabilire il danno fatto dalla stessa Repubblica alle altre flotte del mediterraneo, questo ricordando comunque la buona reputazione dei Veneziani.

La fonte a cui possiamo fare capo è quella di Mesullam de Volterra, che nel suo Viaggio in Terra d'Israele incontra la flotta veneziana nelle acque di Rodi. La nave genovese su cui sta viaggiando incontra quattro navi veneziane che cominciarono ad attaccarli. Lo scrittore afferma che credevano fossero catalani e non veneziani. Il patrono della nave veneziana, per paura di andare a giudizio a Venezia, scatena un

Nuovo attacco con l'intenzione di uccidere tutti. Quando i veneziani videro che era impossibile sconfiggere la nave genovese chiesero un compromesso, cioè quello di consegnare gli ebrei e i beni presenti nella nave genovese, ma il comandante genovese si rifiutò. Il comandante veneziano, arrivato a Venezia, fu esautorato, bandito da Venezia e condannato al pagamento di 10.000 ducati. Ma oltre a questa eccezione possiamo dire che la corsa venne stroncata attraverso la politica adottata dalla Repubblica.

La Repubblica di Genova, alla metà del XII secolo, vietava l'armamento di navi da guerra senza il consenso dei consoli, poi vi fu l'istituzione dell'Ufficio Robarie, dove si potevano inoltrare le denunce; in seguito ci fu l'istituzione della Gazaria. Con questo si vuole affermare che gli armamenti erano accordati, anche se dietro cauzione e apparentemente rigide procedure. Queste navi genovesi avevano il loro appoggio nel Tirreno, nell'Egeo e nel Mar Nero.

I corsari genovesi non si sentivano legati alla madrepatria, arrivando così a promuovere attività indipendenti che non riconoscevano alcun rapporto con Genova, negando la responsabilità di atti pirateschi definendosi "civis mundi". Questa era la scusa presentata alle altre potenze, come veneziani, catalani e inglesi del XV secolo. Ad esempio, Giuliano Gattiluso, il pirata, si ribellò alle stesse navi genovesi che però la Rep. Genovese assoldò nelle operazioni militari nel Tirreno all'età del XV secolo. Genova coprì anche l'azione che lo stesso pirata fece contro una nave inglese, con un carico di Malvasia, ma non volle riconoscere le responsabilità e i legami con lo stesso. Quest'azione si ripercosse sulle comunità genovesi risiedenti in Inghilterra. Le mire genovesi comunque rimangono i Catalano-Aragonesi ed in questa contrapposizione si trovano coinvolte anche navi fiorentine, castigliane, provenzali... per i Genovesi i.

Porti sui quali riciclare le merci rubate erano quelle della Corsica, in specifico Bonifacio e Calvi, porti in cui le navicorse trovavano rifugio.

Catalano-Aragonesi sono i più elastici. Sono le flotte più temute del Mediterraneo. Il diritto catalano riconosce e disciplina gli armamenti in corsa, tanto da rendere difficile il controllo per le autorità regie. Le squadre avevano la necessità di trovare fondi alternativi, a quelli che venivano date alla flotta regia arrivando così alla metà del trecento a normative che disciplinano le modalità degli armamenti in corsa e l'inserimento di corsari nella flotta regia arrivando ad associare privati ad azioni di guerra, arrivando a sostenere le proprie ambizioni marine. Altro modo per sostenere la flotta regia era quello di compiere atti di razzie nei nemici incontrati nella navigazione, attestazioni di ciò le troviamo nei registri di bordo le entrate derivanti dalle navi. In caso di

nella zona di Corsica. Questo dimostra come i corsari catalano-aragonesi fossero attivi in diverse aree del Mediterraneo, influenzando le relazioni tra i vari regni e città-stato. È interessante notare come l'attività dei corsari fosse spesso tollerata o addirittura supportata dai regni di provenienza. Ad esempio, l'Inghilterra utilizzava i corsari per compensare la propria debolezza militare, mentre Castiglia e Provenza fornivano uomini e navi per la corsa, integrando così le attività economiche relative ai regni del Nord Africa. Inoltre, i danni causati dai corsari catalano-aragonesi erano oggetto di risarcimento da parte delle nazioni colpite. Ad esempio, nel 1362-63 l'ambasciatore di Venezia chiese un risarcimento di 60.000 fiorini d'oro Aragonesi per i danni subiti. Anche Genova richiese un risarcimento nel 1370 per i danni alle sue 28 imbarcazioni. In conclusione, l'attività dei corsari catalano-aragonesi era diffusa e influente nel Mediterraneo, coinvolgendo diverse nazioni e città-stato. La loro presenza aveva un impatto significativo sulle relazioni politiche ed economiche della regione.perché la popolazione praticava la corsa e la pirateria, ed infine i bonifacini aprono il porto a tutte le imbarcazioni corsare dietro una decima del bottino, ed in questo caso i genovesi ne approfittano. Nell
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FranceDeVa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e sociale del Medioevo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Degrassi Donata.