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ODUZIONE

Dal XII al XV secolo (cioè prima delle “grandi scoperte geografiche”) gli italiani furono

all’avanguardia non solo del progresso economico, ma anche di quello tecnologico.

Commerci fiorenti che interessavano le città come Genova e Venezia si vilupparono

• società finanziarie e grandi armatori.

Si sviluppo l’industria tessile che accolse grandi innovazioni, crebbero i commerci e le

banche. Milanesi e fiorentini eccellevano per le manifattiure; anche la città minori

prosperavano.

Nel ‘300: Milano, Venezia, Firenze, Genova più di 100.00 abitanti (forse solo Parigi

• raggiungeva questi numeri), mentre altre città con > 20.000 abitanti solo 26.

 

- Miglioramento agricoltura surplus agricolo aumento demografico (già dall’XI

secolo)

Al sud: minore fioritura cittadina x fattori geografico-politici.

- Vocazione agricola (cereali) e alla pastorizia (+ coltura baco e lino solo in zone

circoscritte x espertazione al nord). Fine ‘500: aumento prezzo del grano= scelta agricola

conveniente.

1580 – seconda metà del Seicento: crollo manifatture e commerci. Nuove scoperte

marginalizzazione

geografiche marginalizzazione del Mediterraneo dei porti della

nostra penisolamarginalizzazione economia italiana (ad eccezione di Livorno, scalo

privilegiato per le comunicazioni commerciali con il Nord Europa)

Import di manufatti finiti prodotti su larga scala da Inghilterra, Olanda e Francia + export

di materie prime (alimentari, lana, seta ecc.).

Inversione di marcia: dal centro alla periferia nel giro di un secolo.

Come mai?

- Produzione manifatturiera italiana arroccata sul suo corporativismo mentre in Inghilterra,

ad esempio, si sperimentavano organizzazioni produttive più flessibili e a minor costo (eg.

putting out system).

- Fortissima sperequazione della ricchezza. Atteggiamento “aristocratico” da parte dei ochi

che la detenevano: pietrificazione della ricchezza.

- Frammentazione politica (assenza stato nazione) frammentazione economica: mercati

divisi e spesso poco integrati. - Grandi divari interni a livello economico e sociale +

progressivo estraniarsi dell’economia del centro-nord da quella del sud.

- Guerre debolezza politico-istituzionale.

-Vi era un’economia che era incapace di reagire alle sollecitazioni provenienti dagli strati

superiori dell’economia: quando il prezzo del grano salì, con conseguente aumento dei salari,

l’investimento nella terra, che era incentivato, dava frutti a troppo lunga distanza.

1

Nel Seicento l’Italia aveva iniziato la sua carriera di paese sottosviluppato, seppur molto

particolare.

“Ma non tutto è da buttare..”: L’Italia..

- Si era liberata dalla servitù della gleba (che in altri stati europei sarebbe rimasta er molto

tempo, vedi Russia)

- Le “eccellenze”: lombardia con agricoltura intensiva che già aveva sostituito il maggese con

 

le leguminose da foraggio e rotazione delle colture maggior produttività situazione da

far invidia a Fiandre ed Inghilterra.

Dibattito soriografico: rifeudalizzazione? No! By Sella (in virtu dell’esperienza del nord) vs

Si! By Romano

- Permangono grandi tradizioni manifatturiere locali.

seta

La giocò un ruolo fondamentale, grazie a lei non si interruppero i legami commerciali

con il nord europa. Coltura del gelso e allevamento del baco da seta. Bologna grande

polo serico, a fine ‘600 città più industriale d’Europa. Seta trattata e filata che venne esportata

su tutti i mercati stranieri senza rivali. (da Italia, nel ‘700, > di 80% consumo europeo totale).

N.B. l’Italia esportava semilavorati, i quali, ultimati, venivano poi reimportati sotto forma di

prodotti finiti! (=decadenza come paese manifatturiero). Il sud non seguì i nord e vide la sua

industria serica (sviluppata nel Napoletano) non uscire dalla crisi nsecentesca.

- L’Italia conservava un enorme patrimonio di artisti, intellettuali e scienziati, pensatori a

tutto tondo. [come Pietro Verri e Cesare Beccaria (“Il Caffè”), Carlo Cattaneo (“Il Politecnico”

– sostiene l’esigenza di una industrializzazione), Francesco Ferrara ecc ecc]

Andamento demografico: dal ‘700 torna a salire l popolazione (in maniera, anche se talvolta

molto lenta, costante). (18 milioni nel ‘700 26 milioni nel 1861).

Agricoltura: diversi destini. Diverse colture e diverse strategie di coltivazioe a seconda del

territorio (clima ecc.). In Lombardia (e pianura padana) nuove pinate: mais, riso, gelso, lino,

canapa. Al sud la monocoltura granaria venne completata da ulivo e vite.

Difficile è parlare di “conomia italiana” in epoca pre-unitaria.

---- Focus sulle differenze:

Stati sardi (Piemonte – Liguria – Sardegna): in Sardegna tra il 1835-39 la feudalità

• venne abolita, ma ancora il latifondo dominava, pastorizia e transumanza erano pricipale

attività economica. Giacimenti minerari dell’isola sfruttati da stranieri.

In Piemonte e Liguria: ricchezza, ma concentrata nelle mani della nobiltà, ma che

possedeva un certo atteggiamento imprenditoriale che portò migliorie nel campo

agricolo, manifatturiero, commerciale e finanziario.

In Pemonte meno sperequazione della ricchezzaconsumi.

A Genova, dopo decadenza commerciale, attività finanziaria sulle piazze europee:

attività di prestito (da far invidia ai ginevrini) che, dopo errese entrata in crisi durante la

rivoluzione francese, si riprese solo dal 1840 x unificazione economica Piemonte e

2

Liguria by Carlo Alberto balzo in avanti economico: ok agricoltura con lenti

miglioramenti, ma svuluppo manifatture con meccanicizzazione filatura e tessitura lana e

conote. Torino e Geneova vedono un grande sviluppo dell’industria metalmenccanica

(eg. Ansaldo ecc.) Alla vigilia dell’unificazione le due regioni detenevano il 40% delle

ferrovie e ¼ del tonnellaggio mercantile italiano.

+ fondazione banche eg. Banco di Genova, Banca Nazionale degli Stati Sardi (futura Banca

Nazionale del Regno d’Italia)

Lombardia: (austriaci) ripetuti investimenti avevano fatto sì che venissero realizzate

• opere irrigatorie per l’agricoltura della bassa Lombardia + coltura gelso & allevamento

baco da seta agricoltura intensiva. (alla vigilia dell’unificazione la Lombardia

produceva 1/3 della sete grezza italiana)

Catasto Teresiano ordinato prosperare della regione

Forte diversificazione produttiva+ cotonificio e industria metalmeccanica (dimensioni

medio-piccole) + ottima viabilità stradale + 30% km totali ferrovie in esercizio.

Diffusione istruzione popolare + precoce introduzione illuminazione a gas, navigazione a

vapore sui laghi, macchine tessili.

N.b. l’Austria era vista come un ostacolo per un più intenso sviluppo della ragione.

Alcuni governi (Savoia e Asburgo) attuano le così dette “riforme senza riformismo”un po’ di

modernità: I° Settecento

- Ridemensionamento potere feudale (rimangono solo i titoli nobiliari senza i poteri feudalilo

Stato recupera in materia di giustizia ecc.)

- Riforma del censo (Stato di Milano): certificazione della proprietà (non più

autodichiarazione)catasto Tersiano (dal 1718) [geometrico particellare, ci metton 34

anni]razionalizzazione del prelievo fiscale+ si favorisce un mercato fondiario.

Tassazione di un terreno colto come incolto vastissima messa a coltura + opere di

miglioramento rese dei tesserni [geniale!]

II° Settecento “Età del riformismo” (non dappertutto):

- Gli incarichi di pubblica amministrazione passano nelle mani di professionisti (e non di chi

detiene quei ruolo x diritto di nobiltà)

- Riacquisto entrate pubbliche da parte dello stato (territori Asburgici)

- Limitazione esenzioni ecclesiastiche (a volte con accordi)

- Liberalizzazione dei commerci + stop vincoli annonari (Gran Ducato di Toscana)

Nel regno d’Asburgo: Riforma del settore assistenziale (metà del XVIII secolo) (settore sanitario,

educativo, assistenziale) controllo pubblico della spesa.

- Ondate di soppressioni enti ecclesiastici (fine ‘700, periodo napoleonico e dopo

unità)incameramento beni.

Risultati: - Aumento entrate pubbliche –Stabilità imposizione fiscale – Ridimensionamento

poteri della nobiltà 3

Veneto: fortemente condizionato dalla decadenza marittima, dommerciale, artistico-culturale

di Venezia. Il patriziato e la borghesia veneziani non furono propensi all’investimento

terriero.

Dopo il passaggio sotto gli Austriaci: qualche miglioramento x l’agricoltura + nuovo catasto

(1839, troppo tardi per dare i frutti analoghi di quelli avuti in Lombardia)

Mancanza solido ceto mercantile legato all’agricoltura. Mancanza consistente diversificazione

produttiva: salvo qualche artigianato tipico (vetro a Murano ecc), il grosso era industria

laniera e un paio di cotonifici grandi.

Toscana : dal 1765 al 1859 sotto principi austriaci moderato riformismo, ma no grandi

• avanzamenti sul piano agricolo x equilibrio economico fondato su mezzadria ecc. no

processo accumulazione capitali x sviluppo.

Sopravvivono alcune consistenti attività finanziario-speculative ed artigianali + no

sviluppo manifatture esportazione di materie prime per lo più grezze.

Solamente il porto di Livorno era stato agevolato dal liberismo statale, ed implementò i

commerci fino a diventare un enclaves del libero commercio.

Le ferrovie orbitavano intorno a Livorno mentre della gloriosa tradizione bancaria

rimanevano solo pochi vessilli .

Stato pontificio : Varietà di economie differenti. Il bolognese era diventato prospero

• grazie alla ricca coltura capitalistica, nelle Marche e nell’Umbria era praticata la

mezzadria, nel Lazio e nell’Umbria meridionale il latifondo.

Roma poi sopravviveva solo grazie all’elemosina + servizi ai pellegrini.

No attività manifatturiere, attività extra agricole totalmente in declino grazie ad

un’amministrazione pontificia che accentrava su di sé le proprietà + uso di metodi

clientelari.

Regno delle Due Sicilie: Abolizione feudalesimo sull’isola nel 1812, ma i baroni

- esercitarono ancora per molto la loro influenza (circa il 60% del reddito prodotto nel

Mezzogiorno finiva nelle loro mani)

La classe proprietaria borghese stentò ad attivarsi (e anche quando la proprietà passava

di mano la situazione rimaneva invariata).

Prevaleva il latifondo a grano condotto da salariati giornalieri, che restavano disoccupati

per gran parte dell’anno e, anche quando erano occupati, venivano usati a condizioni

pes

Dettagli
A.A. 2013-2014
60 pagine
14 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilMignoloColProf di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Fumi Gianpiero.