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CAP. 2: I FATTORI PRODUTTIVI

FATTORI DI PRODUZIONE: l’input è un insieme di elementi erogeni detti fattori di

produzione. Diviso in 3 categorie: terra, capitale, lavoro. Questa divisione voleva

corrispondere ad una divisione altrettanto arbitraria della società europea: proprietari

fondiari, ceto medio, massa lavoratrice. Il flusso del reddito veniva ripartito in rendita,

interesse e profitto, salario. Trinità nella sistematica economica. Il termine terra

esprime il concetto di risorse naturali. Il termine lavoro si distingue in lavoro

specializzato e non, significato puramente relativo in relazione al livello tecnico

prevalente. Distinzioni alternative possono essere fatte in base al tipo di attività

esplicata o in relazione al rapporto di lavoro. Il capitale è una categoria ambigua. Il

concetto di capitale è legato alla produzione e al consumo futuri e capitale in senso

reale può venir considerato tutto ciò che prodotto dall’uomo non viene consumato e

contribuirà a soddisfare la domanda futura di beni o servizi.

A quel tempo la fabbrica era piuttosto una bottega. Il mercante era commerciante.

L’operaio era un salariato, il mezzadro nel settore agricolo era equivalente

all’artigiano nel settore manifatturiero. Distinzione rilevante economicamente e

socialmente.

LAVORO: non tutti i componenti di una popolazione sono produttori. Così si

differenzia la popolazione attiva da quella dipendente. Nelle società pre-industriali

prevalsero un’alta fertilità e una mortalità altrettanto alta, particolarmente nei primi 6-

7 anni di vita. Nel secolo XVIII la popolazione in età 15-64 rappresentava circa il

60% della popolazione totale, mentre la popolazione al di sotto dei 15 era un terzo.

Nelle società pre-industriali i giovani in età 0-14 erano il 90% della popolazione. Uno

dei problemi più gravi era quello di allevare una massa di fanciulli la cui speranza di

vita era molto limitata. Molti fanciulli erano abbandonati nelle città anche da molto

lontano, la mortalità di questi era altissima: su 10 solo 1-2 sopravvivevano. In queste

società gli attivi lavorano dall’alba al tramonto, ma data la bassa produttività media un

rapporto di dipendenza del 60-50% avrebbe rappresentato un peso insostenibile; ne

deriva che i pochi vecchi dovevano lavorare fino alla fine e i giovani dovevano esser

messi a lavorare molto prima dei 15 anni. Oppressi dalle fatiche molti dei ragazzi si

ammalavano e morivano. La società fece largo uso anche del lavoro femminile, queste

producevano in casa molti beni che venivano acquistati sul mercato oltre che essere

impiegate per i servizi domestici, per la lavanderia, per il lavoro nei campi e per la

manifatture di filatura e tessitura (a Firenze nel 1604 le donne erano il 62% dei

tessitori di lana, mentre nel 1627 altre l’80). Le manifatture tessili erano fatte per lo

più a domicilio, questo facilitava l’impiego delle donne che lavoravano per il

mercante commissionante. Daniele Beltrami attirò l’attenzione sul fatto che le donne

attendevano anche ai commerci o alle manifatture. Queste erano impiegate anche in

mestieri pesanti, ad esempio nei cantieri. Un’altra categoria era quella delle nutrici e

delle balie.

Gli economisti tendono a distinguere 3 categorie di lavoro corrispondenti a 3 settori di

attività: primario (include le attività agricole e forestali, la pesca e l‘ attività

mineraria), secondario (le attività manifatturiere) e terziario (il residuo, con molta

confusione e ambiguità). Nei secoli precedenti il XVIII in europa la percentuale della

popolazione attiva impiegata nell’agricoltura si aggirava tra il 65 e il 90%, la ragione

di questo stato era la bassa produttività dell’agricoltura di quel tempo. Tra il 1400 e il

1700 vi fu un notevole sviluppo dei trasporti marittimi, grazie all’ impiego di navi più

grandi ed ad un miglioramento delle tecniche di lavorazione, che portò ad usufruire su

più larga scala del rifornimento di granaglie dall’estero. Questo fu il caso dell’ olanda.

La percentuale di addetti al settore primario tende a sopravvalutare la percentuale di

lavoro effettivo, infatti durante lunghi periodi dell’anno il contadino non lavora. Uno

sbaglio è pensare che la popolazione impiegata nell’ agricoltura coincidesse con la

popolazione rurale, infatti ne facevano parte anche il sarto, il fabbro, il falegname…

Il grosso della domanda si concentrava su alimentazione, abitazione e vestiario.

Questo influenza la struttura dei prezzi e a sua volta quella della produzione.

L’importanza relativa di questi 3 settori derivava dal fatto che il reddito era basso e di

conseguenza la domanda della massa si esauriva in questi 3 settori. I benestanti

facevano si che la domanda fosse più variata. L’elevata domanda di servizio

domestico è una chiara illustrazione del fatto che la domanda è funzione non solo del

reddito ma anche della sua distribuzione e del livello e struttura dei prezzi e salari. Il

personale del servizio domestico era il 10% della popolazione totale e quindi circa il

17% della popolazione dell’età tra i 15-65 anni.

Superstizione e religiosità si rafforzavano vicendevolmente nella creazione di una

domanda di servizi religiosi. Un’ altro elemento che la favoriva erano i matrimoni.

L’istituto della dote era un incubo per le famiglie e una minaccia per il patrimonio

famigliare. Per ovviare al problema i cinesi ricorrevano all’infanticidio, mentre in

Europa non fu mai largamente praticato. I benestanti si tenevano le figlie ma le

confinavano presto in un convento.

Gli ecclesiastici vanno considerati popolazione attiva, perché il loro servizio era

“domandato”.

Uno dei maggiori difetti è quello di trascurare il gruppo dei professori, notai, giuristi e

medici, c’era una notevole domanda anche dei servizi di questi professionisti. Il

gruppo dei notai era quello più consistente il Italia. Ci sono sempre state 2 Europe:

l’Europa del burro, birra, aratro pesante e open fiele e quella dell’olio, vino, campi

chiusi e dei notai. Nell’Europa meridionale il notaio era la persona pubblica, l’atto

notarile era considerato giuridicamente e giudizialmente probante dei fatti in esso

certificati, nell’ Europa del nord invece per essere tali dovevano recare sigilli ufficiali.

Per i secoli VIII-XII i notai rappresentavano il fulcro della burocrazia nelle città

italiane, con diffusa domanda pubblica e privata. Con la fine del secolo XIII questa

domanda si limitò sempre più al settore privato.

Il numero di medici fu relativamente più elevato in Italia che nelle città d’oltralpe. I

servizi dei medici potevano soddisfare anche un bisogno psicologico, erano quindi

paragonabili ai preti e ai romiti.

Dal punto di vista economico e sociale, l’importanza dei notai, dei giuristi e dei

medici fu eccezionalmente rilevante. I membri di questi gruppi appartenevano alla

cerchia dei benestanti. Questi alimentavano una domanda particolare: bei vestiti, belle

case, occhiali libri erano l’elemento rispettabile del ceto medio che grazie a loro

ebbe maggiore prestigio (valore intangibile).

“il

Un altro lavoro popolare era commercio più antico del mondo”, quello delle

prostitute. Bisogna distinguere tra prostituzione generica e ufficiale. Di quella

generica non si sa molto, mentre di quella ufficiale siamo a conoscenza del fatto che

questo settore assorbì buona proporzione delle transazioni correnti. Vi è una notevole

correlazione tra lo sviluppo commerciale di un dato centro e la presenza di queste

donne. Nel 500 e 600 i centri maggiori erano Venezia (con le cortizane raffinate e

colte) e Roma poi Londra e Parigi. Per viaggiatori, turisti e mercanti, le cortigiane

erano la maggiore attrazione di Venezia. Stabilire il numero di queste donne è

un’impresa impossibile. Consideriamo che ogni donna era il fulcro di una piccola

impresa economica per cui il numero delle persone interessate alla prostituzione era

un buon multiplo delle prostitute stesse. Con i soldi di queste ci si facevano le cose

più bizzarre, infatti a Venezia ci fu costruito un monastero e a Roma le donne

dovevano lasciare parte dei loro beni al monastero.

La popolazione urbana non era la sola popolazione attiva dei settori secondario e

terziario, anche nelle piccole comunità rurali si trovavano artigiani e piccoli

professionisti. La presenza o meno di lavoro specializzato era un fatto decisivo per

l’esistenza di attività manifatturiere. Governi e principi del tempo si diedero da fare

per attirare artigiani e tecnici o per impedirne l’emigrazione. Ad esempio nel 1230 il

comune di Bologna varò una precisa politica di sviluppo economico: gli artigiani che

si fossero recati a Bologna avrebbero goduto di diversi vantaggi, come un mutuo

senza interessi, due telai o un tiratoio

Festività, condizioni meteorologiche e mancanza di opportunità di impiego

incidevano notevolmente sulla massa di lavoro effettivamente immesso nell’attività

produttiva, colpendo in particolare l’occupazione agricola. Prima della rivoluzione

industriale la massa viveva in uno stato di malnutrizione, con gravi forme di

avitaminosi e di malattie della pelle. C’erano anche le malattie professionali, dovute

alle pessime condizioni igieniche in cui certi mestieri venivano condotti e al maneggio

di sostanze tossiche. L’artigiano di quel tempo trovava nel proprio lavoro dignità e

soddisfazione. La rivoluzione comunale dei secoli XI-XIII aprì una nuova epoca con

l’istituzione di scuole pubbliche e lo sviluppo dell’istruzione elementare nei secoli

XIII e XV fu notevole nelle città. La diffusione delle cultura elementare tra le masse

rimase a lungo un fatti tipicamente urbano. Solo nei paesi protestanti la riforma riuscì

a diffondere l’istruzione nelle campagne. Alla fine del 600 gli analfabeti erano meno

del 50% nelle maggiori città. Istruzione e formazione professionale: il costo per

istruire una persona è duplice: costo diretto libri, insegnanti.. Costo alternativo il

reddito mancato se la persona è in età lavorativa. Questo costo è un’un investimento

per una rendita futura, l’investimento può essere buono o cattivo. Le persone sono

considerate capitale umano. Erano pochi gli investimenti su questo tipo di capitale.

Durante l’apprendistato il ragazzo impara e produce insieme.

Il guaio dei paesi sottosviluppati sta nella povera qualità del fattore umano.

L’istruzione è un elemento importante nel migliorare le qualità del capitale umano.

Una delle caratteristiche fonda

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
18 pagine
7 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ticaram di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Ciuffetti Augusto.