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1) EUROPA SOTTOSVILUPPATA O EUROPA SVILUPPATA?
Non c’è dubbio che, dalla caduta dell’Impero Romano sino agli inizi del Duecento, l’Europa fu
un’area sottosviluppata in relazione ai maggiori centri di civiltà del tempo. Agli inizi però del
Cinquecento, la situazione prevalente cinque secoli prima risultava completamente ribaltata:
rispetto ai livelli economici e tecnologici del tempo, l’area dell’Europa occidentale risultava la più
sviluppata dell’epoca (il galeone armato è sicuramente l’immagine di questa superiorità
tecnologica-economica).
2) L’EUROPA ED I SUOI RAPPORTI CON IL RESTO DEL MONDO
Le conseguenze più spettacolari della supremazia acquisita dall’Europa in campo tecnico furono le
esplorazioni geografiche e la successiva espansione economica, militare e politica. Tra il XI ed il
XV secolo infatti, l’Europa aveva mostrato una straordinaria aggressività sul piano economico ma
sul piano militare e politico era rimasta sempre alla mercé di potenziali invasori; ma se circostanze
eccezionali salvarono l’Europa dal disastro completo, la cronica debolezza dell’Europa era marcata
dalla progressiva erosione dei suoi territori orientali: l’avanzata turca continuava inesorabile,
fagocitando uno dopo l’altro gli avamposti europei. Nel 1453 cadde Costantinopoli e le cose dopo
la sua caduta peggiorarono ulteriormente, ma nel momento stesso in cui i Turchi sembravano
prossimi a colpire il cuore dell’Europa, si verificò un cambiamento improvviso: aggirando il blocco
turco infatti, alcuni Paesi europei si lanciarono all’offensiva sugli oceani per una quanto mai rapida
ed inattesa avanzata. In poco più di un secolo, Portoghesi e Spagnoli prima, Olandesi e Inglesi poi,
gettarono le basi della supremazia europea su scala mondiale. Mentre l’Europa atlantica attuava la
sua espansione transoceanica, la Russia europea iniziava la sua espansione trans-steppica verso
Oriente (anche questa espansione fu il risultato della superiorità tecnologica europea).
L’espansione russa però non ebbe la stessa rapidità di quella transoceanica dell’Europa, in quanto
per terra la superiorità tecnologica non era ancora così marcata. Il galeone armato infatti, tra il XV
ed il XVI secolo, fu lo strumento che rese possibile la rapida espansione d’oltre oceano
dell’Europa, e una delle conseguenze più importanti di queste nuove conquiste, fu sicuramente la
scoperta di giacimenti di argento. La produzione ed il trasporto del metallo prodotto dalle Americhe
in Europa però, richiese uno sforzo organizzativo non indifferente, e per garantire la necessaria
manodopera alle miniere, i villaggi degli indios furono “tassati” ciascuno a fornire una data quantità
di lavoratori. Il 25% circa del tesoro fu trasferito in Europa come reddito della Corona, l’altro 75%
invece arrivò in Europa come domanda effettiva di beni di consumo quali vino, olio, armi ecc. Tutto
ciò coincise con un generale aumento della popolazione europea durante tutto il XVI secolo, e
l’aumento della domanda si tradusse in un aumento della produzione. Nella misura però in cui
certe strozzature dell’apparato produttivo, soprattutto nel settore agricolo, frenarono l’espansione
della produzione, l’aumento della domanda si tradusse in aumento dei prezzi (questo periodo fra
1500 e 1620 viene ricordato come la “Rivoluzione dei prezzi”).
L’aumento della disponibilità liquide provocò comunque nei maggiori centri finanziari anche una
tendenziale caduta del tasso d’interesse; oro e argento erano accettati in tutto il mondo come
mezzi di pagamento nelle transazioni internazionali, e l’aumento della disponibilità di metallo
prezioso significò quindi aumento della liquidità internazionale, il che favorì lo sviluppo degli
scambi. Il commercio dell’Europa occidentale con l’area baltica era tradizionalmente passivo in
quanto gli Europei trovarono in Oriente prodotti che ebbero subito largo esito in Europa, mentre
nessun prodotto europeo riuscì a trovare esito analogo in Oriente (soltanto tra 700 e 800 si trovò
un prodotto americano appetibile all’Oriente: l’oppio). Con i galeoni però, gli europei distrussero la
navigazione di altri popoli nell’Oceano Indiano, sostituendosi così ai mercati tradizionali e
monopolizzando le rotte marittime. Tutto questo però non bastò, e per colmare il gap, l’Europa si
servì dell’argento americano sotto forma di pezzi coniati in Spagna, Italia e Olanda. Il commercio
internazionale quindi consistette essenzialmente di una corrente d’argento che partiva
dall’America, passava per l’Europa che poi piazzava in Oriente, e di una corrente opposta di
prodotti orientali diretti in Europa, e di prodotti europei diretti in America. Le esplorazioni
geografiche arricchirono gli europei di conoscenze circa nuovi tecniche e prodotti: la farmacopea e
pratiche terapeutiche, il tabacco, il cacao, il mais e la patata (che risolsero problemi alimentari
eliminando le ricorrenti carestie) ecc. Attraverso intermediari diversi, l’Europa e l’Estremo Oriente
sono sempre rimasti in contatto (specialmente durante il XIII secolo durante la dinastia YUAN in
Cina che ha dato il via all’impero Mongolo), e col passare del tempo le importazioni si sono
arricchite di numerosi altre tipologie di merce come per esempio caffè e thè. Nello stesso periodo,
l’Europa aumentava le richieste di importazioni di cacao che, se pur non apprezzato all’inizio, stava
riscuotendo un enorme successo, caffè, thè e zucchero (che era già conosciuto in Europa ma era
presente sempre in scarse quantità).
L’espansione transoceanica dell’Europa ebbe però conseguenza in:
a) tecnologia
b) economiche
c) demografiche
Per quanto riguarda la tecnologia, bisogna dire che lo sviluppo della navigazione oceanica sollecitò
e allo stesso tempo dipese anche dall’evoluzione di altri nuovi strumenti, i quali a loro volta, ebbero
anche conseguenze economiche rilevanti: l’evoluzione dell’artiglieria navale e del suo uso
favorirono lo sviluppo dell’industria metallurgica, si svilupparono grosse compagnie quali la East
India Company inglese e la VOC olandese, e anche lo sviluppo delle assicurazione marittime (i
Lloyds a Londra). Il commercio transoceanico stesso, che nonostante comportasse numerosi
rischi, face si che città come Londra o Amsterdam, dove questa pratica era molto sviluppata,
cumulassero un capitale notevole (è innegabile che l’Inghilterra potè fare quel che fece nella prima
fase della Rivoluzione Industriale anche per la ricchezza a disposizione cumulata grazie
all’espansione commerciale). Le conseguenze demografiche invece sono trascurabili fino al XIX
secolo in quanto erano pochi coloro che lasciavano l’Europa e non tutti arrivavano a destinazione.
Oltre che però a livello economico, lo sviluppo commerciale portò ad una ricchezza a livello di
capitale umano che portò alla diffusione di una nuova mentalità e di nuova una capacità
imprenditoriale.
3) LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA
Fatti quali la scoperta di mondi nuovi e di nuovi prodotti, la prova della sfericità della terra,
l’invenzione della stampa, il perfezionamento delle armi da fuoco, lo sviluppo delle costruzioni
navali e della navigazione furono all’origine di una rivoluzione culturale. Fece parte di questi
sviluppi una decisa tendenza verso la misurazione quantitativistica: in altre parole divenne sempre
più comune il cercar di dare un’espressione quantitativa ai fenomeni che si volevano descrivere.
Fu in quel clima culturale che l’amministrazione statale in Francia come in Inghilterra si preoccupò
sempre più di raccogliere dati e statistiche sulla popolazione, navigazione, commercio estero e sui
movimenti dei metalli preziosi. La Rivoluzione scientifica non consistette soltanto nell’adozione
sistematica del metodo sperimentale ma anche nel rinnovamento radicale della problematica. In
effetti, una volta impostata bene la problematica è fatale che la risposta approssimata o esatta
finisca con l’essere trovata, e la nuova problematica era a sua volta frutto di un nuovo
atteggiamento mentale che faceva più posto al razionale che all’’irrazionale. I “moderni” del XVII
secolo, nella loro reazione contro i valori tradizionali, si batterono accanitamente per rivalutare
l’opera tecnica degli artigiani (Bacon sottolineò a più riprese la necessità della collaborazione tra
scienziati e artigiani). Galilei stesso nel suo famoso “Dialogo” mise in bocca all’immaginario
Sagredo l’affermazione che il conversare con gli artigiani dell’Arsenale di Venezia l’aveva molto
aiutato nello studio di parecchi e difficili problemi.
Lungo i secoli, il legname aveva rappresentato il combustibile per eccellenza ed il materiale di
base per le costruzioni edili, ma a partire dai secoli XII e XIII, soprattutto nell’area mediterranea, il
legname aveva cominciato a scarseggiare. Nel corso del XVI secolo l’aumento della popolazione,
l’espansione della navigazione oceanica e delle costruzioni navali, lo sviluppo della metallurgia e il
conseguente aumento del consumo di carbone di legna per la fusione dei metalli provocarono in
Europa un rapidissimo aumento del consumo di legname.
4) Il RIBALTAMENTO DEGLI EQUILIBRI ECONOMICI ALL’INTERNO DELL’EUROPA (1500 –
1700)
I due secoli del XVI e XVII vengono dipinti in bianco e nero: il primo è il “siglo de oro”, un’età
dell’oro non solo per la Spagna che ne ricevette grandi quantità (anche di argento) dalle Americhe,
ma anche per tutta l’Europa, mentre il secondo è diventato famoso per la “crisi del XVII secolo”.
Non sempre però queste affermazioni sono completamente vere in quanto, ad esempio, per buona
parte dell’Italia settentrionale e centrale, che era una delle aree più importanti dell’Europa, non fu
l’età dell’oro, bensì del fuoco e del ferro; oppure la Germania nello stesso periodo subì tanti
successi quanti disastri economici. Il secolo XVII viene generalmente definito come un secolo di
crisi per l’economia europea, ed in effetti il secolo fu nefasto per buona parte della Germania (la
guerra dei Trent’anni causò danni e rovine su vasti territori), per la Turchia, per la Spagna e per
l’Italia; ma per l’Olanda, Inghilterra e la Svezia, il Seicento fu un secolo di successi e prosperità
(per la Francia non fu invece proprio un periodo di prosperità, ma alla fine dei Seicento l’economia
francese