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ZONA DI BERGAMO

In questa regione ritroviamo varie città di notevole importanza:

San Pellegrino Terme: questa città non godeva di grandi fonti di acque termali, ma queste

- vennero rese soggetto di una forte autopubblicizzazione che riuscì ad imporre all’attenzione

pubblica un’inedita immagine della città dedicata alla salute e allo svago. Inoltre venne

organizzato l’imbottigliamento dell’acqua termale e la sua esportazione.

Questa stazione termale venne frequentata da milanesi, comaschi, lodigiani e cremonesi.

L’impianto termale venne successivamente reso più accessibile con la creazione di una

carrozzabile e venne arricchito con la costruzione di un albergo, anche se a struttura molto

semplice, ma dotato di sale, cucina, caffè, spazi comuni etc.

La fama dello stabilimento di San Pellegrino venne incentivata non solo dall’azione

promozionale, ma anche da molti altri fattori: come ad esempio le analisi chimiche che

vennero fatte sulle acque termali, il fatto che queste terme venissero citate in certe inserzioni

dai medici nazionali, il fatto che tra i suoi clienti San Pellegrino vantasse anche nomi come

Carducci.

Con la belle époque questa stazione tremale divenne conosciuta a livello internazionale,

luogo alla moda di villeggiatura per molti celebri politici e finanzieri. La stazione tremale

stava sempre di più assecondando la domanda e si stava rendendo sempre più elegante e

sontuosa.

Ad esempio venne realizzato il Grand Hotel (vicino a dove sarebbe sorta la ferrovia); venne

anche costruito il cosiddetto Kursaal che dotava la stazione termale di San Pellegrino anche

di Casinò che la rese tra le più prestigiose località termali europee di inizio secolo.

Nel lungo periodo però lo sfarzo termale di inizio secolo sarebbe scomparso e l’ultima

rendita rimasta fu quella derivante dall’imbottigliamento dell’acqua termale e dalla sua

esportazione.

Berbenno.

- Trescore Balneario.

-

Questi furono tutti esempi di come gli sforzi della comunità locale e dei privati si siano rivelati

inadeguati e di come il termalismo richiedesse ben altro interesse e ben altri slanci.

ZONA DI BRESCIA

In questa regione ritroviamo varie città di notevole importanza:

Boario: il suo stabilimento termale era legato all’Antica Fonte e alla Nuova Fonte Igea e si

- componeva di tre edifici, ognuno destinato ad un’attività diversa, come i bagni, i caffè, gli

alloggi e la ristorazione.

Nei primi anni del secolo la località venne dotata di una serie di confort come il Grand

Hotel.

Sirmione: qui, dopo aver individuato la fonte e impiantato una tubatura per permettere alle

- acque calde di arrivare a riva, venne costruito il Grand Hotel che, a differenza di altre

località, non aveva clientela solo nella stagione invernale, ma tutto l’anno: Sirmione godeva

infatti di condizioni climatiche molto favorevoli e di una posizione incantevole.

Sirmione veniva però considerato comunque inadeguato alle esigenze della domanda di quel

tempo: tra le cause di questa inadeguatezza venivano annoverate le resistenze da parte dei

residenti nei confronti dell’attività termale, residenti che solo con il tempo iniziarono ad

abituarsi a questo tipo di turismo. Il termalismo si reggeva infatti sui grandi numeri, mentre

il turismo aristocratico era alla ricerca di atmosfere rilassate e tranquille.

ZONA DI COMO

In questa zona non bastò la facilità dei collegamenti per sopperire alla scarsità di acque termali.

Le dimensioni degli stabilimenti aperti erano troppo piccole per poter dare vita ad un’attività

termale di qualche rilievo.

Una località importante è però quella di Lanzo d’Intelvi: qui venne costruito uno stabilimento di

cura e entrò anche in funzione uno stabilimento di imbottigliamento di acque termali.

Alla struttura curativa era anche annesso un albergo in grado di dare alloggio a un numero

consistente di persone, offrendo anche sale da gioco, da musica e spazi per la conversazione.

Si può anche citare la città di Regoledo che comprendeva anch’essa un Grand Hotel.

A favore delle sorti delle stazioni comasche contribuiva anche il quadro paesaggistico circostante.

ZONA DI PAVIA

Una delle città importanti dal punto di vista termale in questa zona è Salice Terme.

Come nelle altre stazioni termali, questa città viene fornita di un Grand Hotel con camere eleganti e

arredate con gusto, con ampi spazi e sale per il tempo libero, la conversazione, la danza.

Si segnalò in questa zona la presenza di una forte clientela straniera, egiziana, greca e inglese.

Inoltre il soggiorno era reso piacevole dalla stagione di concerti e feste da ballo, dal cartellone del

locale teatro, da un capo da tennis e da un grande parco con una ricca vegetazione.

ZONA DI SONDRIO

La maggiore località termale in questa zona è Bormio che vantava Bagni Nuovi e Bagni Vecchi.

Alle terme era annesso un albergo ed erano capaci di ospitare più di cento persone, anche se

avevano dei costi di gestione molto elevati.

Si puntò molto sull’azione promozionale e sulla descrizione del luogo e della sua clientela in lingue

diverse così da aprirsi al panorama internazionale.

A rendere piacevole il soggiorno nella località valtellinese contribuivano anche un calendario ricco

di concerti e la disponibilità di un campo da tennis.

Altra località fu Madesimo, dotato di una struttura alberghiera con camere ampie, eleganti e ben

tenute, dotato anche di un ampio giardino.

Altre località sono: Santa Caterina Valfurva, Fonte Bracca.

Il rilievo del termalismo italiano a inizio Novecento merita qualche ulteriore considerazione.

Secondo il direttore dello stabilimento di Salsomaggiore Terme, Guido Ruata, il termalismo italiano

occupava una posizione marginale nel consolidato contesto mitteleuropeo nonostante la varietà e il

numero delle sorgenti minerali.

Poche le località riconosciute a livello internazionale: al di là di una decina di stazioni rinomate e di

grandi dimensioni vi era un numero ampio di località le cui acque curative non potevano contare su

stabilimenti balneari efficienti, su strutture ricettive e su vie d’accesso adeguate.

L’inadeguata valorizzazione delle acque veniva infatti attribuita alle debolezze strutturali di cui

faceva le spese la clientela.

Inoltre i canoni di una moderna stazione idroterapica comprendevano le cure, l’igiene e il

soggiorno: gli ostacoli non si trovavano nella componente curativa, ma invece i livelli di igiene

nella maggior parte dei casi non erano garantiti, come neppure i requisiti elementari di conformità

alle norme sanitarie.

Secondo un idrologo francese addirittura le acque italiane sono mal conosciute, male apprezzate

all’estero.

In Italia mancava anche un’adeguata pubblicizzazione: l’esempio tedesco dimostrava quanto poco

contasse la qualità delle acque rispetto a quanto sapeva fare l’azione di promozione.

Parte della colpa del cattivo utilizzo delle acque termali era attribuita allo stato: esso veniva

accusato di non gestire in modo consono le entrate che derivavano dalla tassa di soggiorno, soldi

che non venivano solo raramente usati per lo sviluppo termale locale.

L’assenza di un’adeguata e specifica politica di sostegno penalizzava le molteplici risorse di un

settore troppo trascurato.

CAP. 4 SLANCI E ESTENSIONI TRA LE DUE GUERRE

1. IL TURISMO IN ITALIA TRA LE DUE GUERRE

A partire dal 1925 si tennero fiere e mostre delle forniture alberghiere per iniziativa dell’Istituto

Italiano di Turismo e Propaganda, la cui formula espositiva proponeva plastici e fotografie.

Il turismo lombardo non sfigurava ed il tour operator più famoso era la milanese Chiara e

Sommariva, che propose a fianco a viaggi innovativi come il viaggio a Capo Nord a bordo di uno

yacht, anche permanenze nel Palace Hotel di Varese, visite al Monte Generoso sul Lago di Lugano,

etc.

Approntare uno stand turistico in queste fiere non fu un’impresa semplice, in quanto le imprese

propriamente dette ponevano sotto gli occhi del visitatore il prodotto finito, mentre il turismo non

ebbe da esporre che fotografie, cartelli di propaganda, che richiamassero l’attenzione sulle bellezze

dei differenti luoghi turistici.

Chiaramente il turismo locale doveva trarre dei vantaggi dall’Esposizione milanese: il turismo

diede un forte contributo alla copertura del deficit commerciale nazionale, grazie soprattutto

all’afflusso di stranieri che negli anni tra le due guerre sembrava aver segnato una tendenziale

crescita, fluttuante ma con punte alte in occasioni particolari, come l’Anno Santo del 1925 e il

Giubileo Sacerdotale nel 1929.

Anche la Lombardia fu interessata da questa crescita nel periodo tra le due guerre.

1) Questo fenomeno fu favorito dal maggiore tempo libero che, tra le due guerre, cominciava ad

essere fruito da un maggior numero di persone, grazie all’evoluzione delle normative sul lavoro.

Per quanto riguarda infatti il lavoro dipendente, in questo periodo di attuò una regolamentazione

degli orari di lavoro e delle ferie pagate e fu un periodo di conquiste contrattuali. Ne ebbe vantaggio

più di tutti il ceto di impiegati pubblici.

Alla diffusione dei consumi turistici, prima riservati ai soli ceti abbienti, diede un notevole

contributo la promozione dei “treni popolari”, istituiti dal Ministro per le Comunicazioni nel 1930:

questi treni avrebbero permesso ad ampie categorie di cittadini di compiere, nei giorni festivi e in

occasioni di particolari ricorrenze, gite educative o di piacere. Furono organizzati viaggi in terza

classe con partenza le prime ore del mattino e rientro a mezzanotte, diretti verso mete vicine ai

grandi centri urbani (Milano innanzitutto).

Nel periodo fascista venne introdotto il “sabato fascista”, che avrebbe modificato l’organizzazione

della settimana lavorativa ed indotto nuove fruizioni del tempo libero. Sempre in questo periodo

alcuni stabilimenti balneari lacuali furono destinati nel periodo estivo a bambini poveri affetti da

patologie come l’anemia, la tubercolosi ed il rachitismo: l’obiettivo era quello di migliorare la razza

italica e nel frattempo favorire l’apprendimento della fedeltà al regime.

2) Il progresso tecnologico sostenne in questo periodo l’intensificazione del turismo individuale:

venne infatti aperta tra il 1925 ed il 1926 l’autostrada Milano-Laghi che migliorò a livello nazionale

la rete stradale e la dotazione italiana di mezzi di comunicazione. Questa autostrada era nata per

scopi turistici ed inaugurò la nuova stagione della mobilità familiare motorizzata che incrementò

anche l’escursionismo tra Milano e la regione dei laghi.

La motorizzazione ebbe un impatto so

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A.A. 2013-2014
25 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher glibertino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Carera Aldo.