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3. I PROGETTI IN GHANA

Una diversa evoluzione si ebbe nel paese africano del Ghana in cui in questo periodo regnava

Nkrumah.

Questo fu la prima colonia africana a conquistare l’indipendenza e al tempo figurava come il

territorio dell’Africa nera più ricco e con la popolazione più istruita.

Ulteriori vantaggi di questo stato erano la laboriosità della sua popolazione e la forte riserva di

valuta estera.

Sotto il suo leader carismatico Nkrumah, il Ghana mise in atto una crescita però sbilanciata: per

esempio si cominciò a lavorare per costruire una diga sul Volta che avrebbe assicurato l’acqua per

irrigare i campi e per la produzione di energia idroelettrica, ma tutti i progetti del leader furono un

fallimento e il paese fu costretto a dichiarare bancarotta.

I successori di Nkrumah non cambiarono rotta: il reddito reale pro capite diminuì in maniera

sensibile e il Ghana divenne uno degli stati più poveri del continente africano.

Il prezzo del bene più importante per questo paese, il cacao, crollò.

Problemi del genere afflissero tutta l’Africa mano a mano che gli stati, acquistata l’indipendenza,

dovevano rimediare alla loro debolezza economica.

Le esperienze dei paesi del Terzo Mondo furono molto varie:

nella maggior parte dei casi i tassi di crescita del prodotto nazionale e della produzione

- agricola e industriale furono molto alti, ma lo stesso accadde per i tassi di crescita

demografica;

in alcuni paesi il prodotto nazionale superò così nettamente la crescita demografica che le

- loro economie cominciarono a recuperare posizioni rispetto ai paesi industrializzati avanzati;

altri paesi rimasero ulteriormente attardati.

-

4. AIUTI E SFRUTTAMENTO

I progressi tecnici vennero quasi esclusivamente dalle nazioni più avanzate e lo stesso si può dire

dei miglioramenti in fatto di metodiche sanitarie, educative e amministrative.

Le stesse nazioni avanzate fornivano i fondi per gli investimenti nonché gli aiuti in termini di

assistenza tecnica.

Gli aiuti sotto forma di prestiti, tuttavia, rappresentavano per le economie più povere dei pesi che

queste ben presto si sarebbero rivelate incapaci di sostenere.

Si può quindi affermare che il prolungamento della speranza di vita provocato dalla medicina

occidentale condusse al crescere dei tassi di natalità e alla diminuzione dei tassi di mortalità che

avrebbero portato ad incrementi demografici eccessivi per le risorse di questi paesi.

Inoltre ai paesi occidentali sviluppati è sempre stata attribuita la colpa di aver sfruttato questi paesi

del Terzo Mondo e di aver causato così la loro povertà: questa accusa decade se si pensa che però i

loro rapporti commerciali con i paesi del Terzo Mondo erano di gran lunga insufficienti a produrre

tali effetti.

CAP. 16

LA CRISI ENERGETICA E I PROBLEMI AMBIENTALI

L’intensa crescita degli anni ’60 si esaurì però nel decennio successivo, quando avvenne il

drammatico aumento del costo delle materie prime, in particolar modo del petrolio.

Il ciclo espansivo delle tecnologie introdotte dopo la seconda guerra mondiale stava entrando nella

sua fase discendente.

Le politiche economiche di questo periodo erano basate sul sostegno della domanda attraverso

l’intervento dello stato e l’aumento dei salari e avevano reso rigido il mercato del lavoro e stavano

già innescando una spirale inflattiva.

Si venne quindi a creare una situazione in cui si combinano stagnazione economica e inflazione, le

quali danno origine alla stagflazione.

Il bilancio fu negativo sia per i paesi sviluppati che per quelli del Terzo Mondo, che videro frustrate

la gran parte delle loro speranze di recupero.

In questo modo vennero messe in discussione le politiche keynesiane, gli stili di vita e i modelli di

consumo espansivi.

L’irrompere della questione energetica e il ritorno della recessione portarono per la prima volta alla

ribalta il problema della sostenibilità dello sviluppo e le preoccupazioni ambientali e la ricerca di

nuove fonti di energia.

1. L’OPEC E IL PRIMO SHOCK PETROLIFERO

In Giappone il petrolio si era andato affermando come la principale risorsa energetica, soppiantando

il carbone.

Questo cambiamento è avvenuto in un periodo di forte aumento del consumo di energia: la

domanda mondiale di petrolio era aumentata e la produzione di questa materia prima nel

Medioriente era anch’essa cresciuta.

Nel 1960 i quattro principali produttori di petrolio mediorientali, cioè Arabia Saudita, Iran, Iraq e

Kuwait, avevano creato l’OPEC, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio: questo era un

cartello che aveva l’obiettivo di contrastare l’egemonia esercitata nel settore del petrolio dalle

multinazionali occidentali, le così chiamate “Sette Sorelle”, di cui facevano parte due multinazionali

americane e due europee.

Queste multinazionali erano accusate di imporre prezzi eccessivamente bassi, ma anche di non

rendere partecipi i paesi produttori dei processi di estrazione e di raffinazione.

L’OPEC acquisì gradualmente competenze tecniche e capacità di coordinamento e cominciò ad

avvalersi di compagnie petrolifere indipendenti cercando in questo modo di rompere il monopolio

delle Sette Sorelle.

Una strategia messa in atto da questa organizzazione era l’embargo petrolifero che però

inizialmente diede scarsi risultati in quanto gli Stati Uniti continuavano ad avere potere.

Agli inizi degli anni ’70 il consumo dei paesi occidentali era fortemente aumentato e anche gli Usa

erano diventati un importatore netto, mentre la quota della produzione mediorientale continuava a

salire.

Quando nel 1973 scoppiò la guerra arabo-israeliana, i paesi arabi dell’OPEC proclamarono un

nuovo embargo contro gli Stati Uniti, Olanda e Giappone, considerandoli sostenitori di Israele, e

decisero di fissare unilateralmente il prezzo del greggio, senza più consultare le compagnie

petrolifere.

In pochi mesi il prezzo del petrolio quadruplicò: questo fu il primo shock petrolifero.

La prima conseguenza politica fu che sia la CE che il Giappone adottarono una posizione filoaraba

nella questione mediorientale, ottenendo agevolazioni nella fornitura di petrolio, i cui prezzi

continuarono però a rimanere alti.

Le conseguenze economiche dell’aumento del prezzo del petrolio furono di vario tipo.

Un primo effetto fu quello che si ebbe sulla bilancia dei pagamenti, cioè la differenza tra i

pagamenti in entrata ed in uscita tra un paese ed il resto del mondo: questa bilancia registrò un

brusco peggioramento.

Tutti gli stati importatori furono costretti a ridurre il consumo di altri beni e servizi per pagare di più

i produttori di petrolio, ma poiché il prezzo era regolato in dollari, l’Europa Occidentale ed il

Giappone si trovarono alle prese con una crescente domanda di valuta estera, che provocò la

svalutazione delle monete locali e quindi la riduzione del tasso di cambio, rendendo ancora più

costose le importazioni ed agevolando le esportazioni.

Per le imprese l’impennata dei prezzi dell’energia significava un aumento dei costi di produzione.

Non potendo ridurre i salari nominali, le imprese reagivano aumentando i prezzi, misura che

determinava una riduzione dei salari reali e quindi una contrazione della domanda, la quale

provocava a sua volta una riduzione dell’offerta, cioè della produzione.

Il risultato fu che la disoccupazione raggiunse in molti Paesi alti livelli mentre, a causa della rigidità

del mercato del lavoro, anche l’inflazione si manteneva elevata.

Di sicuro vi è che il mondo nel suo insieme non è più tornato ai livelli di crescita registrati negli

anni Sessanta, anche molto tempo dopo che erano stati assorbiti gli effetti delle crisi petrolifere.

Anche per le economie meno sviluppate, nonostante queste avessero un fabbisogno minore di

quello delle economie avanzate, il petrolio rappresentava una vitale risorsa in alcuni campi, come

quello dei trasporti.

Per altri paesi non vi era alcuna via di uscita che quella di creare dei cartelli per controllare e far

salire il prezzo delle materie prime esportate: un esempio è l’Associazione Internazionale della

Bauxite promossa dalla Giamaica. Nell’insieme però questi cartelli non furono efficaci in quanto i

partecipanti erano troppo numerosi ed avevano interessi divergenti.

2. IL SECONDO SHOCK PETROLIFERO

Un secondo shock petrolifero si verificò nel 1979, quando gli stati importatori avevano appena

iniziato a riprendersi dalle conseguenze del primo.

La causa fu la rivoluzione iraniana che portò al blocco totale delle esportazioni di petrolio da

questo paese.

Nonostante la riduzione dell’offerta mondiale fosse meno grave di quella precedente, gli effetti

furono molto pesanti: il prezzo del petrolio triplicò nel giro di due anni, a causa per esempio di una

maggiore frammentazione dell’offerta.

Nel 1980 l’aggressione dell’Iran da parte dell’Iraq aggravò la crisi politica del Golfo Persico, la

regione del mondo più importante dal punto di vista petrolifero: la disponibilità di petrolio sui

mercati mondiali diminuì notevolmente, ma questa volta il prezzo del greggio non aumentò di

molto grazie all’intervento dell’Arabia Saudita che incrementò la produzione.

3. RIDUZIONE DEI CONSUMI e DIVERSIFICAZIONE DELLA PRODUZIONE

La recessione aveva causato una riduzione della domanda di petrolio verso i paesi dell’OPEC che di

fronte al balzo del prezzo del greggio avevano promosso una politica di risparmio energetico:

furono incentivati i processi produttivi che comportavano un risparmio energetico;

- per le famiglie si cercò di limitare il consumo di illuminazione, riscaldamento;

- si stimolò la produzione di motori più economici per le automobili e si introdussero dei

- limiti di velocità.

Questi interventi andavano nella direzione di un uso più razionale delle risorse e in quanto tali

sono stati positivi per il sistema economico, contribuendo al miglioramento dell’efficienza.

Il maggiore costo del petrolio rendeva inoltre economicamente convenienti gli investimenti per lo

sfruttamento delle riserve petrolifere “marginali” o per la ricerca di nuove risorse e fonti

energetiche.

Le nuove tecnologie resero possibile lo sfruttamento di giacimenti sottomarini nel Mare del Nord;

l’estrazione è aumentata anche in paesi del Terzo Mondo come il Messico; si sono aperti

all’Occidente i vasti giacimenti dell’ex Unione Sovietica, nel Caucaso e in Asia.

Dopo il primo shock petrolifero si è assistito anche ad un ritorno del carbone: esso era più

abbondante rispetto al petrolio ed era meglio distribuito geogr

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Publisher
A.A. 2013-2014
49 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher glibertino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Carera Aldo.