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ECCEZIONI DEL SECONDO GRUPPO
All’interno del secondo gruppo, quello cioè dei paesi di grandi dimensioni, due sono le eccezioni:
l’Austria-Ungheria e la Russia.
La forza di trazione esercitata dai paesi industrializzati si fece sentire in tutte le aree del continente;
anche i paesi della periferia europea tentarono di aprire la strada alla modernizzazione nonostante
l’arretratezza del sistema agricolo e la prevalenza di regimi politici assolutistici.
L’effetto di trazione fu rafforzato dalla costruzione di un sistema di comunicazioni moderno, di cui
la più importante manifestazione è l’espansione delle strade ferrate che avviene anche nei paesi più
poveri grazie al capitale finanziario esportato dai paesi più ricchi.
Per le economie periferiche il recupero del divario dai Paesi di prima e seconda industrializzazione,
diventò un compito sempre più arduo con il passare del tempo. In alcuni casi le grandi distanze e le
grandi differenze interne, non ricondotte ad un processo unitario come quello tedesco, potevano dar
luogo a crescite senza sviluppo, come nel caso russo, o alla perdita di slanci precocemente
manifestati, come nel caso austro-ungarico.
1) AUSTRIA-UNGHERIA:
L’impero asburgico comprendeva nei suoi confini realtà molto diverse che andavano dai territori più
avanzati, quelli austriaci, a quelli più arretrati, quelli ungheresi.
L’Austria ebbe una graduale crescita distribuita in oltre mezzo secolo, per cui diventa difficile
stabilire una precisa cronologia ed individuare gli anni del decollo. A seconda infatti dei parametri
utilizzati, l’individuazione degli anni del decollo cambia:
Se si prendono in considerazione i primi tentativi di meccanizzazione in particolare nel ramo
- tessile e nella siderurgia, la fase di decollo è quella compresa tra il 1830 e il 1847;
Se si prende in considerazione il consumo di carbone allora il decollo sarebbe avvenuto nel
- 1850;
Se si considera la sostanziale trasformazione dell’economia si penserà al periodo che va dal
- 1895 alla Prima guerra mondiale.
Sta di fatto che nel 1914 l’Austria aveva superato gli ostacoli maggiori e faceva parte delle nazioni
più industrializzate. A questo punto il paese reggeva il confronto con l’area tedesca: a inizio
Novecento l’area austriaca risultava aver conseguito il livello medio di sviluppo dell’Europa
occidentale.
L’Ungheria era invece in gran parte agricola, con una struttura socio-economica di antico regime
ma con un notevole settore commerciale. Essa dipendeva anche economicamente dall’Austria, ma
non siamo in grado di dire quanto questa dipendenza fosse penalizzante, in quanto comunque
l’Austria rappresentava un mercato vicino per i prodotti agricoli e anche il luogo da cui
provenivano i capitali.
Con il rafforzarsi del protezionismo crebbero la produzione agricola, quella del carbone, del
minerale di ferro e dell’acciaio.
La situazione topografica dell’impero asburgico non facilitava le relazioni interne ed internazionali,
a ciò si deve aggiungere anche l’infelice dislocazione delle risorse naturali peraltro scarse. Oltre a
questi ostacoli naturali è necessario anche menzionare gli ostacoli istituzionali: la tardiva abolizione
legale della schiavitù non aveva portato sostanziali innovazioni alla produttività agricola; la tardiva
abolizione della barriera doganale tra Austria ed Ungheria.
Il settore cruciale si rivelò anche qui quello dei trasporti: le ferrovie consolidarono i rapporti di
interscambio interne all’Impero.
L’Austria importava macchine e semilavorati da Occidente, inviava manufatti finiti alle regioni
orientali e da esse traeva generi alimentari e materie prime; man mano che le tecnologie industriali
fluivano verso est, anche il ruolo dell’industria austriaca cambiava, spostandosi verso produzioni
più avanzate. Per quanto riguarda invece i capitali, furono soprattutto i finanziamenti francesi a
consentire la formazione della rete ferroviaria: dall’economia tedesca venne recepita la spinta alla
concentrazione in cartelli e alla vigilia della grande guerra anche l’Austria era diventata un paese
esportatore di capitali.
2) RUSSIA:
All’inizio del XX secolo la Russia era il più grande paese d’Europa per estensione del territorio e
per numero di abitanti, ma era ancora lontana dallo sviluppo industriale.
Fino a metà Ottocento la società russa ha risentito della sua struttura sociale feudale e
successivamente risentì della dipendenza dal capitale straniero: questi due limiti hanno causato il
ritardo russo.
Il movimento nella direzione dello sviluppo fu caratterizzato da una forte discontinuità:
Nell’età di Pietro il Grande la politica di sostegno portò ad iniziative isolate, senza alcuna
- vitalità economica;
Nel 1861 venne abolita la servitù;
- Tra il 1861 e il 1886 vi fu una lunga stagnazione interrotta da brevi periodi di sviluppo, ma
- soprattutto segnata da crisi che portarono al declino dell’artigianato tradizionale; solo
l’estrazione del petrolio e del carbone crebbero in modo notevole;
Tra il 1887 ed il 1890 si ebbe la grande espansione dell’economia russa: il merito di questa
- crescita fu dovuto alla costruzione della rete ferroviaria sulla base di capitali e di tecnologie
straniere;
Tra il 1899 e il 1908 ci fu un’altra fase di ristagno caratterizzata anche da movimenti
- rivoluzionari, da scioperi e da insurrezioni;
Tra il 1909 e la Prima guerra mondiale vi fu una seconda espansione caratterizzata dalla
- diffusione dell’industrializzazione.
I pochi anni di espansione industriale non conseguirono risultati tali da modificare la sostanziale
arretratezza della società russa.
Nella prima metà dell’Ottocento l’industria russa era caratterizzata da un assetto estensivo, con
ampio ricorso al lavoro manuale di tipo servile. La struttura sociale conservava i caratteri di un
sistema feudale e le tecnologie utilizzate erano del tutto tradizionali e a bassissima produttività.
Solamente alcune regioni settentrionali, dove il suolo era poco fertile, c’erano le condizioni per uno
sviluppo dell’industria; in questi territori si trovava anche un clima rigido e i rapporti di lavoro
erano regolati dall’obrok, ovvero un canone di riscatto del debito dei servi che questi potevano
pagare in natura oppure in denaro (vendendo prodotti al mercato, prestando lavoro oppure
producendo qualche manufatto a domicilio). Il settore che si è sviluppato maggiormente è stato il
settore della manifattura del cotone.
Il governo russo, preparando il terreno alla rapida ascesa del commercio internazionale, basata in
gran parte sull’esportazione dei cereali , promosse l’introduzione di tecnologie e soprattutto la
costruzione della rete ferroviaria. Paradossalmente però le ferrovie si rivelarono anti-economiche in
quanto costituivano un sistema troppo avanzato per le possibilità economiche locali: queste
strutture produttive moderne impiantate in un ambiente sociale sfavorevole e in più con tecnologia e
finanziamento straniero, non costituirono fonte di innovazione del contesto locale.
Spesso le fabbriche erano disperse su ampi spazi e con poche possibilità di interagire tra di loro, ma
neppure le zone ad alta concentrazione industriale furono in grado di creare un’ambientazione
favorevole allo sviluppo.
Alla vigilia della Prima guerra mondiale il ruolo del governo aveva perso d’importanza, mentre il
capitale straniero era dominante.
Non mancavano comunque indicatori di sviluppo: il tasso di crescita della produzione industriale
era elevato, le risorse naturali era cospicue, nel paese era presente un gruppo di tecnici qualificati,
seppur poco numeroso.
La Russia non poteva in ogni caso essere annoverata tra i paesi dotati di un’economia ed un assetto
sociale moderni.
TERZO GRUPPO: essi sono i paesi che, a causa della loro inefficienza, hanno visto ritardare nel
tempo il loro cambiamento.
E’ il caso dell’Europa meridionale-mediterranea ed orientale: questa fascia del continente era
caratterizzata da un assetto di antico regime, da redditi pro-capite molto bassi, da livelli culturali
bassissimi.
I paesi che fanno parte di questo gruppo sono:
1) EUROPA MERIDIONALE:
Nell’Europa meridionale i paesi che consideriamo sono due: Spagna e Portogallo.
La Spagna non è stata in grado di seguire lo sviluppo dei paesi industrializzati: per capire le ragioni
di ciò, bisogna risalire a quando la Spagna, grande potenza coloniale, misurava la sua ricchezza in
base alla quantità di oro e di argento possedute. L’accumulo di metalli preziosi non poteva però
garantire sviluppo e benessere nel momento in cui il fattore essenziale per la forza economica del
paese era la produzione di beni.
Quando la Spagna perse le colonie, lo stato non cominciò ad elaborare interventi che manifestassero
sostegno alla manifattura: l’agricoltura era molto arretrata, l’incremento demografico era modesto,
il reddito pro-capite era bassissimo.
Vi erano solamente alcuni piccoli insediamenti cotonieri ad essersi meccanizzati, ma da loro non
poteva dipendere la modifica del sistema economico.
Anche la costruzione della rete ferroviaria, attraverso capitali e tecnologie straniere, non portò allo
sviluppo: i materiali impiegati erano scadenti, l’organizzazione della rete era inefficiente, i treni
erano lenti, le linee tracciate avevano uno scartamento diverso dagli standard continentali e
ponevano gravi disagi alle comunicazioni internazionali.
Resta però che la principale ricchezza del paese fosse costituita dalle risorse di ferro e di minerali
non ferrosi, materie prime che furono largamente esportate.
Il Portogallo era anch’esso caratterizzato da una struttura economica debole, ma a differenza della
Spagna era anche caratterizzato da un’agricoltura che vantava una specializzazione commerciale
nella viticultura (Porto), dalla presenza di coloro che si occupavano del commercio e della marina
mercantile.
Anche in questa parte della penisola iberica la costruzione delle ferrovie costituì un’occasione
perduta.
2) EUROPA BALCANICA:
L’area sud orientale dell’Europa, costituita da Bulgaria, Serbia, Romania e Grecia, era
caratterizzata da una situazione ambientale sfavorevole, montagnosa e per questo inadatta alla
coltivazione. Solo la Romania godeva di una situazione favorevole all’agricoltura ma anche qui le
tecniche di coltivazione erano primitive e per questo la produttività era bassa, così come i redditi
pro capite.
Le risorse naturali erano insufficienti e la dotazione di carbone e di petrolio era modesta e sfruttata
da imprese straniere.
Quando l’Impero ottomano si sfaldò, lasciò in eredit