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Il legame tra economia e politica nel XX secolo

Questo processo economico va di pari passo con un processo politico, la crisi del liberalismo classico, la guerra mondiale e i totalitarismi. Le altre due interpretazioni sono: un'interpretazione per cui la grande depressione è la figlia della crisi del capitalismo e genererà il processo dell'imperialismo, scontro tra imperi, che porterà alla prima guerra mondiale (Lenin, interpretazione marxista); l'interpretazione di Erick Oswan (storico inglese, il secolo breve), la seconda grande depressione segna l'interdipendenza nella storia tra economia e politica.

Nell'età moderna le guerre avevano ragioni anche etniche, religiose, dinastiche, ma dalla grande depressione l'andamento dell'economia diventa essenziale per le scelte politiche. Il nazionalismo economico diventa anche nazionalismo politico con la prima guerra mondiale. Sul piano economico gli anni '80 e '90 sono i primi due decenni di crisi dell'economia.

capitalistica (va in crisi l'idea del modello inglese di una crescita costante) e l'uscita da questa via è il nazionalismo economico che ha due forme; uno è la difesa della produzione nazionale, l'aggressione dei mercati stranieri basata sull'innovazione tecnologica e sul progresso tecnico. Sviluppare il mercato nazionale puntando sul progresso tecnologico. L'altra strada è quella che seguiranno gli altri paesi europei capeggiati dalla Germania, che è quella del protezionismo che diventerà nazionalismo economico.

La grande depressione è una delle grandi cause della prima guerra mondiale e il percorso è: Nazionalismo economico -> proibizionismo -> proibizionismo attivo -> guerra tra stati -> prima guerra mondiale.

Chi sceglie il protezionismo (Italia, Francia, Germania) introduce una politica di tariffe non troppo elevate che è

passivo (dazi per ridurre le mi postazioni) eattivo, ossia conquistare i mercati stranieri attraverso il fenomeno nel dumping.

Il dumping è vendere prodotti all'estero sottocosto e la differenza venivasussidiata dallo Stato. Lo praticano Giappone (Toyota) negli anni 80 delNovecento e la Cina nei primi decenni del duemila. Si tratta di un processo chepuò essere vietato, ad esempio nell'UE è vietato ed è un specie di trasferimentodella crisi sul piano politico.

Il nazionalismo economico è la via d'uscita dalla grande depressione.Il nazionalismo economico ha, per gli storici, una componente negativa. Per glistorici si passa da una fase di crescita ad una fase di chiusura.

La grande depressione segna la fine dell'integrazione internazionale dei mercati(fine momentanea delle politiche libero scambiste che torneranno nel '43/'44). Èl'avvio di un lungo periodo tra gli anni '90 e la seconda guerra mondiale.

diindustrializzazione concorrente e di protezionismo. Questo processo viene definito nazionalismo economico e ha 2 percorsi:
  • Progresso tecnico (principalmente negli USA, ma anche loro adotteranno il protezionismo).
  • Protezionismo (principalmente in Europa ma comunque c'è il progresso tecnico).
Le politiche protezionistiche sono eredi del mercantilismo e del protezionismo classico: creazioni di dazi e tariffe per proteggere il mercato nazionale e introducono una novità, forme di protezionismo attivo: accordi bilaterali, relazioni commerciali privilegiate; per aggredire i mercati stranieri. Quindi, in sintesi, il protezionismo diventa nazionalismo economico: lo Stato non deve limitarsi a difendere la produzione interna dalla concorrenza straniera. Il nazionalismo economico prevede (definizione esame):
  • Un protezionismo in difesa del mercato interno.
  • Una conquista dei mercati esteri (colonialismo).
  • Un intervento dello Stato.

Per migliorare le infrastrutture (sanità, educazione), c'è un aiuto indiretto all'economia. Difesa dei profitti capitalistici con:

  • Proibizioni dei sindacati e degli scioperi (quindi una difesa contro i lavoratori).
  • Le aziende possono fare cartelli e monopoli, come in Germania (quindi una difesa contro i consumatori).

Il nazionalismo economico non è solo nazionalismo ma una politica di controllo dei salari e di sostegno ai cartelli e ai Trust. Nasce un conflitto tra gli industriali e i lavoratori. I cartelli tutelano le imprese ma contraggono la domanda che sfocerà nella crisi del '29.

L'altra strada è quella adottata dagli americani ed è quella del big business legata al progresso tecnico. Le grandi imprese superano gli ostacoli introdotti dal protezionismo (scala nazionale) e cercano di mantenere i profitti organizzandosi su scala internazionale.

Gli USA introducono le multinazionali, che verranno seguite anche in

Europa. C'è la creazione di imprese controllate in diversi paesi, spesso con partner locali (la dinamite dei fratelli Nobel, il filo con Coats e la soda con Solvay). Un'altra tendenza è quella di fare cartello ai grandi prodotti (zinco, piombo, mercurio) spesso instabili. Questo processo di protezionismo nazionalista e progresso tecnico porta alla quarta fase: cioè si esce dalla crisi nel 1896 fino agli anni '10. Contribuiscono al fenomeno di uscita dalla crisi: - Il buon funzionamento del sistema dei pagamenti internazionali - I progressi nelle comunicazioni - I contributi agli scambi generati dalla diffusione del telegrafo e dell'espansione delle colonie. Le politiche economiche rimangono protezionistiche, ma in un primo momento, nelle nuove condizioni non rappresentano più un ostacolo importante alla crescita degli scambi. Ma i 2 aspetti fondamentali dalla uscita della grande depressione sono: Il protezionismo aggressivo.attivo (recupero del potere d'acquisto interno)
  • La seconda rivoluzione tecnologica (incremento degli scambi).
  • 90 lunedì 14 settembre 2020

Però questa soluzione ha in se 2 problemi.

Il primo problema è strettamente legato al protezionismo che ha un effetto nel breve periodo e uno nel lungo periodo:

  • L'effetto del breve è che difende i produttori;
  • L'effetto nel medio-lungo periodo è che se io alzo i dazi (se blocco le importazioni dall'estero) difendo i produttori nazionali ma nel medio-lungo periodo gli altri stati alzeranno a loro volta i dazi e le tariffe (a loro volta adotteranno un protezionismo attivo e passivo) e quindi l'effetto finale è un crollo del commercio internazionale (affermarsi di uno scontro tra stati d'iverbio commerciale).

Quindi, il protezionismo nel lungo periodo determina un rallentamento del commercio internazionale e le guerre commerciali. (importante).

Gli Stati Uniti diventano dal

Il 1896 e il 1911 sono anni in cui i protagonisti dell'economia mondiale stanno attraversando un processo di cambiamento. Dal 1833 al 1861 c'è stata una certa apertura, ma non ancora libero scambio. Dal 1862 alla prima guerra mondiale si assiste a una nuova chiusura protezionistica, ma anche a un rinnovamento nella tecnologia.

Il secondo problema è che il nazionalismo economico porta alla prima guerra mondiale. Infatti, il nazionalismo economico si trasforma in un nazionalismo politico, che porta a un confronto tra gli stati. La prima guerra mondiale è il confronto tra la Germania, paese protagonista della seconda rivoluzione industriale, e l'Inghilterra, paese protagonista della prima rivoluzione industriale. Inoltre, gli Stati Uniti d'America, per sostenere e difendere i loro interessi economici nel mondo, devono abbandonare il loro isolazionismo e entrare di nuovo nel mercato europeo e mondiale, garantendo attraverso la vittoria nella guerra il funzionamento del sistema economico.

golf standard e del sistema economico internazionale. La prima guerra mondiale è un fatto politico-militare; è un fatto esogeno per l'economia ma ha delle profonde implicazioni economiche perché è il confronto tra Inghilterra, Germania e Stati Uniti chiamati a difendere i processi della seconda rivoluzione industriale.

La prima guerra mondiale è un evento politico e militare: è lo scontro tra il nazionalismo tedesco e il nazionalismo inglesi e francesi (a cui si uniranno Italia e Stati Uniti).

L'effetto finale è che gli equilibri sono completamente diversi (sono completamente cambiati) e saranno diversi anche sul piano economico e non solo su quello politico.

Gli effetti economici sono:

  • Con la prima guerra mondiale finisce il primato inglese e si avvia quel complesso processo di affermazione del primato americano tra il 1919 e il 1943.
  • Va in crisi la Germania (il paese che aveva guidato la seconda

rivoluzione• industriale)Alla fine della prima guerra mondiale i paesi occidentali non riusciranno a• ricostituire il gold standard (fine del capitalismo liberale), cioè non si riuscirà a tornare all’economia di mercato classica.

Alla fine della guerra, con la pace di Versailles, tutte l’elite occidentale (dall’Europa all’America) vogliono tornare indietro alla belle epoque (vogliono tornare al capitalismo liberale). Ci vorranno 20 anni per trovare un nuovo modello economico.

La crisi del capitalismo liberale si scontra contro “il sole dell’avvenire” cioè con l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) che in quel momento è l’alternativa.

Gli anni 20 danno un illusione: cioè sono anni di crescita (sono anni di ripresa dopo la guerra), ma è un’illusione perché il capitalismo sperimenterà la seconda grande crisi che è quella del ’29 (che è

l'apice di una crisi iniziata già negli anni '20).
Capitolo 9
Conseguenze economiche della Prima guerra mondiale
conflitto franco-tedesco
La Prima guerra mondiale è il sul possesso dell'Alsazia e della Lorena, che ha un importante risvolto economico dato che in quei territori ci sono le miniere di ferro, di zinco e di carbone.
Le motivazioni politiche che scatenarono la guerra sono le seguenti:
L'espansionismo tedesco, il successo della Germania durante la seconda rivoluzione industriale, veniva visto con preoccupazione dagli ambienti nazionalistici sia francesi che italiani.
contrasti economici nei Balcani
I'92 lunedì 14 settembre 2020
Il contrasto Germania-Russia e inoltre sia la Russia sia la Germania adottarono politica economica di pr
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giadaboccuzzi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Locatelli Andrea Maria.