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FORZATA
nazionale. Nel 1884 si verifica un’industrializzazione
dell’Italia: per diventare una potenza mediterranea occorre una
grande flotta marinaresca.
Viene istituita la base navale di Taranto, un’Acciaieria a Terni, per
produrre in autonomia lastre d’acciaio per le corazzate navali e le
navi da guerra completate a Genova e a Livorno venivano inviate a
Taranto.
Occorre specificare una cosa: entrambe le politiche non
rispecchiavano a pieno le vere necessità dell’Italia: un’economia
basata unicamente sull’agricoltura è complicato, vi sono poche
pianure in Italia che non sono niente a confronto di quelle francesi,
ad esempio. Ma non era adatta nemmeno un investimento così
importante verso l’industria pesante, perché l’Italia non disponeva
di risorse necessarie per alimentare tale produzione,
costringendola a comprarle dall’estero.
Secondo studiosi, l’Italia avrebbe dovuto specializzarsi
nell’industria leggera, come quella tessile, affiancata all’agricoltura.
La conquista della Tunisia da parte della Francia fu un colpo basso
per l’Italia. La Tunisia era in profondi rapporti con l’Italia già da
tempo e se il Regno Italiano puntava ad una colonia, era proprio la
Tunisia.
Dopo un colpo basso del genere, iniziarono investimenti militari,
con la creazione di una marina vera e propria, che fu utile durante
la Prima Guerra Mondiale: lo sforzo effettuato
dall’industrializzazione servì proprio a questo dato che, durante la
Grande Guerra, chi non aveva un’industria veniva letteralmente
spazzato via, come Russia, Serbia, ecc.
Le creazioni della Marina militare divennero eccessive negli anni
’30, durante il Fascismo, che servì a poco perché le nostre
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corazzate vennero letteralmente polverizzato durante la II Guerra
Mondiale dagli inglesi.
Nel Boom economico (anni 50-60) vide come protagonista:
Acciaio (creazione di lavatrici e macchine);
• Benzina (AGIP in Libia);
• Elettricità (ENI)
• AGIP e ENI erano entrambe industrie statali.
Prima del Boom economico, l’area industrializzata può essere
industriale”,
circoscritta all’interno del cosiddetto “triangolo
un’area triangolare che aveva come vertici Genova, Milano e
Torino.
Prima della Crisi del ’29, quindi fino al 1930 con l’IRI, l’intervento
dello Stato per agevolare l’industria italiana era indiretto: esprimeva
il volere degli industriali ma non controllava direttamente le
industrie (come nell’IRI), mise in pratica supporti e orientamento,
accelerando l’industrializzazione soli in alcune regioni e città
italiane. Seconda
Vi era l’appoggio, da parte dello Stato, dei settori della
Rivoluzione Industriale. Alta tecnologia, che necessitava molti
ingegneri e meno forza lavoro (operai) e alta intensità di capitale,
come:
Siderurgia (Acciaio), si entra nel mondo moderno;
• Settore Elettrico, già negl’anni ’80 dell’800 si produce energia
• elettrica sfruttando impianti idroelettrici, anche se vi era difficoltà
nella trasmissione, per cui lo Stato investì molto vista l’assenza di
carbone;
Meccanica pesante (navi, ferrovie, motori, macchinari,
• armamenti)
La chimica italiana si sviluppa poco per motivi internazionali.
La Sinistra Storica era alleata della Germania e le chiedeva
supporto e tecnici per far crescere la propria industria.
89 dazi doganali
Lo Stato, però, mise dei su ghisa e acciaio, per
incentivare la produzione interna. Dato che non voleva rovinare i
rapporti con la Germania, l’Italia impose una sorta di
protezionismo negoziato, ossia mise delle imposte per necessità
statali sui materiali strategici ma lasciò libero mercato per quanto
riguardava la chimica, all’epoca considerata non strategica.
La chimica italiana si sviluppò durante la Prima Guerra Mondiale.
Dunque, lo Stato per agevolare l’industria…
Commesse Protezionismo Infrastrutture
Ordinativi di acquisto Molte importazioni estere Ponti, ferrovie, strade,
emessi dallo Stato a vengono bloccate grazie ecc. costruite inizialmente
favore delle industrie, vere ai dazi imposti dallo da privati ma se il costo
e proprie prenotazioni di Stato, con imposte da era troppo elevato, lo
prodotti dell’industria 50, 100 o 200 lire. Ciò Stato si occupava della
talvolta anche pagati in agevolò moltissimo i costruzione e la gestione
anticipo, come la Marina produttori italiani che veniva affidato ai privati.
Militare che pagò un altrimenti non avrebbero Nel 1905 si
enorme lotto di lastre potuto competere con le nazionalizzarono le
d’acciaio in anticipo, per già avviate industrie ferrovie, dato che vi era
finanziare l’industria di estere. una cattiva gestione, e lo
Terni che riuscì a produrle stato, inesperto, effettuò
soltanto 20 anni dopo. una gestione simil-
militare, con divise, ecc.
Per permettere il finanziamento alle industrie dei settori sopracitati,
non bastarono soltanto le commesse, ma anche delle Banche di
Finanziamento. Vi erano delle imprese protette dallo Stato, che non
potevano fallire perché venivano costantemente aiutate e
sostenute, perciò le banche avevano particolare interesse a
finanziarle, sapendo che si sarebbe trattato di un investimento
senza rischi. Credito Mobiliare Banca
Su modello francese, nacquero e
Generale, banche di finanziamento dai pochi sportelli che
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raccoglievano i fondi residui dei ricchi, ossia quelli di cui non
avevano bisogno, con depositi forzati.
Banche di Emissione,
Esistevano anche specializzate nella
stampa di carta moneta.
Credito Mobiliare e Banca generale falliscono nel 1890, per errati
ed enormi investimenti su immobili da parte di Banca Romana,
immobili che non furono mai venduti, causando il fallimento.
I tedeschi, alleati dell’Italia dell’epoca, decisero di fondare le due
banche miste risanando l’enorme bisogno di finanziamento
Credito Italiano Banca
dell’industria italiana: (attuale Unicredit) e
Commerciale Italiana (attuale Banca Intesa).
Queste banche miste, create ad immagine e somiglianza delle
originali banche miste tedesche, raccoglievano crediti vincolati e
non, permettendo maggiore capacità di manovra ma con più rischi.
Vi era sempre più necessità di finanziamenti, l’economia andava
male e le imprese avevano bisogno di più risorse e le banche
dovettero prendere sempre più fondi dai depositi a vista (a breve
termine) per i finanziamenti a lungo termine.
Questo portò alla Crisi del ’29, che danneggiò il ceto medio (ossia
coloro che avevano i depositi a vista, i ricchi usavano depositi
vincolati, i poveri/operai non potevano permettersi un deposito)
che era il ceto che appoggiò maggiormente il Fascismo in
quegl’anni.
Inizialmente lo Stato ordinò alle banche di emissione di stampare
più carta moneta, ma dopo due mesi la situazione tornò
nuovamente in crisi e perciò lo Stato diventa il proprietario delle
banche e nel 1933, con IRI (Istituto della Ricostruzione Industriale)
prende le redini dell’80% delle imprese italiane, mossa pressoché
identica ad un’altra effettuata dall’Unione Sovietica.
Lo Stato Italiano durante il regime fascista, anti-socialista per
eccellenza, effettua la manovra più socialista di tutte.
91
IRI rimase anche dopo la II Guerra Mondiale, cercando di fornire al
Paese in difficoltà energia, acqua e trasporti (autostradale o navale)
a basso costo.
Quando si parla dello sviluppo economico italiano, occorre tenere
Dualismo.
presente del termine
Dualismo perché si creano profondi contrasti tra una regione e
un’altra: i grandi investimenti della Sinistra Storica sull’industria
pesante, svantaggiò i settori leggeri, più diffusi al Sud Italia.
Inoltre, utilizzando le tecnologie della Seconda Rivoluzione
Industriale, vi era più bisogno di capitale e di macchinari piuttosto
che di forza lavoro. Dunque, le industrie di quei anni non fornirono
molto lavoro e i salari erano miseri, dato che la maggior parte dei
finanziamenti andavano ai macchinari.
Le industrie leggere non hanno molti consumatori ai quali
rivolgersi: bassi salari equivalevano a basso potere d’acquisto e
dunque ad una bassa domanda interna.
Questa compressione di consumi però, giovò all’Italia e al suo
sviluppo, paradossalmente.
Di fatti, scarsa domanda interna stava a significare un tentativo di
esportazione dei prodotti e garantiva valuta straniera per le materie
strategiche, utili per l’industria, per lo sviluppo e per finanziare i
Late Corner, che importavano tecnologie, ferro, ecc.
Esportazione era prevalentemente di prodotti agricoli, tipici del
Sud, molto richiesti all’estero. In più, una grande disoccupazione
finì per esportare enorme forza lavoro (le cosiddette “partite
invisibili”) e 20-25 milioni di italiani emigrarono, in Brasile,
Argentina, Stati Uniti, Germania, ecc. spedendo a casa tutto ciò
che guadagnavano, tra cui tecnologie e valuta estera.
92 Economia USA
Come si è sviluppato il Paese più potente del mondo
1865, al
Il processo di industrializzazione americana si innesta nel
termine della Guerra di Secessione Americana (Guerra Civile).
Da quella data, il processo di sviluppo sarà sempre in crescita fino
alla crisi del ’29 (di fatti, la Prima Guerra Mondiale funge da
“acceleratore” per il processo di sviluppo, dato che l’America
forniva arsenale a tutti i paesi suoi alleati.)
La Guerra di Secessione Americana fu violentissima e paragonabile
(a danni e a perdite) alla Prima Guerra Mondiale per l’Europa.
Le armi sono molto più letali delle guerre del passato: i fucili,
avancarica
protagonisti, passano dalla ricarica ad (proiettile e
polvere da sparo inseriti da davanti, alla fine della canna del fucile)
retrocarica
prima degli anni ’60 (1800) alla ricarica per (proiettile
inserito dal retro della canna del fucile) più veloce della precedente
alle prime mitragliatrici, capaci di sparare migliaia di proiettili in
pochi minuti.
Le morti ammontano a 500’000, la guerra tra Stati del Nord e Stati
del Sud porta alla completa perdita di identità di questi, che alla
fine della guerra avranno un aspetto più regionale che statale.
federale
Perciò si adotterà una dimensione e gli Stati, come
singoli, non assumeranno più una grande rilevanza.
È il punto di svolta.
Inizia una forte crescita