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ISTRUZIONE E INVENZIONI
I vantaggi degli Stati Uniti andavano dal diritto di proprietà e dal sistema giudiziario
inglesi ai controlli legislativi (e giudiziari) sull'esecutivo, dall'egualitarismo (tranne che nel
sud), alla democrazia e alle politiche del lassaiz-faire ( ad eccezione dei dazi protettivi).
Gli svantaggi messicani comprendevano la proprietà comune della terra degli indigeni,
l'estrema disuguaglianza sociale e razziale, e un sistema politico che perpetuava le
peggiori caratteristiche della tradizione coloniale- un insieme di tribunali con conflitti di
giurisdizione, uno stato che regolava eccessivamente l'attività economica e un sistema
tributario inefficiente. Rispetto alle suddette istituzioni, le politiche economiche ebbero
sull'economia un impatto maggiore. All'inizio dell'Ottocento, gli Usa erano
all'avanguardia nell'elaborazione e nell'applicazione di quella che sarebbe stata la
strategia di sviluppo dominante del secolo. Fu creato un mercato nazionale grazie alla
Costituzione, che abolì i dazi dei singoli stati, e ai miglioramenti dei trasporti che furono
estesi in seguito all'invenzione di nuove tecnologie, nel 1816 fu innalzata una barriera
doganale protettiva, fu creato un sistema bancario nazionale volto a stabilizzare la
moneta mentre l'istruzione di massa aveva avuto inizio già nel periodo coloniale. Il
Messico attuò queste politiche gradualmente. Le differenze fra i percorsi di sviluppo dei
due stati dipesero in buona parte dalla diversità fra le rispettive politiche dell'istruzione. I
differenti patterns tecnologici riflettono differenze insite nella domanda e nell'offerta di
tecnologia. L'offerta di tecnologia era maggiore negli Usa che in Messico. La causa
immediata della differenza fra i due paesi è ovvia: gli Usa avevano più scuole del
Messico. Il New England si era avvicinato all'alfabetizzazione di tutta la popolazione
maschile nel periodo coloniale, con il finanziamento pubblico delle scuole e l'obbligo di
frequenza. Il <<movimento per la scuola di tutti>> si estese ad altri stati settentrionali
dove andò incontro alle esigenze dell'industria. L'istruzione di massa divenne un
fenomeno tipicamente americano, al pari degli alti livelli delle tariffe. Il confronto con gli
Usa è emblematico, in quanto anche le loro regioni più prospere furono costruite nel
periodo coloniale dal lavoro degli schiavi. Dopo l'abolizione della schiavitù e la fine della
ricostruzione, gli stati del sud erano anch'essi caratterizzati da una forte disuguaglianza
e governati da un'élite che aveva ben poco interesse a istruire la popolazione
afroamericana. Finchè durò la segregazione, cioè fino agli anni '60 del Novecento, il
tasso di scolarizzazione rimase basso, e la qualità del sistema scolastico scadente.
Questa fu la causa di fondo della povertà del Sud.
Cap 7 L'Africa
Nel 1500 l'Africa era la regione più povera del mondo ed è rimasta tale. Fra le
spiegazioni più condivise della povertà africana vi sono quelle istituzionali. La tesi che si
rifà alla tratta degli schiavi è molto diffusa e ,in effetti, i paesi più poveri dell'Africa
odierna sono stati i più grandi esportatori di schiavi. Tuttavia anche i paesi che si sono
opposti più vigorosamente allo schiavismo sono ancora poverissimi, per gli standard
odierni. Un'altra spiegazione della povertà africana si rifà al colonialismo, poichè in molti
luoghi la dominazione coloniale ebbe lo scopo di trasferire la ricchezza dagli africani agli
europei. I teorici della dipendenza ne vedono la causa nell'eccessiva globalizzazione, in
quanto sostengono che la concentrazione dell'Africa sulle esportazioni di prodotti primari
si è a lungo andare rivelata svantaggiosa per il continente. Recentemente molti
commentatori hanno sottolineato la corruzione, l'interventismo e l'autoritarismo dei
governi africani. Se i governi degli stati inefficienti venissero sostituiti da amministrazioni
di stampo occidentale, le economie potrebbero decollare. Fu la struttura sociale ed
economica esistente nel 1500 a determinare come allora il continente rispose alla
globalizzazione e all'imperialismo, e come da quel periodo tali risposte l'abbiano
condannato alla povertà.
L'AFRICA E IL DIBATTITO SULLA GRANDE DIVERGENZA
Nel 1500 l'Africa subsahariana era povera perchè non era una delle poche civiltà
agricole avanzate. Le civiltà agricole presentavano molti vantaggi da cui l'Africa era
esclusa. Queste risorse comprendevano la proprietà privata della terra e la presenza di
una forza lavoro sradicata dalla terra , come pure i corrispondenti strumenti culturali
necessari per organizzare la proprietà e il commercio - la scrittura, il catasto, la
conoscenza della geometria e dell'aritmetica, un sistema di pesi standardizzato, la
coniazione della moneta e un sistema giuridico basato su documenti scritti e funzionari
in grado di gestirli. Questi tratti culturali erano necessari per il progresso del commercio.
L'Africa subsahariana mancava di queste precondizioni. La storia dell'Africa fu
influenzata dalla natura dell'agricoltura delle origini e dal suo rapporto con la demografia.
Verso il 3000 a.C. nei pascoli del Sahara furono introdotti gli ovini e i bovini dal Medio
Oriente; nella valle del Nilo e nell'altopiano etiopico si coltivano grano e orzo. In seguito
essi ampliarono il repertorio delle coltivazioni addomesticando le piante di teff, miglio,
sesamo, senape, ensete e caffè. Si svilupparono forme miste di agricoltura e
allevamento del bestiame. Si provvide anche a eseguire opere di terrazzamento e
irrigazione. L'Etiopia fu l'unica parte dell'Africa subsahariana a sviluppare una cultura
agriaria avanzata. Il sistema agricolo dell'Africa occidentale si mostrò ricettivo nei
confronti delle nuove opportunità che si presentavano. Nel 700 d.C. , vi furono introdotte
nuove coltivazioni di origine asiatica, fra cui le banane, il plantano, l'igname asiatico, il
taro e i fagioli. Il repertorio fu ampliato nel 1500 con l'introduzione del mais, della
manioca, della noce e del tabacco originari delle Americhe. L'addomesticamento delle
piante portò alla formazione di villaggi che praticavano l'agricoltura permanente e
all'aumento del tasso di natalità in Africa. La crescita della popolazione nell'Africa
occidentale fu frenata dalle malattie tropicali che mantenevano elevato il tasso di
mortalità. La forma più letale di malaria e la zanzara portatrice comparvero praticamente
quando i coltivatori iniziarono a disboscare la foresta pluviale. Anche altre malattie
tropicali, quali la malattia del sonno, contribuirono a frenare la crescita della
popolazione. Questa gente era al livello di mera sopravvivenza. La bassa densità
demografica e gli elevati costi di trasporto limitavano le possibilità di produrre manufatti
specializzati in quantità tali da sostenere grandi mercati. Invece di ricorrere al mercato la
maggior parte degli abitanti produceva direttamente semplici suppellettili e vestiario di
corteccia conciata. Gli abitanti producevano quanto bastava per sfamarsi ma nulla di più.
A questo sistema produttivo si confacevano due tipi di modelli politici: il primo era
imperniato sulla banda o sulla tribù- la confederazione dei coltivatori di una zona.
Questa entità poteva organizzare l'assegnazione delle terre e risolvere le dispute relative
al suo utilizzo, mentre gli uomini formavano una milizia che difendeva il territorio da altri
gruppi. I leader si comportavano come i <<capi>> della banda o della tribù e
mantenevano le proprie posizioni per mezzo della persuasione. La coltivazione
itinerante presentava una caratteristica -la grande quantità di tempo libero di cui
godevano gli agricoltori- che dette origine alla gerarchizzazione dell'organizzazione
sociale. Se fosse stato costretto a lavorare di più, il gruppo avrebbe prodotto un
sovrappiù di alimenti oltre a quelli necessari per sopravvivere, e quel sovrappiù avrebbe
consentito a qualcuno di vivere senza lavorare a spese della collettività, oppure (a livello
politico) di finanziare la formazione di un apparato militare. Non c'era il diritto di proprietà
poichè la terra era talmente abbondante da essere priva di valore. Come risultato gli
stati africani mancavano delle istituzioni giuridiche e culturali- quali il catasto, l'aritmetica,
la geometria, la scrittura- di cui le società agricole avanzate si avvalevano per
organizzare la proprietà privata.
LA TRATTA DEGLI SCHIAVI
L'arrivo degli europei determinò profondi mutamenti nelle società che praticavano la
coltivazione itinerante. Gli aborigeni americani, polinesiani o africani non ci misero molto
ad accorgersi che con il cotone si facevano abiti migliori che con la corteccia conciata o
che le armi da fuoco erano più letali delle lance. Gli indigeni furono talmente
impressionati dalle pentole dei mercanti di pelli francesi, da immaginare che l'uomo che
aveva fatto le pemtole più grandi non poteva che essere il re di Francia. Per comprare le
pentole, le asce e gli abiti europei gli indigeni avevano bisogno di qualcosa da cedere in
cambio e quando scoprirono qual era il loro prodotto primario- le pelli- prolungarono
l'anno lavorativo per produrne di più ed esportarle. L'Africa occidentale esportava oro nel
mondo mediterraneo e arabo, ma nel 1500 comparve una merce di esportazione di gran
lunga più importante: gli schiavi. I prigionieri venivano avviati verso la costa dove
venivano venduti e imbarcati sulle navi negrierie europee. I re africani usavano il
ricavato per comprare armi da fuoco, tessuti e alcolici.
IL COMMERCIO LECITO
Nel 1700 l'opinione pubblica illuminata e religiosa si rivoltò contro la schiavitù cosicchè
nel 1807 la tratta fu abolita. Gli schiavi furono sostituiti da nuove merci di esportazione-
dagli oggetti del cosiddetto <<commercio lecito>>. Il primo nuovo prodotto fu l'olio di
palma , che era richiesto coem lubrificante per le macchine e i beni di equipaggiamento
ferroviari, come pure per farne sapone e candele. I tessuti di cotone rappresentavano
più della metà delle esportazioni inglesi verso l'Africa occidentale, e il resto era
rappresentato i gran parte dai metalli e dai prodotti della loro lavorazione, comprese le
armi da fuoco. L'olio veniva portato sulla costa lungo gi stessi itinerari che in precedenza
erano stati seguiti per trasferire gli schiavi. La Nigeria era il principale esportatore di olio
di palma, ma la produzione si diffuse in tutta l'Africa occi