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LA REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA (RDT) O GERMANIA ORIENTALE

Stato centralizzato ed economia pianificata di stampo sovietico (18 milioni di persone). È la parte meno sviluppata della Germania. Perdita di forza lavoro fino al 1961 dato che tende a spostarsi verso la Germania Ovest (fino alla costruzione muro di Berlino). Fino al 1973 si ha una crescita sostenuta: è comunque uno dei paesi più prosperi dell'Est Europa. La pianificazione punta sull'industria pesante a scapito dei beni di consumo. Anche l'agricoltura dà scarsi risultati.

LA RIUNIFICAZIONE TEDESCA

Nel 1989: viene abbattuto il muro di Berlino e nel 1990 inizia la riunificazione tedesca: i territori della ex RDT chiedono di entrare a far parte della RFT. Operazione molto onerosa per modernizzare infrastrutture: si attua una privatizzazione delle imprese pubbliche e vengono chiuse le imprese inefficienti, con il conseguente aumento della disoccupazione. Negli anni 90 la crescita economica rallenta.

ma ciò permette al paese di stabilizzarsi e consolidare il proprio sistema economico con tendenziale livellamento delle condizioni di vita. L'economia tedesca è molto solida, con una forte base industriale, molto proiettata all'export.

IL BLOCCO SOVIETICO: URSS esce vincitrice, ma anche pesantemente danneggiata dal conflitto. Dopo la guerra riprende la pianificazione economica (industria pesante e bellica), anche dopo la morte di Stalin (1953). Creazione di un sistema di stati satelliti nei paesi dell'Est Europa.

Guerra Fredda: competizione con USA, ma solo le missioni spaziali hanno più successo rispetto agli USA. Durante la Golden Age ha una crescita annua del Pil del 3,4%. 58 Alessia Bozzo 2020-2021

Tra il 1945-48 l'URSS impone il comunismo agli stati dell'Est Europa. Questi paesi sono costretti ad adottare il sistema politico ed economico dell'URSS. Si ha una presenza meno incisiva dello Stato nell'economia, si ha

L'iniziativa privata soprattutto in agricoltura e per le piccole attività commerciali. I paesi dell'Europa orientale entrano a far parte del COMECON (Consiglio per la mutua assistenza economica), in contrapposizione al Piano Marshall. Il COMECON non favorisce la collaborazione fra i paesi membri, ma diventa lo strumento attraverso il quale i sovietici controllano i paesi satelliti. Il malcontento verso l'URSS è molto forte: rivolte popolari represse nel sangue (DDR, Ungheria, Cecoslovacchia). Portano l'URSS ad allentare la tensione verso gli stati satellite. Così negli anni '70 Polonia e Ungheria ottengono una maggiore apertura al commercio internazionale. Durante la Golden Age i paesi satelliti crescono maggiormente rispetto all'URSS. La crisi petrolifera coinvolge marginalmente l'URSS e gli stati satelliti, dato che ha giacimenti propri di petrolio, ma dal 1973 al 1990 il Pil pro-capite aumenta dello 0,7% in URSS e del 0,5% negli stati satelliti.

Come mai? Perché la pianificazione economica non è stata in grado di consolidare una prospettiva stabile di crescita. I LIMITI DELLA PIANIFICAZIONE È un processo molto complesso e difficile da gestire in modo efficace. Vi è difficoltà a coordinare le attività dei vari stabilimenti. Problemi di approvvigionamento di materie prime e semilavorati, che dipende dal funzionamento di altre fabbriche e dalla loro capacità di rispettare i tempi di consegna. I piani quinquennali stabiliscono la quantità fisica di beni che ogni fabbrica deve produrre. Per tentare di rispettare tali obiettivi, la qualità risulta scadente (anche per mancanza di concorrenza). Vi è difficoltà a prevedere la quantità di beni da produrre che poteva portare a un possibile eccesso o a una carenza di beni. I prezzi sono fissati secondo logiche politiche, senza tenere conto del costo di produzione. La pianificazione non induce a

ricercareinnovazioni tecnologiche: mancano gli stimoli, scarso collegamento tra ricerca accademica e mondo dell'industria. Assenza didisoccupazione: lo Stato garantisce a tutti un posto di lavoro (dato che è un obbligo), ma la produttività è molto bassa. Pergarantire un lavoro a tutti, le fabbriche impiegano più lavoratori del necessario con un aumento dei costi di produzione. Anche inagricoltura la produttività è molto bassa. L'agricoltura ha un numero eccessivo di addetti, poco produttivi.Nikita Chruscev (1953-64), successore di Stalin, si propone più volte di raggiungere i livelli di produzione agricola, ma rimane ladipendenza dall'import di derrate alimentari.

LA STAGIONE DI GORBACEV:I dirigenti sovietici tentano più volte di riformare il sistema della pianificazione, ma con risultati molto modesti. Un cambio dipasso si ha con l'avvento di Michail Gorbacev (1985-91), che decide di varare importanti

riforme:

  • La glasnost (trasparenza): favorire forme più democratiche di gestione del potere politico, attraverso libertà di espressione e d'informazione.
  • La perestrojka (ristrutturazione): trasformazione del precedente sistema politico ed economico, ritenuto troppo autoritario e burocratico.

Lo scopo di Gorbacev è di conservare il sistema socialista mediante una sua radicale trasformazione. Vengono introdotte varie riforme che riducono i poteri del partito comunista (che gestisce la pianificazione). Secondo alcuni queste riforme sono troppo incisive, per altri, troppo poco. Nel frattempo, il deficit di bilancio cresce molto (per finanziare imprese inefficienti e tenere basso il livello dei prezzi al consumo), ma anche per eventi eccezionali (Chernobyl 1986, terremoto in Armenia 1988), e per mantenere l'apparato difensivo (15% del PIL). Si ricorre alla massiccia emissione di cartamoneta: inflazione e disoccupazione, che fanno crescere il malcontento della popolazione.

soprattutto negli stati satellite. L'URSS si indebolisce sempre più. GLI STATI SATELLITE: Si diffonde un malcontento popolare dovuto all'incapacità dell'economia pianificata di migliorare le condizioni di vita. Maturano le condizioni per la loro caduta. Nel 1989 in Polonia e in Ungheria si ha una transizione pacifica verso governi non comunisti. Seguono la Cecoslovacchia (1993: divisi in Repubblica Ceca e Slovacchia) e la Bulgaria. Altrove vi sono invece rivolte etumulti: Romania ed ex Jugoslavia. Evento simbolo: crollo del muro di Berlino (1989) e riunificazione tedesca (1990). Nel 1991 viene sciolto il COMECON. L'URSS non cerca di bloccare il crollo dei regimi negli stati satellite, non ne avrebbe avuto la forza. Anzi, nel 1991 viene proclamato lo scioglimento dell'URSS. Ne derivano 15 repubbliche indipendenti, la più grande e importante è la Federazione Russa. LA CRISI DI TRANSIZIONE: Fra il 1990-98 il Pil pro-capite nell'ex URSS diminuisce del 50%. La transizione verso un'economia di mercato è molto difficile e dolorosa. Si assiste a un aumento della disoccupazione, dell'inflazione e della povertà. In molti paesi si verificano conflitti etnici e nazionalisti.

URSS diminuisce in media di quasi il 7% annuo. Si liberalizza il commercio interno e estero e dell'economia in generale. Crescono le disuguaglianze: non più prezzi calmierati e salari intaccati dall'inflazione. Alcuni riescono ad approfittare della situazione, anche illegalmente, e si arricchiscono. Nella Federazione Russa gli indigenti passano dal 2% al 50% della popolazione. L'inflazione cresce moltissimo e la crisi è molto forte: crollo della produzione agricola e industriale, diminuzione della popolazione. A fine anni 90 inizia la ripresa grazie a esportazioni di petrolio e gas naturale, metalli e legname. Nell'Europa orientale il processo di transizione è risultato meno traumatico, perché sono stati più bravi a gestire la transizione. Un problema chiave è la privatizzazione delle imprese. Diverse strade: cessioni a investitori esteri, distribuzione di voucher ai cittadini che danno diritto ad

acquisiscono azioni e cedono la proprietà delle aziende ai manager stessi. Inizialmente c'è entusiasmo, ma poi si verifica delusione, anche a causa della diffusione di pratiche scorrette di gestione. I costi sociali includono la disoccupazione, l'aumento dei prezzi e la vendita a stranieri o corrotti. Nell'ex URSS la performance non è cambiata molto a causa dei perversi meccanismi di corporate governance. La Federazione Russa ha conservato la proprietà di grandi aziende come Gazprom. In altri casi, alla fine i risultati sono positivi. In Polonia si è avuta una forte crescita all'inizio degli anni '90 senza privatizzazione, che si è concentrata alla fine del decennio. Ciò è stato possibile grazie alla capacità di attrarre investimenti esteri per riqualificare la forza lavoro e riformare il sistema fiscale e di welfare. La crescita degli ultimi anni è stata superiore a quella dei paesi più industrializzati dell'Europa occidentale e ha prodotto un aumento dei consumi e una riduzione della disoccupazione. Molti di questi paesi.sono poi entrati nell'UE. L'economia italiana dal secondo dopoguerra al nuovo millennio.

L'eredità del fascismo:

Autarchia e politica di chiusura commerciale, anche in relazione alla guerra di Etiopia. Presenza dell'IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), doveva essere provvisorio ma poi diventò permanente, questo fa si che lo stato controlli numerose imprese pubbliche. Nuovo assetto del sistema bancario e fine della banca mista (legge bancaria del 1936), separazione tra banche di investimento e di deposito. Fallimentare partecipazione alla Seconda Guerra mondiale. Perdite di vite umane, distruzione di infrastrutture e di abitazioni, conseguenze rovinose per tutti i settori dell'economia.

Crollo produzione agricola:

Si parla di emergenza alimentare (1946-47). Distruzione impianti e mancanza di materie prime: impossibilità di riavviare la produzione manifatturiera, ne deriva un'elevata inflazione e un'alta

disoccupazione. Distruzione flotta mercantile: necessità di rivolgersi a vettori esteri (aumentano i noli passivi). Primi aiuti internazionali attraverso l'UNRRA: per viveri, medicinali, vestiario, sementi, concimi, macchinari, materie prime e combustibili. LA SVOLTA Inizialmente vi è un atteggiamento tiepido da parte degli USA, perché con il referendum del 1946 (repubblica) vengono eletti anche i rappresentanti per l'Assemblea costituente che riguardano tutti i partiti che si coalizzano per gli interessi del paese, tra cui soprattutto il partito comunista. Gli USA prima di fornire aiuti vuole capire cosa farà l'Italia. Ma nel maggio del 1947, il 4° Governo De Gasperi negozia la partecipazione all'ERP, dato che non c'è più il partito comunista nella coalizione del Governo. Einaudi diventa Ministro del Bilancio, politica monetaria deflattiva, per controllare la crescita dei prezzi. Si predispone un piano quadriennale di

sviluppo per aumentare esportazioni, riequilibrare il bilancio, fronteggiare concorrenza internazionale.

Italia riceve aiuti ERP per circa 1,47 mld di $, di cui 60% per l'industria (nord) e il 29% per l'agricoltura.

VERSO IL BOOM

Il piano Marshall non riequilibra il divario

Dettagli
A.A. 2020-2021
64 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessiabozzo07 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia Economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Zanini Andrea.