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Il Take off degli USA e i fattori del loro sviluppo

Intorno al 1860 gli USA avevano già realizzato il loro Take off. Alla vigilia della prima guerra, gli USA detenevano più di un terzo della produzione industriale mondiale, superiore alla somma di quella britannica e tedesca. I fattori principali sono l'aumento della popolazione, il compimento della colonizzazione, le corporation e il mercato interno. Un altro fattore è l'immigrazione, tra 1861 e il 1914 gli USA accolgono quasi 27 milioni di immigrati. Gli Stati Uniti erano anche la patria del fordismo, e importante è il mercato nazionale grazie al sistema di trasporti. Il commercio estero era l'aspetto meno sviluppato rispetto agli altri, nonostante il livello fosse comunque molto elevato. Il sistema bancario americano non risultava adeguato allo sviluppo. Le sue caratteristiche sono:

  1. dual system, cioè banche statali con leggi più permissive e banche nazionali sottoposte alla legge federale;
  2. unit banking system, tutte le banche

avevano un’unica sede, per impedire lacontrapposizione tra banche e imprese.

Mancava un istituto centrale di emissione, fino al 1913. In quest’anno nasce la FederalReserve system. Si tratta di un sistema di 12 banche federali guidato da un consigliocon sede a Washington. Nel 1900 invece gli USA avevano aderito al gold standard.

CAPITOLO 16

La Russia e il Giappone costituiscono due casi molto particolari. A metà 800accusavano un gravissimo ritardo, ma la guerra di Crimea russa e l’apertura forzatadel commercio con l’Occidente del Giappone sono simbolo dell’inizio del lorocambiamento.

Russia

Durante l’800 la popolazione russa cresce enormemente, tuttavia esso non è unfattore particolarmente rilevante. Molto più rilevante è invece la permanenza dellaservitù della gleba: due terzi della popolazione erano servi di proprietari terrieri, delloStato, della famiglia imperiale o nelle miniere. Essi potevano essere venduti o

affittati.I contadini spesso si ribellavano uccidendo i propri padroni, ma più importante è il movimento di idee contrario alla permanenza della schiavitù. Durante la guerra di Crimea le navi le armi dimostrano l'arretratezza russa, e così nel 1861 lo zar Alessandro Secondo dichiara l'emancipazione dei servi dei nobili, seguita dai servi della famiglia imperiale e da quelli dello Stato. Le terre vengono affidate alla comunità di villaggio (mir): vengono distribuite periodicamente, ma l'incremento della popolazione non aiuta la situazione. Inoltre, molti contadini trovano occupazione nell'industria tessile e il malcontento aumenta. La sconfitta in seguito alla rivoluzione del 1905 induce il Primo Ministro Pëtr Stolypin A una riforma agraria, con lo scopo di fondare una classe di piccoli proprietari, tuttavia senza successo. Nasce però una classe di contadini ricchi, i kulaki.L'industrializzazione russa a luogo tra il

1900 e il 1914. Si punta sull'esportazione del grano e sulla costruzione di cantieri navali, fabbriche di utensili e di macchine avapore. Nasce una fiorente industria metallurgica a Mosca. Lo sviluppo industriale dal 1890 è pari all'8% annuo, che diventa il 6% in seguito alla sconfitta del 1905. Esso è favorito da un forte apparato industriale, dai giacimenti di carbone e di petrolio. Il ruolo dello Stato è essenziale: favorisce lo sviluppo ferroviario, attiva capitali di investimenti esteri e garantisce la stabilità della moneta attraverso la banca di stato, fondata nel 1860.

Giappone

Il Giappone invece ha una storia completamente diversa. A metà 800, la struttura sociale era la seguente: vi era un imperatore, nonostante da secoli il potere fosse nelle mani di un dittatore militare, vi erano poi i signori feudali, i samurai e infine il popolo. Nessuno poteva cambiare categoria o lavoro. Tuttavia, il Giappone non era un paese arretrato: vi era un

ceto mercantile, l’industria domicilio, la cultura urbana, un buonlivello di istruzione e non vi erano antagonismi sociali. In seguito all’apertura forzatadel commercio si stipulano diversi trattati commerciali, soprattutto con l’America.

In occasione dell’ascesa al trono dell’imperatore Mutsuhito, inizia il “periodoilluminato“, ovvero l’occidentalizzazione del Giappone. Le riforme infatti stabiliscono:

  1. L’eliminazione della distinzione della classe;
  2. il ritorno delle terre feudali dei daymo all’imperatore;
  3. un indennizzo per la perdita dei loro diritti feudali.

In questo periodo aumenta la popolazione per le migliori condizioni igieniche esanitarie, e per l’abbandono dell’infanticidio. Il governo in via esperti e studentiall’estero per studiare le nuove tecnologie, e accoglie consiglieri per modernizzare ilpaese. L’industrializzazione è data dalla nascita di imprese, dove lo Stato sicomportava

come imprenditore. Nasce un'oligarchia di uomini d'affari, è un insieme di banche di tipo misto. Infine il Giappone aderisce al gold standard. Lo sviluppo giapponese è dovuto a:
  1. la disponibilità di manodopera;
  2. la disponibilità di capitali;
  3. la disponibilità della tecnologia;
  4. il livello di istruzione;
  5. l'esistenza di sbocchi esteri;
  6. il ruolo dello stato.

CAPITOLO 17

Italia

L'Italia rimane ai margini dell'economia europea fino a dopo l'unificazione. Mancavano le condizioni per il Take off, che infatti si verifica solo all'inizio del secolo XX. Gli ostacoli erano tanti:

  1. la lenta crescita della popolazione;
  2. la natura del suolo, arabile solo per il 50% della sua estensione;
  3. la scarsità di risorse minerarie;
  4. inadeguatezza del sistema di trasporti;
  5. gli scarsi capitali;
  6. l'assenza di un mercato nazionale.

Il congresso di Vienna aveva diviso l'Italia in sette Stati: il regno delle due Sicilie,

Il regno di Sardegna, il granducato di Toscana, lo Stato pontificio, i ducati di Modena e Parma, e il regno lombardo-veneto. L'unificazione avviene durante la seconda rivoluzione. L'Italia vive con un'agricoltura arretrata, rete di comunicazione e industrie praticamente assenti e un sistema bancario inadeguato. Oltre a questi problemi esisteva anche un divario interno, ovvero il divario fra centro-Nord e sud. Oltre che nelle infrastrutture e nel sistema creditizio, il divario è chiaro anche nell'istruzione e nella vita media.

Il mezzogiorno ha beneficiato della modernizzazione del paese, specialmente in seguito alla Seconda guerra mondiale. Si parla pertanto di modernizzazione passiva, un processo trascinato dallo sviluppo economico e sociale del paese. Il ritardo meridionale era più evidente nel settore primario, piuttosto che in quello secondario. Il settore industriale settentrionale era infatti piuttosto antiquato, mentre attorno a Napoli e Salerno sorgono

diversi nuclei industriali moderni. Le regioni del Nord e del Sud non erano complementari da un punto di vista economico, e le reti di trasporto erano ostacolate dalle differenze politiche. Il ritardo meridionale costituisce un grande ostacolo allo sviluppo successivo. Realizzata l'unificazione, ancora parziale, era necessario unificare le strutture economiche. Si doveva innanzitutto adottare un'unica moneta, e viene scelta la lira piemontese. La moneta cartacea era poco diffusa, e per questo nascono le prime banche di emissione: la Banca Nazionale sarda, la Banca Nazionale Toscana e la piccola Banca Toscana di credito. In seguito arrivano il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia e nel 1870 la Banca romana. Lo scopo era quello di arrivare a un unico istituto di emissione, ma l'Italia non riesce per la resistenza degli interessi economici locali. Un altro elemento è l'unificazione del debito pubblico, e altrettanto importante è la nascita

Dell'unificazione doganale, per dare vita a un attivo mercato nazionale.

CAPITOLO 18

La storia economica italiana può dividersi in tre momenti fino al 1914:

  1. Dal 1861 al 1880 il paese getta le basi della crescita puntando anche sull'espansione dell'agricoltura;
  2. Dal 1880 al 1896 si verificò la crisi agraria e la conseguente scelta dell'industrializzazione;
  3. Dal 1897 al 1914 si realizza il primo consistente sviluppo economico.

Il primo ventennio è caratterizzato dalla scelta del libero scambio e dall'intervento dello Stato per le infrastrutture necessarie. La decisione del libero scambio è molto dibattuta tra i favorevoli (contadini) e invece i fedeli al modello del protezionismo. In un secondo momento bisognava decidere se l'occupazione principale dovesse essere il settore primario o secondario, e in seguito ai trattati commerciali con la Francia, il valore delle esportazioni raddoppia, mentre aumenta del 50% circa quello delle importazioni.

Con la scelta liberocambista, l'agricoltura è stimolata a proseguire nella specializzazione per l'esportazione. Si assiste un incremento produttivo anche con l'allevamento del bestiame e con le culture cerealitiche.

Lo Stato si sforza molto per modernizzare il paese, cercando di stimolare e sostenere le attività economiche. Costruisce una rete ferroviaria, una marina vapore nazionale e ampia servizio postale e telegrafico. Per sostenere le spese lo Stato ricorre a diverse forme di finanziamento, come l'imposizione fiscale, l'indebitamento pubblico, e la vendita di beni demaniali, oltre ai prestiti degli istituti di emissione. Si pagavano i dazi di consumo, le imposte sui terreni, sui fabbricati, sulla ricchezza mobile e sul macinato.

La concentrazione sul settore primario funziona fino all'arrivo della crisi agraria, che porta a una diminuzione della produzione e una riduzione della superficie coltivata. Nel frattempo, si avvia il decollo industriale.

Si richiede il ritorno al protezionismo: il liberoscambio non era servito per liberarsi dalla dipendenza dei paesi industrializzati. L'adozione della tariffa interrompe i rapporti con la Francia, con gravi conseguenze per l'Italia, specialmente meridionale. Tra il 1888 e il 1894 il paese soffre una crisi bancaria ed economica. In seguito allo scandalo della Banca di Roma, nel 1893 lo Stato interviene riducendo a tre gli istituti di emissione: la Banca d'Italia, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia. Il vuoto causato dal fallimento dei due istituti immobiliari viene rimpiazzato dalla Banca commerciale italiana e dal Credito Italiano, banche miste di rilievo specialmente nell'età giolittiana. Dopo il 1896, l'economia comincia a crescere con un valore del 5% annuo, anche se in seguito al 1907 il ritmo rallenta. Tale periodo, guidato da Giolitti, corrisponde alla fase A del ciclo di Kondratieff. La rete ferroviaria viene completata, gli...
Dettagli
A.A. 2020-2021
42 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fabrizioferro98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Taccolini Mario.