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IL CASO ITALIANO
Storia politica dell’Italia
Savoia che perdono la guerra di indipendenza, cavour si allea con i francesi e inglesi con i quali si
da inizio alla seconda guerra di di indipendenza e il piemonte vince. Garibaldi prende il regno delle
due sicilie e lo dona ai savoia che si ritrovano con un sacco di terre e inizia il nuovo regno d’Italia.
I primi 15 anni di regno sono definiti il periodo della destra storica liberismo. Qualche anno dopo i
Savoia si pigliano il veneto e festeggiano con il prosecco.
Con la sinistra (interventista) poi inizia il problema del trasformismo, parlamentari che vanno a
destra e sinistra modificando i governi di coalizione. Età nera dell’economia.
Età giolittiana —> grande politico e statista liberale (ma non liberista), progressismo sociale.
Con la prima guerra mondiale l’Italia ribalta le alleanza e alla fine del conflitto si porta a casa il friuli
e Treiste e l’alto adige.
Dopo la fine della guerra ci sono due problemi: imprese che producevano cose militari falliscono,
nascita del partito comunista e inzio proteste e occupazioni delle fabbriche.
Arriva mussolini che era socialista fino a che con la prima guerra mondiale si stacca e fonda poi il
partito fascista. Lui sogna un’Italia autarchica che faccia per se, l’intervento dello stato è sempre
più massiccio e in Italia nasce lo stato imprenditore.
Seconda guerra mondiale mussolini entra in guerra pensando che stia per finire ma poi lo prende
nel culo come ben sappiamo. Anni ’50 sono anni di ricostruzione, discorso che richiede anni di
lavoro.
Nel percorso dello sviluppo italiano sono state date diverse interpretazioni, più modelli
- Il primo modello si deve a storici economici liberisti che pensavano (in stile Ricardo) che l’Italia si
inserisse molto positivamente fino all’unità nella divisione internazionale del lavoro, la crescita
senza traumi si interrompe secondo loro a causa della sinistra storica che applica il
protezionismo.
- I marxisti invece pensano che il processo di unificazione si il momento che lancia il capitalismo
(gramsci) ma il problema è che cavour ha sbagliato per il ritardo economico italiano dovuto ad
una mancata riforma agraria, i contadini non possedevano loro le terre. (era impossibile fare la
riforma con il parlamento pieno di nobili).
- Modello Romeo —> accumulazione della ricchezza agraria usata dallo stai per creare le ferrovie
e i guadagni non finiti agli stati sono finiti alle banche che hanno dato prestiti alle industrie
nascenti. Greshenkor, ci sono paesi arretrati rispetto all’Inghilterra e devono avere la fortuna di
avere delle istituzioni che sostituiscano il mercato dell’Inghilterra: banche e stato (che sbaglia
però a mettere le tariffe protezionistiche che protegge dei settori che ormai erano obsoleti.
- Modello Bonelli Cafagna—> Modello che enfatizza i gradi di apertura dell’economia italiana,
prima fase è l’accumulazione agraria, seconda fase esportazioni e assicura le risorse,
terza fase accelerazione dell’industrializzazione con i capitali esteri e la stabilizzazione del
cambio, 4 fase bilnacia commerciale italiana che torna positiva grazie alle rimesse dei migranti
dall’estero, turismo che porta valuta pregiata.
lez. 29.11.16
Italia dal punto di vista demografico (dal 1861 al 2011).
Tranne qualche periodo non ci sono grandissime crescite rilevanti, a partire dagli anni ’80 pesa
molta l’emigrazione. L’italia imbocca tardi la via della transizione demografica (diminuzione dei
tassi di mortalità) che inizia solo negli anni ’30. Entra invece rapidamente in un regime demografico
diverso, già nel ’91 i tassi di natalità e mortalità si equivalgono e a partire dagli anni ’90 si entra in
un regime che ha saldo della popolazione stabilmente negativo, enorme aumento della speranza
di vita che nell’81 era di 35 anni, grande progresso che dimostra il progressivo invecchiamento
della popolazione italiana. 18
Luca Mocarelli
Storia Economica
La struttura italiana dell’occupazione: Nei primi del ‘900 l’Italia era principalmente un paese basato
sull’agricoltura e solo dopo la seconda guerra mondiale diventa un paese industriale.
L’italia era e ed è non omogenea economicamente parlando, soprattuto tra regioni, quelle trainanti
sono quelle del nord ovest fino al 1981 quando crescono anche le regioni del sud ma rimanendo
sempre indietro. Pur crescendo, il sud non riesce a colmare il divario, mentre invece cresce
industrialmente la terza Italia (veneto, friuli, Emilia..)
Fine anni ’70 si passa da una prevalenza di addetti all’industria ad una prevalenza di addetti ai
servizi. Perdita di importanza del settore tessile e crescita dei settori creati dopo la 2ww
(meccanica, metallurgia.) Percorso classico
La crescita dei redditi —> bisogna capire la distanza dai paesi più sviluppati a livello di PIL, le
prime rilevazioni dell’sistat non sono affidabili quando si inizia a dare peso a queste misurazioni.
Fuà inizia una revisione dei dati istat.
Tabella stime del PIL nei vari anni, nessuna crescita forte fino al 1951 (miracolo economico) fino ad
allora il pil pro capite non era neanche raddoppiato in 90 anni, tra il 51 e il 73 invece triplica (o
quasi). Nel 1988 il PIL è venti volte quello del 1861. La crescita vera è avvenuta dopo la 2ww.
Il contributo dei settori alla crescita del PIL è molto visibile attraverso i numeri degli addetti, infatti la
vera e propria industrializzazione inizia proprio negli anni ’50 infatti, rimane il divario industriale tra
nord e sud anche nell’83 con il miracolo economico avvenuto che livella un po’ i vari divari tra nord
ovest est e centro ma lascia sempre indietro il sud. (sottostimato per le transazioni in nero).
La posizione dell’Italia nel contesto internazionale
Pil che decresce come tutti quelli europei nel secondo dopoguerra ma che da li inzia a crescere
con il miracolo economico. Giappone che fa schifo negli anni 50, (bombardato) ma poi si rialza con
una crescita economica spaventosa e nel 1989 è il paese che si avvicina di più agli USA.
Zamagni… libro sulla soria economica italiana “dalla periferia al centro”. Italia vincolata nella
periferia economica dell’europa, ritardo e condizione particolare con focus soprattutto sulla parte
settentrionale che aveva:
- Zone di agricoltura intensiva
- Una forte rete urbana con una forte densità di popolazione
- Decadenza della manifattura cittadina, decadenza relativa causa crescita manifattura estera,
compensata molto bene dalla grande diffusione dell’attività serica (allevamenti bachi da seta,
trattura, filatura idraulica)
- Di conseguenza si sviluppa il mercato del commercio della seta nel ‘700 e l’Italia soddisfa l’80%
del consumo di seta greggia
- Fortissimi legami commerciali con l’europa continentale
- Legami scientifici e culturali con resto dell’europa
Zona settentrionale avvantaggiata anche per le condizioni favorevoli (pianura) per attuare
un’agricoltura d’eccellenza, dove c’è montagna è difficile.
Mario Romani dice che colline e pianure che fruttano si muovono all’interno di un quadro agricolo
commerciale: l’Italia esporta soprattutto derivati dall’agricoltura (vino, olio…) e grazie a questi
l’Italia era in grado di comprare le materie prime di cui era sprovvista e dei macchinari che ancora
non aveva.
Con gli interventi della destra storica (interviene sull’attività fondiaria) nel giro di pochi anni
vengono messi sul mercato milioni di ettari di terra ed eversione delle terre del vaticano. Terre
messe in vendita con modalità criticabili, messe all’asta e comprate di chi era già un grande
proprietario terriero e diventa un enorme latifondista, usando i soldi per comprare le terre poi non
hanno soldi per investire sul miglioramento di esse quindi si resta nell’arretratezza soprattutto nel
sud dove sono vendute la maggior parte delle terre.
Agricoltura entro il 1880
- Bassa produttività di cereali 19
Luca Mocarelli
Storia Economica
- Bachicoltura e viticoltura
- Fragilità tesi di Romeo (Gli aumenti di produttività si registrano solo dove essa è già sviluppata)
Difficoltà nel periodo 1880-1900
- Si assiste al calo dei prezzi per concorrenze usa e russia e si passa da produrre grano ad
allevamento e aree arboree.
- Tra anni 70e 80 viene realizzata un’inchiesta agraria dal parlamento (inchiesta Jacini)
- Lo stato inizia a intervenire per modernizzare il settore agricolo (1882) leggi Baccarini-Berti
sulle bonifiche delle zone paludose (diminuzione malaria).
- 1884 abolizione della tassa sul macinato con la sinistra storica e inizio della tassazione sui
grandi proprietari terrieri, per fare questo nasce il catasto, l’ultimo grande intervento è una tariffa
doganale sui grani, tariffa che mette d’accordo gli industriali e i proprietari terrieri.
1.11.2016
Età Giolittinana
Aumenta l’intervento dello stato e ciò si vede anche nell’agricoltura. Discorso che si collega al
discorso di bonifica delle paludi che oltre a migliorare la sanità aumenta la quantità di terre
coltivabili. 1904 abbiamo anche la legge idro-forestale in basilicata, una delle regioni per cui la
coltivazione era poco produttiva perché il capitale umano non era esperto nel settore quindi
vengono istituite le cattedre ambulanti dell’agricoltura che sono dei maestri di agraria che girano le
campagne e istruiscono i contadini. Diventano protagonisti i consorzi agrari, contadini che si
mettono insieme e comprano le cose all’ingrosso a meno prezzo, acquistano concimi chimici e
macchinari, quest’ultimi cominciano ad essere fondamentali per la produzione, il consorzio li affitta
ai vari consociati che quindi non devono spendere tanti soldi per i processi produttivi.
Quando l’Italia entra in guerra bisogna sfamare tutti quelli al fronte ma senza nulla togliere ai
cittadini in patria, l’alimento più usato sono i cereali ma con la guerra vengono bloccati i contatti
con gli altri paesi dai quali si importavano i cereali. La situazione si risolve in parte con l’entrata in
guerra degli USA. Solo nel ’21 si riaprono i commerci.
Le politiche agricole del fascismo, risultati molto diversi, avvolte significativi e a volte tarali
fallimenti.
- Bonifica integrale—>1924 tecnico agrario presenta un progetto idrogeologico per la bonifica
delle paludi per migliorare la sanità e avere più terrreno. Viene presentato un disegno di legge
che dice che i proprietari terrieri che non costruiscono e valorizzano i territori bonificati saranno
espropriati del terreno (ma questa clausola non passa). Nel ’28 parte il grande p