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PRODUZIONE
La produzione delle imprese nei settori avanzati aveva costi fissi molto più altri rispetto ai settori ad alta intensità di
lavoro, per abbassarli lo stabilimento doveva utilizzare tutto il suo processo produttivo.
Fusione della Standard Oil Trust, confluiscono 40 aziende petrolifere, permise la centralizzazione sotto un unico ufficio,
capace di concretizzare economie di scala. Altro modello furono le economie di diversificazione (produzione di più
gamme di prodotti all’interno della stessa impresa).
Nuovi investimenti portarono alla trasformazione dell’organizzazione verso un metodo più scientifico come quello di
Friedrick Taylor, il quale sostenne la divisione temporale delle fasi del processo produttivo, il know-how organizzativo
compito della programmazione manageriale, imponendo un uovo ordine ai lavoratori. Il Taylorismo divenne realtà con
l’introduzione della catena di montaggio nella rivoluzione automobilistica di Ford (1913). Questo modello portò ai
lavoratori salari più alti consentendo una diminuzione dei tempi di produzione. Ford agì dal lato della domanda, aumento
l’efficenza permise l’aumento dei salari dei lavoratori i quali diventarono i primi acquirenti del prodotto (consumi di
massa).
DISTRIBUZIONE
Si posero esigenze di ricerca di economia di scala e internalizzazione del fronte distributivo/commerciale, es. fabbrica di
macchine da cucire Singer fu la prima a collegare all’impresa agenti indipendenti con mandati commerciali per
l’esplicazione del funzionamento del prodotto, sistema con limitazioni date dalle competenze minime degli agenti
riguardo manutenzione, riparazione o condizioni speciali sui termini di pagamento; come alternativa le maggiori imprese
del settore aprirono filiali e punti di vendita in grado di fornire servizi necessari ai clienti.
- Gerarchia manageriale
Le grandi imprese cominciano a dotarsi di una struttura manageriale organizzata sulla base di dipartimenti, ognuno con a
capo un manager a livello intermedio e responsabile di alcune attività. I dipartimenti erano organizzati secondo il modello
ferroviario Line e Staff; Line (organi che si occupano di compiere attività tipiche dell’impresa) Staff (organi di servizio che
si occupano delle attività accessorie).
MODELLI DI SVILUPPO
Durante la II° rivoluzione industriale si svilupparono economie che partono per prime verso uno sviluppo economico (first
movers) ed economie che si accodano (second comers o followers). In letteratura il modello di sviluppo ha visto due
teorie contrastanti: il metodo senza varianti di Rostow (sostiene che la società deve sostenere 5 fasi: società
tradizionale, transizione, decollo o take off, maturità, età dei consumi di massa..per passare dalla fase agricola a quella
industriale) e quello contrapposto di Gerschenkron (concentrato sul comportamento dei followers, i quali hanno la
possibilità di recuperare il ritardo se mettono in campo i fattori sostitutivi che permettono un take off significativo tramite i
vantaggi dell’arretratezza relativa; non sono obbligate a sperimentare nuove tecnologie, utilizzano quelle già efficienti
riuscendo a raggiungere le first comers attraverso il fenomeno del catching up.
Gran Bretagna (cause del declino)
•
La G.B. ebbe un declino determinato dallo svantaggio di essere una first comer il quale porta ad un adattamento, dovuto
anche alle colonie che garantivano una rendita, senza un reale bisogno di competizione sul mercato. L’organizzazione
rimase ancorata ad un assetto familiare, non investendo nella produzione, distribuzione di massa o management.
La G.B. perse il primato industriale, ma mantenne una forte posizione in campo finanziario, la quale assumerà una
maggiore rilevanza nella seconda parte del XX secolo.
USA
•
Alla vigilia della prima guerra mondiale la grande corporation si era affermata sia nella produzione di beni di consumo,
sia di beni intermedi o industriali, le imprese passarono da una relazione di partnership a società per azioni perseguendo
un’espansione verticale sia orizzontale, intravedendosi una separazione fra proprietà e controllo.
A favorire il successo americano fu l’idea del ‘self made man’ secondo la quale la ricchezza veniva trasmessa per un
principio meritocratico e non secondo un legame di parentela, in contraddizione con il pensiero europeo.
Negli Stai uniti nonostante la crescita demografica vi erano una mancanza di lavoro, essendo dunque il costo più
elevato, nel lungo periodo l’economia americana spostò il proprio baricentro sul fronte del fattore produttivo capitale
investendo in macchinari sofisticati piuttosto che in lavoratori specializzati. Nel 1890 fu varato lo Sherman Act, la più
antica legge antitrust degli Stati Uniti e rappresenta la prima azione del governo per limitare i monopoli e cartelli e
preservare il principio di libera concorrenza.
Germania
•
(uno dei principali followers della G.B.) Nel 1834 i 38 stati tedeschi si riunirono in un trattato doganale (Zollverein) per
creare un flusso commerciale e una riduzione della competitività interna. Nel 1871 vi è l’unificazione di 25 stati tedeschi
in un unico stato federale, che permette il take off grazie all’efficenza burocratica al servizio dello stato.
Diversamente dagli USA nella quale il mercato interno rappresentava il principale target, le industrie tedesche miravano
ai mercati esteri con obiettivo per il loro successo (esportazioni motore principale della crescita industriale tedesca).
Settori tipici: elettromeccanico, siderurgico, chimico, meccanica pesante. Importante ruolo delle banche nella vita
dell’impresa. La nazione tedesca considerava il benessere del singolo derivante da quello collettivo (Hengel) al contrario
del pensiero americano che poneva l’individuo al centro d’indagine.
Francia
•
Paese industriale ritardatario a causa della mancanza di risorse naturali, maggiori società concentrate nei settori non
manifatturieri (minerario, elettrico, trasporti, bancario) e in alcuni settori industriali (siderurgica, chimica, automobilistico,
elettrico, vetro e cemento) ed ancora controllate da famiglie che hanno rallentato gli investimenti nella produzione e
distribuzione di massa. Alcune imprese però crescevano nelle nuove tecnologie, professionalizzando le strutture
amministrative e sviluppando competenze organizzative tali da permette una leadership nei rispettivi settori.
Russia
•
A metà 1800 la Russia è ancora un paese feudale, un motivo di questo stadio arretrato è la grande disponibilità di terra
in rapporto alla basa densità demografica. Dopo il 1861 la società russa è di tipo industriale, il cui ruolo del ceto
borghese mancante viene sostituito dallo stato, secondo il modello di Guershenkron. L’intervento dello stato fu decisivo
per la promozione e sussidio delle iniziative locali attraverso imposizione di dazi a protezione del mercato nazionale e
attrazione di capitali esteri accertata la scarsa disponibilità di capitali nazionali a sostegno dell’industria.
Lo stato si attribuì l’iniziativa della costruzione delle infrastrutture fondamentali per il processo di industrializzazione e
modernizzazione del paese. Le grandi imprese tendevano a formare accordi di cartello che lo stato non tentò di
ostacolare.
Giappone
•
Fino a metà del XIX secolo è ancora un paese feudale, società deliberatamente chiusa ed autarchica deliberata.
Sistema feudale piramidale con imperatore al vertice, privo di poteri effettivi, esercitati insieme a quelli militari da un
grande feudatario: lo Shogun, titolo ereditario conferito ai capi militari; controllava 250 feudatari, 500.000 samurai e il
popolo. Il Giappone possedeva un commercio regolamentato con la Cina, Olanda e Stati Uniti; agricoltura discretamente
sviluppata (soprattutto nella monocoltura del riso); un processo di industrializzazione avviato e un buon tasso di
scolarizzazione. Dopo il 1868 con la Rivoluzione Meji, l’abolizione del sistema feudale consentì una maggiore mobilità
sociale ed un’apertura commerciale. Verso fine XIX sec. il ruolo sostitutivo dello stato viene meno e si procede verso
un’economia privata. L’impresa giapponese si chiama Zaibatsu e si differenziano al loro interno in base al settore.
Italia
•
Era stata leader in campo economico fino al Rinascimento, nel XIX secolo è una nazione arretrata a causa di una
mancanza di risorse naturali, tassi di crescita demografici inferiori a quelli europei, configurazione geografica
problematica che comportava investimenti consistenti per la costruzione di infrastrutture, difficile navigazione interna. La
frammentazione territoriale comportava un’ingente spesa per le tasse doganali impedendo il commercio interno, alcune
regioni risultavano più sviluppate di altre (triangolo Milano-Torino-Genova). L’industria si era ferma ai semilavorati grezzi,
esportati in centri manifatturieri che conferiscono valore aggiunto al prodotto; unico settore a contatto con la rivoluzione
industriale è l’industria cotoniera.
Storiografia economica individua 3 fasi post-unificazione
Primo quinquennio post unitario è governato dalla destra storia e dal principio economico liberista, si mette la nuova
economia di mercato in concorrenza con le altre, lo stato rimane il fattore sostitutivo ed opera nelle infrastrutture
compiendo buona parte del processo di ferroviarizzazione. Non essendoci finanziatori in grado di sostenere quella
portata di finanziamento si ricorre alla leva fiscale imponendo una tassa sul macinato e incrementando il debito pubblico.
Seconda fase post unitaria comprende l’ultimo ventennio del XIX secolo ed è la conseguenza della Grande depressione.
Si manifesta con la rivoluzione dei trasporti che mette a contatto l’economia europea con quella americana. Italia si dirige
verso politiche di tipo protezionistico esigendo barriere doganali per proteggere l’agricoltura dall’economia americana e
russa (granaio d’europa). In industria si sfruttano le innovazioni tecnologiche della II° riv. industriale ma essendoci
capitalismo insufficiente di è costretti a ricorrere a investimenti esteri o delle banche.
Uscita dalla Grande depressione (basi III° riv. industriale; 1895 - I° guerra mondiale)
Durante il periodo giolittiano avviene l’industrializzazione italiana, si comincia a risanare il debito pubblico, rete ferroviaria
completa, sistema bancario risanato, moneta stabile, costituzione di un’industria sviluppata e l’Italia è in grado di
competere con le regioni europee, pur rimanendo squilibri tra parte settentrionale e meridionale.
Settori: tessile, siderurgico, meccanica, chimica, gomma, elettrica. Politica di bassi salari che determina una debolezza
della domanda interna. Periodo tra 1914 e 1940 di discontinuità (PIL: 1922=+8.2% 1924