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FURTI NAPOLEONICI: LO STATO-COLLEZIONISTA

Musée du Louvre (Parigi) → inaugurato nel 1793, nel palazzo omonimo, inizialmente si chiamò Musée Révo-

lutionnaire e poi Musée Central des Arts. Il museo non nasce dal gesto liberale di un sovrano illuminato, ma,

sulla spinta della Rivoluzione, trae origine dalla:

statalizzazione delle raccolte reali;

- confisca dei beni ecclesiastici e dei beni appartenuti agli émigrés (aristocratici legati all’ancien régime che

- abbandonano la Francia infiammata dalle rivolte).

L’apertura del Louvre apre una fase nuova nella storia dei musei, perché:

il museo diventa istituzione di interesse nazionale e collettivo, è rivolto e accessibile a tutti i ceti sociali;

- il patrimonio storico-artistico appartiene alla comunità e lo Stato è l’amministratore dello stesso.

-

Inizialmente il Louvre conserva il carattere di residenza reale, con arredi sontuosi collocati in sale spettacolari.

Il pittore Jacques-Louis David lo critica sostenendo che il museo sfoggiava oggetti lussuosi, ma non badava

all’istruzione del suo pubblico.

I dipinti vengono all’inizio suddivisi in scuole (francese, italiana, fiamminga) e viene stampato un catalogo

delle opere, nel complesso però la Grande Galerie si presentava con un tono molto dimesso, pareva trascu-

rata, ben lontana dall’eleganza dei contemporanei musei italiani (Pio-Clementino e Uffizi).

Napoleone affida agli architetti Charles Percier e Pierre-François Fontaine di dare al museo un volto nuovo,

marcatamente neoclassico.

La grande svolta per il Louvre avviene con le campagne napoleoniche, quando i “furti d’arte” (Wescher)

fanno affluire a Parigi centinaia di dipinti, sculture e oggetti d’arte dai Paesi conquistati.

Elenco parziale delle opere trafugate e restituite:

Italia Apollo del Belvedere.

Cavalli di S. Marco.

Venere dei Medici.

Amazzone Mattei.

Raffaello: Trasfigurazione, Ri-

tratto di Leone X con cardinali, 10

Madonna della seggiola, Estasi

di S. Cecilia, Visitazione e altre.

Reni: Crocifissione di S. Pietro.

Parmig. : Madonna collo lungo.

Procaccini: Sposalizio Vergine.

Crespi: Madonna, bimbo e santi.

Schedoni: Marie al sepolcro.

Austria Bruegel il Vecchio: Ladro di Nidi,

Danza di contadini.

Spagna Raffaello: Spasimo di Sicilia.

Elenco parziale delle opere rimaste in Francia:

Giotto: Stigmate di S. Francesco.

Cimabue: Maestà del Louvre.

Filippo Lippi: Pala Barbadori.

Perugino: Ascensione, Sposalizio della Vergine.

Angelico: Incoronazione della Vergine.

P. di Cosimo: Madonna della colomba.

Mantegna: Crocifissione, Orazione nell’orto, Ma-

Mantegna: donna della vittoria.

Pontormo: Madonna con bimbo, s. Anna e santi.

Veronese: Nozze di Cana.

Reni: Trionfo di Giobbe.

(Fortunatamente, talvolta, l’incompetenza dei commissari francesi incaricati delle requisizioni fece sì che al-

cuni capolavori rimanessero in loco, come la Sacra conversazione di Piero della Francesca, ritenuta di scarsa

importanza, o la Velata di Raffaello, attribuita per sbaglio a un altro autore)

Il trasferimento in Francia di beni culturali di altri Stati, soprattutto italiani, rispondeva all’esigenza di:

« consolidare e abbellire il regno della libertà [la Francia] » e di « riparare le vandaliche devastazioni interne

[alla Francia] sommando allo splendore dei trionfi militari l’incanto consolante e benefico dell’arte. » (Diret-

torio 7/5/1796)

Per dare una parvenza di legittimità alle razzie perpetrate dalle sue armate, Napoleone include le requisizioni

di opere d’arte nelle clausole degli armistizi e dei trattati di pace: la cessione forzata di tanti capolavori

sarebbe così rientrata negli accordi e, anziché apparire come un sopruso, sarebbe stata accettata come ob-

bligo dei vinti.

Trattato di Tolentino (feb. 1797) → Francia diventa ufficialmente proprietaria delle opere d’arte requisite.

Trattato di Campoformio (ott. 1797) ↓

Venezia è ceduta all’Austria, ma paga un tributo doloroso alle armate napoleoniche che si impossessano dei

Cavalli di S. Marco e di opere di Tiziano, Tintoretto e Veronese, opere che vengono inviate a Livorno, raggiun-

gono via mare Marsiglia e poi vengono imbarcate per via fluviale verso Parigi. 11

Ma il bottino più ingente viene raccolto a Roma nel feb. 1798. Il Cortile delle Statue viene spogliato e le

sculture (come il Laocoonte) partono tutte per Parigi, così come i capolavori dei Musei Capitolini (Spinario,

Venere pudica, Discobolo).

Come accade nei giorni turbolenti di ogni occupazione, furono molti gli episodi di vandalismo, mentre orefi-

cerie e oggetti liturgici venivano privati delle pietre preziose e l’oro veniva fuso. In più, i commissari francesi

svendettero tutti i quadri e le sculture considerati di minor pregio.

27 - 28 lug. 1798 → un lunghissimo corteo sfila nelle vie di Parigi per raggiungere il Louvre e un’accorta e

spettacolare regia rinnova i fasti dei trionfi romani con l’esibizione dei tesori conquistati.

Ottocento ↓

Dominique Vivant-Denon → egittologo che supportò Napoleone nella Campagna d’Egitto, nel 1802 viene

nominato direttore del Louvre (ribattezzato Musée Napoléon nel 1803); è centrale il suo apporto:

nella sistemazione e riordino dell’ingente quantità di opere, realizzata adottando il collaudato criterio

- della suddivisione per scuole;

nell’assicurare adeguati finanziamenti al museo, che si ottennero (come nei musei moderni) anche con

- la vendita di stampe e dei cataloghi delle opere.

Dal punto di vista museografico, gli architetti Percier e Fontaine danno un nuovo volto alla Grande Galerie:

realizzano aperture laterali nella volta;

- creano pause nel lunghissimo e monotono percorso con la divisione in sei sale grandi e tre più piccole;

- ispirato al Pio-Clementino, viene creato lo scalone monumentale che rende solenne l’accesso al museo.

-

Dopo questi interventi, il Louvre assume il nitido aspetto di glorificazione del potere napoleonico, immagine

della supremazia politica e culturale della Francia attraverso l’esposizione delle opere più rappresentative

delle grandi tradizioni degli Stati europei.

Strappate ai loro contesti e quindi private della risonanza che avevano nei luoghi d’origine, le opere d’arte,

umiliate nel ruolo di trofei di guerra, si riscattano nel museo, dove trovano una nuova giustificazione cultu-

rale, estetica e didattica.

Battaglia di Waterloo (1815) → sconfitta di Napoleone. Tutti i regni d’Europa inviano a Parigi i propri com-

missari artistici per pretendere la restituzione delle opere rubate o il loro risarcimento (per esempio Antonio

Canova partecipò in rappresentanza dello Stato pontificio).

Italia → su circa cinquecento dipinti, ne vengono restituiti solo la metà, specificando che:

alcuni vengono dichiarati smarriti;

- molte opere rimaste in Francia vengono donate da papa Pio VIII a Luigi XVIII.

-

Terminate le trattative, venne organizzato un convoglio di carri che, scortato da soldati tedeschi, giunse a

Milano, dove le opere furono instradate verso i legittimi proprietari sparsi per la Penisola. 12

Antonio Canova → il famosissimo scultore godeva di un prestigio europeo che, unito alla sua indiscussa com-

petenza professionale, gli consentono di far rientrare in Italia molte opere sottratte allo Stato pontificio.

Canova opta per un recupero parziale, poiché:

le opere talvolta erano troppo ingombranti per essere mosse;

- per non esasperare rapporti internazionali già tesi;

- ignorò le opere non classiciste e quelle finite nei musei francesi di provincia.

-

Ma almeno i tesori più preziosi delle collezioni apostoliche tornarono in sede.

Una delle operazioni più delicate fu il recupero dei Cavalli di San Marco (che erano stati issati sull’Arc de

Triomphe) perché venne eseguita di notte, impendendo l’accesso alla piazza per evitare disordini.

Con la riappropriazione dei beni requisiti, negli Stati coinvolti si fece strada un sentimento nuovo, la coscienza

di un popolo di possedere un patrimonio artistico come fondamento di identità culturale. L’opera d’arte

trascende il concetto limitato di valore estetico, erudito o economico, e si innalza a bene della nazione.

Da parte degli intellettuali francesi poche furono le voci di condanna delle rapine napoleoniche, ma una voce

isolata si levò appassionatamente, quella di Antoine Quatremère de Quincy, che venne incarcerato. Nelle

sue Lettres (1796) esprime l’illegittimità delle requisizioni, in una ardente difesa della conservazione delle

opere d’arte nei luoghi d’origine:

« dividere è distruggere [perché] gli oggetti riuniti si illuminano e si spiegano l’un l’altro. »

Roma è vista come un insieme non solo di oggetti ma anche di luoghi e atmosfere, e gli uni sono inseparabili

dagli altri. De Quincy esalta il contesto e attacca lo sradicamento; Di conseguenza, il museo è da condannare

in quanto «luogo di deportazione» delle opere d’arte. L’idea di far prevalere il principio di unione tra luoghi

e opere sulle ragioni del museo è una lezione che, però, spesso non venne applicata in seguito.

Una delle conseguenze delle spoliazioni napoleoniche fu una più matura coscienza della responsabilità dello

Stato nella tutela del patrimonio artistico, visto ormai come un bene di tutti.

Editto Doria (1802) → prende il nome dal cardinal Doria Phamphilj, introduce principi normatici di grande

modernità:

estende la tutela al patrimonio mobile;

- elenca le opere inalienabili;

- stabilisce la compilazione di inventari per censire il patrimonio.

-

(Queste sono le premesse dell’Editto Pacca del 1820, fondamento della legislazione italiana in materia di

tutela)

Pinacoteca di Brera (Milano) → inaugurata nel 1809, è legata alla presenza napoleonica in Italia, ma la sua

istituzione si innesta sulle precedenti iniziative dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, che desidera:

dare un’impronta laica all’istruzione pubblica sottraendola al clero;

- rinnovare gli insegnamenti in senso illuminista all’Accademia di Brera (1776), includendo vari orienta-

- menti del sapere.

Eugenio de Beauharnais → viceré del Regno d’Italia (fondato da Napoleone) ambisce a potenziare il museo

annesso all’Accademia, svincolandolo dalla pura funzione didattica e conferendogli dignità di grande colle-

zione nazionale. A lui si deve l’ingresso alla Pinacoteca dello Sposalizio della Vergine di Raffaello. 13

Andrea Appiani → nominato dai francesi commissario per la requisizione delle opere lombarde e non solo,

grazie a lui affluiscono a Brera centinaia

Dettagli
A.A. 2018-2019
37 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tramontoestivo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Museologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Squizzato Alessandra.