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In Inghilterra museology ora concerne l’esplicarsi delle professionalità museali, ora cerca di porsi come

disciplina nell’area delle scienze sociali. Museologo designa il responsabile scientifico, che conosce la

natura e le vocazioni delle raccolte, i metodi della loro valorizzazione. Museografo è l’architetto specializzato

che collabora con lui ed è coautore dell’allestimento dei materiali.

L’eredità storico-artistica italiana e la tradizione idealistica del XX secolo hanno dato origine a una

legislazione di tutela molto rigorosa rivolta soprattutto ai beni archeologici e artistici, e più attenta ai rischi del

patrimonio diffuso nel territorio piuttosto che alla valorizzazione di quello custodito nei musei. Questi fattori

hanno rallentato l’evoluzione della museologia italiana.

Per tutta la prima metà del 900 il conservatore di un museo poteva limitarsi a registrare o promuovere le

nuove acquisizioni, ad assicurare le protezioni meccaniche e custodia contro il furto e danneggiamento, a

disciplinare l’orario di visita. La modifica del rapporto tra museo e società, iniziata dal 1940, ha messo in crisi

un’istituzione statica che richiedeva competenze storico-artistiche e rispetto delle leggi di tutela e dei

regolamenti. Le caratteristiche di un museologo teorico e pratico sono il possesso di una specializzazione

storica, scientifica o tecnica, con cui si ritroverà di fronte a obiettivi e scelte di metodo in settori che non sono

di sua prima formazione ma nei quali si ritroverà a collaborare in prima persona, valutando e governando il

lavoro di altri.

Il museo è definito un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, aperta al pubblico, che compie ricerche

sulle testimonianze dell’uomo e del suo ambiente, le conserva, comunica e espone a fine di studio. Le

funzioni istituzionali sono l’incremento e disponibilità delle collezioni, inventario e catalogazione,

documentazione, ricerca scientifica e pubblicazioni, conservazione preventiva, manutenzione e restauro,

allestimenti permanenti delle raccolte, informazione sul museo, promozione pubblicitaria.

I servizi accessori sono la concessione di riproduzione a scopo commerciale, servizi di collaborazione, punti

di vendita e attività commerciali e di ristoro, concessioni degli spazi museali per iniziative esterne.

CAPITOLO 2 – PATRIMONIO ACQUISITO E NUOVE ACCESSIONI

Alle origini del collezionismo moderno ci sono le prime raccolte principesche del XV secolo. Alle under-

kammern che riunivano rari reperti naturali e artificiali e alle collezioni d’arte delle maggiori dinastie europee,

si aggiungono nel 600 quelle radunate presso le prime Accademie. Grazie a Federico Borromeo, la

biblioteca, accademia e pinacoteca Ambrosiane, su cui si incide la parola Museum, sembrano essere alla

radice del futuro sviluppo del museo moderno come istituto per la conservazione delle memorie utile alla

conoscenza e diletto. Durante l’Illuminismo vengono istituiti i musei enciclopedici, lapidari e nummari, e si

ridà alle antiche raccolte una nuova veste. Il ruolo del museo come ricettore delle testimonianze della cultura

si intensifica dopo l’Unità d’Italia. Dalle case museo si riversano nel patrimonio pubblico oggetti d’uso che al

cultura ufficiale non aveva preso in considerazione. Diversa è la storia dei musei nazionali, ereditati dagli

antichi stati preunitari e in rari casi (Museo Egizio di Torino, Museo Nazionale d’Arte Orientale e Galleria

d’Arte Moderna di Roma) creati come centri di studio.

Ogni nuova acquisizione deve essere approvata dall’amministrazione responsabile del museo, su parere del

direttore. Ci sono criteri fondamentali che presiedono ad ogni acquisizione, il primo è il riconoscimento

dell’autenticità del pezzo, della sua integrità e caratteristiche singolari di formazione, provenienza, uso. Il

secondo riguarda il rapporto del nuovo acquisto con la raccolta esistente, la sua coerenza con la natura del

museo. Nel caso di acquisto sul mercato si deve fare attenzione alla documentazione di garanzia, poiché è

forte il conflitto d’interesse fra museo e venditore. I responsabili professionali del museo devono valutare il

valore relativo dell’oggetto in rapporto al patrimonio esistente e alle risorse necessarie alla sua

conservazione e alle potenzialità che esso racchiude per la ricerca e attività educativa.

La legislazione italiana di tutela è rigorosa nel controllare i rischi che il prestito temporaneo per esposizioni

costituisce per il patrimonio museale, sottoposto a traumi, variazioni climatiche, esposto a maggiori pericoli

di furto o danneggiamento. La decisione di accettare la richiesta è competenza dell’amministrazione

responsabile, su parere del direttore, e se favorevole si trasmette la documentazione per il nulla osta alla

soprintendenza di riferimento. L’origine di molte esposizioni è oggi quasi solo su livello economico, che fa sì

che passi ad agenzie e ditte a scopo di lucro. Va accolta la richiesta solo se risponde agli obiettivi

fondamentali del proprio museo. Si devono acquisire garanzie su due fronti, il rispetto alla collezione di

appartenenza e all’ente richiedente.

CAPITOLO 3 – CATALOGAZIONE E RICERCA SCIENTIFICA

Opere e manufatti hanno diversi livelli di significato, uno riguarda la loro individualità, luogo di origine o

produzione, caratteristiche materiali. Non sempre sono oggetti unici come avviene in pittura e scultura, ma

possono derivare da matrici, come le monete, le stampe, le foto, o essere oggetti di produzione industriale,

ma anche quando hanno caratteristiche dell’opera riproducibile acquisiscono valore di singolarità. La

musealizzazione indica che il singolo oggetto o collezione di appartenenza sono stati selezionati per la

trasmissione e l’uso culturale collettivo.

Il desiderio di conoscenza è all’origine di molte raccolte museali, le campagne di raccolta sul campo che il

museo promuove non sono più mosse dalla casualità ma da un progetto scientifico. Dovrebbe anche essere

atteggiamento professionale acquisito la conoscenza che la tutela e salvaguardia dei materiali hanno

fondamento anche delle provenienze.

L’acquisizione di beni museali ha un valore giuridico e amministrativo, ed è indispensabile che tali beni siano

identificati e elencati. L’inventario è il passo successivo che comporta approfondimenti nell’area disciplinare

cui l’oggetto si riferisce e con l’apposizione sul pezzo di un numero progressivo collocandolo nella raccolta. I

dati essenziali riguardano l’attribuzione del numero, definizione dell’oggetto, la sua origine e provenienza,

materia e tecnica, stato di conservazione, collocazione. L’inventario ha valore giuridico, quanto vi è scritto

non può essere modificato o cancellato ma solo integrato, per questo deve essere redatto e stampato su

supporto cartaceo in due copie, una per gli uffici del museo e una per sicurezza conservata altrove.

L’evoluzione ha condotto alla riformulazione di nuovi inventari, ma ogni nuovo approccio deve conservare

traccia del precedente. Vanno quindi salvate anche le vecchie etichette, o i segni di numerazione apposti.

Nella grande maggioranza dei casi l’oggetto offre un lato posteriore nascosto alla vista, in altre,

l’apposizione del numero è trasferita su un cartellino mobile o sul suo pezzo di supporto.

La catalogazione va attentamente pianificata, è necessario individuare le risorse finanziarie necessarie,

tempi e fasi del lavoro, risorse umane interne, rischi connessi alla consultazione delle opere, risorse

logistiche per lo svolgimento della catalogazione.

E’ indispensabile corredare l’inventario di una documentazione fotografica dell’oggetto che ne permette

l’identificazione incontrovertibile, fondamentale anche per comunicare e diffondere al pubblico la raccolta

attraverso i vari media. La documentazione fotografica di una collezione dovrebbe essere guidata da uno

specialista perché il punto di vista è dettato dalla natura dell’oggetto. Per la scultura dovrebbe uniformarsi a

quello previsto dall’artista per la collocazione originale. Le monete o medaglie postulano immagini del recto

e del verso e la scala metrica. Le armi secondo un punto di vista frontale insieme a uno laterale. Può essere

utile lasciare entro la cornice d’epoca i dipinti che appartengano a una collezione storica.

La fotografia non è sufficientemente descrittiva per molti beni che richiedono restituzioni iconografiche e

grafiche diverse come rilievi della filigrana per le opere su carta, rilievi sartoriali per abiti, radiografie per

metalli e dipinti, termografie per l’architettura, termoluminescenza per la ceramica, altre analisi chimico-

fisiche dei materiali.

La quantità e tipologia della documentazione scritta e icnonografica esigono l’impostazione di archivi

funzionali: archivi antichi, schedari cartacei o fotografici relativi agli oggetti, scanner e cd rom (per ragioni di

sicurezza è meglio valutare molto bene l’ipotesi di mettere i dati in rete e valutare la protezione dai virus).

Il museo è un riferimento centrale di documentazione, studio e diffusione dei materiali che contiene. Non

contiene mai serie di oggetti slegati. Il centro di documentazione serve per la ricerca e gestione interna ma

anche come servizio permanente e accessibile ad altri. Il responsabile tecnico scientifico deve inserire nella

sua programmazione e nelle previsioni di bilancio la salvaguardia dei vecchi archivi, le previsioni di ogni

incremento di libri e documentazione, risorse umane minime per la gestione dei fondi, gli spazi e

attrezzature, risorse finanziarie, regole d’accesso, tariffe.

E’ auspicabile che il museo promuova una sua attività editoriale, per la pubblicazione dei cataloghi degli

oggetti e delle mostre ma anche in connessione con l’attività didattica, e che sia in grado di pubblicare una

propria rivista o bollettino. La decisione di ricorrere a tipografie o case editrici dipende dall’equilibrio che si

intende stabilire tra qualità, diffusione, costi. Una tipografia offre prezzi vantaggiosi ma lascia al museo

l’onere dell’impostazione grafica, corpi, caratteri, formato e risoluzione, correzioni di bozze, compiti

dell’editoria ai quali il museo risponde in modo amatoriale.

CAPITOLO 4 – TUTELA, SALVAGUARDIA E CONSERVAZIONE

Spesso si da per scontato che l’oggetto della salvaguardia sia solo la materia del bene museale, la sua

fisicità, ma in realtà i suoi significati sono molteplici e la conservazione può diventare un problema. Il primo

oggetto di attenzione è la materia non disgiunta dagli elementi tecnici che documentano il processo di

formazione dell’oggetto. Un altro aspetto delicato è, nel caso delle opere d’arte, l’espressione, s

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
8 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Maya E. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Museologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Gioia Patrizia.