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SPIRITO FAMIGLIA SOCIETÀ CIVILE
ASSOLUTO (amore) (interesse)
Spirito dei popoli,
libertà consapevole STATO
(interesse universale)
Si realizza a pieno l’eticità
ARTE RELIGIONE
Forma intuitiva Forma rappresentativa
e sensibile FILOSOFIA
Forma alta e
razionalmente articolata
Avvicinandosi alle idee presentate da Adam Smith nella “Ricchezza delle nazioni”, Hegel suddivide la società civile in classi:
1) Classe sostanziale: formata dai proprietari terrieri, fondamentale in quanto attraverso la terra tutta la nazione sopravvive.
2) Classe industriale: formata da tutti coloro che non appartengono alla vita rurale.
3) Classe generale: formata dai funzionari e dai dipendenti dello stato, dai burocrati che praticano l’interesse generale.
Vi sono, poi, istituzioni che si occupano di evitare la disgregazione della società civile:
- Amministrazione della giustizia.
- Polizia, mantenimento ordine e prevenzione disordine.
- Corporazione, organizzazione economica e culturale, elementi di disciplina e controllo.
In questo tipo di società, non è la singola persona ad essere rappresentata, bensì le istanze economiche ed organizzative dei
raggruppamenti.
Un altro carattere della società civile è la macchinizzazione: la macchina produce ricchezza, espande il lavoro umano, ma crea
anche disoccupazione, poiché sostituisce l’uomo. La macchinizzazione, quindi, ha un effetto negativo, in quanto produce
plebe (disoccupati); la disoccupazione crea una massa di poveri che si sentono estranei allo stato.
17. Auguste Comte (1798 – 1857)
A seguito del clima creatosi con la cultura illuministica, della rinnovata organizzazione degli studi superiori e delle
richieste crescenti da parte dell’industria, fin dai primi decenni dell’Ottocento, la ricerca scientifica si dimostra
particolarmente attiva e registra grandi sviluppi in molteplici direzioni. Questa forte crescita del sapere scientifico non
manca di avere effetti sia nei confronti della filosofia, sia nei confronti del pensiero politico, sia, più in generale, in
riferimento alle varie forme di produzione culturale.
Comte è l’autore che offre una prima sistemazione ai nuovi rapporti tra filosofia e scienze, interpretando la storia
secondo la legge dei tre stadi, fornendo una classificazione delle scienze dagli intenti unificanti e razionalizzatori,
estendendo il metodo positivo del sapere moderno ai fatti umani con la sociologia.
Seguace per un lungo periodo di Saint-Simon, del quale è anche segretario per alcuni anni, Comte si pone come scopo
quello di giungere ad un sistema scientifico compiuto, i cui procedimenti valgano per ogni espressione della natura, da
quelle esterne all’uomo fino all’uomo stesso ed ai suoi rapporti. Al fine di conseguire tale obiettivo, egli pubblica
opere di grande importanza, tra le quali spiccano il “Corso di filosofia positiva” (1830-1842) e il “Sistema di politica
positiva” (1851-1854).
La conoscenza umana, in ciascuna delle scienze speciali in cui si esplica (matematica, astronomia, fisica, chimica,
biologia, sociologia), attraversa, secondo Comte, tre stadi: teologico, metafisico, positivo.
Lo stadio teologico è caratterizzato dalla tendenza a spiegare i fenomeni attraverso la creazione di una divinità,
risalendo a cause di origine soprannaturale e aderendo quindi a convincimenti religiosi.
Nello stadio metafisico la causa dei fenomeni è ricercata mediante il ricorso a idee astratte, pensate come le essenze
delle cose, ed il suo procedere, di tipo filosofico, impiega la ragione come strumento critico contro gli atteggiamenti
fideistici dello stadio precedente.
Nel terzo stadio, quello positivo, a dominare è il metodo scientifico, che indaga non sulle cause, ma sulle relazioni
invariabili fra i diversi elementi, relazioni che ne costituiscono, in quanto invariabili, le leggi; alla critica negativa
della fase metafisica si sostituisce, quindi, la costruzione positiva di un ordine stabile e definitivo, in quanto
determinato dalla conoscenza scientifica della realtà.
Lo studio dei fenomeni così inteso si presenta chiaramente di matrice empirica; d’altra parte, però, non bisogna cadere
in quello che Comte chiama cieco empirismo, vale a dire l’osservazione della realtà senza sapere cosa cercare in essa.
La scienza positiva assume come suo punto di vista lo spirito d’insieme, la forza che unisce in un unico organismo i
suoi singoli elementi, e deve cogliere la generalità dei fenomeni. L’insistenza dell’autore su questo punto e sul fatto
che la scienza parta dal generale per giungere al particolare finisce per ridimensionare notevolmente il dichiarato
empirismo e per costituire una delle gravi ambiguità che segnano la sua riflessione. Comunque, l’aspetto più
caratteristico del discorso scientifico di Comte è la convinzione che la metodologia delle scienze naturali possa
applicarsi anche allo studio della società umana e che si possa giungere a un sapere scientifico dell’uomo e delle sue
relazioni sociali che permetta previsioni razionali: per questo, Comte è considerato il padre della sociologia moderna.
Il metodo applicata in sociologia, pur con i necessari adattamenti, è analogo a quanto l’autore afferma per le altre
scienze. La prima forma di conoscenza è l’osservazione, che per essere bene indirizzata deve essere mossa da spirito
d’insieme. La seconda fonte è l’esperimento: in modo analogo alle altre scienze, in cui si risale alle leggi indagando
sulle alterazioni momentanee degli stati di quiete, anche in sociologia la fase sperimentale è costituita dall’analisi dei
perturbamenti sociali che accompagnano la transizione da una fase storica all’altra. Ultimo strumento del metodo
sociologico è la comparazione: per comprendere le leggi che regolano le relazioni nella società degli uomini, è utile il
confronto con le società animali più evolute, oppure il paragone tra gruppi umani posti in posizioni differenti nella
scala del progresso storico.
Nella sua analisi sociologica, Comte distingue tra statica e dinamica sociale: la prima delinea i caratteri fondamentali
presenti in ogni comunità ordinata, indipendentemente dal grado del suo sviluppo storico, perché derivanti dalla
natura; la seconda, invece, inserisce nello studio delle società umane la dimensione del progresso. La dinamica si
sovrappone alla statica senza negarla.
Punto di partenza della statica sociale di Comte è la considerazione dell’uomo come essere naturalmente sociale, nel
quale l’attrazione verso la comunità non dipende da calcoli utilitaristici, ma da un istinto biologico in origine
disinteressato. Nella natura umana, però, sull’intelletto prevalgono le passioni e, nella maggioranza degli uomini, le
inclinazioni meno elevate e particolaristiche. In ogni società, allora, è fondamentale l’imporsi della minoranza dei
sapienti, i soli in grado di suggerire la necessità del controllo dei comportamenti istintivi meno nobili da parte della
ragione scientifica.
La società umana è descritta da Comte come un insieme di famiglie (e non di individui), nelle quali la disciplina
domestica della sottomissione filiale in cambio di protezione prefigura un modello di relazione valido anche per la
società nel suo complesso. In quanto ad attività intellettuale (e conseguente posizione nella gerarchia sociale), le
donne sono inferiori agli uomini, ma possiedono per caratteristica naturale più senso della comunità, il che conferisce
loro un ruolo morale di primo piano nella società positiva: tutte le donne, in quanto madri, hanno il senso di protezione
e armonia familiare e riescono, dunque, a moralizzare l’ambito familiare. L’organizzazione sociale è, per l’autore,
l’arte di coordinare le famiglie e promuovere la loro collaborazione, attribuendo ad esse compiti diversi, secondo la
naturale diversità tra gli uomini. Tale coordinamento non può essere affidato alla spontaneità delle famiglie, che, non
avendo lo spirito d’insieme, finirebbero per favorire o accettare le spinte corporative più forti. Occorre invece che si
formi un governo capace di distribuire in modo equo ed efficiente i compiti sociali, il che può essere fatto soprattutto
da chi possiede capacità di generalizzazione in misura superiore alla media.
Nella dinamica sociale, Comte affronta il tema del progresso, inteso come miglioramento nel tempo delle condizioni
materiali e come parallelo sviluppo delle funzioni intellettuali. Anche per la storia complessiva dell’umanità vale la
legge dei tre stadi: alle fasi teologica, metafisica e positiva corrispondono rispettivamente l’antichità e il Medioevo,
l’età moderna e l’età contemporanea. Il discorso dell’autore diventa però più complesso ed intricato di quanto
l’applicazione lineare della legge farebbe pensare.
Intanto, lo stadio teologico subisce una tripartizione:
- Feticismo: divinizzazione immediata e spontanea di corpi o fenomeni presso le tribù primitive, in genere nomadi. La
natura viene sacralizzata e l’uomo vuol mettere Dio sulla terra.
- Politeismo: si ha con il passaggio ad economie stanziali e a controlli stabili del territorio. Si trova, per esempio, nelle
città-stato greche e romane, nelle quali vi è la credenza in molti dèi.
- Monoteismo: è caratterizzato, nella storia dell’Occidente, dal trionfo del cristianesimo; il suo punto di realizzo si ha
nel Medioevo. Mentre il passaggio dal feticismo al politeismo si era risolto in una crescita di aggressività, l’avvento
del cristianesimo segna un progresso deciso in altre direzioni; tra queste, il merito di uniformare le credenze e di
offrire compattezza ai popoli cristianizzati e la capacità di moralizzare i rapporti politici e di svolgere un progetto
etico-educativo di portata universale.
Per quanto riguarda il Medioevo, il giudizio di Comte si sbilancia, in quanto la legge del progresso dovrebbe ritenere
le epoche tanto più arretrate quanto più sono antiche, mentre per il Medioevo egli dimostra una simpatia
sproporzionata. Tra i suoi meriti storici, l’autore elenca la trasformazione della guerra di offesa in guerra di difesa, il
riconoscimento dell’autonomia ai poteri locali, la sostituzione della schiavitù antica con la più mite servitù e,
soprattutto, un altissimo modello di collaborazione fra potere temporale ed autorità spirituale (Sacro Romano Impero).
Mancando comunque la consapevolezza sistematica propria della scienza positiva, questa fase non poteva che essere
transitoria, come hanno mostrato la decadenza morale del clero, l’ostilità verso l’evoluzione scientifica e il sorgere
dell’antagonismo fra pote