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L'idea di libertà è centrale in tutte le filosofie tedesche. La frattura storica segnata dalla
Rivoluzione Francese imponeva alla riflessione di comprendere modalità e forme attraverso
cui il moderno principio della libertà si andava affermando. In Hegel la comprensione della
libertà si presenta come comprensione filosofica: Hegel non vuole delineare un modello di
libertà, ma vuole comprendere la logica facendo emergere i momenti contraddittori e il
modo in cui le contraddizioni trovano soluzioni. La filosofia non costituisce utopie ed è
lontana dal voler insegnare come dovrebbe essere il mondo. La celebre equazione "Cio che è
razionale è reale e ciò che è reale è razionale" ha delineato l'immagine di un Hegel o
conservatore o rivoluzionario a secondo di dove viene posto l'accento.
Comprendere la realtà significa comprendere ciò per cui essa è razionale e quindi conforme l
principio dell'epoca, cioè a quello della libertà soggettiva. I Lineamenti di filosofia del diritto
seguono lo sviluppo dell'idea di libertà nei momenti del diritto, della moralità e dell'eticità. E'
nell'eticità che la libertà trova la propria realtà nella concretezza dei rapporti della famiglia,
della società civile e dello Stato. Il compito della filosofia consiste nel comprendere il nuovo
principio della libertà soggettiva e saperlo sviluppare secondo il suo concetto: ciò significa
assumere fino in fondo tutte le determinazione e quindi anche le contraddizioni di un modo
che considera la libertà come fare ciò che si vuole senza ledere alla libertà altrui. Questa idea
di libertà può essere contraddittoria perché da un lato può essere garantita solo dalla Stato e
dall'altro avverte lo Stato come ostacolo al proprio dispiegamento. Questo modo di
considerare la realtà genere un rapporto contraddittorio verso lo Stato.
Il diritto della libertà soggettiva deve superare la contraddizione in cui cade la concezione
astratta della libertà. Per superamento Hegel intende negare, conservare, elevare al tempo il
concetto in cui viene rilevata la contraddittorietà: negare il carattere astratto, conservare il
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senso moderno ed elevarlo alla concretezza di un concetto di libertà che non veda più nello
Stato il proprio limite, ma la propria realtà.
Hegel non contrappone alcun modello alternativo di libertà, ma solo rappresentare lo Stato
articolato nei rapporti concreti che si danno all'interno della famiglia, dei ceti e della società
civile. Questi rapporti sono l'eticità dove l'individuo è da sempre immerso.
L'eticità costituisce il superamento di un modo astratto di intendere la libertà. Famiglia e
società civile sono sfere di rapporti che l'individuo stesso mette in forma e nella quali trova la
propria realtà. La famiglia è radice etica dello Stato e si delinea come forma di comunanza,
relazioni concrete dove il singolo è presente come membro e non come atomo.
L'abbattimento dei vincoli corporativi e l'introduzione del liberalismo portano ad una grave
disgregazione sociale. Hegel intende superare la logica del contratto sociale che pone la
volontà individuale a fondamento della volontà comune dello Stato. Il modello teorico del
contratto assume come paradigma l'esistenza astratta di singoli irrelati che vengono pensati in
un rapporto di irriducibile alterità verso lo Stato. La mancanza di mediazione tra il singolo e
l'universale costituisce il limite della concezione liberale della libertà.
E' irrazionale la concezione di popolo come un mero aggregato di persone private che
dovrebbero poi essere elevate a una qualche esistenza politica. Hegel non è ostile al suffragio,
ma mette sotto accusa la ricaduta pratica di una concezione astratta che dissolve la concreta
articolazione della società civile in una moltitudine di individui, tenendo quindi separata la
vita civile da quella politica. Comprensione del reale significa cogliere e rappresentare la
molteplicità dei rapporti che innervano la società civile. I ceti assumono un preciso significato
politico che costituisce un'importante organo di mediazione tra il governo e il popolo. Il
momento partecipativo viene ridefinito attraverso il superamento di quella concezione
astratta che vorrebbe elevare i singoli alla politica. Hegel intende la partecipazione alla vita
politica lasciando esprimere la pluralità dei rapporti nei quali si articola la società civile. Lo
Stato è la realtà della libertà concreta dove l'individuo ha la libertà di svilupparsi secondo il
principio della propria soggettività. La libertà concreta ha a che fare con la differenza e la
pluralità di rapporti esistenti.
La totalità dei rapporti di uno Stato si rappresenta nella sua costituzione dove solamente il
popolo è qualcosa di reale. Lo Stato afferma la propria identità ponendosi in rapporto
esclusivo verso altre identità statali, in cui lo Stato è riconosciuto come tale e nel caso in cui il
riconoscimento mancasse la guerra può presentarsi come forma di riconoscimento. La
categoria del riconoscimento costituisce il cardine attorno al quale ruota ogni rapporto
interstatuale: gli Stati si rapportano tra loro come individualità che si escludono
reciprocamente e allo stesso tempo tendono al reciproco riconoscimento. Essere riconosciuto
come Stato sovrano significa riconoscere l'individualità di chi compie questo riconoscimento.
Lo stato esiste all'interno di una pluralità di Stati.
Da questa dialettica del riconoscimento derivano almeno due conseguenze: ! 9
1) La guerra è compresa come una forma di riconoscimento la cui necessità è data proprio
dal fatto che tra individualità sovrane non è possibile alcun arbitrio che dirima i conflitti,
anche perché ciò significherebbe un sovrano sopra al sovrano. In questo modo anche
un'alleanza tra Stati si rivela provvisoria ed accidentale perché finalizzata solo al nemico
comune.
2) Il fatto che gli Stati si riconoscono reciprocamente rimane anche nella guerra un vincolo
nel quale essi valgono l'uno per l'altro essendo in sè e per sè.
La sovranità esclusiva dello Stato si presenta quindi come causa della possibilità della guerra,
ma al tempo stesso come condizione di una sua limitazione e della pace.
Hegel intende rappresentare la guerra così come questa si configura nella concettualità
politica moderna: la possibilità della guerra non discende per Hegel da qualche assunto
metafisico ma dal fatto che la controversia tra gli Stati non può essere decisa da nessuna
istanza sopra statale. Allo stesso modo anche la condizione di pace non dipende dal sovrano,
ma dalla capacità degli Stati di riconoscersi.
CONSTANT (1767-1830)
Constant assume una posizione mediana prendendo le distanze dall'assolutismo dell'antico
regime e dalla democrazia parlamentare. Il modello abbracciato da Constant è la monarchia
costituzionale, dove la sovranità popolare moderata aveva fondamento in una costituzione
rappresentativa con distinzione ed equilibrio tra i poteri. Il principio tratta è dato dalla
centralità dell'idea di limitazione del potere, conseguita attraverso il sistema rappresentativo.
L'opera parte dalla nozione di sovranità popolare. Nel primo capitolo
I principi della politica
viene stabilità la distinzione fra potere illegittimo (derivante dalla forza) e potere legittimo
(basato sulla sovranità popolare). È la limitazione del potere a sancirne la legittimità. Il primo
garante della legittimità è l'opinione pubblica. Nel secondo capitolo viene descritto il potere
del capo come un potere neutro: un'autorità che debba mantenere l'equilibrio tra i poteri con
la funzione di disciplinarne l'attività in caso di conflitto. La differenza tra una monarchia
costituzionale e una monarchia assoluta consiste nel fatto che nella monarchia di primo tipo il
Capo dello Stato non può agire in luogo di altri poteri. Il fattore sostanziale che fa la
differenza è la presenza di una costituzione come legge fondamentale. L'organizzazione
politica prevede che dal potere del monarca venga emanato il potere esecutivo, affidato ai
ministri, e il potere giudiziario, un potere rappresentativo durevole e un potere
rappresentativo dell'opinione. Gli ultimi due sono un interna regolazione del potere legislativo
e la distinzione è motivata dall'esistenza di due Camere: la prima ereditaria, affidata alle classi
nobiliari con un numero di componenti illimitato e senza possibilità di scioglimento da parte
del governo; la seconda elettiva e il cui diritto di scioglimento è la via maestra per garantire
che essa sia forte ma anche per evitare che diventi dominata dalla demagogia. Sostenitore
dell'elezione diretta, Constant precisa che le condizioni di proprietà debbano essere fissate sia
per l'elettorato attivo che per quello passivo: la proprietà fondiaria è la condizione principale;
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la proprietà industriale non influisce sull'uomo se non per questioni di guadagno; la proprietà
intellettuale è negata.
Constant non vuole condannare Rousseau: tuttavia il suo errore è stato quello di trasferire in
tempi moderni una sovranità collettiva. Ne Il discorso sulla libertà degli antichi paragonata a quella
tratta dei rapporti tra il singolo individuo e il potere politico che nell'epoca attuale
dei moderni
devono essere codificati in una nuova formula. Se la libertà degli antichi aveva a proprio
fondamento la partecipazione attiva e costante, i moderni riconoscono la libertà nel
godimento dell'indipendenza privata. La libertà dunque esiste come godimento
dell'indipendenza privata ed è caratterizzata dalla condizione di pace. Pace/guerra e
indipendenza/schiavitù sono le opposizioni principali con cui lavora Constant: l'individuo
moderno non tollera più quanto non solo era accettato dall'antichità ma anche
l'assoggettamento dell'individuo alla totalità.
Constant aggiunge anche la distinzione fra libertà civile e libertà politica: entrambe sono
necessarie e non è possibile rinunciarvi. Il compito odierno è quello di combinare i due tipi di
libertà ed è per questo che si ricorre al sistema rappresentativo: per aver garantita la libertà
occorre controllare la rappresentanza ed allontanarla nel momento in cui tradisce il mandato.
TOCQUEVILLE (1805-185