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TATI DI ROMA. LA DECOLONIZZAZIONE. 1956-1960

I timori dei governi dell'est europeo in seguito all'allentamento del regime staliniano, iniziato alla morte di Stalin, si rivelarono fondati. Nell'Europa orientale, infatti, ci si aspettava che anche i regimi a partito unico allentassero la morsa sulla società civile e politica. Fu in Polonia che si manifestarono le prime crepe, dove sempre maggiori furono le contrapposizioni tra il gruppo dei conservatori del partito operaio e gli innovatori, il cui leader Gomulka, già imprigionato durante le purghe, riuscì ad imporre una visione del comunismo più vicina alle esigenze della popolazione e delle masse operaie. I contrasti sfociarono in una vera e propria rivolta popolare, che venne, però, subito repressa nel sangue. Tale rivolta iniziò a preoccupare i leaders sovietici, tanto che a Varsavia giunse una delegazione guidata dallo stesso Chruscev, il quale tentò di opporre a

Gomulka il leader con-servatore Novak, senza però riuscire nell'intento. Fu così che Mosca fu costretta ad avallare la nomina dellostesso Gomulka, ricevendo in cambio la garanzia che mai la Polonia sarebbe uscita dal campo socialista in poli-tica interna ed estera.

Il successo degli innovatori in Polonia influì direttamente sugli sviluppi in Ungheria. In questo paese si era, in-fatti, instaurato uno dei più duri regimi totalitari comunisti: l'economia era fortemente legata a quella sovietica, c'era un forte controllo della polizia politica su ogni aspetto della vita sociale, con arresti e violenze. L'insoffe-renza verso questo modello venne mostrata soprattutto dagli intellettuali, ma anche da altri strati della società, compresi i lavoratori delle industrie. Una volta diffusa la notizia degli eventi polacchi, nel 1956 scoppiò unavera e propria rivolta: le forze armate sostennero i rivoltosi e le forze sovietiche di stanza.

nel Paese intervenne-ro per sedare duramente i disordini. Nagy tentò di guidare la rivolta nazionale, affermando di voler far uscirel’Ungheria dal Patto di Varsavia e lasciando intendere un ritorno del pluralismo politico. La perdita dell’Unghe-ria sarebbe, però, stata inaccettabile per Mosca. Proprio per questo motivo venne ordinato che le truppe sovieti-che reprimessero duramente la rivolta. Nagy e gli altri capi ungheresi vennero arrestati e giustiziati e Kadar di-chiarò il pieno ritorno del Paese al socialismo reale.

Anche il blocco occidentale venne colpito da grave crisi, legata al processo di emancipazione dei Paesi del Ter-zo Mondo e al fenomeno di decolonizzazione. Marocco e Tunisia raggiunsero l’indipendenza, così come l’Al-geria, il Ghana, la Nigeria, il Kenia ecc… L’Egitto si inserì in questo contesto con una decisa politica volta ad13ottenere la leadership nel mondo arabo. A guidare il paese fu il

colonnello Nasser, il quale cercò ed ottenne un grosso finanziamento per la costruzione della diga di Assuan che avrebbe permesso un recupero di numerosi territori fertili. Il fatto, però, che il nazionalismo panarabo fosse appoggiato dall'URSS portò Dulles a revocare il finanziamento. La risposta di Nasser fu la nazionalizzazione della Compagnia del Canale di Suez, che, agli occhi di Francia e GB, aveva ancora una grande importanza strategica. Proprio questi 2 Paesi minacciarono il ricorso alla forza, opzione non condivisa dagli USA che non volevano comunque inimicarsi i Paesi arabi produttori di petrolio. Improvvisamente, però, il Sinai egiziano venne attaccato da Israele. Molto tempo dopo si scoprirà che l'attacco era stato concordato segretamente con Francia e GB per motivare il loro intervento. Questi 2 Paesi, infatti, dopo un ultimatum per il cessate il fuoco, decisero di intervenire in aiuto ad Israele e sconfissero le forze egiziane. Il Canale fu reso

però, inservibile a causa dell'affondamento di molte navi ad opera degli egiziani. La reazione USA fu negativa nei confronti della coalizione anglo-francese, che furono invitati a ritirare le truppe mentre venne inviata una forza internazionale dell'ONU. Fu così che gli USA assunsero un nuovo ruolo nell'area mediorientale.

Evidente fu in questo periodo la volontà degli europei di rilanciare la politica europeista dopo il fallimento della CED. L'obiettivo si incentrò sulla creazione di una comunità economica che avrebbe portato alla realizzazione di un mercato comune. Il governo britannico non partecipò ai lavori in quanto preferiva un'area di libero scambio non sovranazionale sviluppata sull'OECE. Fu così che nel 1957 vennero firmati a Roma i Trattati istitutivi di CEE, Comunità economica europea (che avrebbe realizzato in tappe di 4 anni ciascuna un mercato comune per la libera circolazione di

Merci e persone e l'unione doganale) e di EURATOM (che avrebbe dovuto, invece, mettere in comune le risorse degli europei per l'utilizzo pacifico dell'energia nucleare). Intanto nel mondo comunista si era rafforzata la posizione di Chruscev, il quale rilanciò la sua politica fondatasulla propaganda, in netto contrasto con quella occidentale. La produzione sovietica, sia agricola che industriale, iniziò a registrare successi. Notevole prestigio assunse, poi, l'URSS in seguito al lancio in orbita dello Sputnik, il primo satellite artificiale della storia, che mise, però, in allarme il dispositivo di difesa occidentale, il quale iniziò a potenziare i sistemi nucleari a medio raggio da collocare in Europa. La situazione a Berlino si era fatta insostenibile per l'URSS a causa del crescente flusso di cittadini dell'Est verso la metà occidentale della capitale tedesca, esodo che comprendeva anche esperti, tecnici e

professionisti indispensabili per lo sviluppo della Repubblica democratica tedesca. Fu così che Chruscev inviò una nota alle 3 potenze occidentali (USA, Francia e GB) affinché venisse regolamentato lo status della città. Egli propose di fare di Berlino ovest una città libera e smilitarizzata, ma da parte delle potenze occidentali ci fu totale indifferenza alla proposta. DALLE CRISI ALLA DISTENSIONE: CUBA E IL TRATTATO DI MOSCA. I PROGETTI DI KENNEDY E DE GAULLE. IL CONFLITTO CINO-SOVIETICO. 1961-1964 L'elezione del nuovo presidente democratico John F. Kennedy negli USA sembrò preludere a molti mutamenti in politica internazionale. La politica americana fu condizionata dalla questione di Cuba, dove la dittatura di Batista, legato agli interessi economici statunitensi nell'isola, era stata sostituita nel 1959 dal movimento rivoluzionario di Fidel Castro, il quale si avvicinò alle posizioni sovietiche. Il nuovo presidente americano

fece l'errore di dare il via libera ad un'operazione degli esuli anticastristi mirata a rovesciare il regime di Castro, operazione che fu un vero disastro.

Il primo vertice tra Kennedy e Chruscev ebbe luogo nel 1961. Venne riaperta la questione di Berlino, che si concluse con la costruzione del celebre Muro all'interno della città per impedire le fughe.

Il periodo sotto la presidenza Kennedy vide un rilancio della cooperazione tra Europa e America, basata sul sostegno USA al processo di integrazione europea. Inoltre Kennedy fece ridurre dell'80% le tariffe doganali nei settori più importanti e le fece completamente eliminare nei settori che costituivano la maggior parte delle transazioni commerciali.

Una visione opposta dell'Europa fu quella, invece, del presidente francese Charles De Gaulle, che vedeva l'Europa sacrificata dagli interessi strategici USA soprattutto nel rapporto diretto con l'URSS. Egli prese 2 fondamentali

decisioni nel 1963: pose il veto all'ingresso della GB nella CEE poiché essa avrebbe portato all'interno della comunità gli interessi USA e concluse con il cancelliere tedesco Adenauer un trattato mirato ad armonizzare le rispettive politiche. De Gaulle notava negli USA una tendenza a concludere accordi diretti senza curarsi degli interessi degli alleati europei. Basti pensare al primo grande trattato nucleare della storia concluso da USA, URSS e GB, con il quale i Paesi firmatari si impegnavano a sospendere i test nucleari nell'atmosfera, o all'accordo USA-URSS per lo stabilimento di una linea telefonica diretta tra i 2 Stati che avrebbe dovuto eliminare le incomprensioni in caso di altra grave crisi. La crisi all'interno dell'alleanza occidentale si acuì dopo l'assassinio di Kennedy del 1963 e la sua sostituzione con il presidente Johnson. Proprio negli anni di Kennedy, però, furono poste le basi per quella che venne

Definita la dottrina della risposta flessibile, che mirava ad organizzare la difesa occidentale, in caso di attacco sovietico, non più con una reazione dello stesso livello dell'attacco ma con una risposta a livello convenzionale e/o nucleare e non necessariamente nello stesso punto in cui si fosse verificato l'attacco stesso. L'avversario, insomma, sarebbe rimasto nell'incertezza sulle modalità e sul luogo della risposta.

Nel mondo comunista, nella prima metà degli anni '60, si accentuò il conflitto sino-sovietico. Mao Tse Tung era molto contrario alla politica di Chruscev ma inizialmente ne riconobbe il primato. Quando, però, i fautori di una stretta intesa con l'URSS vennero eliminati dai vertici di Pechino, Mosca decise di non aiutare più la Cina nella costituzione di un armamento nucleare e ritirò tutti i tecnici e gli esperti russi che avrebbero dovuto aiutare la Cina a sviluppare il suo sistema industriale.

Altra controversia tra URSS e Cina si manifestò riguardo all'Albania. Il regime albanese, infatti, era sempre stato un alleato dell'URSS, ma gli attacchi albanesi al regime comunista di Tito non vennero visti da Mosca positivamente, in quanto quest'ultima era comunque intenzionata a mantenere buoni rapporti con Tito stesso. Fu così che l'URSS decise di ritirare i suoi esperti anche dall'Albania. La Cina dichiarò ufficialmente il proprio appoggio alla dottrina marxista-leninista albanese. Attacchi cinesi lanciati dalla stampa ufficiale segnarono la rottura ideologica ufficiale tra i 2 Paesi. Il conflitto cino-sovietico mise in imbarazzo i Paesi est-europei, che decisero di non lasciarsi coinvolgere. Mosca decise, poi, di avviare una nuova politica di solidarietà economica nei confronti dei suoi satelliti. Attuò una divisione socialista del lavoro e accentuò il controllo economico sulle economie di questi Paesi. Nel 1964

Chruščëv venne a sorpresa estromesso dalla guida dell'URSS, soprattutto a causa del graduale fallimento della politica di sviluppo agricolo e del confronto con Occidente e USA. Egli venne sostituito da Brežnev alla guida del partito e Kossighin a capo del governo.

Dettagli
A.A. 2020-2021
19 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher federicovinci94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Niccolò Cusano di Roma o del prof Caroli Giuliano.