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USA.
Brezhnijev rilancia la corsa agli armamenti, come le armi tattiche, sottomarini nu-
cleari e sviluppo di una flotta di bombardieri e di una flotta che possa raggiungere gli
USA, ciò porta alla parità strategica, certezza che nessuno dei due ha una superiorità
tale da non permettere all’avversario di reagire.
La cosa ha diretta implicazione che la guerra non si fa più, equilibrio perfetto per ini-
ziare a negoziare seriamente, perché sono stati spesi moltissimi soldi in questi arma-
menti ed equipaggi.
Negli anni ’60 johnson porta avanti riforme sociali di impatto rilevante, si va final-
mente ad affermare la discriminazione razziale negli stati del sud.
il dialogo porta alla firma di un trattato bilaterale nel maggio del ’72 che parla delle
armi nucleari, e nucleari strategici, trattato sulla limitazione degli armamenti strate-
gici.
Ciò pone un limite agli armamenti nucleari delle due superpotenze:
diviso in due parti, il primo limita i missili intercontinentali, congela il numero esi-
stente dei numeri, nel ’72 ognuno ha un migliaio di atomiche e circa 700 testate nei
sottomarini.
Fissare un tetto limite ha un’ implicazione diretta, nessuno potrà avere una superiorità
tattica, ciò consolida la situazione. Il trattato bilaterale riequilibrava gli americani per-
ché non prendeva in considerazione l’arsenale UK.
La seconda parte del trattato concerne il sistema di difesa antimissilistica, ciò turbava
perché c’era una variabile in più, sistema abm, anti ballistic missils.
Abolirli tranne due, uno per una città e una per difendere una propria base nucleare,
entrambe scelgono le capitali, nessuno può sopraffare l’altro con un attacco a sor-
presa. Mutua deterrenza.
Risvolti grande distensione in Europa:
la francia ha sempre più grandi progetti di un dialogo fra la parte occidentale e orien-
tale europea, de Gaulle fa anche viaggi a mosca nell’idea che la grande distensione
porti alla dissoluzione dei blocchi, portando in auge la voce francese, le rivoluzioni
del ’68 tolgono autorevolezza politica alla francia, che chiede prestiti per tenere in
piedi il franco francese e avviene pure l’invasione della Cecoslovacchia che fa capire
che i blocchi non si dissolveranno.
Il paese che guiderà una distensione in europa è la RFT che abbandona progressiva-
mente dalla dottrina Alstein, svolta nella seconda metà degli anni ’60 governo con
una grande coalizione, maggior dialogo con i paesi dell’est, progressivo avvicina-
mento con quelli più marginali come la romania e la Jugoslavija.
Nel ’69 brandt vince le elezioni a cancelliere e avvia la politica verso l’est, l’ostpoli-
tik. Per creare una condizione che avrebbe riportato alla riunificazione tedesca.
Brandt fa visite di stato nell’europa dell’est, la prima visita la fa a mosca nel ’70, trat-
tato bilaterale di non aggressione tra RFT e URSS e un trattato di non agressione
dove dice che la RFT è disposta a riconoscere i confini.
Le altre due visite sono in polonia nel ’70 e nel ’72 nella RDT.
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Ostpolitik tedesca:
Brandt firma un trattato dove riconosce i confini tra polonia e Germania est, Brandt
visita il ghetto ebraico di varsavia e si inginocchia a pregare davanti al monumento ai
caduti ebraici.
Percorso di consapevolezza e superamento dell’esperienza nazista.
3 viaggio è nella RDT, quello che gli sta più a cuore, trattato di base che afferma una
serie di cose e le fissa nelle relazioni tra le due germanie che non avevano più rela-
zioni dal ’49, ma non il riconoscimento formale perché Brandt ha una forte resistenza
in governo, scambio di rappresentanze che non possono essere chiamate ambasciate,
che comporta a collaborazione economica. Questo semi riconoscimento permette di
superare la dottrina Hallstein, e viene riconosciuta la RDT da tutti i paesi alleati della
RFT, nel ’73 entrambe vengono accolte nella organizzazione delle nazioni unite, nel
rapporto tra le germanie già nel ’71 si era trovato un accordo sulla situazione di ber-
lino, entrambe riconoscono i diritti dei 4 occupanti su berlino, diritto a ciascuna delle
due di rappresentare la parte di berlino di propria pertinenza.
Conferenza per la cooperazione europea, voluta dall’URSS e proposta già nella se-
conda metà degli anni ’60 in parallelo all’ostpolitik e dalla questione missilistica, idea
di una conferenza di tutti i paesi europei come i confini usciti dalla seconda guerra
mondiale, nel ’69 si comincia a dialogare e tra il ’73 e il ’75, partecipano tutti tranne
l’albania che è filo cinese, anche gli USA e Canada ad Helsinki, e porta nell’agosto
del ’75 la firma dell’atto finale di Helsinki:
trattato internazionale, simile a una dichiarazione solenne, di particolare rilievo,
composto da 3 parti indicate come i 3 cesti, il primo riguarda i confini, il secondo in
cooperazione economica, tecnologica e culturale e l’ultimo dei diritti umani.
1 cesto: garanzia e affermazione dell’inviolabilità delle frontiere europee esistenti.
2 cesto: particolarmente interessati i paesi dell’est, gap tecnologico con l’occidente, a
fine anni ’60 parte la terza rivoluzione industriale, in campo economico erano pari ma
c’era un forte gap appunto sulla tecnologia non di base, vincoli ad industrie private,
accordi di cooperazione industriale tra paesi dell’est e singole aziende occidentale,
come fiat e lada e zastava, o come skoda e wolkswagen, le economie comuniste ven-
gono ritirate cosi nelle dinamiche del mondo capitalista.
3 cesto: diritti umani, su insistenza dei paesi occidentali, emerge come tematica pub-
blica e politica negli anni ’70, ricaduta del ’68, la presidenza carter comincia a pun-
tare sulla difesa dei diritti umani, Carter è democratico, anche se la sua sconfitta poli-
tica per vari motivi farà si che il testimone sia ripreso dalle amministrazioni repubbli-
cane, riescono a farlo rientrare nella carta di Helsinki, cosi fanno parlare i movimenti
dissidenti nei paesi dell’est.
Anni ’70 grande trasformazione dell’economia internazionale, l’economia americana
non è più quella della fine anni ’40, nuovi competitori e concorrenti commerciale,
come l’europa e il Giappone, gli USA si sganciano dal ruolo principale di attore eco-
nomico, nel ’71 la presidenza nixon fa saltare la centrabilità del dollaro che poteva
essere convertito in oro, il marco tedesco che era stabile era preferito, si sgancia il
dollaro dallo scambio in oro, si arriva agli euro per coordinare gli scambi commer-
ciali in un rapporto stabile, shock petrolifico del ’73, ennesima guerra araba isrea-
liana, guerra dello yon ki pur, la reazione degli arabi che hanno perso è di quadrupli-
care il prezzo del petrolio, l’economia occidentale ha un crollo, disoccupazione di
massa,
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Inizio anni ’70 si interrompe con lo shock petrolifero e anche quando riparte quando
negli anni ’80 si riprende dalla crisi ormai i livelli di disoccupazione sono sempre
presenti, tassi di crescita molto bassi, e una crescita tendenziale della concorrenza in-
ternazionale perché molti paesi si inseriscono bene nel mercato capitalista.
Dagli anni ’70 in avanti vengono prese molte decisioni politiche che hanno comin-
ciato a determinare il sistema economico globale in cui viviamo oggi.
1: si va avanti con il GAT, negoziati sul commercio internazionale, liberalizzazione
commerciale e di movimenti di capitali senza incappare in ostacoli nazionali.
Per gli Usa la crisi petrolifica non si sente tanto perché hanno loro riserve di petrolio,
che possono dare ai propri alleati per poter ricompattare la propria leadership.
Gli USA utilizzeranno le armi per potersi garantire l’accesso alle risorse come la
guerra nel 2003 in Iraq, per “portare la democrazia”, fanno pressione ai paesi europei
per accodarsi agli stati uniti, tutti la seguono tranne la francia che aveva un forte si-
stema di energia nucleare.
Il paese che regge in maniera più efficiente e solido in europa è la Germania.
Le vecchie economie industrializzate sono più in difficoltà, USA ed Europa seguono
la via della ricerca per sviluppare nuove tecnologie, per moltiplicarsi e rinnovarsi.
L’unione sovietica perde potenza proprio per quello, la competizione per la tecnolo-
gia è già persa perché non ha la tecnologia di base.
SALT-1
Limitazione degli armamenti strategici, durata di solo 5 anni.
Nuovo piano SALT-2 che duri di più, una difficoltà, riguardo al conflitto arabo isrea-
liano, i sovietici sono spostati verso una linea filoaraba, crea problemi per la presenza
di una importante minoranza ebraica che cerca all’interno dell’URSS crea nuova di-
scriminazione ebraica, risonanza degli stati uniti per cominciare a protestare con
l’unione sovietica e creare problemi tra accordi commerciali URSS e USA.
La tensione sviluppata fa saltare il SALT-2.
Altra difficoltà tra il ’74 e il ’76, difficoltà tecniche perché doveva coprire maggior
sezioni armamenti, difficoltà nel numerare le varie armi strategiche.
Ultima decolonizzazione nei paesi africani, la guerra fredda si sposta in africa.
Fra la fine anni ’50 e ’60 nascono nuovi stati africani.
L’ultimo impero in africa fu quello portoghese fino agli anni ’70, i vari pezzi dell’im-
pero dichiarano l’indipendenza, in angola guerra civile fra fazioni che si contendono
il nuovo territorio libero, 3 fazioni in lotta: una agli stati uniti, una all URSS e una
alla cina, quella fra cina e USA collaborano tra loro contro quelli filosovietici, solo
l’unione sovietica interviene come le altre con rifornimenti e di più con soldati e con-
siglieri militari sono i cubani, ben presto nasce la repubblica democratica dell’angola,
altro punto di tensione è il corno d’africa, somalia ed etiopia hanno dirigenze filomar-
xiste ma nel ’66 entrano in guerra fra loro per dispute di confine, brezhnijev aiuta
l’Etiopia con aiuto di truppe riuscendo a cacciare i somali.
Ciò influenza la percezione del dialogo tra URSS e USA che gli stati uniti pensano
sia solo una cosa americana mentre la Russia va avanti con una politica per loro belli-
cosa.
Da ora le destre come retorica avranno l’abbassamento delle tasse.
Il negoziato va avanti faticosamente, nel ’79 si arriva al SALT-2, estende pa portata
dell’accordo bilaterale, ma non verrà mai ratificato per nuovi punti di frizione.
Nuova fase di rapporti bilaterali, chiamata seconda guerra fredda, ripresa virulenta
alla corsa degli armamenti.
Area di frizion