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La filosofia di H.
Per questo, H. accetta la conoscenza delle parti, ma a patto che poi queste si adeguino all'universalità del fine; H. si ribella dunque all'analisi di esperienze separate e all'illusione dell'empirismo di raccordare questi dati con legami esteriori: è tutto vano.
Infatti, la filosofia deve accertare le finitezze, ma non fermandosi ad esse credendo che ognuno possa aspirare all'universale: l'analisi delle parti è solo il primo step del processo di unificazione che darà alle parti la consapevolezza di avere un valore dato da una verità sovrastante.
H. vuole dunque assoggettare ogni realtà individuale a modelli uniformi e unificanti, perché ritiene che la natura etica e sociale dell'uomo sia animata da una tensione totalizzante che, se negata o ostacolata, cercando scampo nella singolarità, giunge fino alla pazzia.
2 le false totalità
H. vede la totalità come un processo.
totalizzazione ), non come un sistema chiuso e quindiritiene che non si debbano scambiare ristrettezze logiche e morali per principi universali.Questa posizione lo mette in contrasto:- coi giusnaturalisti: H. critica l'attitudine di essi a stabilire connessioni aprioristiche traprincipi e fenomeni sottratti ai movimenti della società e della storia. Ciò secondo luiproduce una falsa forma di unificazione.- Coi romantici: per quanto essi evidenzino profondità più ampie degli illuministi, il loropensiero è povero di significati filosofici e rischia di non padroneggiare concettualmente ledimensioni di vita evocate. È una totalità tenuta insieme dall'emotività, non dallaconoscenza.- Con l'universalismo di Kant: secondo H. esso regola la coesistenza degli arbitri individuali,non spiega la destinazione complessiva della vita umana e sociale. Il "bene per il bene" nonha assolutamente posto nella realtà.
H. rifiuta la distinzione kantiana tra intelletto e ragione (premessa all'affermazione che l'intelletto deve accontentarsi di conoscere il mondo fenomenico e basta, perché quando tenta di diventare ragione entra in un campo non più padroneggiabile del sapere) e lo ribalta: l'intelletto ha la funzione di coordinare i dati esteriori e non aggiunge niente a ciò che si vede, la ragione invece è la vera sede della conoscenza perché solo essa arriva alla sintesi unificante delle presunte diversificazioni. La ragione è dunque il principio accomunante e la filosofia serve appunto a ribadire la fede nella ragione dominante del mondo.
3 teologia e mondanità
Il problema di H. è che la totalità convogli tutte le energie della vita, penetri ovunque e non lasci fuori nessun settore della vita coesistenziale ed è chiaro che questa "conversione universalistica", se tutto deve essere inquadrato in una stessa
filosofia e avere un unico criterio unitario di spiegazione,porti lacerazioni continue e non arrivi mai a stabilità permanenti.L'attività umana è una infinita irrequietezza di sé e questa tensione cosmica è spiegata da H. con origini teologiche, che riprende da mistici tedeschi, che si basano sul fatto che: - dio ha bisogno dell'uomo perché la natura divina è arrivata dopo la creazione ( e ciò giustifica l'uomo per il tentativo di universalizzare il mondo per dare anche alle sue azioni il crisma della divinità ) - dio è in collera continua col creato e tale collera è l'origine dei mali del mondo e dei tentativi seguenti dell'uomo di placarla, che però vedono la continua tendenza dell'uomo stesso a cercare un'autonomia da esso: metafisica e mondo dunque nascono insieme, ma storicamente sono in discordia, perché la tendenza al ricongiungimento tra dio eL'uomo non trova mai compiutezza ed è sempre a rischio di decadenze e cedimenti. La dialettica per H. è la logica di realizzazione e di riconciliazione che anima la filosofia. La sua sede non è solo il mondo della coscienza individuale, ma anche quella della società e dellastoria, perché coinvolge tutti i fenomeni socialmente rilevanti. Ne individua 3 tipologie:
- la dialettica come movimento della mente umana
- la dialettica come movimento della realtà
- la dialettica che scaturisce dall'incontro e dalla combinazione delle due precedenti, che quindi non sono mai in parallelo, anzi.
Il movimento dialettico si articola in varie fasi, che evolvono a partire da una situazione non ammissibile dove la realtà è una globalità uniforme e indifferenziata:
- momento dialettico, la distinzione, che fa percepire i dati dell'insieme pratico non più come interscambiabili, ma invece dotati di una coscienza di
6 gli individui storico-cosmici
la ragione storica non si palesa a tutti: solo gli individui storico-cosmici, uomini privilegiati che possono intuire la ragione storica e colgono prima di altri la verità, sanno dove va il mondo e lo spingono in quella direzione. E’ un privilegio conoscitivo che si trasforma in una legittimazione di dominio sulla realtà, in quanto essi possono fare cose interdette agli uomini comuni, anche non rispettando la pubblica opinione.
Quindi la storia di H. non sia affida a tutti, né esiste un’esperienza storica comune come patrimonio di tutti: H. ha invece una visione aristocratica e quasi mistica della Storia.
7 la società civile
H. ritiene che l’etica diventi improduttiva se si chiude nel puro esistenzialismo, in quanto, a differenza di Kant ( coscienza del soggetto come matrice di universalità ), pensa che la
coscienza può affievolirsi, se non ha supporti più consistenti della sola moralità soggettiva. Il primo supporto è la Famiglia, più ampia dell'individuo e fondamento di moralità dei costumi più radicata nelle cose reali, ma il secondo è la Società civile, più ampia e complessa, che non va sublimata secondo H., ma analizzata nella sua molteplicità. La società civile si volge agli affari correnti e garantisce le condizioni di una ordinata convivenza. I suoi elementi costitutivi sono: - il sistema dei bisogni - l'amministrazione della giustizia - la polizia - la corporazione È un sistema ascendente che nella società civile caratterizza il vincolo tra particolare e universale. Infatti, l'universale è debole nel sistema dei bisogni, a causa dell'economia moderna che crea miseria ed emarginazione. Questa scissione si supera in primis con la giustizia, poi con la polizia, che porta dalla.repressione alla prevenzione, e infine con la corporazione, che sancisce forme concrete di solidarietà, pur circoscritte. È dunque la progressione da un vincolo minimo (bisogni) a un vincolo massimo (corporazione); dopo ciò resterà solo il vincolo massimo dello Stato.
NB poiché hanno compiti amministrativi, le istituzioni della società civile hanno una relativa autonomia rispetto a quelle politiche e statali: ecco perché qui inserisce la magistratura. Ciò che non riguarda i fini etici della politica va demandato alla normale amministrazione sociale data dalla società civile. Quindi questo apporto è fondamentale per la politica (e qui sembra vicino ai liberali)
NB 2 sulla sfera economica: questo metodo dialettico porta alla critica dell'accumulazione della ricchezza in poche mani. Non solo: la dialettica servo-padrone viene letta da H. come compiuta attraverso il ribaltamento dello stato immediato del servo, dato dalla
sua presa di coscienza sul fatto che la sua obbedienza non è un fatto meccanico, ma può essere modificabile. H. crede molto attratto