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Storia delle dottrine politiche - socialismo e libertà in Proudhon Pag. 1
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CAP 30 – SOCIALISMO E LIBERTÀ: PROUDHON

Nel socialismo dell'Ottocento Pierre-Joseph Proudhon ha una posizione di particolare rilievo per aver interpretato con viva originalità le istanze di libertà, di uguaglianza e di giustizia, e gli ideali che debbono ispirare il nuovo ordinamento della società, nel quale ciascun individuo avrebbe potuto realizzare la sua vera personalità.

Le premesse fondamentali del pensiero politico di Proudhon sono svolte in uno dei suoi primi scritti, il più noto, "Che cosa è la proprietà o Ricerche sul principio del diritto e del governo". L'indagine sul fondamento della proprietà muove dalla constatazione che questa istituzione deve essere considerata come "il principio creatore e conservatore della società civile". Si tratta di sapere se la proprietà corrisponda alle istanze ed ai principi della uguaglianza politica e civile della libertà e, in definitiva,

della giustizia. Proudhon richiama la nostra attenzione sul fatto che possiamo parlare di rivoluzione solamente quando le nostre idee cambiano completamente, mentre quando nelle nostre idee c'è solo un'estensione o una modifica dobbiamo ritenere che si tratti di progresso. La proprietà non può essere in nessun modo giustificata: innanzitutto non può essere accolta come diritto naturale, dato che essa pone una distinzione netta fra chi ha e chi non ha, contraria al diritto assoluto di eguaglianza. Né può essere legittimata come diritto fondato o sull'occupazione o sul lavoro. Per quanto riguarda la giustificazione della proprietà sulla base del lavoro, occorre considerare che essa non può avere per oggetto la terra, che essendo indispensabile alla conservazione dell'uomo è un bene comune e non suscettibile di appropriazione. Il rapporto che si istituisce fra gli uomini e le cose mediante il lavoro consentesolamente di riconoscere il diritto di chi lavora alla proprietà di ciò che produce, ma non a quella dei mezzi di produzione. Il proprietario paga i salari con riferimento alla giornata lavorativa ed al rendimento del singolo, mentre il prodotto è il risultato dell'unica forza lavorativa formata dal coordinamento e dalla fusione del lavoro dei singoli. Il capitalista si appropria della maggior parte della ricchezza prodotta da una organizzazione e una forza eminentemente sociale e si limita a retribuire il lavoratore con un salario che, nel migliore dei casi, lo fa vivere mentre lavora, senza alcuna garanzia della sussistenza futura. Proudhon sostiene, polemicamente, che la proprietà è un furto, perché costituita dalla ricchezza sociale che non è stata distribuita ai produttori e che è stata invece attribuita al titolare del diritto di proprietà. La proprietà rappresenta, pertanto, la negazione della giustizia e

dell'uguaglianza e va abolita, come istituto sul quale si fonda la società. Una volta abolita la proprietà si tratta di sapere quale forma di società potrà garantire l'uguaglianza e la libertà. Occorre dar vita ad una libera associazione, il cui scopo è quello di mantenere l'uguaglianza nei mezzi di produzione e l'equivalenza negli scambi: si elimina in tal modo il governo dell'uomo sull'uomo, che, per Proudhon, sotto qualunque nome si mascheri è oppressione si instaura <<l'ordine dell'anarchia>>, intesa come assenza di signoria e di sovranità. L'idea centrale dalla quale muovono tutte le considerazioni di Proudhon è che il lavoro esprime e realizza l'umanità dell'uomo, nel senso che esso è l'energia mediante cui l'uomo crea il suo mondo umano, nei suoi valori, principi ed istituzioni. Nell'opera chiamata Sistema delle contraddizioni economiche,

scambio e i loro prezzi, a discapito dei consumatori. Proudhon critica anche il concetto di proprietà privata dei mezzi di produzione, sostenendo che questa concentrazione di potere nelle mani di pochi individui porta inevitabilmente a sfruttamento e disuguaglianza sociale. Egli propone invece un sistema di proprietà collettiva, in cui i lavoratori possano avere un controllo diretto sui mezzi di produzione e beneficiare equamente dei frutti del loro lavoro. Inoltre, Proudhon si oppone alla centralizzazione del potere politico e sostiene l'importanza di una federazione di comunità autonome, in cui ogni individuo possa partecipare attivamente alle decisioni che riguardano la propria vita e il proprio lavoro. In conclusione, Proudhon critica le teorie socialiste e comuniste per la loro concezione del valore dei beni e per la loro visione della proprietà privata e del potere politico. Egli propone un sistema basato sulla proprietà collettiva e sulla federazione di comunità autonome, al fine di garantire una maggiore giustizia sociale e partecipazione democratica.
Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
3 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Vasale Claudio.