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Marx 1818/1883: la critica della dialettica hegeliana
M. denuncia il carattere idealistico della dialettica hegeliana e la sua tendenza a affidare le opposizioni e i superamenti alla tattica divina di uno spirito che trionfa nella storia. Per Hegel, questo spirito è assoluto e implica che l'umanità sia una massa che lo fa esistere. Questo presuppone una visione speculativa ed esoterica della storia (la storia dello spirito dell'umanità, di uno spirito trascendente rispetto all'uomo reale) a discapito della storia empirica, quella dell'umanità reale e sociale.
Per M., questo deve essere ribaltato e bisogna passare dall'idealismo al materialismo, inteso come prassi, grazie al quale la dialettica torna nella vita reale e aiuta a dare valore alla società civile (che per Hegel era solo un passaggio prima dello stato etico).
Quale materialismo? Non quello illuministico, né quello intuitivo, ma un materialismo che riporti alla
realtà storica tuttociò che è rilevante nella vita umana e sociale, impedendo che idealismi, astrazioni, mistificazionidel potere nascondano la realtà e le contraddizioni dei processi storici al punto da rendere ilpensiero filosofico quasi la giustificazione dell’esistente.Il materialismo storico
Il materialismo è dunque un’attività e, tra esse, quella che assume la priorità logica nellaclassificazione della fenomenicità umana ( bisogni, strutture, spiegazione dello sviluppo storico ) èsicuramente l’attività economica.
Il mondo economico non è riducibile alla pura idealità: è quindi illusorio escogitare modelliistituzionali e politici che escludano i passaggi obbligati dati dalle forme e dai rapporti diproduzione, così come non è possibile per l’uomo rivendicare il primato della coscienza come baseper la stabilità sociale.
Infatti, la coscienza
dell'uomo esiste perché esiste una realtà economica che la forma e la sostiene: non è la coscienza propria che determina l'essere umano, ma è l'essere sociale dell'uomo che determina la sua coscienza. L'uomo però non ha sempre la consapevolezza che la base economica è il fattore esplicativo della vita sociale, soprattutto perché pensano che le leggi economiche abbiano quasi un valore eterno e intoccabile, senza capire che invece scaturiscono proprio dai loro rapporti sociali, a loro volta basati sul mutamento delle forze produttive. Una volta affermato ciò, però, Ma. Vuole intervenire per togliere l'incoerenza che ritiene esserci alla base della vita economica attuale, denunciando in essa la presenza di alienazioni che impediscono all'uomo di conoscere le condizioni reali del suo esistere. Tra esse, c'è in primis la religione che maschera la realtà con rimandi ad unmondoextrasensibile dove tutto si concilia per fede. Il problema però è che pensare ciò non cambia la situazione in terra, dove le cose restano devastate. Per questo secondo M. bisogna liberarsi dalla religione, perché obnubila la mente come l'oppio e fa da coscienza capovolta di un mondo capovolto. Questa lotta va fatta a 360 gradi: non solo l'uomo deve riprendersi le attribuzioni date a Dio, ma deve eliminare proprio il concetto di divinità, quello che rende l'ateismo un'alternativa alla trascendenza ( e quindi esso stesso, in qualche modo, religioso ). Non bisogna più sentire la necessità di liberarci dalla religione, semplicemente perché la religione non sarà più. M. vuole un ritorno alla dimensione mondana che porti a lavorare per una trasformazione della base reale della vita: ciò può essere fatto, una volta smantellata la forma sacra dell'autoalienazione umana, attraverso losmantellamento delle forme profane, cioè operare la liberazione delle strutture sociali dalle contraddizioni che creano sovrastrutture degenerate.