Anteprima
Vedrai una selezione di 7 pagine su 29
Appunti di Storia delle dottrine politiche  Pag. 1 Appunti di Storia delle dottrine politiche  Pag. 2
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia delle dottrine politiche  Pag. 6
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia delle dottrine politiche  Pag. 11
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia delle dottrine politiche  Pag. 16
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia delle dottrine politiche  Pag. 21
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Storia delle dottrine politiche  Pag. 26
1 su 29
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Lavoisier, e tenta di spiegare la mente umana con un modello chimico: egli

afferma che il risultato di tale processo di associazione non è solamente

sommativo, infatti, una molecola d’acqua possiede alcune proprietà nuove ed

emergenti che gli atomi che la hanno formata non presentavano, ed ugualmente

avviene nella mente, dove ha quindi luogo un processo generativo. La mente ha

quindi un ruolo nella trasformazione del materiale empirico; introduce quindi il

concetto di chimica mentale, per cui i prodotti della mente sono

qualitativamente diversi dagli elementi dalla cui composizione derivano.

o Empirismo

Mill crede che la conoscenza si basi sull’esperienza (conoscenza a-posteriori), e

perciò critica ogni forma di conoscenza a-priori (cioè ogni forma di conoscenza non

basata sull’esperienza), come per esempio la metafisica e la religione, che danno una

visione stabile del mondo, ignorando completamente il manifestarsi dei fenomeni.

 Marx

o Vita, Comunismo e Origini

Karl Heinrich Marx nasce a Treviri, in Germania, nel 1818; è stato un filosofo, un

economista, un un sociologo, politico, nonché ideatore del comunismo. Tuttavia,

la maggior parte delle sue pagine trattano più la critica del capitalismo che il

comunismo in sé: il comunismo non ha una teoria dello stato, non ha una teoria

delle istituzioni, non si sa come applicarlo, e tutti coloro che ci hanno provato non si

sono basati su alcun sistema ideato da Marx, proprio perché Marx questo sistema

non l’ha mai ideato, o perlomeno non lo ha mai trascritto. Perciò è complicato

attribuire la colpa delle esperienze reali del socialismo al marxismo.

Le sue idee si basano su:

 la filosofia tedesca, Hegel in particolare, da cui riprenderà la dialettica.

 economia inglese, come Smith e Ricardo, che criticherà, perché la loro

economia non è una scienza neutrale, ma un appoggio ideale al capitalismo.

e Furrier, e l’anarchismo

 politica francese: socialismo utopico di Saint-Simon

socialista di Proudhon.

o Materialismo Storico e Dialettico

Secondo la teoria del materialismo storico, le forze motrici della storia risiedono in

fattori di tipo economico o materiale. Alla base del materialismo storico c’è la

dialettica, che Marx riprende da Hegel, a cui riconosce di essere stato il primo a

comprendere l’importanza delle opposizioni; Marx era un “giovane hegeliano”, o

“hegeliano di sinistra”, ossia era membro di quel gruppo di allievi che interpretavano

la frase del maestro “tutto ciò ch’è reale e razionale e tutto ciò ch’è razionale è reale”

come “tutto ciò ch’è giusto dev’essere realizzato”, quindi in senso rivoluzionario; si

contrapponevano ai “vecchi hegeliani”, o “hegeliani di destra”, che al contrario la

interpretavano come “tutto ciò ch’esiste è giusto, in quanto manifestazione di una

verità più profonda”, quindi in senso assolutamente conservatore. In Hegel, la

dialettica è la legge dello sviluppo della realtà e consiste in 3 momenti

fondamentali: un'affermazione che funge da tesi, una negazione che funge da

antitesi, e il superamento di una e dell'altra che funge da sintesi. Marx critica

Hegel di "idealismo" per non aver colto che le opposizioni che muovono la

storia sono materiali e reali, e non ideali o concettuali, il soggetto della dialettica

devono essere le classi sociali e la struttura economica, e non lo spirito assoluto.

In base a questa impostazione nella società capitalistica la borghesia è la tesi, il

proletariato è l'antitesi e il comunismo è la sintesi (risultato inevitabile).

“Das Kapital”

o “Das Kapital” (1867)

Nel Marx opera la sua analisi del sistema capitalistico. Lo fa

distinguendo innanzitutto tra forze produttive, rapporti di produzione, e il modo di

produzione. Le forze produttive sono tutti quegli elementi che vengono impiegati nel

processo di produzione, cioè forza lavoro, mezzi di produzione, conoscenze tecniche

e scientifiche. Lo sviluppo delle forze produttive ha però creato due schieramenti

contrapposti: gli sfruttati e gli sfruttatori, infatti secondo Marx uno dei problemi del

capitalismo è la presenza di classi sociali, che sono definite in base alla posizione e

al ruolo che i suoi membri hanno all’interno del sistema produttivo. Emerge così

una caratteristica fondamentale del materialismo storico, ossia l'assoluta

centralità del conflitto ("La storia di ogni società sin ora esistita è sempre stata la

storia di lotte di classe"). I rapporti di produzione sono rapporti che intercorrono fra

uomini che lavorano, essi sono inevitabili, e soprattutto statici, perché dipendono da

chi ha potere, e chi ha potere ha interesse nel preservarli così come sono.

La combinazione delle forze produttive e dei rapporti di produzione costituisce il

modo di produzione di una società, detto anche "struttura", sulla quale sorge

una sovrastruttura giuridica e politica.

La teoria del valore marxiana è basata sull’idea che il valore di una merce

dipende dalla quantità media di lavoro impiegata per produrre quella merce in

determinate circostanze di luogo e di tempo. Il ciclo economico dei modi di

produzione pre-capitalistici può essere riassunto tramite la formula M.D.M.(produco

merce, che vendo per denaro, che uso per comprare un'altra merce di cui ho

bisogno), il ciclo economico capitalistico invece, può essere riassunto tramite la

formula D.M.D. (investimento sulla forza lavoro, la quale produce una merce, che

rivendo a prezzo maggiore per ottenere un profitto), il primo ciclo valorizza il valore

d'uso di una merce, ossia l'utilità che quel prodotto soddisfa, il secondo invece

il valore di scambio, ossia la capacità che ha quella merce di essere venduta in

cambio di denaro o altri oggetti, invece di essere consumata immediatamente.

Com'è possibile però che il capitalista, partendo da una somma di denaro X, dopo

l'investimento si ritrovi con una somma pari a X+1? Questo valore aggiunto, che

Marx chiama "plusvalore", deriva dallo sfruttamento, e più esattamente

dal "pluslavoro", ossia la parte di lavoro non retribuita dal capitalista: Marx

immagina che la giornata lavorativa sia divisa in due periodi, quella del lavoro

necessario, in cui l'operaio lavora per guadagnare il proprio salario, e quella

del lavoro soverchio, in cui l'operaio lavora per il capitalista. Tuttavia il plusvalore

non coincide col profitto, per afferrare questo concetto è necessario conoscere la

distinzione fra capitale costante e capitale variabile: il primo è il capitale investito

per comprare i macchinari e tutto ciò di cui la fabbrica ha bisogno per lavorare, il

secondo è quello speso per comprare la forza lavoro (salari); il plusvalore tiene in

considerazione solamente i salari, ossia il capitale variabile, tuttavia, oltre alla spesa

per i salari, il capitalista ha anche le spese per la gestione della fabbrica (capitale

costante), e per questo motivo, il profitto non coincide col plus-valore.

Marx eredita la TVL da Ricardo, sviluppandola criticamente. Marx sostiene che per

Ricardo: del valore d’uso (ricchezza materiale

a) il lavoro umano è l'unica fonte attiva

concreta);

b) il lavoro umano è l'unica fonte del valore (ricchezza astratta, perchè il

“valore” non esiste in natura, è una convenzione).

Ora, per Marx, la TVL di Ricardo contiene un'ambiguità: Ricardo, infatti, non

distingue il lavoro umano nella sua duplice natura di lavoro concreto e di lavoro

astratto. Perciò per Marx la TVL di Ricardo necessita di alcune integrazioni.

Il lavoro umano in quanto lavoro concreto è qualitativamente indirizzato alla

produzione di specifici valori d’uso. In quanto tale, in ogni epoca storica, esso è

l'unica fonte attiva del valore d’uso. Il lavoro astratto è invece il lavoro umano che

non considera gli aspetti qualitativi e le determinazioni concrete, e, in quanto tale,

esso è fonte del valore (ricchezza astratta). Come fonte del valore, il lavoro astratto è

un'attività storicamente determinata. Perciò, la confusione tra lavoro concreto e

lavoro astratto determina la confusione tra una proprietà storicamente determinata

(creare valore e plusvalore) e una proprietà a-storica e naturale (creare valori d'uso).

Marx, perciò, rielabora la TVL di Ricardo. Le due proposizioni fondamentali di

Ricardo diventano: del valore d’uso, quindi della

a') il lavoro umano concreto è l'unica fonte attiva

ricchezza materiale concreta;

b') il lavoro umano astratto è l'unica fonte del valore, inteso come ricchezza

astratta.

Se i proletari vengono sfruttati dai capitalisti, perché non si ribellano? Questa

domanda richiede di analizzare le dinamiche di potere che si svolgono nella

sovrastruttura (ogni tipo di concetto non attinente ai rapporti economici): lo stato

mantiene il proletariato in una condizione subalterna con la forza, il diritto e

l'ideologia, infatti i borghesi lo utilizzano per reprimere le ribellioni, promulgare

leggi, e promuovere l'ideologia borghese, in sostanza, lo stato è lo strumento con cui

la classe dominante opprime la classe sfruttata. Secondo Marx ogni ideologia è una

mistificazione della realtà, una narrazione che giustifica i rapporti di forza.

I proletari costituiscono una classe sociale, tuttavia, il fatto di condividere la stessa

situazione non basta a dare impulso alla rivoluzione, è necessario invece che i

proletari acquisiscano una "coscienza di classe", ossia la consapevolezza di essere

sfruttati e del fatto che è il capitalista a dipendere da loro, e non il contrario.

Il principale problema che la classe proletaria ha è l'alienazione: il proletariato è

estraniato da sé sotto quattro aspetti differenti: alienato rispetto al prodotto, che non

gli appartiene, rispetto al suo lavoro, che lo rende uno strumento nelle mani del

capitalista, rispetto alla propria essenza, in quanto non si sente più un umano, e verso

il prossimo, perché è indotto a pensare che tutti gli uomini siano senza scrupoli come

è proprio la liberazione dell’uomo

i capitalisti. Il fine del comunismo, dice Marx,

dall’alienazione generata dal lavoro.

o Religione

Per Marx la religione è un’invenzione umana, causata dalle condizioni di

miseria materiale e spirituale in cui l’essere umano si trova per colpa del

capitalismo. Dir&agra

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
29 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marcogasbarri di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università internazionale degli studi sociali Guido Carli - (LUISS) di Roma o del prof Maffettone Sebastiano.