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L'economia politica e l'alienazione secondo Marx
L'economia politica comincia a diventare agli occhi di Marx la disciplina fondamentale per capire il modo di produzione di una società, la distribuzione e il consumo di merci. Al centro di questi manoscritti vi è la categoria di alienazione (detta anche estraniazione), diventare altro da sé. Marx analizza l'alienazione del salariato, il lavoro dell'operaio è uno strumento di alienazione del proletario, colui che lavora alle dipendenze di chi abbia la proprietà dei mezzi di produzione. Nel sistema di fabbrica il proletario lavora per un certo numero di ore in cambio di un salario monetario. L'alienazione del lavoro è distinta in quattro livelli. Il lavoro salariato produce alienazione innanzitutto rispetto al prodotto: il lavoratore non è proprietario dell'oggetto del suo lavoro, produce qualcosa che non può comprare. L'operaio lavora per un prodotto che diventa di proprietà altrui. Il secondo livello
è l’alienazione rispetto alla propria attività, perché il lavoro salariato diventa un lavoro forzato, non serve a esprimere l'essenza dell'uomo, perde quel carattere di libertà e di creatività. Il lavoro salariato è comandato da altri, ripetitivo e meccanico, che serve semplicemente a mantenersi in vita. Il terzo livello è l'alienazione rispetto alla propria essenza generica (Wesen), la perdita della propria umanità. L'uomo lavorando in forma salariata si disumanizza perché perde le sue caratteristiche più specifiche di essere umano, non mette nulla di suo se non l'energia fisica, diventa un animale da soma. L’ultimo livello di alienazione del lavoro salariato è rispetto al prossimo, l’uomo non riconosce più l’altro come suo simile, perde qualsiasi vincolo di solidarietà e di comunità con gli altri. Gli altri sono visti o come dei concorrenti sul
Il piano del mercato del lavoro oppure l'altro è l'antagonista (il datore di lavoro), colui che si appropria del lavoro salariato per trasformarlo in capitale. Il capitale si erge contro il lavoratore come una potenza che lo domina. Per Marx il capitale è una logica di funzionamento del sistema economico, ma è anche un rapporto sociale. (Quindi il lavoratore salariato perde il contatto con se stesso, con la sua umanità, la sua essenza, con gli altri, con il prodotto del suo lavoro che gli viene sottratto e con la propria attività). Per superare l'alienazione l'unica soluzione è l'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Ciò consentirebbe al lavoratore di riappropriarsi del prodotto del suo lavoro, della sua essenza umana, della sua umanità e di un rapporto solidale con gli altri. Occorre abolire il lavoro salariato stesso, non bisogna più lavorare in condizioni capitalistiche di disuguaglianza.
Secondo l'interprete Althusser siamo ancora al livello di un Marx umanistico, che non argomenta in modo esplicito in termini di classi, ma di alienazione umana, di umanità universale. La visione materialistica del Marx scienziato comincia nel 1845 con le "Tesi su Feuerbach". Il Marx umanista è ancora legato a un'emancipazione dell'uomo in generale. In verità la prospettiva della classe si va sempre più chiarendo, c'è un passaggio dall'uomo alla classe che coincide con l'approfondimento dello studio dell'economia politica, della critica che rivolge ai classici dell'economia politica (Ricardo, Smith). (Feuerbach ha rotto con l'hegelismo, resta una delle matrici del pensiero di Marx. Critica dell'alienazione religiosa, dell'ideologia religiosa del Cristianesimo, diventando atei si diventa liberi). Per Marx invece non basta diventare atei per emanciparsi, bisogna anche abolire
La proprietà privata. La società capitalista sente il bisogno di costruirsi una religione, di rinviare l'uguaglianza, l'emancipazione in un'altra vita. Secondo Marx la religione è l'oppio dei popoli, perché serve a distogliere lo sguardo dell'uomo dalla realtà terrena per proiettare in un aldilà futuro l'emancipazione. L'emancipazione deve essere attuata in Terra attraverso la rivoluzione. La concezione materialistica della storia è il punto di svolta, Marx è considerato il fondatore del materialismo storico inteso come un nuovo metodo di conoscenza della storia, una nuova scienza della storia, contrapposto all'idealismo storico di matrice hegeliana. Se per Hegel tutta la storia è il romanzo di formazione dello spirito, delle idee, per Marx la storia è storia di lotte di classe, del modo in cui gli uomini hanno organizzato le condizioni materiali della loro vita, ovvero storia dei modi.di produzione. La concezione materialistica è delineata nell'"Ideologia tedesca", opera scritta nel 1845-46 con Engels e rimasta inedita fino al 1932. Questo testo è dedicato alla cultura filosofica tedesca dell'epoca immediatamente precedente alla loro. Ideologia è un concetto tecnico, per ideologia Marx intende falsa coscienza, falsa rappresentanza del reale, che mistifica/copre qualcosa che non si vuole far vedere, che occultail movimento reale della storia. La concezione ideologica nasconde la lotta di classe e quindi costruisce una rappresentazione illusoria che non corrisponde alla realtà materiale. Ad esempio l'idea che lo Stato nasca da un contratto è una profonda mistificazione ideologica liberale-borghese. In realtà la storia è storia di lotta di classe, di violenza, di dominio, di imposizione di una classe sull'altra (pensiero simile a quello descritto da Rousseau nel "Discorso sull'originedella disuguaglianza”). Marx ed Engels contrappongono a questa mistificazione un vero sapere della storia. Servono nuovi strumenti di lettura, di interpretazione della storia, del dominio di classe. Il materialismo è una scienza della storia che si fonda su un nuovo metodo, parte dall'idea che la storia sia un processo materiale attraverso cui l'uomo nel corso di vari secoli ha soddisfatto dei propri bisogni tramite il lavoro, questo rappresenta il motore della storia. Per conoscere la storia non bisogna studiare la storia politica degli Stati, ma come ogni società ha organizzato il soddisfacimento dei propri bisogni materiali attraverso il lavoro. Le epoche storiche sono contraddistinte da diversi metodi di produzione. Il materialismo considera la storia in modo scientifico e non ideologico, attraverso il lavoro non le idee. Il corollario di questo discorso è la distinzione centrale in Marx tra struttura e sovrastruttura. La struttura di una società.La struttura economica è data dal modo in cui è organizzata la produzione di beni e di merci. Marx distingue all'interno del concetto di struttura economica le forze produttive (la forza lavoro e i mezzi di produzione, chi lavora e con quali strumenti) e i rapporti di produzione (il modo in cui è giuridicamente regolata la produzione). Ogni epoca ha i suoi rapporti di produzione, in quella capitalistico-borghese una classe detiene legalmente la proprietà dei mezzi di produzione e l'altra che non la detiene vende legalmente la propria forza lavoro. (Il proletario è quindi formalmente libero. Il materialismo storico si realizza attraverso lo studio delle strutture sociali). La sovrastruttura (Uberbau) è l'insieme di tutta la sfera giuridica, politica, culturale di una società, ad esempio lo Stato, il diritto, la cultura. La sovrastruttura dipende dalla struttura. Tra la sfera dello Stato e dei diritti e quella dell'economia c'è un
Rapporto di dipendenza, la sfera dello Stato e dei diritti serve a velare, occultare ideologicamente una vera diseguaglianza. Marx polemizza contro l'idealismo, non è lo stato a essere la sintesi, la realtà dell'idea etica indipendente, questa dipende dalla struttura economica. L'unico elemento determinante è la struttura economica, la sovrastruttura è un riflesso della struttura economica. Marx rovescia completamente la logica dell'idealismo. Il vero soggetto della storia, il motore dello Stato sono le classi che lavorano e che producono. I passaggi delle varie epoche avvengono attraverso trasformazioni dei modi di produzione, non della sfera politica, questa interviene dopo ex post per coprire e legittimare un dominio che si è già realizzato nella realtà materiale e concreta della produzione. Perciò lo Stato Borghese liberale è un'immane impalcatura, un comitato d'affari della borghesia, che serve
A perpetuare il dominio borghese in ambito della struttura economica. Le idee dominanti in una società sono sempre quelle della classe dominante. La storia è dei diversi modi in cui viene organizzata la produzione (feudale, borghese e comunista), ma il motore dello sviluppo è una contraddizione strategica, cioè quella tra le forze di produzione e i rapporti di produzione: c'è un momento in cui queste due entrano in contraddizione, le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe in ascesa, mentre i vecchi rapporti di produzione sono incarnati da una classe in tramonto. La rivoluzione francese è stato il momento in cui la borghesia, la classe sociale in ascesa, ha conquistato il potere politico e ha trasformato i rapporti di produzione, facendo passare la struttura feudale a una struttura borghese, che aboliva i ceti e le corporazioni e riconosceva diritti agli individui concepiti come singoli. I rapporti di produzione non sono in
grado di trattenere la potenza sociale della classe in ascesa. La società borghese capitalistica della rivoluzione industriale, ha prodotto una classe, il proletariato, che si sta diffondendo in modo direttamente proporzionale alla diffusione della borghesia, a un certo punto il proletariato acquisirà una potenza sociale tale da far saltare in aria la vecchia società borghese, cioè i vecchi rapporti di produzione borghesi capitalistici. La rivoluzione proletaria farà nascere una società completamente diversa nella sua struttura economica."Il Manifesto del Partito Comunista" è un'opera militante, scritta nel 1847 da Marx ed Engels, proprio a ridosso della rivoluzione europea del 48, contraddistinta dal fatto di essere una rivoluzione borghese, ma è la prima nella quale il proletariato si afferma e partecipa con un proprio profilo autonomo, sia dal punto di vista di classe che politico. Il proletariato è una classere considerato un anno cruciale per la storia del movimento operaio e delle lotte di classe. In quel periodo, in diverse parti d'Europa, si verificarono importanti rivoluzioni e insurrezioni popolari. A Parigi, nel giugno del 1848, il proletariato si trovò a gestire la rivoluzione da solo, dopo essere stato abbandonato dalla borghesia. Questo avvenne perché la borghesia, che inizialmente aveva appoggiato la rivoluzione per ottenere riforme politiche e sociali, si spaventò di fronte alle richieste più radicali del proletariato e decise di ritirare il suo sostegno. Il proletariato parigino, quindi, si trovò a fronteggiare da solo le forze reazionarie e conservatrici che cercavano di soffocare la rivoluzione. Nonostante la sua determinazione e il suo coraggio, il proletariato parigino fu sconfitto e la rivoluzione del 1848 non riuscì a raggiungere gli obiettivi di emancipazione sociale e politica che si era prefissata. Tuttavia, l'esperienza del 1848 fu fondamentale per la formazione della coscienza di classe del proletariato e per la diffusione delle idee socialiste e comuniste. Da quel momento in poi, il movimento operaio si organizzò sempre più e divenne una forza politica e sociale di rilievo, che avrebbe continuato a lottare per i propri diritti e per una società più giusta e equa.