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Storia delle dottrine politiche - individuo, società e Stato: Kant Pag. 1
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Il pensiero di Kant sulla volontà generale e le forme di governo

Kant accoglie il principio che la volontà generale si articola in tre poteri: il potere sovrano, che risiede nel legislativo; il potere esecutivo nel governo; il potere giudiziario nel corpo dei giudici. Le forme di governo per Kant sono tre: autocrazia, aristocrazia e democrazia, caratterizzate rispettivamente dal comando di uno su tutti, dei pochi su tutti, e di tutti su tutti.

Lo Stato ha il fine di garantire la libertà, l'uguaglianza, l'indipendenza degli individui che lo costituiscono. Il concetto di libertà implica che lo Stato non può in alcun modo arrogarsi il compito di rendere felici i sudditi: lo Stato non ha alcun diritto di imporre norme di comportamento che si riferiscano al modo di vita dei cittadini e che siano finalizzate al conseguimento della felicità. Kant rifiuta qualsiasi forma di Stato paternalistico, che cerchi cioè di creare le condizioni di vita da cui consegua necessariamente la felicità dei cittadini.

principio della libertà significa, invece, che i cittadini debbono essere considerati pienamente capaci di vivere la propria vita in modo autonomo. Bisogna riconoscere ad ogni cittadino l'uso pubblico della propria ragione, cioè la possibilità di far conoscere le proprie idee, le proprie considerazioni critiche nei confronti dei provvedimenti del governo: non può essere ammesso, invece, l'uso privato della ragione, cioè la facoltà di critica del funzionario nei confronti degli atti pubblici che debbono essere eseguiti per il conseguimento di fini di interessi generali. Questa distinzione fra l'uso pubblico della propria ragione e quello privato deve essere applicato anche in materia religiosa. La religione per Kant si esprime nell'atto di fede nell'esistenza di Dio. Lo Stato non ha alcun potere sulla dottrina e sul culto della chiesa, può solamente richiedere che i doveri derivanti dall'appartenenza alla chiesa.non contrastino con le leggi. Lo Stato deve garantire una piena libertà religiosa. Lo Stato deve garantire l'uguaglianza: tutti sono sottoposti al comando delle leggi, tutti sono egualmente sudditi dello Stato e nessuno può imporre alcunché agli altri se non per il tramite delle leggi. Kant tiene a precisare che la delimitazione dell'uguaglianza nell'ambito giuridico-costituzionale significa abolizione di qualsiasi privilegio. In vista di questo fine occorre predisporre una politica di radicale riforma della grande proprietà feudale ed ecclesiastica, che sancisce i privilegi politici dell'aristocrazia e dell'ordine ecclesiastico. Questi provvedimenti per Kant sono legittimi in quanto lo Stato, espressione della volontà generale, è la fonte del diritto di proprietà privata dei singoli: allo Stato infatti appartiene tutto il territorio sul quale esercita la sua sovranità. Kant non mancò di dichiarare.

esplicitamente la sua adesione agli ideali di profondo rinnovamento culturale e politico che si esprimevano con la rivoluzione francese. Ma il principio sul quale si fonda la rivoluzione, il diritto di resistenza attiva al governo, non può essere accolto in uno Stato di diritto. Ciò non significa affermare il principio dell'immodificabilità della costituzione; nell'ambito della costituzione può essere ammessa una sola forma di resistenza, quella che può esercitarsi nei confronti del solo potere esecutivo e mai contro quello legislativo, una resistenza che si esprime nel rifiuto di compiere certi atti da parte dei rappresentanti del popolo per costringere l'esecutivo ad adeguarsi ai principi fondamentali dello Stato di diritto.

La natura ha dotato l'uomo di ragione e di volontà affinché egli possa continuamente perfezionarsi: il fine della natura, secondo Kant, è che l'uomo "si elevi con le sue fatiche"

Tanto da rendersi indegno, con la sua condotta, della vita e della felicità. Questo fine può essere conseguito dall'uomo solamente stabilendo e mantenendo rapporti con gli altri uomini. L'uomo è costretto dalla natura ad entrare in società con i suoi simili, sotto la spinta dei bisogni più elementari, e nello stesso tempo è proprio la società che sviluppa nell'uomo la naturale inclinazione all'antagonismo col favorire le passioni, i desideri, i sentimenti che contrappongono gli uomini tra di loro: se non ci fosse la lotta fra gli uomini, non sarebbero state in alcun modo possibili le conquiste della ragione e dell'ingegno umani.

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Publisher
A.A. 2010-2011
3 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Exxodus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Lazzarino Del Grosso Anna Maria.