Anteprima
Vedrai una selezione di 14 pagine su 61
Storia delle dottrine politiche Pag. 1 Storia delle dottrine politiche Pag. 2
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 6
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 11
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 16
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 21
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 26
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 31
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 36
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 41
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 46
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 51
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 56
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia delle dottrine politiche Pag. 61
1 su 61
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il divenire della natura secondo Aristotele

Aristotele è un pensatore organicista, quindi tende a concepire il mondo umano e politico con una forte analogia con quello che è il mondo della natura. Il principio che spiega l'evoluzione della natura è anche il principio che spiega l'evoluzione della politica. La natura è vista come il divenire in vista di un fine che è interno alla natura stessa, è una concezione di tipo finalistico e teleologico. La natura ha un telos, un fine, il quale è per Aristotele la forma che fa di ciascun organismo vivente quello che è. La natura si muove, diviene, si sviluppa attraverso un rapporto di causalità; ogni organismo ha una nascita e grazie a un impulso iniziale, che lo mette in moto (chiamato causa efficiente) sviluppandosi in una determinata direzione (chiamata causa finale), passa dall'essere in potenza all'essere in atto, dalla materia alla forma.

ciò che è materialmente in potenza si sviluppa in una certa forma e non in un'altra è perché il risultato del suo sviluppo racchiuso nel suo stesso progetto iniziale, è predeterminato dalla sua condizione di elemento potenziale. La potenza racchiude l'atto e il divenire lo esplica.

C'è anche una necessità in questo movimento. Questo è importante per capire la formazione dellapolis secondo Aristotele che l'uomo decide volontariamente di creare ma che risponde a un progetto che è nell'uomo stesso, cioè il progetto della politica.

POTENZA= CAUSA EFFICIENTE=MATERIA

ATTO=CAUSA FINALE=FORMA

"Politica" è un'opera in 8 libri che Aristotele scrive in diversi anni. Da questi libri emergono prospettive diverse, sono state date quindi diverse spiegazioni, tra cui quella che diede lo studioso Hans von Arnim, il quale suddivise in questo modo l'opera di Aristotele:

1:

introduttivo alla materia. 2 e 3: libri in cui A. cerca di spiegare qual è la costituzione ideale da un punto di vista molto legato a Platone. 4-6: A. studia le costituzioni storiche delle poleis, cioè studiate alla luce delle concrete esperienze storico-politiche. 7 e 8: emerge una prospettiva di tipo idealistica, sono libri in cui emerge una prospettiva dello stato ideale dal punto di vista di A. La cosa più interessante è la ricerca di quale sia lo stato migliore per A. in questi libri. È possibile rintracciare una coerenza perché questa domanda riceve una risposta diversa nei vari libri perché l'interrogazione è in parte diversa. A. si chiede qual è il governo/costituzione migliore dal punto di vista più astratto, a questa domanda risponde nei libri 2,3,7 e 8: quello della monarchia del re-filosofo o l'aristocrazia del sapere. Poi però A. si chiede anche qual è il governo migliore dal punto di vistastorico e risponde che il governo migliore può essere la forma monarchica, aristocratica, democratica, non è importante chi governa, ma quanto è funzionale quella forma di governo al momento storico (libri 4 e 5). Infine nel libro 6 A. si chiede qual è la forma di governo più facile da realizzare e lui risponde la politia, cioè una forma temperata di democrazia perché A. eredita dalla tradizione di pensiero di cui era allievo socratico-platonico un'avversione nei confronti della democrazia, ma la interpreta in una maniera più sfumata e quindi cerca una forma di governo in una sorta di governo intermedio tra una forma aristocratica e una democratica. La politica è un testo che ritorna in Occidente dall'impero romano d'Oriente, Bisanzio, dove la politica di A. aveva trovato una nuova vita. La politica di A. crea un modello che è talmente forte da imporsi nella cultura europea e non solo per tantissimi.secoli.Il modello aristotelico di spiegazione di nascita del pensiero politico sostiene che l'uomo è animale politico per natura in quanto possiede la ragione.A. non intende che la politica è la prima forma di associazione in cui si trova a vivere l'uomo ma è il punto d'arrivo di un percorso.La politica è racchiusa come progetto nell'uomo in potenza ma poi si esplica nel divenire storico fino a che l'organizzazione sociale non raggiunge l'apice quando viene costituita la polis, così come il progetto di ciascun di noi è racchiuso nell'essere delle piccole cellule, che poi esce e diventa un bambino, ragazzo,.. Anche la formazione della polis segue questo percorso e segue questa medesima tendenza necessaria che esiste nel mondo naturale, così come il seme di zucca non può che dar luogo a una zucca, così l'uomo vivendo e associandosi non può che dar luogo a una polis.Quandoparliamo di uomo, A non intende un individuo, ma un gruppo umano, in particolare il primo gruppo umano che è la famiglia, la prima forma aggregativa dell'uomo che però l'uomo supera perché la famiglia è in grado di soddisfare solo alcuni primi bisogni degli uomini. Per soddisfare i bisogni più evoluti è necessaria una forma aggregativa più ampia, abbiamo i villaggi. Tuttavia anche il villaggio è una tappa intermedia perché non è in grado di soddisfare tutti i bisogni, ad esempio quelli spirituali. Quindi i villaggi si aggregano necessariamente tra di loro. La polis è il momento finale, l'atto della politicità dell'uomo che è l'esplicazione dell'uomo politico in potenza che sta nella famiglia. Polis: forma= uomo: materia La famiglia è la polis in potenza e la polis è la famiglia in atto. È nella natura dell'uomo quella di costituire la polis etutto ciò avviene nel segno della razionalità inquanto l’uomo è un animale politico per natura, è un essere razionale ed è ciò che permette agli uomini di comunicare e di costruire un progetto politico.

Formazione storica: famiglia-villaggio-stato → progressione naturale e necessaria.

In questa visione c’è una critica pesante della concezione platonica espressa nella repubblica.

Se noi consideriamo ciò che è alla base della polis vale a dire la famiglia ne consegue che la famiglia non si può eliminare e non si può eliminare neppure la proprietà privata, che per A. è un appendice della famiglia. La polis è il prodotto di un evoluzione storica che racchiude in se le forme di socialità che la precedono e che sono ad essa preesistenti, quindi la polis non può negare le forme di socialità che l’hanno storicamente preceduta e delle quali è essa stata.

costituita.Secondo A. abolire la proprietà significa dar luogo a una forma di ingiustizia perché comporta l'adozione di un principio meramente aritmetico tale per cui le ricchezze vengono ripartite in maniera eguale a prescindere dal lavoro che ciascuno svolge, così scompare il concetto di giustizia meritocratica tra chi lavora tanto e chi lavora poco.Quando parliamo di proprietà non è da intendersi con il concetto che abbiamo noi di proprietà.A. sostiene che l'uso della proprietà deve essere comune perché così potranno essere attenuate le propensioni egoistiche che nascono dal godimento della proprietà privata e così si mantiene il vincolo solidaristico e comunitario della polis.Intermezzo sulla libertàClassificazione di Isaiah Berlin.Coppie antinomiche: libertà civile e politica, libertà da o di, liberalismo e democrazia.→distinzione tra libertà positiva e negativa:Berlin

utilizzando una forma di libertà positiva. La libertà positiva implica non solo l'assenza di interferenze esterne, ma anche la possibilità per i cittadini di partecipare attivamente alla vita politica e di influenzare le decisioni che li riguardano. Questo tipo di libertà è legato alla promozione del benessere comune e alla realizzazione di una società giusta ed equa. La libertà positiva richiede l'intervento attivo dello Stato per garantire l'uguaglianza di opportunità e per promuovere il benessere di tutti i cittadini. In sintesi, la libertà negativa si concentra sull'assenza di interferenze esterne, mentre la libertà positiva si concentra sulla partecipazione attiva e sulla promozione del benessere comune.

A certe condizioni perché rispondono a domande politiche diverse. Il liberalismo è unadottrina politica che nasce nell'età moderna e risponde alla domanda "quanto potere deve avere chicomanda?" e la risposta è "poco"; mentre la teoria democratica risponde alla domanda "chi deveessere il detentore legittimo della sovranità?" e la risposta è "il popolo". Esiste una democraziadegli antichi e una democrazia dei moderni, in ogni caso la democrazia è diversa dalla dottrinaliberale, perché la dottrina democratica non dice nulla su quanto potere deve avere chi fa le leggi. La libertà negativa è la base su cui si può fondare quella positiva, ma non è un rapporto che si puòrovesciare → la libertà positiva, democratica, di partecipazione non ci può essere senza quellanegativa, perché si risolverebbe in una finzione. Non è

Il contrario, perché ci può essere libertà negativa senza quella positiva. → Qual era la libertà dell'uomo greco e poi dell'uomo romano? In riferimento all'uomo greco e poi a quello romano, quando parliamo di libertà si intende la libertà positiva, con l'eccezione di Atene. È dunque una libertà che fa riferimento alla città, all'autonomia, a fare le leggi da parte dei cittadini e in misura meno rilevante troviamo anche la libertà del cittadino e questo perché l'uomo non veniva considerato come singolo portatore di diritti individuali, ma come appartenente a una comunità. Max Pohlenz in un libro intitolato "la libertà greca" scrive che all'inizio questa idea di libertà nasce in contrapposizione all'idea di schiavitù in ambito privato, poi con il passare del tempo l'idea di libertà assume un significato politico.

(esempio contro i persiani diventa sinonimo di indipendenza) oppure in contrapposizione alla tirannia. Poi con l'affermazione dei governi delle polis, emerse l'idea politica di libertà come autonomia.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
61 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fofy2000 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Berti Francesco.