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LOCKE
Tutti gli uomini escono dallo stato di natura ed entrano nello stato civile cedendo il diritto alla vita al sovrano. Hobbes non si pone il problema del sovrano passionale perché lo stato è comunque il frutto di un patto e serve per preservare la vita e nel momento in cui il sovrano è talmente passionale da non garantire questo diritto si ha la dissoluzione dello stato. Con Locke è diverso perché secondo lui non tutti escono dallo stato di natura ma soltanto un gruppo.
La concezione del potere del sovrano di Hobbes è davvero assoluto e non ci sono limiti per il modo stesso in cui è fatto il patto, diverso dalla concezione di Bodin dove il sovrano era limitato alle leggi di natura etc. All'interno di questa concezione di stato di Hobbes non ci può essere un potere religioso perché il sovrano non può essere limitato dalle leggi religiose e infatti lui prevede che nelle mani nel sovrano ci sia anche il dominio sulla.
La Chiesa anglicana non prevede tolleranza religiosa. Giacomo II aveva come obiettivo di creare un vero potere assoluto, anche alla luce dell'opera che in quegli anni (anni '80 del '600) veniva letta molto, scritta da Robert Filmer e intitolata "Patriarca", in cui viene teorizzato il potere assoluto come potere paternalista, cioè giustifica il potere assoluto facendolo risalire alla Bibbia e alle Sacre Scritture. Secondo lui, Adamo ha ricevuto il potere da Dio e quindi i discendenti di Adamo erano soggetti totalmente a lui e aveva in mano anche la vita. Questo potere è passato da Adamo a Mose, ai figli di Mose fino ad arrivare ai governatori. Quindi i governatori hanno lo stesso potere di Adamo.
Si ha una divisione all'interno del parlamento: da una parte i Tories, che erano i conservatori, e dall'altra i Whigs, che erano i progressisti. È uno scontro molto importante che avviene sul piano istituzionale e che si lega a tutti i cambiamenti.
avvenuti in Inghilterra in quegli anni. La lotta contro Giacomo II che si faceva sempre più assoluto e tentò di dare un assetto sempre più cattolico alla chiesa anglicana (che essendo uno scisma non ha una base dottrinale salda e ogni sovrano dava una propria interpretazione) e questo sovrano aveva dato una interpretazione più cattolica mettendo in difficoltà le sette più calviniste. In quegli anni si afferma la gentry, rompendo con il feudalesimo, si afferma un nuovo modo di comprendere l'agricoltura e si inizia ad avere l'idea che più si investe nel terreno più si guadagna. La gentry (che non ha eguali nel resto di Europa) si arricchisce e acquistando potere economico acquista anche potere politico che darà un contributo rilevante alla lotta in parlamento. Oltre alla gentry (nobiltà di campagna, quindi erano già nobili) troviamo una serie di porzioni di popolazioni che diventano sempre più dinamiche: uomini, unaClasse contadina ricca che si distinguono dall'agentry per il fatto che sono proprietari della terra non nobili che però coltivano direttamente la terra (la gentry non coltivava, erano i proprietari), ceti mercantili dovuti all'espansione del commercio (1600 nascita compagnie delle Indie orientali), borghesia ossia uomini di legge/professori/impiegati/negozianti/artigiani/prime forme di industria che portano alla fine della rivoluzione al trionfo delle idee parlamentari e liberali. Il pensiero di Locke teorizza per la prima volta il principio del liberalismo; dal punto di vista religioso troviamo i bassi strati della popolazione si oppongono alla chiesa imposta dall'alto ossia la chiesa anglicana; questa resistenza viene dalle sette riformate di ispirazione calvinismo. L'opposizione parlamentare si salda con la causa puritana cioè le stanze del parlamento ritenuto rappresentante del popolo contro il potere monarchico di origine divina a cui si aggiunge la lotta religiosa.
Molti strati della popolazione inglese erano più propensa alla riforma ma il cattolicesimo tornava più utile alla corona perché permette più controllo sui sudditi e una repressione cosa che il calvinismo permette molto meno. Il cattolicesimo che si intende non è la chiesa di Roma ma un cattolicesimo che fa sempre a capo della chiesa il sovrano. Questa lotta politica e religiosa ha dato origine al liberalismo in Inghilterra. Non è un caso quindi che Locke è anche l'autore di una delle prime forme di tolleranza e di prime forme di difesa del cittadino dagli abusi di potere. Locke nasce nel 1632 da una famiglia di puritani, apparteneva a quella borghesia che stava nascendo in quei decenni. Visse la prima rivoluzione inglese da ragazzo. Locke all'inizio si schiera a favore della restaurazione di Carlo II, perché dopo aver vissuto la guerra voleva raggiungere un tentativo di pace ma; l'opera di Locke viene vista e letta come una
giustificazione di Carlo II. Tra il 1669 e il 1673 (anni di successione di Giacomo II) di fronte al tentativo di restaurazione cattolica di Giacomo II Locke scrive i primi abbozzi di quella che sarà la sua opera principale 'i primi due trattati sul governo' pubblicati in maniera definitiva solo nel 1690, ecco perché viene letta come una giustificazione ma in realtà sono stati scritti prima. Un'opera unica ma divisa in due parti. Il primo trattato è una critica alle tesi di Filmer () proprio perché è l'opera del momento che ha una concezione assolutista e sta dalla parte dei Thoris, il secondo trattato affronta le tematiche dell'origine, delle forme e dell'estensione del potere. Tra 1683 e il 1690 si trova ad Amsterdam dove studia filosofia e pubblica un'altra opera 'il saggio sull'intelletto umano', e nell'89 torna a Londra dopo il compimento della gloriosa rivoluzione.
Pubblical'opera nel '90 che lo rendono l'interprete per eccellenza della gloriosa rivoluzione e le sue idee ebbero una grande circolazione e consenso. Locke inizialmente si trova vicino alle tesi di Hobbes ma solo dal punto di vista del contesto storico; il contesto storico porta Locke a sentirsi vicino alle tesi di Hobbes e quindi all'accettazione della restaurazione. Dal punto di vista filosofico si ha una profonda differenza riguardo alla legge di natura. Entrambi si trovano collocati nel giusnaturalismo. Tra il 1660 e 1664 Locke scrive dei piccoli trattati sulla legge naturale 'saggi sulla legge naturale'. Per Locke è fondamentale l'esistenza di una legge di natura, cioè il fatto che ci sia una regola del bene e del male; è facile capire cosa è giusto cosa è sbagliato perché sta nelle cose; per lui è una legge di natura è di origine divina, l'espressione della volontà di dio.
applicata all'uomo e vuole affermare l'assoluta superiorità della legge naturale sulla legge civile (la legge fatta dai sovrani). E quindi la legge civile deve ispirarsi in maniera fedele alla legge di natura; ecco perché Locke ritiene che si debba obbedire alla legge di natura in maniera obbligatoria in quanto deriva dal potere divino. Ci serve a capire come mai per lui la legge di natura è più importante della legge civile. I 'due trattati sul governo' è un'opera che al tempo stesso ha un lato polemico e uno dottrinario; Locke parte dall'idea dello stato di natura che per lui è un'idea positiva in cui vige uno stato di eguaglianza e una libertà retto dalla legge naturale che è comunque una legge di ragione. È una legge di ragione perché all'interno del giusnaturalismo prevede che le leggi di natura siano messe da dio nella vita degli uomini ecco perché la legge naturale.è attraverso il lavoro. Secondo Locke, quando un individuo lavora su una risorsa naturale, la trasforma e la rende sua proprietà. Questo concetto di lavoro come mezzo di appropriazione è fondamentale nella teoria di Locke sulla proprietà privata. Inoltre, Locke sostiene che la proprietà privata è limitata dalla legge naturale e dalla ragione. Gli individui hanno il diritto di possedere solo ciò che possono utilizzare senza sprecare o lasciare inutilizzato. In questo modo, la proprietà privata è legata alla responsabilità e al rispetto per gli altri individui e per l'ambiente. Infine, Locke afferma che la proprietà privata è uno dei diritti naturali dell'uomo, insieme alla vita e alla libertà. Questi diritti sono inalienabili e devono essere protetti dalla società civile attraverso un governo legittimo. In conclusione, secondo Locke, la proprietà privata è un diritto naturale dell'uomo che deriva dal lavoro e dalla responsabilità individuale. È un elemento fondamentale per la convivenza pacifica e per la formazione di una società civile.risiede in ciò che ci appartiene ossia la proprietà della nostra persona, cioè il corpo, e ciò che ne deriva, ossia il lavoro. È il lavoro l'unico mezzo per appropriarci di qualcosa. La proprietà dei beni quindi per lui nasce dal lavoro ed è incontestabile perché con il lavoro si aggiunge qualcosa in più a ciò che la natura ha fatto e così i beni diventano proprietà di chi li ha lavorati. Vale per i beni e pure per la terra. Ma per quanto riguarda la terra un uomo può appropriarsi della quantità di terreno che può recintare e coltivare direttamente. La proprietà privata quindi è intesa come qualcosa di dinamico perché è intesa come il frutto del lavoro. Locke pone dei limiti alla proprietà privata: 1) ognuno deve lasciare agli altri cose sufficienti e attenenti buone di quelle di cui si è appropriato; 2) ci si può appropriare dellaquantità di beni tale che quelli non deperiscano, cioè ci si può appropriare solo di quello che si può consumare perché essendo tutti beni di dio non possono andar sprecati; In un secondo passaggio trascende questi limiti perché osserva il mondo e capisce che non ci sono limiti alla proprietà privata. Per giustificare i limiti che comunque ha la proprietà privata Locke si appella alla nascita della moneta, dicendo che la moneta permette il possesso di cose sempre più ampie; le monete sono fatte di oro e argento materiali che non deperiscono e possono essere conservati senza fare danno a nessuno. La nascita della moneta giustifica e rende possibile la cumulazione di beni. Ecco, quindi, che Locke diventa il teorico e l'ideologo della proprietà privata borghese intendente la cumulazione illimitata di ricchezze. Ha proiettato sul piano teorico gli effetti che ha visto sul piano reale nel suo periodo. Quando lui parla diproprietà privata è un concetto fondamentale per garantire il rispetto dei diritti umani. La proprietà privata implica il diritto di possedere e controllare i propri beni materiali, come casa, terreni, veicoli e altri oggetti di valore. 1. Il diritto alla vita: Questo diritto fondamentale garantisce a ogni individuo il diritto di vivere e di essere protetto dalla violenza e dall'uccisione. La proprietà privata contribuisce a proteggere questo diritto, in quanto consente alle persone di avere un luogo sicuro in cui vivere e di proteggere se stesse e i propri cari. 2. La libertà personale: La proprietà privata è strettamente legata alla libertà personale. Essa permette alle persone di avere il controllo sui propri beni e di utilizzarli come desiderano, senza interferenze o restrizioni da parte dello Stato o di altri individui. Questo diritto alla libertà personale è fondamentale per la realizzazione di sé e per la possibilità di perseguire i propri obiettivi e interessi. 3. I beni materiali: La proprietà privata consente alle persone di possedere e godere dei propri beni materiali. Questo include non solo le cose tangibili come case, automobili e oggetti personali, ma anche i beni immateriali come i diritti di proprietà intellettuale. La proprietà privata dei beni materiali è un incentivo per l'innovazione, la creatività e lo sviluppo economico, in quanto offre alle persone la possibilità di trarre profitto dalle proprie idee e dal proprio lavoro. In conclusione, la proprietà privata è un diritto fondamentale che contribuisce alla protezione della vita, alla garanzia della libertà personale e alla promozione del benessere materiale.