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STORIA DELLE COMUNICAZIONI
- LA TELEVISIONE E LE SOCIETA’ DEI CONSUMI
L’invenzione della televisione scaturì da “un complesso di invenzioni e passi avanti nei
campi
dell’elettricità, della telegrafia, della fotografica e del cinema, della radio”, che spesso
non
tendevano in modo particolare all’elaborazione della televisione.
Già negli anni ’20 il singolo lavoro di vari individui aveva dimostrato che era possibile
utilizzare
le onde radio per trasportare immagini.
In Germania, Paul Nipkow aveva sviluppato negli anni ’80 dell’800 il primo dispositivo
meccanico
di scansione dell’immagine detto disco di Nipkow.
Negli anni ’20 e ’30 il lavoro compiuto da Manfred Von Ardenne in Germania e dal
russo
Vladimir Zworykin negli Stati Uniti portò ulteriori progressi tecnici in merito al
problema
della scansione elettronica.
Baird tra il 1932 e il 1934 raggiunse un accordo a breve termine con la BBC per la
realizzazione tra il 1932 e il 1934 di trasmissioni sperimentali basate sul suo
apparecchio
meccanico, alla base degli inizi del broadcasting televisivo vi fu, negli Stati Uniti come
in Gran
Bretagna, il sistema della RCA.
Nella Germania nazista la televisione fu riservata alla propaganda e la ricezione era
limitata
ad alcune sale speciali situate a Berlino.
Il servizio britannico chiuse allo scoppio della guerra, e il conflitto ritardò lo sviluppo
della
televisione anche negli Stati Uniti.
In tutti questi paesi l’espansione principale avrebbe avuto luogo nelle condizioni più
favorevoli
degli anni del dopoguerra.
Lo sviluppo della televisione sarebbe in parte dipeso dalla tecnologia, ma sarebbe
anche stato
plasmato dai sistemi politico-sociali vigenti e dalle soluzioni istituzionali già adottate
per il
broadcasting radiofonico.
La televisione prese l’avvio come un medium parassitario: traeva buona parte del suo
contenuto
dagli avvenimenti del momento, e per il resto elaborò generi che dovevano molto al
vaudeville,
al teatro, alla radio e al cinema.
In alcuni casi come la Germania nazista, la Cina dei primi anni ’70 e l’Italia dei primi
anni della
televisione gli apparecchi riceventi erano situati non nelle case private ma in luoghi
pubblici.
Negli Stati Uniti la prosperità degli anni ’50 favorì una rapida crescita della televisione.
A metà degli anni ’50, la struttura della televisione commerciale statunitense era
ormai
consolidata: i due network originari, la National Broadcasting Company e il Columbia
Broadcasting System, formavano con la recente e debole Amerinca Broadcasting
Company un
oligopolio che doveva la propria posizione economica privilegiata alla decisione della
FCC di
mantenere inizialmente i servizi televisivi, nello spettro elettromagnetico, sulla sola
frequenza
altissima (VHF).
In questo modo si limitavano notevolmente e il numero di canali per il centro abitato e
la
possibilità di una concorrenza.
Nonostante i costi elevati della produzione televisiva, i proprietari delle emittenti
ebbero sin
dai primi anni ’50 ottimi profitti assicurati grazie alla rapida crescita dei ricavi della
pubblicità.
All’inizio degli anni ’50 gli inserzionisti compresero rapidamente i vantaggi che la
televisione
nazionale offriva al marketing di massa e le agenzie aprirono nuovi dipartimenti
destinati a
sfruttare le qualità del nuovo medium e aumentarono enormemente la quota di
pubblicità
affidata alla televisione, la televisione sembrava offrire poteri di persuasione speciali.
La sponsorizzazione aveva un prezzo: se pagavano per sponsorizzare un intero
programma, le
aziende si sentivano in diritto di avere l’ultima parola sul contenuto.
La crescita iniziale della televisione coincise con l’applicazione della lista nera e la
tendenza ad
usare la massima cautela sulle questioni politiche e sociali influenzò tanto
l’intrattenimento
televisivo quanto la copertura delle notizie e dell’attualità politica.
I primi anni ’50 sono spesso chiamati “l’età d’oro” della televisione americana.
L’età d’oro non durò oltre la metà degli anni ’50.
La rapida diffusione dei televisori nelle case operaie favorì già di per sé un passaggio
dal
dramma ripreso in studio a un intrattenimento più leggero.
Il grande momento del dramma antologico coincise con il periodo della dipendenza dei
network
dalla trasmissione dal vivo: terminò con l’introduzione del videotape e con
raggiungimento di
nuovi accordi di collaborazione con gli studios cinematografici di Hollywood.
A partire dalla metà degli anni ’50 le grandi case hollywoodiane misero a disposizione
della
televisione le proprie cineteche e nel decennio successivo i film divennero un tipico
programma
per le fasce orarie più seguite, i principali studios cinematografici compresero quanto
potesse
essere redditizia la produzione di telefilm.
Le sponsorizzazioni singole cedettero il passo alle sponsorizzazioni congiunte o alla
pubblicità
sotto forma di brevi “spot” commerciali, inseriti all’intero dei programmi o tra un
programma e
l’altro.
Nei primi anni ’60 i network cercarono di placare questi critici potenti e mostrarsi
onestamente intenzionati ad offrire un servizio pubblico aumentando la presenza di
documentari e notizie nelle fasce di massimo ascolto.
Negli anni ’60 i network fornirono una dieta costante di “sitcom” e serie drammatiche
ripetitive con dosi sempre più abbondanti di programmi sportivi.
Le varie emittenti televisive “educational” e non-profit del paese, che potevano
accedere alla
banda UHF sin dal 1952, furono riunite in una rete che sarebbe stata in parte
finanziata dal
governo federale.
I sostenitori del nuovo servizio speravano che avesse successo come alternativa alla
televisione commerciale. In gran Bretagna la televisione crebbe rapidamente nel
quadro del boom dei consumi degli anni ’50.
Anche in Gran Bretagna la televisione si sviluppò all’interno del quadro organizzativo
ereditato
dalla radio: alla BBC fu consesso in un primo tempo il monopolio nazionale sulla
televisione;
l’azienda non poteva accettare pubblicità ed era finanziata con i canoni pagati
annualmente dai
possessori di radio e televisori.
La BBC non era soggetta a un controllo diretto da parte del governo, cui spettava
tuttavia la
nomina dei membri del consiglio d’amministrazione dell’azienda, il quale a sua volta
sceglieva il
direttore generale e i principali dirigenti.
I criteri della programmazione televisiva della BBC furono notevolmente influenzati
dalla
definizione del broadcasting come servizio pubblico legata al nome di Sir John Reith,
cioè
dall’idea che il broadcasting abbia una funzione educativa e culturale e non sia
soltanto un
mezzo di intrattenimento.
La BBC aveva bisogno di mantenere un pubblico ampio per giustificare il proprio
finanziamento
mediante il canone.
Le aziende si finanziavano con la vendita di spot pubblicitari, limitati a sei minuti
all’ora,
mentre le sponsorizzazioni erano escluse per evitare che permettessero di influenzare
eccessivamente i programmi.
L’avvento della televisione commerciale diede comunque luogo a critiche contro quello
che era
considerato come un abbassamento dei livelli culturali, collegato a una dipendenza
eccessiva
dai programmi d’importazione americani.
La televisione inglese vanta vari tipi di programmi di livello eccellente.
Se i primi anni ’50 erano stati l’età d’oro della televisione americana, per la tele
britannica
furono gli anni ’60.
Nel quarto di secolo successivo al 1945, lo sviluppo del medium televisivo in Gran
Bretagna e
negli Stati Uniti mostrò che i sistemi televisivi potevano essere governati secondo due
principi
in contrasto tra loro, quello commerciale e quello del servizio pubblico.
In quanto modelli di organizzazione, sia la televisione americana sia quella inglese
ebbero
un’influenza internazionale: il sistema americano fu seguito soprattutto nell’America
Latina,
quello inglese nella Repubblica federale tedesca e, più direttamente, in quei paesi del
Commonwealth ( Canada, Australia, Nuova Zelanda) dove le le aziende pubbliche sul
modello
della BBC coesistevano con i network commerciali influenzati dall’esempio americano.
In Italia e in Francia oltre che nei regimi autoritari gli scopi del servizio pubblico erano
prioritari.
La Prime Time Access Rule pensato dalla FCC per aiutare le emittenti locali, a partire
dall’ottobre del 1971 limitò a 3 ore la durata dei programmi di prima serata per i
network.
Questa restrizione ebbe però l’involontario effetto di provocare un aumento della
domanda di
spazi pubblicitari sui network in quella fascia oraria ridotta e ciò, con il nuovo interesse
per la
pubblicità sui network mostrato da grandi aziende come McDonald’s e Coca-Cola,
permise alla
CBS, alla NBC e alla ABC di continuare ad alzare le tariffe per tutto il decennio.
La preoccupazione dello share era complicata da quella delle caratteristiche
demografiche
degli spettatori.
Negli anni ’70 la scelta dei programmi fu influenzata sia dalla preoccupazione
“demografica”
dell’industria pubblicitaria sia dal più ampio mutamento culturale del periodo.
I network cercarono di sfruttare il mutamento dei punti di vista e dei valori legato alla
guerra
del Vietnam, al movimento, al movimento per i diritti civili dei neri, a quello per la
liberazione
della donna e alla rivoluzione sessuale degli anni ’60.
Gradualmente i programmi dei network smisero di ignorare l’esistenza degli
afroamericani e si
diffusero i personaggi neri e le immagini di convivenza etnica.
Le sitcom dei primi anni ’70 rispecchiavano la nuova propensione della CBS ad
affrontare temi
controversi nella speranza di rinnovare il proprio pubblico: dall’America rurale e delle
piccole
città, ritenuta culturalmente conservatrice, ai pubblici progressisti delle grandi città e
delle
zone residenziali del loro bacino.
Le amministrazioni Reagan e Nixon, in particolare, non avevano in simpatia il
braodcasting
pubblico e vedevano il PBS come un focolaio ideologico di sinistra.
Il PBS ha diffuso d’altra parte alcuni programmi di notevole successo, ma data la
scarsità
cronica di fondi molti dei migliori programmi della PBS erano prodotti di importazione<