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- LO SVILUPPO DELL’INDUSTRIA CINEMATOGRAFICA
I film gettarono le basi di una cultura di massa globale con gli Stati Uniti al centro, nel
1914
era già il medium di intrattenimento di massa più popolare e lo è rimasto fino ai tardi
anni ’40.
Il cinema comparve negli anni ’90 dell’800,tecniche di proiezione di immagini in
movimento
esistevano addirittura dal ‘600.
I progressi nell’applicazione dell’elettricità, lo sviluppo della fotografia e della pellicola
di
celluloide e l’invenzione della cinepresa e di nuove tecniche di proiezione gettarono le
fondamenta della tecnologia cinematografica.
L’inventore e imprenditore americano Thomas Edison sfruttò alcune di queste
innovazioni
quando tra il 1891 e il 1894 creò con i suoi assistenti il cinetoscopio, un apparecchio a
gettone
della grandezza di un piano utilizzato nelle fiere e feste paesane che permetteva di
guardare
attraverso un oculare una pellicola di una quindicina di metri che scorreva davanti ad
una
fonte luminosa, il passo successivo fu opera di una serie di inventori i fratelli Auguste e
Louis
Lumiéer che elaborarono un apparecchio che unica cinepresa e proiettore, il
cinematografo.
Il cinematografo venne utilizzato per il primo spettacolo di immagini in movimento
destinato al
grande pubblico il 28 dicembre 1895 al Gran Cafè del Boulevard des Capucines di
Parigi.
Nel giro di qualche settimana i Lumiéer portarono i propri apparecchi in Gran
Bretagna, in
altre parti d’Europa e negli Stati Uniti, entro un anno vi erano state proiezioni
cinematografiche anche in Egitto, in India, in Giappone e in Australia.
Per un decennio, dopo il 1895,i film rimasero corti e venivano proiettati durante gli
intervalli
dei programmi di varietà, come attrazioni nelle fiere o eventi all’interno degli
spettacoli
itineranti, scene di vita quotidiana e i primi cineasti utilizzavano soggetti che facevano
direttamente parte della tradizione delle fiere di paese o del vaudeville :incontri di
pugilato,
farse, combattimenti di galline, danze del ventre.
Il cinema fu in tutto il mondo un fenomeno urbano e il suo pubblico era
prevalentemente
operaio.
Il ruolo del cinema nel presentare miti e usi americani al pubblico degli immigrati
indicò il
potenziale del nuovo medium come fattore in integrazione culturale.
Tra il 1950 e la prima guerra mondiale il cinema si elevò socialmente, affermandosi
come una
forma rispettabile di massa ed estendendo il proprio richiamo anche al pubblico della
classe
media.
I film iniziarono ad essere utilizzati come mezzi per raccontare storie.
Tra il 1896 e il 1906 un illusionista francese Georges Mèliès girò più di 500 pellicole
narrative
utilizzando attori professionisti, trucchi fotografici, l’animazione e trame
particolareggiate.
A metà del primo decennio del secolo si aprirono le prime sale cinematografiche
permanenti.
Negli Stati Uniti i cinema incominciarono a proliferare dal giugno ’05 quando a
Pittsburgh
Harry Davis trasformò dei magazzini in una sala destinata alla proiezione quotidiana
continua
di pellicole, si entrava pagando un nichelino e la sala prese il nome di nickelodeon.
Anche nell’Europa occidentale le conversioni di magazzini in sale cinematografiche
procedette
a un ritmo sostenuto.
I produttori vendevano o affittavano le copie a distributori che a loro volta
noleggiavano alle
sale, ciò permetteva di cambiare spesso il programma offerto al pubblico.
Le sale cinematografiche permanenti furono un passo fondamentale da compiere nel
tentativo
di conferire rispettabilità al nuovo medium e attirare pubblici di ceto medio.
Tendenza culminata negli anni ’20 del ‘900 con la costruzione di “palazzi del cinema”
adorni e
lussuosi.
I film da due o tre bobine e in seguito i lungometraggi si diffusero sempre di più, il
primo
lungometraggio del mondo, “The Story of the Kelly Gang”, lungo più di un’ora era
stato
realizzato nel 1906 dal regista australiano Charles Tait.
Entro il 1920 si fissarono nell’industria cinematografica anche altri criteri, ormai il
pubblico si
aspettava che i film fossero organizzati in generi distinti come la commedia, il
melodramma e
il western.
L’interesse del pubblico per i film in quanto tali venne a collegarsi strettamente al
fascino
destato dalla vita delle star del cinema.
Lo star system, cominciato negli Stati Uniti, fu fabbricato dagli imprenditori in campo
cinematografico per promuovere i propri film.
Già nel 1915 le stelle del cinema non erano soltanto attori ma personalità pubbliche,
sia loro
sia i film in cui recitavano erano sostenuti da una pubblicità di massa.
Quando la potenziale redditività del medium divenne evidente furono fondate molte
nuove
società di produzione e il primo tentativo di creare un monopolio di questo settore fu
compiuto nel 1908 quando Edison formò la Motion Picture Patents Company per
mettere
insieme i brevetti sulle cineprese ,i proiettori e la pellicola di celluloide allo scopo di
dominare
la produzione, la distribuzione e la proiezione dei film.
La MPPC mosse guerra ai produttori indipendenti all’importazione dall’estero, la
società aveva
già esaurito la sua spinta nel 1915 quando un tribunale federale ne ordinò lo
scioglimento per
la violazione della legislazione anti-trust.
Per sfruttare le nuove tecnologie erano necessari capitali cospicui, l’adozione della
costosa
tecnologia del sono del cinema americano tra il ’27 e il ’30 li rese ancora più
indispensabili.
La concentrazione delle stesse mani della produzione, della distribuzione e della
proprietà
delle sale cinematografiche rispondeva ad una logica inevitabile: le società di
produzione
volevano garantire che i propri film fossero distribuiti e proiettati, mentre i proprietari
delle
sale avevano bisogno di un rifornimento sicuro di buone pellicole da mostrare al
pubblico.
Nel 1920 gli indipendenti più riusciti avevano già gettato le basi del dominio
sull’industria
cinematografica.
Quasi tutte quelle società erano state fondate da ebrei di origine est-europea o
tedesca, in
maggioranza avevano cominciato in un’epoca in cui gli anglo-americani si tenevano
ancora
lontani da questa industria.
Questi imprenditori fissarono i principi dello studio system hollywoodiano.
L’oligopolio e l’integrazione verticale furono gli elementi fondamentali del successo di
questo
sistema: già affermato nel ’30,rimase dominante per tutta l’età d’oro di Hollywood,
negli anni
’30 e ’40 del ‘900.
Nei primi anni ’20 la maggior parte della produzione si era già concentrata intorno a
Hollywood.
Gli studios erano grandi società con sede a New York, qui i loro dirigenti decidevano
ogni anno
quanti film sarebbero stati girati e con quale badget.
Queste società avevano bisogno del sostegno finanziario delle banche di Wall Street,
una
dipendenza che i costi elevati della conversione al sonoro e le ulteriori difficoltà
finanziarie
create a partire dal 1929 dalla Grande depressione non fecero che accrescere.
La distribuzione cinematografica era solo un aspetto dell’attività di queste case, anche
la
distribuzione e le sale ebbero un ruolo fondamentale nel successo delle 8 grandi
società che
dominarono l’industria cinematografica in questo periodo.
Le prime 5 dette le “Big Five”,avevano raggiunto un’integrazione perfetta e quindi di
dedicavano alla produzione e alla distribuzione e inoltre possedevano sale
Grazie al loro rapporto di collusione economica, queste società minimizzavano il
rischio che un
concorrente di qualche rilievo entrasse nell’industria cinematografica.
Le Big Five avevano suddiviso il paese in sfere d’influenza.
Le sale indipendenti dipendevano dalla collaborazione delle majors.
Nel periodo tra le due guerra i “palazzi del cinema” carichi di ornamenti costruiti negli
anni ’20
cedettero il passo con l’inizio della Depressione a sale più semplici, per ridurre i costi
le grandi
case diminuirono il numero delle maschere e introdussero il doppio spettacolo per
attirare il
pubblico.
Nel periodo tra le due guerra, le aziende Americane produssero dal 75 all’85% di tutti i
film
dati nelle sale del mondo.
Nel periodo antecedente la prima guerra mondiale era la Francia a dominare il
mercato
internazionale del cinema
Ci sono vari motivi che spiegano il successo delle grandi compagnie americane che
riuscirono a
scavalcare la Francia, la ragione più immediata sta negli effetti della prima guerra
mondiale,
nell’agosto del 1914 la produzione cinematografica europea si contrasse fortemente
con il
trasferimento di uomini e risorse sullo sforzo bellico.
Dato che gli Stati Uniti rimasero neutrali fino all’aprile del 1917,gli esportatori di film
americani trassero tutto il vantaggio possibile dal conflitto, inserendosi nei mercati del
Sud
America, dell’Australia e della stessa Europa.
Le majors americane fecero capitale di questo vantaggio, aprendo filiali in ciascuno dei
principali mercati stranieri invece di continuare a vendere tramite agenti con sede a
Londra.
La posizione dominante delle case americane derivava dal fatto che erano
notevolmente
avvantaggiate rispetto alle industrie cinematografiche di altri paesi.
Le majors americane potevano contare su un profitto garantito derivante dalle sale
nazionali:
potevano permettersi gli elevati livelli di investimento necessari per realizzare
lungometraggi
della miglior qualità.
Il richiamo universale esercitato dal cinema americano è spiegato in larga misura dalla
qualità
della produzione.
La complessità della società americana, con la sua varietà etnica, religiosa e regionale,
preparava i cineasti di Hollywood ad accontentare un’ampia gamma di pubblici.
Negli anni ’20 un gruppo di aziende tedesche, francesi e svedesi concepì “Film
Europe”, un
cartello il cui scopo era abbattere le barriere nazionali che si opponevano alla
distribuzione
dei film in tutta Europa; considerando l’Europa come un mercato unico, si sperava di
controbilanciare il vantaggio di cui godevano le majors americane grazie al controllo
del loro
grande mercato interno.
Film Europe fu uccisa dall’avvento del sonoro.
Le barriere linguistiche erano un ostacolo alla speranza di creare un mercato<