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A. Mantegna: Antonello da Messina è la ragione, Andrea Mantegna è l'emozione
Mantegna fa parte del mondo padano, legato alla matrice nordica, dunque alla sfera dell'emozione. Chi misura le cose, ha un rapporto con la natura, con ciò che è verisimile, trasformandolo poi in diversi modi; in Antonello da Messina tutto è classificabile, catalogabile, però partendo dalla natura, rappresentata dall'albero. In più, è chiaro che fosse interessato ad un mondo fatto di luce naturale, attraverso l'uso delle ombre. E non è un caso perché nel 1475 si trovava a Venezia, a contatto con Bellini, che stava creando il Rinascimento italiano, anzi nello specifico veneziano, dunque un mondo legatissimo alla luce. Ma il giovane San Sebastiano di Antonello da Messina non soffre per nulla: quindi non è la natura che domina o in cui il senso della realtà porta alla sofferenza. O ancora, il San Sebastiano di
Perugino restituisce un'idea di equilibrio, simmetria, misura, che riflette il mondo fiorentino del secondo Quattrocento, attorno all'ambito di Verrocchio; elabora quindi una sintesi straordinaria tra il mondo fiorentino e quello urbinate in una maniera molto gradevole.
Altro esempio dell'evoluzione di uno stesso artista può essere il confronto fra Zaccaria (1509) e Giona (1511) di Michelangelo:
- Zaccaria è mostrato di profilo, la visuale più statica per eccellenza; è una figura pesante, con una consistenza notevole, però estremamente contenuta, che deriva dallo studio di Giotto. Ovviamente l'iconografia è importante ed asseconda la raffigurazione di un certo tipo, infatti Zaccaria è mostrato come il grande saggio.
- Giona è accompagnato dall'immagine di una balena, in quanto era stato mangiato da una balena, risputato in un campo di zucche: è la prefigurazione della morte e resurrezione di Cristo. Dunque,
è una scena sicuramente più movimentata. Ma è anche importante che in questo caso Michelangelo abbia scelto di posizionarlo in maniera contorta, sista girando, c’è tutto un movimento vorticoso. A quest’opera non a caso si ispirerà anche Raffaello per Isaia (1511).
Ma perché questo cambiamento? Da un racconto più orizzontale, Michelangelo diventa ancora più dinamico. Ma è una ricerca che accompagnava Michelangelo da sempre, a partire dalla Centauromachia (1492) fino a Mosè (1515), ad esempio, dove c’è una straordinaria compenetrazione tra volume, massa, movimento, pur essendo in una certa simmetria e misura; c’è l’interesse per il movimento del corpo, nel suo bilanciarsi o sbilanciarsi. L’artista che meglio evidenzia un percorso di cambiamento è sicuramente Pablo Picasso: dipinge nel 1896 La prima comunione, per cui comincia la sua carriera rimanendo nella sfera tradizionale,
religiosa. Dopo pochi anni, nel 1900 dipinge Le moulin de la galette. E nel 1903 La vita o ancora nel 1907 Le demoiselles d'Avignon, che pur essendo un dipinto rivoluzionario, riprende un mondo noto, basta vedere Diana e Callisto di Tiziano oppure Le bagnanti di Paul Cezanne, il padre di tutte le avanguardie. Si tratta di opere completamente diverse tra loro ed è chiaro che Picasso non sarebbe mai esistito se non ci fossero stati Tiziano e Cezanne.
12 dicembre 2017
I segnali che dà la forma rimandano sempre a qualcos'altro; l'idea della forma come qualcosa di avulso dal contenuto è un'eresia. In altre parole, l'abito fa sempre il monaco, per così dire. Inanzitutto è necessario conoscere al fine di avere anche solo una minima capacità di orientamento. Allora cosa vuol dire confrontare? Ad esempio...
- L'Annunciazione dell'artista senese Simone Martini mostra un certo gusto cortese, la profusione degli ori,
una forte accentuazione linearistica (ovvero del tratto); dunque, se si dovesse dire se in quest'opera prevale il disegno o il colore, senza dubbio bisognerebbe rispondere il primo. Ovviamente l'arte italiana è fatta di entrambi, esegue un sistema evolutivo descritto anche da G. Vasari: per cui se l'apice è Michelangelo, questo atteggiamento comporta una certa disistima dei pittori legati al mondo gotico, nordico, che non si fondava sul recupero dell'antico nel senso classico del termine. Questa idea ha condotto all'erronea opinione che quei pittori non fossero capaci di dipingere. Solo con l'arte contemporanea si riscoprirà la bellezza del mondo primitivo. Quindi, il tema non è evolutivo: si tratta di modi diversi di espressione; per cui è bene chiedersi ogni volta di fronte un'opera: "Perché l'artista ha agito così? Quali possibilità aveva?". Dunque, tornando a Simone Martini si
può concludere che il suolinearismo fosse astrattivo rispetto la realtà; ovviamente all'epoca non interessava che la Vergine fosse identificata come una donna, ma interessava ciò che rappresentava, per cui risulta anche piuttosto appiattita. L'Annunciazione di Giotto nella Cappella degli Scrovegni è abbastanza vicina cronologicamente rispetto quella di Simone Martini, ma è comunque differente: - Manca il fondo oro. - Se Simone Martini è interessato ad un gusto finemente decorativo, all'eleganza della linea, in un'idea di un qualcosa che non ha peso come se le figure fossero delle alghe, Giotto mostra una certa attenzione nel restituire il chiaroscuro che rende i corpi solidi, corposi, pesanti. - Se Simone Martini accenna ad un pavimento marmoreo, sembra che Giotto invece colga ogni occasione possibile per sfondare lo spazio, che esiste, che c'è, che si vede attraverso le luci e le ombre. - Simone Martini èInteressato ai dettagli, ai particolari; mentre gli artisti interessati all'idea del corpo, come Giotto, tendono a semplificare, perché in qualche modo il dettaglio distrae. È una diversa attitudine che comporta diversi risultati formali ma anche contenutistici. Non esiste mai un movimento per cui c'è solo quello, né un sistema univoco; ad esempio, se con l'Illuminismo emerge l'idea della ragione, nel contempo ci sono artisti che non si riconoscono in quel movimento oppure non lo capiscono. Giotto apre verso un certo modo di dipingere, di vedere la realtà, che verrà rielaborata da Masaccio e raggiungerà il suo apice in Michelangelo. La Madonna Ognissanti del 1310 mostra quanto Giotto comunque fosse un uomo del suo tempo, perché ad esempio torna il fondo oro; innova da dentro il sistema. Tuttavia, ci sono comunque delle novità: emerge il suo interesse per la massa, per il chiaroscuro e per l'architettura.
Che aiuta verso la definizione dello spazio. La Vergine in questo caso è frontale, differentemente da quella di Simone Martini.
Le cose stanno cambiando però ed è evidente nell'Adorazione dei Magi di Gentile del 1423 da Fabriano: c'è un gusto narrativo, favolistico, elegante tipico del Gotico cortese, però c'è anche qualcosa di nuovo...
Nelle predelle l'artista è sempre più libero: la predella di Masaccio del 1426 che rappresenta anch'essa l'Adorazione dei Magi è diversa dalla tavola principale di Gentile da Fabriano, benché fosse stata fatta pochi anni dopo. Masaccio non si serve più di certi modi esteriori di rendere più bello il dipinto: l'artista non deve aver bisogno di elementi accessori esteriori secondo G. Vasari, ma deve essere in grado di farlo semplicemente con la forza della sua pittura. Ma quali le differenze? Se in Gentile da Fabriano c'è
Uncerto horror vacui, per così dire, Masaccio semplifica la scena; l'unico elemento più particolare è la sedia su cui poggia la Madonna, che proviene dal mondo romano e che veniva definita "sella curulis". Nell'antico si ritrova un'estrema semplificazione: nel Settecento si ricercherà la semplificazione della colonna antica rispetto agli orpelli del Barocco. È un recupero difficile, che ha dovuto combattere contro tanti dogmi; è una misura data dalla mente umana, che porterà all'Uomo vitruviano di Leonardo.
Questa lettura dello stile non vale solo in pittura, ma in tutte le arti. Ad esempio, il Duomo di Milano, esempio raro di architettura gotica in Italia, è assolutamente differente dall'Ospedale degli Innocenti di Filippo Brunelleschi, pur essendo vicini cronologicamente. Il duomo è fortemente emozionale, empatico, ma anche agli occhi di F. Brunelleschi forse anche confusa; per cui
L'Ospedale degli Innocenti va in senso orizzontale ed è suddiviso da colonne che restituiscono l'idea di misura e di chiarezza. Questa serie di sistemi formali va e viene: ad esempio, G. De Chirico riprenderà quest'idea ne L'enigma dell'ora, rievocando l'Ospedale degli Innocenti, ma anche il Corridoio Vasariano.
Efficace è il confronto tra il Peccato originale di Masolino e la Cacciata dei progenitori dall'Eden di Masaccio, in quanto l'iconografia è abbastanza vicina, mentre l'anno (1424) e il luogo (Santa Maria del Carmine a Firenze) sono gli stessi; tuttavia, Masaccio è più drammatico, ma come mai? Solamente per un fatto iconografico oppure no? Il chiaroscuro è sempre un sintomo importante rispetto un interesse verso la verità di quanto si sta raccontando. Assolutamente drammatico e innovativo da parte di Masaccio è l'elemento della voce di Dio, che non si vede, ma
attraverso i raggi scuri il pittore ne restituisce la potenza. Le divinità del mondo antico erano frutto della ragione dell'uomo, perfettamente incasellati nei difetti e nelle virtù umane; differentissimo è il Dio dell'Antico Testamento, che non si vede mai, comportando un fortissimo senso di drammaticità. Inoltre, Masolino dipinge il serpente con un volto umano seguendo la tradizione, ma ovviamente è un aspetto che toglie immediatamente veridicità. Masaccio insieme ad altri artisti come Donatello sono rivoluzionari, certo, ma l'arte italiana è assolutamente tradizionale, si giungerà ad una certa drammaticità solo con Caravaggio; Michelangelo rispetto a questa drammaticità introduce un senso di inquietudine che al momento con Masaccio non c'era. Indipendentemente dal fondo oro, la Madonna con il Bambino in trono di Masaccio, è evidente l'incidenza della luce, a differenza di quella diGiotto ad