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Nelle sue lettere Goya racconta all'amico sia le semplici uscite a caccia e il piacere che gli deriva 3

“Ho ricevuto la stimata tua e mi ha fatto piacere sapere che ti sei divertito cacciando. L'altro giorno

sono andato a caccia anch'io e me la sono spassata” ( Madrid, 30 agosto 1780), sia le più

impegnative battute di caccia a seguito dei reali con i quali, nel corso degli anni, entra sempre più

in confidenza.

Il momento della caccia con l'amico si configura come un momento mitico: “ Credimi se ti dico che

il massimo desiderio della mia vita sarebbe quello di poter stare con te, e insieme cacciare,

sorseggiare cioccolata e spendere i miei 23 reali in santa pace. Tutto ciò in tua compagnia sarebbe

per me la più grande gioia del mondo (che poltroni diventeremmo, però!)” (lettera non datata ma

presumibilmente di fine 1781).

lo scambio epistolare non serve al pittore solo per evocare momenti felici, ma anche per accordarsi

con l'amico per il reciproco invio di cani e fucili per l'attività venatoria, quasi come se la

condivisione di questi strumenti li potesse rendere più vicini.

3 F. Goya, Perchè non scrivi selvaggio?, Milano, Archinto, 1990

Le descrizioni delle battute si concentrano sul numero e la tipologia di animali uccisi, sulla bravura

dei cani, sugli eventuali incidenti ma riservano poco spazio alla narrazione dei caratteri di eventuali

amici o personaggi che lo accompagnano in questa attività.

Proprio per questi motivi ritengo che il tema della caccia vada letto non tanto come momento di

svago bensì come momento di “evasione fantastica”, che permette al pittore di evocare una realtà

altra in cui vivere con l'amico lontano.

II. 2. Le preoccupazioni finanziarie

Un aspetto fondamentale di queste lettere, che permette di comprendere alcune particolarità del

carattere di Goya, è la costante preoccupazione per le sue finanze.

Martìn Zapater oltre ad essere il suo più caro amico aveva anche il compito di amministrare gli

affari del pittore nella città di Saragozza, questo duplice aspetto rende Zapater l'interlocutore

perfetto per gli sfoghi di Goya sulle questioni economiche.

Oltre alla Corte l'ambiente frequentato da Goya era quello della piccola borghesia madrilena,

insieme alla moglie era intimo di un gruppo di commercianti, di artigiani e di piccoli funzionari. È

una caratteristica borghese l'attenzione, che risulta da queste lettere, con cui Goya amministra il

patrimonio.

Inoltre proprio grazie alla sua attività all'Accademia e come Pittore di Corte, Goya era riuscito a

mettere insieme un discreto patrimonio, che gli permetteva di vivere senza particolari problemi,

tuttavia la preoccupazione per le sue finanze sembra essere un pensiero fisso e, a volte,

ingiustificato.

Il pittore riferisce all'amico le entità delle sue spese e delle sue entrate, molte volte chiede

consiglio su alcuni investimenti riconoscendo a Zapater un'innata capacità finanziaria: “ io

posseggo solo cinquemila scudi e tu ne sei padrone senza cerimonie. Magari avessi di che investirli!

Ora mi starebbero fruttando. Se mi dicessi qualcosa ne terrei conto, perchè ti riconosco un'abilità

unica; dove tu dici che andrà male, sicuramente non sarà buono” (Madrid, 25 febbraio 1780).

Anche quando Goya riferisce dei suoi successi lavorativi abbiamo la percezione che l'ottica

privilegiata, sotto la quale egli considera il proprio lavoro, sia proprio quella del guadagno

monetario. I lavori commisionatigli dalla Corte e da alcuni nobili, ad esempio il ritratto per il Conte

di Floridablanca vengono tutti monetizzati: “ il Conte di Floridablanca mi ha incaricato di fargli un

ritratto, cosa che mi può rendere parecchio” (Madrid, 22 gennaio 1783) o ancora: “ sono Pittore del

Re, con quindicimila reali” (Madrid, 7 luglio 1786).

Anche la famiglia si rivela fonte di preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda i genitori

anziani e i relativi conti da pagare di cui Goya incarica puntualmente l'amico.

II. 3. Le opere e l'attività artistica

Si arriva così all'argomento a noi più caro, per tentare di comprendere al meglio la personalità di

Goya, ovvero le notizie sulla sua carriera di pittore. Nei ventidue anni di comunicazione si assiste

alla progressiva affermazione lavorativa dell'artista, da semi sconosciuto ad intimo dei Reali,

assurto a professor de pintura tra la fine del 1778 e l'inizio del 1779, Goya si trovò incorporato

all'iniziativa culturale della Illustraciòn, entrando così nella zona di visibilità della Corte. Non c'è

passo di questo percorso di cui egli non renda conto a Zapater: dalla vittoria nel concorso per i

quadri della nuova chiesa di San Francesco al ritratto del Conte di Floridablanca del 1784, all'uscita

del corteo reale per Atocha del 1785, al famoso ritratto della duchessa d'Alba con la curiosa

richiesta che il pittore le dipinga il viso, inizio della loro leggendaria relazione.

Tutti questi avvenimento di successo e di crescita presentano un rovescio, una zona d'ombra e

anche di questa, e in primo luogo della grave malattia del 1793, Goya dà conto a Zapater con

un'insistenza quasi ossessiva sull'intimità.

Queste lettere rivelano uno iato così profondo tra il Goya ufficiale e il Goya intimo che soltanto

Zapater era in grado di comprenderlo; soltanto lui poteva capirlo quanto fosse mutato l'amico

quando, nel 1799, continuava ad affermare di: “ non voler ottenere una fama maggiore, ma solo

compiacere gli amici”.

Cerchiamo ora di ricostruire attraverso le missive conservate, alcune delle più importanti

commissioni ottenute da Goya.

In una lettera del 21 gennaio 1778 Goya parla dei lavori per la cupola di Nostra Signora del Pilar

che furono eseguiti nel 1781, e che furono motivo di attriti fra Goya e il cognato Francisco Bayeu.

Questa commissione oltre a creare tensioni familiari fu motivo di stress per il pittore, in quanto i

suoi bozzetti non furono subito capiti ed apprezzati; il lavoro si trascinò per più di tre anni.

Il 9 gennaio 1779 Goya racconta all'amico degli onori ricevuti dal Re al momento della

presentazione di sei cartoni per arazzi: La Feria di Madrid; Il vasaio; Il militare e la signora; La

venditrice di lazzeruole; Ragazzi che giocano ai soldati; Le bambine del carretto che furono dipinti

per la camera da letto dei principi nel Palazzo del Pardo. Come lo stesso Goya riferisce le opere

piacquero molto ai principi ed ovviamente egli ne fu felice.

I toni entusiasti della lettera del 25 luglio 1781 confermano la prima grande occasione di

affermazione lavorativa per Goya: “Sua Maestà ha dato disposizione alla Corte che vengano dipinti

i quadri per la chiesa di San Francesco il Grande, e si è impegnato a fare il mio nome”. A quella che

si configura come una vera e propria gara partecipa anche il cognato Bayeu e, nella lettera, Goya

non perde l'occasione di prendersi gioco di lui: “ anche Bayeu il Grande dipingerà il suo quadro”.

L'undici gennaio del 1783 Goya ritorna sulla questione della gara per San Francesco racconta

all'amico della pessima figura fatta da Bayeu: “ Questo è quanto è successo a Bayeu: ha presentato

il suo quadro a Palazzo e il Re ha commentato, come è sua abitudine : “Bene, bene, bene”; dopo

l'hanno visto il Principe e gli Infanti, che non hanno parlato a favore di Bayeu, ma contro di lui, ed è

cosa pubblicamente risaputa il fatto che a questi signori non è piaciuto affatto”.

Il quadro di Goya invece si trovava, coperto come tutti gli altri, nella chiesa di San Francesco in

attesa di essere scoperto e giudicato, rendendo il suo autore sempre più impaziente di scoprire chi

fosse il vincitore.

Il 22 gennaio del 1783 Goya scrive all'amico di aver preso contatti con il Conte di Floridablanca per

la realizzazione di un suo ritratto e che in futuro lo aggiornerà sull'andamento dei lavori.

Nella lettera del 20 settembre 1783 il pittore confida all'amico di trovarsi ad Arenas, residenza

dell'Infante Luis di Borbone, e di aver eseguito un ritratto per lui, la sua signora e i suoi bambini e

di averne ricevuto mille onori. La tela a cui si fa riferimento è “La famiglia dell'Infante Don Luis”,

oggi conservata presso la Fondazione Magnani Rocca a Traversetolo, e si pone come testimonianza

dell'ammissione di Goya nell'alta società spagnola. Nella lettera il pittore si dimostra entusiasta del

soggiorno presso i Reali, grazie anche ad una probabile affinità caratteriale con Don Luis.

In una lettera datata 2 luglio 1784 Goya informa l'amico che sta finendo il Ritratto di Maria Teresa

di Vallabriga a cavallo e che manca poco e i quadri di San Francesco saranno scoperti.

Il 13 ottobre del 1784 l'attesa per i quadri di San Francesco è ancora alta, Goya sta dando gli ultimi

ritocchi al suo quadro così come gli altri professionisti, e intanto attende alla realizzazione di

quattro quadri per il Collegio di Calatrava dell'Università di Salamanca, che andarono distrutti

durante la presa della città ad opera dell'esercito francese durante la guerra di indipendenza.

In una lettera del dicembre 1784 Goya rivela tutta la sua soddisfazione per i quadri di San

Francesco: “ ho avuto davvero fortuna con il giudizio degli intenditori e di tutto il pubblico sul

quadro di San Francesco: sono tutti con me, senza alcun dubbio. Finora, però, non so niente di ciò

che doveva venire dall'alto: vedremo al ritorno del Re dalla giornata”.

Il 4 maggio 1785 Goya racconta all'amico di essere stato nominato Tenente Direttore all'Accademia

e specifica il trattamento economico a cui sarà sottoposto. Da questo momento Goya si scuserà

con Zapater per i pressanti impegni lavorativi che non gli permettono di dedicare all'amico il tempo

necessario per scrivergli adeguatamente.

Il 7 luglio 1786 Goya informa l'amico di essere stato nominato Pittore del Re, riuscendo, anche in

questo caso, a spuntarla nei confronti del cognato Bayeu. Lo stesso pittore dice di sé: “ avevo

ormai raggiunto un invidiabile livello di vita. Non facevo più anticamera; chi voleva qualcosa da me

mi veniva a cercare, e io mi facevo desiderare”.

Il 31 maggio 1788 scrive all'amico di aver intrapreso i lavori per i disegni della camera da letto delle

Serenissime Infante e, in particolare, rivela le sue preoccupazioni per il soggetto del Prato di

Sant'Isidro nel giorno della festa del santo, Goya non si sente sicuro di sé stesso per via della

complessità della composizione.

Circa un anno dopo Goya si dichiara impegnato nella realizzazione dei ritratti per Carlo IV e Maria

Luisa.

Infin

Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
15 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher savannahblu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fonti per la storia dell'arte moderna e contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Strukelij Vanja.