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20. LA PITTURA SENESE DEL TRECENTO
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Simone Martini
Simone Martini è, dopo Duccio di Buoninsegna, l’interprete più sensibile raffinato della pittura senese della
XIV secolo.
Nacque probabilmente a Siena, intorno al 1284, ma per taluni e ipotizzabile che provenga da San Gimignano.
Oltre che a Siena Opera anche ad Assisi, Dove partecipa, alla decorazione della chiesa inferiore della basilica
di San Francesco. Nel 1317 a Napoli in seguito a Pisa E Orvieto Dove realizza due politici. Verso il 1336 papa
Benedetto XII lo invita anche ad Avignone, Dove rimane fino alla sua morte nel luglio 1344.
Avignone era ancora sede provvisoria del papato e vero centro artistico e culturale di assoluta rilevanza
europea. Egli ha modo di frequentare molti dei pittori e degli intellettuali italiani E francesi che gravitano
attorno alla corte pontificia ed è in questo modo qui conosce Francesco Petrarca. Lo stimolante ambiente di
Corte gli consente di ampliare ulteriormente i propri già vasti orizzonti artistici la sua produzione del periodo
costituisce la base di partenza di quello stile che sarà ricordato come gotico internazionale.
L’annunciazione
L’annunciazione di Simone Martini si tratta di una grande pala in legno di pioppo commissionata per l’altare
di Sant’Ansano del Duomo di Siena, la cui lavorazione inizia a partire dal 1331.
Il dipinto rappresenta l’arcangelo Gabriele che, inginocchiatosi ai piedi della beata vergine, le porge
delicatamente una fronda d’ulivo, annunciandole la volontà divina.
La nostra attenzione va subito all’angelo e alla vergine, eseguiti senza dubbio da Simone. Poiché i corpi sono
volutamente privi di qualsiasi consistenza materiale, le loro forme vengono delineate esclusivamente dal dolce
ricorrere della linea curva e dal sapiente accostamento dei colori delle vesti.
Il mantello dell’angelo è rappresentato come se stesse ancora svolazzando, con evidente riferimento al fatto
che egli fosse appena giunto in volo.
Il volto e le mani riflettono, nella loro semitrasparenza, la natura soprannaturale del personaggio, la cui figura
splendente si contrappone a quella di Maria.
Il volto della Vergine, innaturalmente reclinato sulla spalla destra, esprime un dolcissimo sentimento di
pudore, accentuato dalla morbida torsione dell’esile corpo. Questo particolare stato d’animo è ulteriormente
ribadito anche dalla mano destra che accompagna armoniosamente il timido ritrarsi dell’intera figura.
L’atmosfera di questa annunciazione è una delle più complesse e spirituali di tutta la produzione dell’artista
senese. Per meglio comprenderla è opportuno osservare come l’angelo e la vergine paiano inseriti in uno
spazio reale. Le venature marmoree del pavimento, le raffinate tarsie cosmatesche del trono, il libro semichiuso
che Maria poggia sul bracciolo tenendo il segno con il pollice, costituiscono altrettanti riferimenti alla realtà
quotidiana.
Pietro Lorenzetti
La Natività della Vergine è un dipinto a tempera su tavola di Pietro Lorenzetti, databile al 1335-1342 e
conservato nel Museo dell'Opera del Duomo di Siena.
La tavola faceva parte del ciclo di tavole sulle storie di Maria per gli altari del Duomo di Siena e decorava
l'altare di San Savino.
La scena è divisa in tre ambienti illusionisticamente contigui, due dei quali appartenenti alla stanza
principale e uno, a sinistra, dove aspetta trepidante Gioacchino, il padre di Maria, con un anziano ed un
bambino. Qui inoltre la presenza di un arco e di una lunetta aperti permettono di vedere oltre, dove si trova
un cortile porticato di uno stupendo palazzo gotico.
Lo spazio è composto in maniera prospettica, con un preciso sistema di piani ortogonali, anche profondi, che
sfruttano più punti di vista, raccordandosi in maniera ardita.
Sant'Anna è sdraiata sul letto, un tipico letto a cassone medievale con lenzuola bianche e una coperta a
scacchi, davanti ad una tenda bianca, mentre due donne l'assistono e altre due stanno lavando la bambina, in
primo piano. Una dama vestita di rosso, tagliata in due dal finto pilastro, parla con la donna distesa e tiene
in mano un ventaglio di paglia bianca e nera, finemente intrecciato.
Le figure, isolate e ben definite nel volume grazie alle sfumature delle luci sui panni colorati che le
avvolgono, hanno la solennità delle opere di Giotto. Secondo alcuni, la sant'Anna ricorderebbe la Madonna
della Natività di Arnolfo di Cambio.
21. SIMONE MARTINI E AMBROGIO LORENZETTI NEL PALAZZO
PUBBLICO DI SIENA
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Siena fu per secoli la maggiore rivale politica ed economica di Firenze, con la quale si
scontrò anche militarmente più volte. Dopo la definitiva sconfitta del 1269, il potere
della città passò alle maggiori famiglie guelfe che lo esercitarono attraverso il Consiglio
dei Nove.
Il Palazzo Pubblico è composto da un massiccio corpo centrale da due ali laterali
simmetriche, che imprimono alla costruzione uno sviluppo prevalentemente
orizzontale.
La presenza di ampie aperture al piano terreno contribuisce a dare all’insieme più il
senso del palazzo di abitazione che quello della fortezza di difesa. La cosa appare
evidente soprattutto nella Torre del Mangia che è molto snella. Il rosso dei mattoni il
grigio della pietra il bianco del Marmo introducono nella facciata un elemento di
ornamentazioni di tipo quasi pittorico.
Simone Martini
La prima opera di sicura attribuzione martiniana è la Maestà Della Sala Del Gran Consiglio del Palazzo Pubblico
Di Siena. Si tratta di un grandioso dipinto murale realizzato a fresco in più riprese. Il dipinto è inserito
all’interno di una ricca cornice decorata con venti medaglioni raffiguranti il Redentore Benedicente, i Quattro
Evangelisti e vari altri Santi e Profeti.
Nell’affresco è rappresentato il momento nel quale il corteo si è fermato per permettere a Maria di ricevere gli
omaggi floreali dei due angeli inginocchiati davanti al trono.
I santi e i profeti che si ammassano a semicerchio attorno al trono della vergine rompono definitivamente le
rigide convenzioni rappresentative di tutta la precedente tradizione. Sono definiti con un disegno morbido e
raffinatissimo, costituito da un armonioso succedersi di linee curve. I colori vengono stese campiture larghe e
omogenee. Le aureole, il trono e le vesti di Maria del bambino sono ulteriormente impreziositi da decorazioni
geometriche e floreali dorate, tipiche del gusto gotico francese. Infine lo sfondo è di un blu intenso.
Ambrogio Lorenzetti
Le notizie biografiche su Ambrogio Lorenzetti sono frammentarie e scarse. La sua data di nascita può essere
collocata intorno all’ultimo quindicennio del XIII secolo. Solo la data della morte è certa, avvenuta il 9 giugno
1348, l’anno della terribile pestilenza che devastò tutta l’Europa.
Senese di nascita è molto attivo anche a Firenze, ove nel 1327 risulta immatricolato in qualità di pittore presso
l’arte dei Medici e degli Speziali.
Alla prospettiva giottesca che tenta di definire la reale collocazione dei personaggi nello spazio, Ambrogio
contrappone una visione della realtà nella quale tutte le figure vengono ridotte a preziosi elementi decorativi.
In modo del tutto analogo, alla solidità strutturale dei personaggi di scuola fiorentina, modellati nello spazio
mediante il chiaroscuro, il maestro senese preferisce la sinuosità delle linee di contorno che racchiudono
campiture di colore omogenei e squillanti.
La nutrita produzione artistica del Lorenzetti spazia dal fondo oro di carattere religioso agli affreschi.
Ciclo del Buon Governo e del Cattivo Governo
Nella Sala dei Nove, al primo piano del Palazzo Pubblico di Siena realizza un ciclo di affreschi nominato Ciclo
del Buon Governo e del Cattivo Governo realizzato tra il 1338 e il 1339. Tale ciclo si snoda grandiosamente lungo
le tre pareti contigue del vasto salone di rappresentanza. Quella minore è occupata dalle complesse allegorie
del Buon Governo. Sulle due pareti lunghe sono rappresentati nella prima gli Effetti del Buon Governo in città in
campagna e nella seconda le allegorie del Cattivo Governo e degli Effetti del Cattivo Governo in città e in campagna.
Essi sono una delle prime espressioni di arte civile del nostro medioevo.
La grandiosa Allegoria del Buon Governo è costituita da un complicato intrecciarsi di figure simboliche. Il buon
governo è rappresentato da un vecchio saggio con scettro, scudo e corona. Egli è seduto in trono sotto le figure
alate di Fede, Speranza e Carità. Alla sua destra siedono la Prudenza, la Fortezza e la Pace, mentre alla sua
sinistra vi sono la Magnanimità, la Temperanza e la Giustizia. Essa è raffigurata in atto di reggere in perfetto
equilibrio la bilancia, ispirata dall’alto dalla Sapienza.
La Pace alle sembianze di una giovane donna languidamente semidistesa su un cumulo di corazze, con un
ramoscello d’ulivo nella mano sinistra con la mano destra in atto di sorreggersi il capo.
Significativo è il colore della sottile veste, steso in modo uniforme con pochissimi tocchi di chiaroscuro. Ciò
evidenzia ancora di più il senso di distensione e di pace della figura che sembra addirittura ispirarsi alla serena
compostezza di una statua classica, quella della Arianna Addormentata Vaticana.
Tramite questo affresco l’oligarchia al potere celebra sé stessa e la propria potenza raffigurandosi come
sostenitrice di un governo giusto il saggio, all’interno del quale ognuno deve concorrere con equilibrio e lealtà
al bene comune, nel rispetto delle leggi di Dio e di quelle degli uomini.
L’affresco degli Effetti del Buon Governo, lungo circa 14 m, rappresenta nella metà di sinistra la città di Siena e,
in quella di destra, un ampio tratto del contado circostante. È la prima volta che il paesaggio diventa esso
stesso soggetto principale.
La città è disseminata di torre in muratura, grandi chiese splendidi palazzi merlati; ogni vicolo pullula di vita
e la piazza principale è tutto un pacifico e operoso brulicare di uomini e donne sereni e indaffarati.
Le mura cittadine sono rappresentate dall’artista in modo simbolico, alludendo al fatto che una città giusta e
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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