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ARCHITETTURA E SCULTURA ROMANICA IN PUGLIA: SIPONTO, TRANI, MOLFETTA

Il romanico pugliese ha una grande ricchezza e varietà di forme. Santa Maria Maggiore a Siponto è stata

consacrata nel 1117 ed è un edificio quadrato a pianta centrale con una croce inscritta, ispirandosi alla

tradizione greca e bizantina, però non ha un sistema di cupole e soprattutto ha una scansione all’esterno

del parallelepipedo con una teoria continua di arcate, quindi un motivo che è comune al Duomo di

Modena e di Pisa per esempio. Nella facciata vi è uno pseudo protiro. Vi è una cura dell’ornato negli

archivolti, nelle cornici e nei temi romboidali, i quali sono analoghi a quelli che troviamo nel romanico

pisano. C’è grandi rapporti quindi tra il romanico pisano e pugliese, o vi erano fonti comuni nell’oriente

del Mediterraneo (Armenia, Siria). L’ornato è bizantineggiante, con l’effetto di ricamo, con motivi iterati,

molto diversi da quelli del romanico lombardo. I capitelli non sono di spoglio ma di imitazione, quindi è

un’arte molto raffinata nella misura in cui si confronta con elementi di spoglio. I rombi hanno decori

diversi. Le modanature a gola e toro, nella base delle colonne, è ripresa dal modello classico.

Cattedrale di San Nicola Pellegrino a Trani (1159-86): Trani è un’altra città portuale, che sviluppa il

culto del San Nicola pellegrino e realizza una chiesa che è anche cattedrale della città, su due livelli. La

cripta diventa una vera e propria chiesa inferiore, con la stessa pianta della chiesa superiore. In pianta lo

sviluppo grandioso del transetto, alto esattamente quanto le navate, perché è un corpo orientale, che

fungeva da facciata verso oriente. Arrivando da lontano questa mole slanciata spicca, con le absidi

estradossate, ma su di esse spicca il finestrone absidale che è incorniciato dagli animali stilofori, le

colonne e l’archivolto aggettante. Esso è costituito anche da animali che sono posizionati al livello

dell’imposta, un modello che si ritroverà anche a Pisa e a Siena. L’edificio ha uno dei più antichi rosoni

che troviamo nell’Italia meridionale. La facciata è a doppio saliente, ma essi sono molto scoscesi, quindi

in qualche modo vi è già uno sviluppo verso il gotico. Le arcate profonde che svuotano la muratura

laterale, che poi hanno una funzione anche di contrafforti in pianta, riprendono quelli di San Nicola a

Bari. In facciata abbiamo arcate cieche che in realtà erano arcate di appoggio di un esonartece. Abbiamo

poi un portale scolpito con sculture. In basso vi è un leone che ghermisce un drago, inscritti idealmente in

un parallelepipedo. Poi abbiamo delle figure, i telamoni che sorreggono le colonnine. Il tralcio è abitato

da figure contorsioniste, che sono state confrontate con le illustrazioni della bibbia di Winchester. Negli

stipiti interni vi sono delle storie della Bibbia, con figurazioni espressive e dinamiche. Vediamo la storia

del sogno di Giacobbe. La figura slogata vuole raffigurare il sogno di Giacobbe, il quale si accascia dopo

la lotta con l’angelo. In alto vediamo il suo sogno, dove sale con una scala fino al cielo e gli angeli che

tengono la scala. Vi sono ritmi scaleni e diagonali, la figura ad altorilievo riempie le superfici ma l’anima

e le fa vibrare attraverso la tensione delle figure visionarie. Da vicino vediamo il residuo del panneggio

che inguaina, con delle filettature, nato in Aquitania. In Puglia vi è un conservatorismo che arriva anche

fino al ‘500, ma è unito a delle aperture internazionali.

Un altro esempio di aperture cosmopolite è a Molfetta, nel Duomo di San Corrado (2 metà del XII): è uno

dei più grandi esempi di chiesa con cupole in asse: all’esterno vediamo il tiburio ottagonale che le

racchiude e le nasconde. Le cupole sono di altezze diverse; all’interno abbiamo pilastri a fascio e

pennacchi a cuffia (calotte che mediano la transizione tra pianta quadrata e cilindrica, su cui poggia la

cupola). Nella francia occidentale abbiamo esempi simili: il tema delle cupole è ovviamente bizantino, ma

qui viene elaborato in modo longitudinale. Le Puglie hanno funzionato da tramite anche verso la Francia.

Sulla squadratura all’esterno si proiettano archi ciechi; per la prima volta troviamo il motivo degli archi

intersecati, che determinano degli archi ogivali. In genere si dice sia un motivo islamico, presente in tutta

la spagna del sud, serbatoio di incubazione di questi temi che poi migrano in italia meridionale.

INFLUSSI BIZANTINI IN PUGLIA: DAGLI AVORI AGLI EXULTET

Le civiltà romaniche pugliesi hanno dentro di sé le arti suntuarie, la miniatura e la scultura. Già quando

era bizantina a Bari c’è una produzione importante che era semplificata dal pluteo della recinzione

presbiteriale (metà XI) dove i modelli erano bizantini, anche nella scultura lapidea, in cui si cerca di

imitare la preziosità levigata degli avori e vi è anche una notevole regolarità grafica rispetto al vigore dei

volumi. Sono rilievi tipicamente schiacciati. Hanno un ornato grafico o di impreziosimento. Il leone

proviene dalla cattedrale di Bari. Le sue ali una voluta decorativa, di gusto orientale. È molto a contrasto

con la novità romanica del tempo di Elia. Quindi abbiamo nell’XI secolo un pre romanico intriso di un

gusto orientaleggiante, elementi grafici di imitazione bizantina. Del pre romanico fa parte anche una serie

di pulpiti e cattedre firmati da un certo Acceptus. Hanno una forma molto geometrica ed essenziale con

decorazioni minimaliste, disegnate in superficie. Anche il lettorino ha una rigidezza astratta. La cattedrale

di Canosa (1079-80) è firmata da un altro scultore: Romualdo. Incarna la stagione proto romanica. La

forma è squadrata, ci sono due elefantini che sono astratti, cesellati in superficie. Abbiamo la perlinatura

che abbiamo visto anche nel pluteo di Bari. Le astrazioni sono di origine sia bizantina che longobarda. Un

tema diffusissimo di origine orientale sono delle arpie, dei grifi con le teste umane, e sono affrontate

rispetto a uno stelo. A Canosa vi è il mausoleo di Boemondo d’Altavilla che era il cugino di Roberto il

guiscardo. Egli partecipa alla prima crociata diventando il principe d’Antiochia. Però poi si fa seppellire a

canosa. Il tempietto è rivestito di marmi greci con un tiburio poligonale e la forma arieggia il santo

sepolcro di gerusalemme. Fa fare delle porte bronzee che hanno delle protomi leonine, come si vede nella

germania ottoniana, e poi delle figurazioni geminate. Le porte più interessanti sono quelle a monte

sant’angelo. Anche Desiderio per Montecassino fa venire dei mosaicisti da Costantinopoli e ordina due

battenti, però sono aniconici con delle scritte puramente decorative. A Monte sant’Angelo, intorno al

1110, abbiamo un ciclo narrativo con le storie di San Michele. Sono porte bronzee (iniziate dagli

ottoniani, ebbero grande fortuna nell’Italia normanna tra XI e XII secolo) ageminate, ovvero nel bronzo

fuso vengono ricavati degli alveoli in cui viene ribattuto l’argento. L’ageminatura qua serve per

l’incarnato.

C’è poi una produzione eburnea (avorio): inizia infatti una produzione di cassette di avorio, oggetti

profani, come cassettine, adibite alla conservazione di oggetti vari. Sono chiamate cassette a rosette:

quella in diapositiva è decorata da formelline con figurazioni all’antica di stampo classico: figure di putti,

bambini giocosi. L’olifante invece molto spesso veniva utilizzato come un corno liturgico per il vino. Non

è un prodotto bizantino perché gli animali nei racemi sono ovviamente romanici, hanno una

caratterizzazione più grafica e schiacciata. Quindi possono essere una manifattura normanna, pugliese o

lombarda.

Miniatura

Possiamo localizzare meglio un prodotto della miniatura dell’XI-XII che è proprio endemico dell’Italia

normanna. Ne abbiamo due anche a Pisa e a Roma ma nasce nel mondo normanno e benedettino di

Montecassino. Questa alleanza dà luogo a una certa architettura, decorazione, e ai rotuli degli Exultet. Il

rotulo è una rinascenza di qualcosa di classico, però è un oggetto liturgico: contiene le Exultet, il canto

latino che introduce la liturgia più importante, ovvero la liturgia della luce e della notte del sabato santo,

la veglia pasquale. È l’annuncio della risurrezione di Cristo, scatenando un inno alla fertilità della terra,

ha quindi un significato propiziatorio. Il canto viene intonato da un diacono che sale sul pulpito e lo

svolge giù dal lettorino. Viene acceso il candelabro, questo spiega la grande presenza dei candelabri

marmorei nell’Italia centro-meridionale che affiancano il pulpito. Sotto il diacono l’aquila di Giovanni sul

lettorino. È molto bidimensionale e stilizzato. La figurazione, molto essenziale, non fa mancare dei tratti

realistici, come le ampolle di vetro con la luce ad olio. L’exultet è in pergamena, viene srotolato dal

diacono, quindi la scrittura deve essere rovesciata rispetto alle immagini. La scrittura è latina ed è

intervallata da delle vignette. Vediamo l’elogio della cera, la quale permette accendere la luce. È un inno

alla fecondità della terra, infatti la cera proviene dalle api. Vi sono scene anche scene che mostrano le

procedure. Gli influssi bizantini sono fortissimi, ai lati infatti abbiamo dei clipei con dei santi. Le scritte

in questo caso sono in greco. Convive quindi il realismo romanico con gli influssi bizantini. Il forte

influsso lo vediamo anche nell’omaggio all’Imperatore di Costantinopoli, che viene raffigurato con

l’imperatrice o con il figlio associato al trono, come in questo caso. Essi tendono un triado e una sfera.

L’abito è una stola gemmata, tipica dell’ambito bizantino. Che non è un’opera bizantina lo capiamo dai

colori meno squisiti, dalla formulazione grafica più abbreviata, dagli occhioni più intensi e dilatati, dalla

gestualità che, specie nelle altre scene, si fa più viva. Tema bizantino riproposto dagli Exultet è la deesis,

cristo giudice della parusia, tra i due intercessori, la Vergine e il Battista, con le braccia protese nel gesto

dell’intercessione. La liturgia del sabato santo è anche quella battesimale, le simbologie non sono solo il

fuoco e la luce ma anche l’acqua. Vediamo infatti la processione per il battesimo. Non c’è piano di posa

ma c’è vivacità nei movimenti.

LITURGIA E POTERE: RUGGERO II E LA CAPPELLA PALATINA A PALERMO

Il cuore della dominazione normanna è la Sicilia, scelta anche da Federico II che da origine alla

successione sveva. Si estingue la dinastia normanna e attraverso Costanza D’Altavilla, sua madre e figlia

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Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
131 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/01 Storia dell'arte medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gaia3767 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof De Marchi Andrea.