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MONUMENTO FUNEBRE A MARIA CRISTINA D’AUSTRIA
1798/1805, Chiesa degli Agostiniani, Vienna dall’arte
È il monumento che Alberto di Sassonia vuole per la moglie. Lo scultore è influenzato
egizia che inizia a diffondersi in questi anni grazie alle campagne di napoleone, riprende la
concezione piramidale.
La piramide è la vera tomba alla quale si accede tramite una scalinata e una parta verso il quale si
dirigono cinque persone in un lento corteo. Persone di varie età che rappresentano il genere umano.
Porta, non è una barriera, ma un passaggio tra la vita e la morte. I personaggi hanno la testa chinata,
rappresenta cosi il dolore, la sofferenza pacata, non teatrale, non esplode mai.
A destra un genio alato, figura mitologica che aveva il compito di accompagnare il defunto nell’aldilà,
intermedio tra l’uomo e Dio. Una fanciulla e una ninfa portano in volo il ritratto del defunto racchiuso
serpente che si mangia la coda, simbolo che allude all’eternità di Maria
in un ovale costituito da un
Cristina, consolazione che chi muore vivrà sempre nei ricordi.
JACQUES LOUIS DAVID
➢ dell’epoca
È stato pittore prima di Luigi XVI, poi della rivoluzione e infine pittore di corte
napoleonica. Grande maestro che sosteneva dei valori morali che andavano bene sia per la
Francia monarchica che aveva bisogno del richiamo all’unità, gli ideali sono gli stessi
sostenuti poi dalla rivoluzione “libertà, uguaglianza e fraternità” e gli stessi ripresi da
Napoleone che per legittimare il suo impero, le sue conquiste aveva bisogno che il popolo
fosse unito. I suoi sono ideali universali.
LA MORTE DI MARAT
1793, Museo delle arti di Bruxelles
Questa e l’opera precedente di Canova (monumento funebre) sono entrambe opere neoclassiche, con
elementi sostanziali differenti che sembrano contraddire il neoclassicismo.
Non è un quadro politico, non è stato commissionato, è un quadro storico, ideologico, un omaggio
del pittore a Marat in quanto condividevano gli stessi ideali.
➢ Charlotte Corday emissaria girondina, altra fazione, finge di chiedere in favore in prestito e
mentre Marat firma, lo pugnala, lei poi sarà ghigliottinata.
➢ Marat aveva una malattia della pelle e doveva passare molte ore a bagno per curarsi.
La sua morte segna uno dei momenti più tragici, tensioni forti. David era molto amico di Marat e
dipinge il quadro come sfogo personale del suo dolore e questo è dimostrato dalla dedica sulla tela
“A Marat” David, anche le scritte fanno parte del quadro.
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Corso Storia di Arte Contemporanea UNIMI Programma Valentina Strada
• Scena che riprende Caravaggio per la luce, fuori campo, diretta, in diagonale, selettiva, crea
luci e ombre, chiari e scuri netti.
• Ambiente completamente spoglio, dove giganteggia Marat, aspetto scultoreo (purismo delle
ma anche eroico, tiene in mano il foglio in cui mostra il nome dell’assassino.
forme)
• Ricorda “La deposizione” di Caravaggio con il braccio a penzoloni, posizione della testa
riversa, riprende volontariamente la figura di Cristo, usa un modello iconografico, ferita,
taglio sul costato ma anche il sangue sul lenzuolo come la Sindone.
• Mette vicino il coltello, arma del delitto che rappresenta il tradimento con la piuma che
bontà d’animo
invece simboleggia la sua nel firmare il prestito.
Colore mischiato con l’olio di lino per rendere la pittura più trasparente, più lucida.
Le tele erano di canapa, lino oppure cotone a cui veniva applicata una mistura in gesso, colla e
sostanze minerali (stucco) per dare un colore di base e su questo strato il pittore dipingeva il quadro.
La cornice è a finestra rinascimentale, ripresa dai polittici medioevali che serviva per coprire il bordo
non definito, i chiodi di tenuta e la tela che gira sul supporto. Inoltre la cornice serve ad isolare il
dall’ambiente circostante come avesse una sua sacralità che va tenuta divisa.
quadro ARCO DELLA PACE di Cagnola
1807/1838, Milano
↓
1807: in pieno momento del neoclassicismo napoleonico
1838: finita in 30 anni dalla data di inizio, architettura celebrativa che è cambiata nel tempo.
È un arco di trionfo ideato per essere un omaggio a Napoleone, ha una funzione di porta, come ce
n’erano altre in tutta Milano ma negli anni abbattute, restava solo il castello sforzesco come rocca di
protezione. È un’opera architettonica con grande parte scultorea, realizzata da architetto neoclassico.
“Arco del Sempione” “Arco Parigi”
ma chiamato anche in quanto simbolicamente Corso Sempione
porta verso Parigi e doveva accogliere Napoleone, quindi rivolto a lui.
Foto storica di Briga: sestiga più cavalieri e grandi altorilievi che rappresentano episodi di vittorie
delle campagne napoleoniche.
caduta di Napoleone, l’arco ancora non era terminato,
Nel 1815 era a metà per le spese ingenti delle
guerre e quindi la costruzione resta interrotta per anni.
• Tutta la parte scultorea composta da statue e bassorilievi o altorilievi, veniva realizzata da
sull’arco. Ci si chiede quindi cosa fare se continuare la
scultori nei laboratori e poi applicata
realizzazione o abbatterlo. L’autorità politica era per l’abbattimento visto che non sussisteva
più il motivo del suo progetto mentre gli artisti avendo già realizzato buona parte delle opere
scultoree dovevano ormai essere pagati e quindi si decise di finirlo ma di modificare la
fisionomia del personaggio principale, non più dedicato esplicitamente a Napoleone ma ad un
imperatore, rappresentato in modo classico e idealizzato e la sestiga al momento del
posizionamento venne messa con le spalle a Parigi e rivolta verso la città di Milano per
simboleggiare la rinascita e l’affermazione della città.
Un bassorilievo con già scolpito Napoleone non venne applicato né modificato in quanto l’artista che
si sentì di metterci mano. Si decise di non esporlo sull’arco in quanto non
lo realizzò morì e nessuno
aveva più senso ma restò comunque nella città di Milano, visibile nel cortile interno di Brera.
Nel 1859 Vittorio Emanuele con Napoleone III entrano a Milano da questo arco.
È ispirato all’arco di Settimio Severo dei fori imperiali di Roma.
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Corso Storia di Arte Contemporanea UNIMI Programma Valentina Strada
NAPOLEONE COME MARTE PACIFICATORE di Canova
1806/1811, Statua in Bronzo, cortile interno di Brera
Celebra Napoleone, statua modellata da Canova e poi fusa in bronzo. Napoleone rappresentato
“seminudo”, statua neoclassica contestualizzata in un cortile barocco (scalinata di Brera).
Al tempo della fusione che non riuscì perfettamente al primo tentativo ancora non si sapeva la
destinazione e probabilmente inizialmente da progetto doveva essere anche più grande.
• Giuseppe Bossi, amico di Canova, momentaneamente la inserì nel Museo di Brera, poi con
la caduta di Napoleone non si cercò più una destinazione. Con gli austriaci venne tolta dalla
visione pubblica e rischiò di essere fusa per fare delle armi per poi essere reinserita durante la
restaurazione ma come grande opera scultorea di Canova e non per essere una statua in onore
a Napoleone. Venne inserita nel cortile interno di Brera solo nel 1859 quando Vittorio
Emanuele entra a Milano dall’Arco della Pace.
L’opera originale di Canova è del 1808 in marmo conservata a Londra, per cui Napoleone posò
poco, perché non amava far questo, venne dopo la realizzazione inviata a Parigi ma non soddisfò mai
a pieno Napoleone, non capì il senso, lui amava essere rappresentato da grade e fiero ufficiale
Era ben cosciente che il rappresentarlo secondo un’idealizzazione classica
condottiero e idealizzato.
non era una satira nei confronti del suo fisico ma una rappresentazione di forza e potenza,
un’elevazione tipica del gusto classico e neoclassico.
• Venne cosi esposta al Louvre fino a quando dopo la caduta di Napoleone del 1815, venne
offerta al duca di Wellington (è suo il merito della vittoria di Waterloo) come risarcimento
danni per la guerra e la portò cosi a Londra per esporla nell’atrio di casa sua, ora diventato un
“Apsley House”.
piccolo museo visitabile
Bossi la vide e decise di farne una replica in bronzo.
A Brera è conservato nelle sale del museo anche uno dei due gessi di prova, una sorta di bozza per lo
studio dell’opera.
DUE UOMINI IN RIVA AL MARE di Friedrich
1807, Berlino
→
Estetica del sublime sensazione di essere dominato dalla natura, attrazione che fa paura.
Figure di spalle, guardano il paesaggio come noi. Sono piccole e sperdute in un paesaggio vasto e
pittura romantica coeva al Neoclassicismo, non c’è una fine netta ma sfumature, gli
sconfinato. 1807
stili si mischiano. Il neoclassicismo e il romanticismo sono due stili differenti ma quasi contemporanei
“Le tre Grazie” è un’opera neoclassicista per tema
infatti di Canova (Hermitage, San Pietroburgo)
classico ed è stata finita 10 anni dopo il quadro romantico di Friedrich.
CORAZZIERE FERITO CHE LASCIA IL FUOCO di Gericault
1814, Louvre
Quadro Romantico, realizzato 14 anni dopo le prime sconfitte, sconfitte di ideali rivoluzionari, è un
corazziere ferito, sceso da cavallo, usa la sua armatura non per uccidere ma per reggersi in piedi
come fosse una stampella e se messo a confronto con:
• “Bonaparte valica il gran San Bernardo” di David 1800/01
qui David rappresenti l’altra faccia della medaglia, la scena opposta nel
si nota come
momento storico valoroso di grandi vittorie e ideali di dominio, di fierezza, di potenza, con
grande stile neoclassico, è un eroe a cavallo, fiero e valoroso.
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Corso Storia di Arte Contemporanea UNIMI Programma Valentina Strada
⸔ Gericault fugge dalla pallottola nemica e dagli attacchi
⸕ David sale, va incontro alla gloria e alla vittoria
CORSA DI CAVALLI A EPSON di Gericault
1821, Louvre mai rappresentato, era lo sport dell’alta borghesia
Scene di vita mondana, un fenomeno nuovo
l’equitazione. Questa è l’epoca pre-fotografica ora da l’idea della corsa deformando le figure
animalesche, quasi allungate, coglie il fascino della natura e anche l’incertezza tipica del cielo inglese,
nuvole che coprono il sole e il cielo azzurro.
Verde brillante dell’erba a confronto con il marrone del fango dovuto alla corsa sfrenata dei cavalli,
è un elemento realista, anticipa quello che poi sarà il realismo.
Lui studia Turner, Constable attivi in Inghilterra.
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TRE GRAZIE Monumento ad Andrea Appiani d