Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 99
Storia dell'arte contemporanea Pag. 1 Storia dell'arte contemporanea Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 99.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia dell'arte contemporanea Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 99.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia dell'arte contemporanea Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 99.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia dell'arte contemporanea Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 99.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia dell'arte contemporanea Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 99.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia dell'arte contemporanea Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 99.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia dell'arte contemporanea Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 99.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia dell'arte contemporanea Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 99.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia dell'arte contemporanea Pag. 41
1 su 99
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

NEOCLASSICISMO → ROMANTICISMO → REALISMO → IMPRESSIONISMO

ILLUMINISMO (XVII)

NEOCLASSICISMO → ROMANTICISMO

Si tratta di un periodo compreso tra la seconda metà del Settecento e l’Età Napoleonica. Il Neoclassicismo avviene prima del Romanticismo e sarà il suo principale avversario. L’epoca che lo precede è l’illuminismo, secolo dei Lumi (XVII secolo), secolo nel quale emerge la borghesia e secolo in cui viene riordinato il sapere. L’Illuminismo è un periodo storico dominato dall’ottimismo che vede l’uomo finalmente padrone della scienza, delle conoscenze e di se stesso, tutto questo gli dà una nuova fiducia. Questo secolo è infatti il secolo delle Enciclopedie di Diderot e D’Alembert, in cui si prova a sistematizzare tutto il sapere. All’interno di questa analisi non poteva mancare l’arte, la quale subì un processo di razionalizzazione e revisione, proprio in questa fase si forma quel preconcetto secondo il quale l’arte deve essere utile e deve educare il popolo al bello, a capire le proporzioni, ecc., attraverso le Enciclopedie si fa sì che anche l’arte diventi moderna, si studiano e codificano delle leggi immutabili che gli artisti devono rispettare se vogliono essere considerati tali, il garante di questa razionalizzazione delle arti è l’Accademia, la quale viene istituita nel 1648 in Francia nel 1666 a Villa Medici, a Roma, venne aperta la succursale dell’Accademia di Francia, l’apertura di questa Accademia a Roma inaugurò il cosiddetto Grand Tour, viaggio che svolgevano gli artisti. Questo viaggio prevedeva delle tappe e dava una formazione culturale in cui il principale studio era l’antichità. Il desiderio di possedere pezzi antichi originali o calchi di riproduzioni di sculture classiche e ollenistiche fu una vera e propria febbre. Il Neoclassicismo guardava all’arte dell’antichità classica, in specie a quella della Grecia che si era potuta sviluppare grazie alle libertà di cui godevano le polis. Il termine fu coniato alla fine dell’Ottocento con intento dispregiativo per indicare un’arte non originale, fredda e accademica. Tuttavia esso comunica efficacemente il desiderio di ritorno all’antico e la volontà di dar vita a un nuovo classicismo, molto sentiti dai teorici e da numerosi artisti attivi tra la seconda metà del Settecento e l’Età Napoleonica. Un periodo in cui si fecero maggiormente sentire anche gli effetti degli scavi di Ercolano e Pompei. Il movimento neoclassico ebbe come sede privilegiata Roma, fonte inesauribile di ispirazione classica, e il suo massimo teorico fu il tedesco Johann Joachim Winckelmann, il quale nel 1755 aveva pubblicato a Dresda i ‘Pensieri sull’imitazione dell’arte Greca nella pittura e nella scultura’. In tale opera sono già presenti tutti i temi del pensiero neoclassico. Giunto a Roma in quello stesso 1755, aveva continuato il suo lavoro di bibliotecario presso il cardinale Domenico Passionei, ma già dal 1758 era al servizio del cardinale Alessandro Albani, uno dei maggiori collezionisti del tempo e fautore di un restauro integrativo dei reperti. La ricca biblioteca del cardinale fu per Winckelmann occasione di arricchimento culturale e momento di riflessione. Nei pensieri sull’ “Imitazione dell’arte Greca” che costituisce la prima e già compiuta teorizzazione del neoclassicismo, il Winckelmann parte dal presupposto che il buon gusto aveva avuto origine in Grecia e che tutte le volte che si era allontanato da quella terra aveva perduto qualcosa. La grandezza artistica era, perciò, propria dei Greci. Pertanto “L’unica via per divenire grandi è l’imitazione degli antichi e l’imitazione è cosa diversa dalla copia. Imitare, infatti, vuol dire ispirarsi a un modello che si cerca di uguagliare, copiare è invece azione fortemente limitativa in quanto prevede la realizzazione di un’opera identica in ogni parte al modello, all’originale. Per la scultura Winckelmann consiglia di imitare l’Antinoo del Belvedere e l’Apollo del Belvedere. Winckelmann sostiene, inoltre, che “Più tranquilla è la posizione del corpo e più in grado di esprimere il vero carattere dell’anima “. Se è vero, perciò, che è più facile riconoscere l’anima nelle passioni forti e violente, tuttavia essa è grande nobile “Solo in stato d’armonia, cioè di riposo”. Una scultura neoclassica, allora, non dovrà mai mostrare intense passioni in il verificarsi di un evento tragico mentre accade. l’artista dovrà sempre scegliere l’attimo successivo all’ardente turbamento emotivo e rappresentare Il momento che precede o segue un’azione tragica, quando il tumulto delle passioni o non c’è ancora o si è già attenuato. Poiché ancora poco si sapeva della pittura Greca, comunque, ciò che si conosceva dagli scavi di Ercolano, Pompei e Roma.

era “non greco” gli esempi in cui guardare per quel che concernerva la pittura erano indicati in coloro che avevano operato nella Roma di Papa Leone X, in particolar modo in Raffaello, il più “classico” fra gli artisti del Rinascimento. E al Parnaso di Raffaello guarda Anton Raphael Mengs. L’opera riassume la concezione che il suo autore ha della bellezza e che avrebbe sintetizzato nel 1762 nel “Pensieri sulla bellezza e sul gusto nella pittura” come: “il pittore che vuol trovare il buono, ossia il migliore, deve prendere a conoscerlo con questi quattro; cioè dagli antichi il gusto della bellezza, da Raffaello il gusto dell’espressione, da Correggio quello del piacevole e dell’armonia, e da Tiziano il gusto della verità, ossia il colorito”. Apollo, in un’attitudine che ricorda quella dell’Apollo di Leochares, è al centro della composizione circondato dalle Muse. Nella mano destra regge una corona di alloro, nella sinistra la lira. Mnemosine, la madre delle Muse, siede a sinistra, dietro Apollo e il dio Scamandro si distese mentre tiene rovesciato un vaso da cui sgorga l’acqua della fonte Castalia, elargitrice di ispirazione anche se di se fosse distare. La scena è ambientata all’aperto e la composizione, simmetrica rispetto alla figura assiale del dio delle arti della bellezza, vede i personaggi racchiusi in un ideale elisse, mentre due circonferenze racchiudono il gruppo di destra e quello di sinistra. Questo affresco ci mostra il Parnaso, una collina, nei pressi di Delfi in Grecia dove centro è presenta la figura di Apollo circondato dalle Muse, madrine di tutte le arti. Apollo prende come fisionomia del cardinale Albani, segno di omaggio al committente. Apollo inoltre è collocato sulla fonte, ruscello dell’intelletto, sapienza, fonte dell’ispirazione poetica. Per l’affresco si rifà a Raffaello nelle pitture delle stanze vaticane e alla pittura pompeiana, soprattutto nelle figure femminili che stanno danzando a sinistra, come le vesti che formano delle volute come le nereidi (Villa di Cicerone a Pompei). Inoltre possiamo notare il rosso pompeiano che ricorre la maggior parte delle vesti dei soggetti. Secondo Mengs il pittore deve imparare dagli antichi il gusto della bellezza, da Raffaello il gusto dell’espressione, da Correggio quello del piacevole e dell’armonia e da Tiziano il gusto della verità ossia del colorito. In questo affresco le forme sono tutte ben delineate e la composizione è quasi priva di profondità. L’affresco è stato replicato in un dipinto a olio. Mentre punto di riferimento fu il Parnaso di Raffaello nelle stanze vaticane tra il 1510≤1511. Il gusto per l’antichità classica si espande anche nella vita di tutti i giorni e in diversi ambiti che vanno ad interessare la vita di tutti i giorni.

  • APOLLO DEL BELVEDERE DI LEOCHARES

L’originale è del 350 a.C., la copia invece del primo secolo d.C. L’Apollo è stato il paragone di tutti i Neoclassicismo, termine che venne coniato con intento dispregiativo nell’Ottocento dagli accademici critici. L’Apollo è stato per molti secoli canone della bellezza Greca. Winckelmann, teorico del bello e di tutti i concetti alla base del Classicismo, ammirava un aspetto (l’assenza di emozioni e il più alto delle dell’arte fra le opere antiche, che emanava uno spirito divino, ultra terreno, di una bellezza ideale che in natura non esiste e alla quale tutti gli artisti dovevano un po’ conformarsi). Winckelmann era un filologo, diventato bibliotecario del Cardinal Albani a Roma dunque aveva accesso alle opere vaticane dalle quali parti la sua teoria del bello. Egli scrisse nel 1764 la sua “Storia dell’arte antica” e nel 1755 pubblica “Pensieri sull’imitazione dell’arte Greca”. Winckelmann danno diventa punto di riferimento di tutti i collezionisti, ma soprattutto perché stabilì un nuovo

Dettagli
A.A. 2018-2019
99 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher maestri.giulia22 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Stevanin Federica.