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STORIA DELLA TELEVISIONE
L'inizio ufficiale delle trasmissioni televisive in Italia è nel 1954; già dal 1952 si sono avviate trasmissioni
sperimentali. 3 Gennaio 1954 è la data di avvio ufficiale delle trasmissioni RAI, c'è un solo canale, il Canale Nazionale.
Già presente nel palinsesto televisivo il programma pomeridiano sportivo ed il telegiornale. Presente quest'ultimo
soprattutto perché l'informazione è uno di quegli elementi sta al centro della missione che la RAI si dà all'inizio
dell'avventura televisiva. I tre pilastri intramontabili delle trasmissioni televisive sin dagli anni Cinquanta sono ispirati
alla BBC (primo operatore televisivo al mondo, ristretto ad alcune zone di Londra, nel 1936 inaugura le prime
trasmissioni televisive), delineano gli scopi che si prefigge il palinsesto italiano:
• informazione
• educazione
• intrattenimento
Nel palinsesto televisivo anni Cinquanta è presente molto teatro, perché era ancora la forma di intrattenimento più
diffusa e consolidata, che offre una grande quantità di produzioni già note e familiari al pubblico. Un pubblico da poco
uscito dalla seconda guerra mondiale che si avvicina soltanto in quel periodo a un benessere (v. il boom degli anni
Sessanta). Dopo aver inglobato il teatro, la televisione elaborerà ulteriori forme originali di intrattenimento. I
programmi televisivi traggono ispirazione da quelli presenti sugli altri media, in primis la radio. Dal 1954 al 1961
esisteva solo il Canale Nazionale, successivamente se n'è aggiunto uno ulteriore, un altro e fino ad arrivare ad oggi.
Nel 1957 inizia il celeberrimo Carosello, quel "contenitore" di pubblicità testimone degli interessi commerciali dietro
allo strumento televisivo. Non è però l'unico spazio ad essere destinato agli sponsor all'interno della televisione italiana.
L'introduzione ufficiale del colore nella televisione italiana risale al 1 febbraio 1977; la tecnologia che permetteva
la trasmissione a colori esisteva già ed in altri Paesi era già attiva. Se il colore arriva ufficialmente nel '77, non significa
che nelle case arrivi in contemporanea. Per rinnovare gli strumenti tecnologici ogni famiglia è giustamente costretta a
mettere a budget una nuova spesa e di conseguenza l'aggiornamento si ha più lentamente rispetto alla sua introduzione:
non subito gli italiani hanno accesso a questo tipo di programmazione.
La RAI perde il monopolio sulle trasmissioni televisive ufficialmente con una sentenza nel luglio 1976 , sancente la
possibilità di accesso alla trasmissione televisiva di altri operatori purché il loro bacino rimanga locale. Ma il fermento
parte all'inizio anni Settanta, con la nascita di un canale palesemente illegale perché in discordia con la legge sul
monopolio RAI. La legge non teneva presente però che la televisione via etere non era l'unica possibile, sebbene l'unica
utilizzata allora: viene sfruttata la televisione via cavo per creare un personale canale di trasmissione televisiva, che
verrà poi denunciato per violazione del monopolio RAI. Fino alla fine degli anni Settanta non vi è un mercato
concorrenziale per radio e televisione, c’è un attore unico. Alcune aree dell’Italia negli anni Settanta cominciano ad
avere un assaggio di alcune trasmissioni televisive estere (sul confine della Svizzera in Italia arrivano trasmissioni del
cantone italiano, in Liguria TeleMontecarlo, in Friuli Venezia-Giulia Tele d’Istria…)
Il canone RAI non è un pagamento per un servizio, oggi si paga anche solo se si possiede una televisione o un
computer e non si usufruisce in realtà delle loro trasmissioni (diverso dall’abbonamento Sky, pagamento per un
servizio). Per questa spinosa ragione sono in atto un sacco di ricorsi da parte dei cittadini.
Negli anni ’80 vi è un avvicinamento al modello di televisione commerciale; una delle grandi rivoluzioni di questo
periodo è l’introduzione del telecomando. Ciò denuncia la compresenza di alcuni canali e non più uno unico (o massimo
due): la televisione pubblica si avvicina sempre più alla struttura ed ai contenuti della televisione commerciale, che la
RAI delle origini non perseguiva perché creava un “box” ove contenere tutte le pubblicità (Carosello il più celebre
esempio) non inserendole frammentariamente nella programmazione.
Che cos'è la Social TV? Nel 1954 cominciano le trasmissioni televisive, ma gli apparecchi televisivi sono ancora
pochissimi e perciò la televisione si vedeva in luoghi di riunione collettiva: tipologia di visione collettiva della
televisione. La Social TV è il risultato di una convergenza tra social media e televisione. Strumenti specificamente
pensati per la visione televisiva: esiste un app, Miso, tramite cui si può guardare la televisione e condividere sui social
network cui si è iscritti che cosa si guarda al momento.
Dalla nascita della televisione ad oggi, si è passati da una visione collettiva iniziale dell'apparecchio ad una visione
individuale. Il fenomeno Social TV sembra quasi ricondurre ad invertire il processo. I programmi televisivi migrano
su altre piattaforme e creano un'altra tipologia di visione. Nel momento in cui le tecnologie cambiano, cambia
l'approccio alla visione da parte dello spettatore.
Aldo Grasso documenta un fatto curioso: in occasione della trasmissione Lascia o raddoppia, all'interno dei cinema
durante la pausa tra primo e secondo tempo del film era portata una tv per permettere ai clienti del cinema di guardarlo.
Ciò nonostante la grande concorrenza cinema - televisione.
La televisione ha un potere molto forte nello spettatore perché lo rende partecipe di un evento a distanza ; è
possibile guardare l'atterraggio sulla Luna e pur non essendo lì la sensazione provata è di condivisione dell'esperienza
guardata sullo schermo; la televisione ci fa essere lì nel momento in cui qualcosa ha luogo, ha la forza di fornire allo
spettatore la simultaneità despazializzata: non essere lì fisicamente ma temporalmente condividiamo ciò che
vediamo. Aspetto valido ancora oggi, ma molto più eclatante negli anni Cinquanta, la possibilità di essere testimoni di
qualcosa che altrimenti non saremmo riusciti a vedere.
E' capace di influenzare opinioni e per questo è sempre oggetto di controllo da parte degli Stati.
Le prime sperimentazioni sulla tele-visione sono accadute negli anni Venti. Il disco di Nipkow (televisione
meccanica) non consente un’alta definizione dell’immagine e al suo posto prende piede la tecnologia elettronica, cui si
arriva dopo che l’americano Lee De Forest da inventato il tubo catodico, tecnologia dominante fino a qualche anno fa. Il
motivo della sua larghissima diffusione sta nel prezzo relativamente contenuto e facilmente accessibile e nel
miglioramento progressivo della qualità della visione degli spettatori.
Nel 1931 la RCA, Radio Corporation of America, mette in funzione a New York un impianto di televisione a 20 righe
con frequenza di 24 immagini al secondo e impiega l’iconoscopio per la trasmissione ed il cinescopio per la ricezione.
Nel 1935 la RCA investe 10000000$ per perfezionare il sistema a raggi catodici. Sulla scia di queste sperimentazioni
seguono anche Inghilterra, Francia, Germania…
Nel 1932 la BBC, British Broadcasting Company, inizia un servizio di trasmissioni televisive sperimentali (in
laboratorio): il 2 novembre 1936 diviene il primo operatore televisivo al mondo a fornire un servizio regolare, con
una programmazione articolata tra concerti sinfonici, brevi spettacoli di prosa, rubriche di cucina e giardinaggio…
Programmazione pensata per soddisfare una funzione di intrattenimento da un lato, culturale-educativa dall’altro (v.
scopi del palinsesto italiano, sopra). Il palinsesto iniziale era nella fascia 18 - 21, perché per i ritmi della Gran Bretagna
corrisponde a una fascia oraria in cui generalmente si è a casa, e aveva poche migliaia di abbonati nell’area di Londra
(pubblico ridottissimo). A causa della Seconda Guerra Mondiale dal 3 settembre 1939 al 7 giugno 1946 le trasmissioni
della BBC si interrompono: le priorità cambiano e lo strumento d’informazione fondamentale durante il conflitto è la
radio come tecnologia per le comunicazioni.
In Italia, nel 1931 l’EIAR riceve il compito dal governo di fare sperimentazioni sulla televisione: la prima pubblica è
il 1932 a Milano, nella IV Mostra della radio. Nel 1939 è installato un trasmettitore televisivo a Monte Mario, a Roma,
e iniziano trasmissioni sperimentali limitate alla zona urbana. Sarà nel 1949, successivamente al conflitto,
riprenderanno febbrili studi da parte della RAI, che porta a punto un sistema di trasmissione di immagine a 620 righe
(molto migliori rispetto alle 120 americane). Nel 1952 la RAI installa a Milano un impianto trasmittente completo e
uno studio di ripresa. Entrano in funzione in occasione della fiera Campionaria (in onda 6 ore giornaliere di
trasmissioni sperimentali con spettacoli, balletti, opere liriche, oltre al già affermato telegiornale). Nel 1953 iniziano
ricerche riguardo le formule e generi di programmazioni più graditi al pubblico (ancora limitato a qualche
migliaio di abbonati) che seguono i primi passi della tv, tra inconvenienti tecnici, disfunzioni e interruzioni. L’italiano
tipo del 1954 è non-scolarizzato (il tasso di analfabetismo è elevatissimo), ignorante riguardo il mondo e non ancora
abituato a questa nuova forma di comunicazione. Nello stabilirsi di una nuova metodologia di comunicazione, è sia lo
strumento tecnologico sia lo spettatore a dover studiare l’altro: nonostante la tipologia di pubblico medio in Italia, la
RAI mette in onda con successo anche programmazioni talvolta difficili.
Nel 1952 il governo rinnova la convenzione fra Stato e RAI, cui viene affidata la trasmissione dei programmi
televisivi; l’accordo si basa su alcuni punti programmatici:
- concessione per altri vent’anni; non a caso sarà proprio negli anni ’70 che scoppierà il tumulto che porterà alla
concessione di nascita di televisioni private
- obbligo di trasferimento della direzione generale a Roma
- introduzione nel CDA RAI di rappresentanti del ministero degli esteri, finanze, poste e tesoro; gli emissari del governo
entrano nella RAI influenzandone scelte
- conferma del canone di utenza
- regolamentazione della pubblicità televisiva sulla base di una quota massima del 5% rispetto alle ore di
programmazione, che sarà coperta da Carosello (dal 1957)
Nel 1954, all’inizio ufficiale delle trasmissioni RAI l’infrastruttura serve circa il 43% del territorio, il nord Italia e
Roma, ma già nel corso di quell’anno la direzione tecnica compie lo