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L’età della concorrenza

Anche la Rai inizia a temere la concorrenza, così nel 1980 si sente aria di cambiamento,

l’attenzione non viene più rivolta alla qualità dell’offerta si pensa al nesso tra consumo e

spettacolo. Le categorie di senso-conflitto o impegno-evasione cedono il posto alla nuova

informazione- spettacolo che diventerà presto ufficialmente infotainment.

Le ore di programmazione aumentano, e così anche gli ascolti, ma con un radicale cambiamento:

non è più la riunione di una famigli intorno alla televisione ma zapping e ascolto distratto del

singolo. I nuovi modelli televisivi che si impongono sono più liberi e disinvolti, ma nei contenuti più

poveri. Avviene una vera propria invasione di telefilm americani e cartoni animati giapponesi. Nel

1948 la Rai inaugura Auditel, un ottimo metodo per calibrare gli ascolti e giudicare quali

programmi siano i più forti.

I canali Fininvest hanno come direttore Roberto Giovalli che punta invece sui primitivi capisaldi e

sulla produzione di rubriche a basso costo. Nel 1988 nasce Striscia la Notizia, ideato da Antonio

Ricci, una forma di controinfomazione e varietà mescolate insieme. Anche i varietà cambiano:

alcuni restano più legati ai tipici Buona Domenica di Costanzo, altri a quelli cabarettisti. Altri

programmi di successo di questi anni sono: Telemike, Ok il prezzo è giusto, Pepatissima, Bim

Bum Bam per i bambini. Uno dei punti di forza di Fininvest è l’abbondante numero di film

apprezzati anche se interrotti continuamente da stacchi pubblicitari. Per la Rai la fine degli anni 80

è un periodo difficile, langue Rai3 e lo slancio creativo dei primi anni sembra ormai andato

tanto che il palinsesto viene definito “comatoso ed elusivo” perdendo audience anche

nelle fasce orarie una volta più forti. La caratterizzazione autonoma delle reti si stinge,

abbandonando il modello educativo per fare posto ad uno più spettacolare. Nel 1982 la direzione

viene affidata a Biagio Agnes che fa crescere la produzione esterna e le coproduzioni, inizia

una vera e propria battaglia con Fininvest. Investe moltissimo in Raffaella Carrà con il

programma “Pronto Raffaella”, e in Renzo Arbore con programmi sperimentali a bassa budget

della seconda serata come “Quelli della notte”. Un altro asso nella manica della Rai è Quark di

Piero Angela. I tg subiscono un’incredibile emorragia d’ascolti perciò Agnes applica la zebratura,

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cioè l’inserimento dei giornalisti di sinistra nel TG1 e di area cattolica nel TG”, con l’obbiettivo di

valorizzare alcune professionalità. Un grande contributo alla Rai viene dato anche da Veltroni,

che stravolge Rai3 nel 1987: format a basso costo con l’obbiettivo di raggiungere ascolti

puntando alla massima compattezza, alla chiarezza del taglio, alla competenza ma anche alla

scioltezza delle conduzioni e al coinvolgimento continuo del pubblico chiamato in prima persona a

costruire i programmi. Rinnova anche l’attività giornalistica, con programmi come “Chi l’ha visto?”,

“Teatro d’Inchiesta”, e l’intrattenimento con la “Tv delle ragazze” (da cui usciranno i fratelli

Guzzzanti, Neri Marcorè, Cinzia Leone e molti altri). Intanto Fininvest mostra i primi segni di

affaticamento.

La legge Mammì

La prima bozza viene fatta da Oscar Mammì, Ministro delle Poste e delle telecomunicazioni, con il

governo De Mita, prima della sua caduta nel 1989. Arnaldo Forlani che crea il CAF un accordo tra

Craxi Andreotti e Forlani. Quando Andretti formerà il suo sesto governo riconfermerà Mammì

ministro, e la sua legge sarà licenziata il 5 agosto del 1990.

- impedisce di possedere televisioni se si possiedono quotidiani che superino il 16% della tiratura

complessiva

- impedisce a uno stesso soggetto di realizzare più del 20% delle risorse complessive del settore

delle comunicazioni di massa

- dispone che le concessioni televisive in ambito nazionale rilasciate ad un medesimo soggetto

non possano superare il 25% del numero delle reti previste dal Piano di Assegnazione, e

comunque il numero di 3

- non si può essere contemporaneamente titolari di concessioni in ambito locale e nazionale

- vieta ad un concessionario televisivo di avere partecipazioni superiori al 10% in altre emittenti

- Istituisce la figura del garante, un organo per il controllo dell’applicazione della nuova legge,

tuttavia non gli fornisce i mezzi per attivarsi veramente

- fissa un massimo di 3 interruzioni per i film tra i 45 e i 150 minuti

- nuovi tetti pubblicitari: 12% orario e 4% settimanale per la Rai, 18% e 15% per le private

- non accenna alle forme di trasmissione non tradizionali (via cavo, pay tv, digitale, satellite etc)

Approfittando di tale mancanza Berlusconi fonda Telepiù, un progetto televisivo a pagamento, nato

in un giorno soltanto

Verso più fertili equilibri

Da Tangentopoli alla “discesa in campo” di Berlusconi

Si conferma la duplice tendenza del mercato dell’informazione italiano: “la multimedialità

con vocazione all’oligopolio” che si traduce in un elevato grado di concentrazione nella raccolta

pubblicitaria. Si vuole unificare le redazioni dei telegiornali, togliere loro l’etichetta politica e

rimescolare tutto, a favore di un’organizzazione che veda un’unica testata declinata per temi,

vocazioni editoriali e pubblico. Su disposizione di Mammì nel frattempo nascono i Tg in

Fininvest: Emilio Fede,ex Rai, lavora a Studio Aperto e Tg4, mentre Mantana a Canale 5 con uno

stile da giornale popolare. Il Tg5 privilegia la cronaca presentata con un’intensità e un taglio molto

efficaci. Gli eventi che si susseguono in Europa, Muro di Berlino e Guerra del Golfo in primis,

creano anche un nuovo interesse del pubblico per il Tg permettendogli di rinascere. Anche gli

scandali italiani sono oggetto di interesse Tangentopoli e i vari processi che seguono lo

scandalo saranno ripresi e trasmessi, attaccando alla tv milioni di italiani. Il 1993 vede

scatenarsi sulle Reti di proprietà di Berlusconi una campagna chiamata “Vietato vietare” che,

come già successo nel 1984, riesce a mobilitare il popolo per difendersi dal garante che gli impone

meno pubblicità. Il 23 giugno 1993 viene anche fatta la “leggina” di riforma Rai: affida ai

presidenti delle due Camere il compito di scegliere i membri, ridotti da 16 a 5, del CDA Rai, questa

piccola legge porterà ad una vera e propria lotta tra i partiti per il dominio sulla rete. Il primo CDA

scelto da Giorgio Napolitano viene ricordato come quello dei “professori”, tutte figure esterne

indipendenti dai partiti, esperti in materia. Tuttavia non otterranno buoni risultati. Le elezioni del

1994 vedono proiettato Berlusconi alla Presidenza del Consiglio con l’asse Forza Italia, Lega Nord

e Alleanza Nazionale. Viene dichiarato incostituzionale l’articolo 15 della legge Mammì: il

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legislatore è invitato ad approntare una nuova disciplina, tale da prevenire la formazione di

posizioni dominanti le quali in questo settore possono non solo alterare le regole della

concorrenza, ma anche condurre ad una situazione di oligopolio. Preceduti da un’ennesima

intensa campagna propagandistica delle reti Fininvest a favore di sé stesse contro l’attacco

“mortale dell’emittenza commerciale” la volontà del popolo legittima così il duopolio di Berlusconi.

Le elezioni del 1996 vedono salire al potere Prodi. La Rai intanto sale su un satellite tutto

italiano: Olympus, ma viene subito frenata,

L’evoluzione della comunicazione politica televisiva

Se perciò negli anni 80 la politica in tv era poco seguita, dopo gli avvenimenti degli anni 90

diventerà sempre di più oggetto di interesse per il pubblico, e un ottimo mezzo di propaganda per i

politici

Piccoli soggetti non crescono: dai tentativi di un “terzo polo” alla galassia delle

locali

I due poli, Rai e Mediaset, assorbono ormai il 90% dell’ascolto, mentre il 10% restante si

suddivide in tanto piccole emittenti ormai condannate all’asfissia economica. Alcune reti,

anche se hanno avuto discreti ascolti negli anni 80 sono destinate a morire, come Odeon Tv e

RaiA (che diventerà poi “All Music”). Il vero grande successo è quello di Videomusic, una rete

creata da Guelfo Marcucci per imitare il successo di MTV. Telemontecarlo era una delle reti più

in voga nei primi anni della tv, tanto che valeva stipulato anche un accordo con la Rai, ma

l’avanzata aggressiva dei nuovi network, il fatto che non prenda in tutta Italia, l’autoesclusione da

Auditel lo condanna al declino. Nel 2000 infatti Cecchi Gori la vende a Seat Pagine Gialle

controllata da Telecom, appena privatizzata facendo nascere La7. Una tv non di

appartenenza, ma contemporanea, differenziata nelle opinioni e attenta all’innovazione anche

linguistica. I primi passi della tv a pagamento sono molto incerti: Telepiù infatti rende molto

diffidenti gli italiani . Rai e telecom arriveranno ad un punto d’intesa creando Canal Plus, Stream

invece è gestita da l’australiano Rupert Murdoch e arriverà presto a fondersi con Tele+ creando

Sky Italia. Nemmeno le tv locali brillano più, il fatturato è quasi nullo e vivono cercando di evitare i

controlli della nuova legge, la maggior parte è costretta a vendersi ai network maggiori per

sopravvivere.

Gli sviluppi del sistema televisivo: dalla Maccanico alla Gasparri

Nel 1996 è Enzo siciliano il nuovo presidente del CdA Rai, la sua sarà un’esperienza

controversa, fatta di luci e ombre, che si concluderà due anni dopo con un bilancio in rosso a

causa di una seri di sciagure indipendenti dalla volontà di Siciliano. Il ministro delle

Comunicazioni Maccanico prepara un nuovo disegno di legge:

- frutto di una laboriosa collaborazione con l’opposizione e persino con i vertici di Mediaset

- Stabilisce una nuova norma antitrust che fissa il tetto massimo del 30% del mercato televisivo e

20% delle frequenze per soggetto

- Mediaset dovrebbe perciò mandare sulla rete satellitare Retequattro e la Rai eliminare la

pubblicità da Rai3

- l’applicazione non è automatica e subisce varie proroghe

- guarda al futuro dal punto di vista degli sviluppi tecnologici: basta una semplice autorizzazione

per erogare servizi di telecomunicazione

- pone le basi per la privatizzazione della Stet e la fusione con la Telecom

Nel 1998 viene approvato il nuovo piano nazionale delle frequenze che fissa il numero di reti

nazionali a 11 di cui 3 destinate alla rai le altre da assegnarsi entro luglio 1999 tramite gara

pubblicitaria: Canale 5, Italia 1, Telelpiù bianco, Tmc1

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
8 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dilettadan di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della radio e della televisione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Innocenti Veronica.