A FOGGY DAY
Canzoni tarde, canzoni scritte negli ultimi anni di vita di Gershwin
ma destinate, anche queste, a diventare canzoni famossissime: la
prima è Foggy Day tratta da A Damsei in Distress un film del 1937
ed è un film ambientato a Londra (il refrain, infatti, dice a Foggy Day
in London Town).
In questo caso il refrain è ABAC. Questo pezzo è pieno di note blu,
segue un senso di tristezza. L’immagine piovosa della Londra
immersa nella nebbia è rispecchiata da armonie che sono armonie
di none e di tredicesima: è un andamento melodico tortuoso.
TESTO: il clima nebbioso, triste è descritto dal verse. L’atmosfera e
gli accordi cupi sono tutti finalizzati alla radiosa apparizione finale,
cioè la sezione C del refrain, quando il protagonista che canta
improvvisamente vede questa donna, di cui si innamora (è la storia
di un colpo di fulmine). Scompaiono le note blu dell’armonia,
scompare gradualmente il ritmo sincopato, l’andamento diventa più
piano e c’è veramente una sorta di apparizione musicale. Tutto
questo viene giocato in un brevissimo giro di battute.
Versione di Ella Fitzgerald e Louis Armstrong: la utilizzano come
duetto.
Versione del 1956, tratto dal album Pithecanthropus erectus, di
Charles Mingus, una delle grandi figure del Jazz moderno.
L’organico dell’album è ridotto: due sax, un pianoforte, un basso e la
batteria. È una versione ironica, dissacrante nel senso che il
materiale della canzone di Gershwin viene utilizzato come
trampolino di lancio per l’improvvisazione, per fare, in realtà
qualcosa di molto diverso.
OUR LOVE IS HERE TO STAY
Our love is here to stay è l’ultima canzone scritta da Gershwin.
TESTO: il pezzo è tratto da un film del 1938, The Goldwyn Follies.
Gershwin lavorava a Hollywood ma si trovava piuttosto male, ha un
rapporto difficile con Hollywood.
Questa è una canzone d’amore, che celebra la durevolezza
dell’amore, rispetto alla caducità delle altre cose terrene. Refrein è
ABAB’.
Ira usa un linguaggio semplice ma allo stesso tempo è un linguaggio
per nulla banale e non c’è ironia: Ira scrive una canzone d’amore ma
con un linguaggio di primo grado.
Il modulo è solitamente affermativo, la tensione è data dal bridge,
cioè la sezione B.
C’è l’incremento del ritmo, l’incalzare dell’intonazione melodica
interrotta che prepara la ripresa, la ripresa è della musica A e si
arriva alla ripresa della seconda sezione, di B.
Versione di Ella Fitzferald e Louis Armstrong.
2 Aprile (LEZIONE 18)
Gershwin è un compositore che si caratterizza, nello stile musicale,
per un apparente duplicità: da un lato c’è l’autore di canzoni e
dall’altro c’è il compositore ‘colto’, autore di composizioni sinfoniche
e opere teatrali.
Questa duplicità è apparente perchè entrambi gli aspetti riflettono
un unico atteggiamento che in qualche modo è condizionato dalla
componente funzionale, spettacolare e anche commerciale del
mondo del musical e di Broadway. Gershwin scrive in un unico stile:
c’è una costante disponibilità da parte di Gershwin a realizzare una
comunicazione diretta, spettacolare con il pubblico, quali che siano i
presupposti. In questa ricerca di un’immediatezza espressiva e
comunicativa, si fondono, sia il linguaggio ‘popolare’, sia quello
‘colto’.
Ci sono due aspetti fondamentali che contraddistinguono la musica
commerciale, di intrattenimento, la musica scritta con intenti
primariamente commerciali: la preminenza dell’elemento tematico,
quindi delle idee musicali, dei temi, delle melodie (che in Gershwin
sono sempre molto premianti, memorabili) e la subalternità, la
secondarietà dell’elemento compositivo; questo emerge molto
chiaramente nella canzone, infatti, ciò che conta nella canzone è
scrivere temi e melodie che colpiscano.
Gershwin non elabora i materiali alla maniera di un compositore
‘colto’: per questo Gershwin è stato molto giudicato come
compositore ‘colto’. A Gershwin interessava fare altre cose e uno
degli aspetti della sua originalità è di trovare delle strutture formali
ed espressive che funzionino, che hanno la loro dignità e che sono
alternative con quelle della grande tradizione colta. Sono comunque
tecniche, strategie formali molto complicate. Gershwin punta
moltissimo sulla qualità, sulla proprietà memorabile delle sue idee
musicali.
Uno dei primi a cogliere questa unitarietà del linguaggio musicale di
Gershwin fu Schonberg, creatore della dodecafonia, che conobbe
Gershwin negli Stati Uniti e che quando Gershwin muorì scrisse un
saggio molto illuminante.
Schonberg scriveva che, in Gershwin, l’armonia e il ritmo non sono
saldati insieme come entità diverse ma sono colati in un unico
stampo. L’arte di Gershwin, secondo Schonberg, è l’espressione di
un’autentica idea, di un’autentica forza espressiva e non è un puro
fatto stilistico. ‘L’impressione che se ne ricava (ascoltando la musica
di Gershwin) è quella di un’improvvisazione, con tutti i pregi e difetti
di un processo creativo di questo tipo’.
PRINCIPI COMPOSITIVI DI GERSHWIN
Nella grande composizione colta, l’idea dell’elaborazione del
materiale musicale è basato su un continuo sviluppo, su un tessuto
discorsivo, dialetico di un materiale musicale che continua a
trasformarsi e a rinnovarsi di continuo, come un processo organico:
partire da pochissime idee, pochissimi cellule e da lì costruire grandi
idee musicali. Tutto questo in Gershwin non c’è, Gershwin lavora in
un altro modo, in una maniera, che oggi, sembra molto moderna,
molto contemporanea.
Gershwin lavora con delle categorie in realtà molto semplici (come
la variazione, l’ostinato, la ripetizione, il contrasto, la progressione:
tutte tecniche che sono state ampiamente rivalutate nel corso del
Novecento, a livello di linguaggio musicale) e lavora con principi
basici ma molto efficaci: ad esempio, la dialettica molto semplice tra
creare delle aspettative e poi risolverle, quindi dei processi molto
semplici di tensione e distensione della musica; oppure contrapporre
una musica statica, una musica che dal punto di vista del
movimento sembra immobile, e una musica cinetica, dinamica, che
si muove. Il fatto che Gershwin sia legato al mondo della canzone, lo
si vede perchè molti tempi e molte sezioni musicali delle sue
composizione, anche di quelle sinfoniche, di quelle colte, hanno una
struttura del refrain, ad esempio, AABA.
L’ambizione di Gershwin era quella di elevare delle forme musicali,
dei generi musicali, considerati inferiori come la canzone, al livello
della grande musica, della grande tradizione.
Questa è un’operazione che comporta un rischio molto forte: il
rischio del Kitsch, cioè la sproporzione tra l’obiettivo che ci si pone
in arte e l’esito; un risultato artistico che non è commisurato a
quelle che sono le effettive intenzioni e possibilità.
Gershwin aggira questo rischio perchè non punta a fissare una
gerarchia tra le diverse componenti che concorrono a creare il suo
linguaggio musicale, tra alto e basso ma punta, invece, a una
democratica coesistenza di ciò che è diverso, di ciò che compone.
La coesistenza all’inteno di uno stesso pezzo di ciò che è diverso, di
ciò che fa riferimento a dei mondi lontanissimi tra di loro diventa,
non soltanto accettabile, ma anche di grande effetto perchè
Gershwin rinuncia a un’immedesimazione coinvolgente soggettiva
ma prende una posizione distaccata, di oggettivazione. Infatti, la
sua scrittura musicale è una scrittura sempre asciutta, nitida,
innervata da una tensione ritmica e teatrale: la scrittura di Gershwin
è sempre estremamente antisentimentalistica e davvero descrive
l’america degli anni Venti (anche nelle canzoni sentimentali c’è la
capacità di oggettivare, di prendere le distanze).
Gershwin, inoltre, ha una concezione quasi cinematografica della
composizione musica: ragiona per inquadrature, per dettagli con il
montaggio di sequenze diverse.
DISCREPANZA TRA COMPOSIZIONE E ORCHESTRAZIONE
Gershwin si forma da autodidatta ma d’altra parte passerà tutti i
momenti della sua vita a studiare (composizione, tecniche
tradizionali) per crearsi degli strumenti tecnici: uno degli aspetti più
importanti è quello dell’orchestrazione, proprio perchè imparare
ad orchestrare è qualcosa di molto specifico anche
nell’apprendimento della composizione. L’orchestra è una di quelle
cose che bisogna imparare, un compositore autodidatta è difficile
che sappia orchestrare.
Nelle competenze dell’autore di musica leggere, nel compositore di
Broadway, l’orchestrazione non c’era perchè chi componeva le
canzoni per il musical, e spesso anche per il film, scriveva le canzoni
(per canto e pianoforte o comunque in una forma molto
schematica), e poi c’erano dei professionisti che orchestravano.
Questo aspetto composizione/orchestrazione sarà al centro di
polemiche furibonde tra Gershwin e i suoi detrattori accademici: il
un articolo, infatti, del 1926, ‘Mr. Gershwin replica a mr. Kramer’ uno
degli attacchi di Kramer era appunto che Gershwin non fosse un
vero compositore perchè non è capace di orchestrare e i suoi pezzi
non sono stati orchestrati da lui. Gershwin in risposta mandò varie
produzioni di una pagina di partitura del concerto in Fa, affermando
che l’ha composta lui.
A un certo punto Gershwin pecca un pò di ‘superbia’: ‘L’abilità
nell’orchestrare è un talento indipendente dall’abilità del creare. Il
mondo è pieno dei più competenti orchestratori, che in tutta la vita,
non sono stati capaci di scrivere quattro battute di musical
originale’.
È come se dicesse che lui non sa orchestrare ma sa comunque
scrivere composizioni originali.
Il primo grande pezzo di Gershwin, quello che gli darà una celebrità
incredibile in America e poi a livello nazionale, cioè Rapsodia in Blu,
non è stata orchestrata da Gershwin.
I TRE PRELUDI DI GERSHWIN
Gershwin è un compositore che nasce con il pianoforte e nel 1927
Gershwin pubblica tre piccoli pezzi per pianoforte, tre preludi: sono
tre pezzi molto brevi di u
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Storia della musica moderna e contemporanea e corso monografico Gershwin