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NASCITA DELL’ALTA MODA
È nel 900 che lo stilista iniziò ad acquisire più importanza delle sue stesse creazioni, diventando una vera e
propria celebrità. Lo stilista è in primis un artista, e come tutti gli artisti, sa che le sue opere non avranno
grande successo se non sono supportate dalla stampa e dai media. Naturalmente intendiamo riferirci alle
produzioni d’alta moda, determinata non solo dai prezzi esorbitanti e da una clientela di nicchia, ma anche
dal limitato numero di vestiti che produce e dall’influenza che esercita sulle persone nella scelta di ciò che si
indossa tutti i giorni.
L’alta moda esisteva già nella prima metà dell’800, ma in quest’epoca si poteva parlare solo di sarti e sarte
di alta classe, non ancora di couturier. Chi ha inventato l’alta moda? In realtà si è formata nel corso del
tempo per poi consolidarsi dopo la seconda guerra mondiale, ma vi è un artista considerato il punto di
partenza dell’haute couture che si svilupperà fino a Christian Dior, diventando ciò che oggi conosciamo
come il sistema dell’alta moda.
Charles Frederick Worth
Inglese, nato a Lincolnshire nel 1825, si trasferì a Parigi dove trovò lavoro presso i grandi magazzini Gagelin
et Opigez. Nel 1853, viene scelto per coordinare la preparazione del corredo nuziale di Maria Eugenia che
stava per diventare sposa del futuro imperatore Napoleone III (il potere politico francese, in realtà, era
leggermente in crisi in questo periodo, tant’è vero che furono messi all’asta tutti i gioielli della famiglia
reale).
La connessione con la famiglia regnante, pone Worth a cavallo tra la figura del sarto di corte e quella del
couturier: Worth, infatti, continua la tradizione della produzione d’alta classe iniziata da Rose Bertin, la
sarta di Maria Antonietta, ma la differenza sta nel fatto che la scelta delle forme degli abiti, non la decide
più il cliente, ma direttamente lo stilista, nonostante la maggior parte dei clienti continuino ad essere
personaggi della famiglia regnante. Nel 1857, quindi Worth aprì il suo primo atelier in Rue de la Paix a
Parigi, dove passavano a vestirsi molti esponenti dell’aristocrazia europea, ma anche americane, e molte
teste coronate.
Ad i spirare questa nuova concezione della produzione è stato un importante movimento artistico in
espansione dalla seconda metà dell’800: l’impressionismo. La grande innovazione dei pittori di questo
movimento fu che i dipinti, da loro realizzati, non erano commissionati, bensì l’artista stesso era libero di
seguire la propria ispirazione e successivamente trovare un cliente disposto ad acquistare la sua opera
d’arte. Questo modo d’agire è facilmente traslabile al mondo sartoriale dell’alta moda: lo stilista, in quanto
artista, realizza le sue creazioni secondo il proprio ingegno e vena artistica, senza essere limitato dai gusti e
dalle necessità dei propri clienti. Un’altra novità è che, con la nascita della figura dello stilista, quindi con
l’esigenza di accaparrarsi i clienti, nascono anche le sfilate di modelle (ispirate alle arti drammatiche), le
mannequins o sosies (doppioni); differenti dalla sfilate odierne, dove la tendenza è quella di mostrare un
modello di bellezza, nell’800, si faceva sfoggio delle proprie creazioni davanti a un pubblico ristretto di
clienti.
Le sfilate, però, non bastano ad acquisire maggiore successo, è proprio Worth che comprende la necessità
di fare indossare i propri abiti a personaggi famosi, in maniera tale che essi infondessero la loro fama anche
a ciò che indossavano, e quindi allo stilista. Fra le sue clienti importanti si annoverano l’attrice francese
Sarah Bernhardt, la soprano Nellie Melba e l’attrice inglese Lillie Langtry, tutte donne non aristocratiche,
ma che fanno parlare di sé.
Il segreto dell’alta moda è quello di vestire poche donne privilegiate, ma allo stesso tempo di influenzare
milioni di persone nella scelta di cosa indossare; fu così che Worth, onde evitare imitazioni illegali, decise di
vendere i suoi modelli attraverso concessioni, affinché venissero riprodotti a prezzi più accessibili o
rivenduti sotto forma di cartamodelli alle donne in grado di confezionarsi gli abiti da sé.
Prime etichette tessute inventate da Worth
Paul Poiret
Nato nel 1879 da una famiglia medio-bassa dell’area delle Halles di Parigi, iniziò il suo apprendistato presso
un ombrellaio. Nel 1896 iniziò a lavorare come freelance presso la maison Doucet, poi come stilista presso
la Worth (di proprietà dei due figli di Charles, dopo la sua morte) e nel 1903 aprì un suo negozio, grazie ai
finanziamenti della moglie, figlia di un ricco commerciante di stoffe.
Con Poiret la figura del couturier come artista-celebrità si distaccò completamente da quella di artigiano; è
lui stesso il primo designer a diventare conosciuto, grazie al suo talento e alla sua predisposizione a
scandalizzare: se Worth aveva proposto un’idea di moda “aggraziata”, egli propose una moda “sfrontata”,
rifacendosi al teatro e all’Oriente propone tuniche da Direttorio senza uso del corsetto e si concentra
maggiormente sulle forme degli abiti (trattati come strutture architettoniche), piuttosto che sui tessuti.
Ancora ispirandosi al teatro, egli creò il turbante à la Shérazade indossato dalla moglie in pose da diva del
teatro e della lirica.
Turbante à la Shérazade indossato da Denise Poiret, moglie e musa ispiratrice dello
Non è solo nelle sue creazioni che si intuisce la genialità di Poiret, ma anche nel fiuto per gli affari: fu il
primo creatore di moda a lanciare un proprio profumo e a firmare un’ampia gamma di oggetti, dalla
tapezzeria alla carta da parati, al design d’interni.
Un’ulteriore invenzione di Poiret fu l’idea di portare la moda in giro per mondo, infatti nel 1912 organizzò
manifestazioni, nelle maggiori città europee e successivamente anche negli USA, portando con sé bellissime
modelle e trasformando, quindi, l’anonima mannequin in una top model.
Con la prima guerra mondiale, lo stilista dovette chiudere il suo atelier; riaperto dopo la fine del conflitto,
Poiret non sarà più lo stesso personaggio innovativo e creativo degli anni precedenti, cadendo in forte
declino, soprattutto finanziario.
Altri stilisti francesi ed Elsa Schiaparelli
Poiret ha fatto sicuramente la storia della moda nel periodo precedente la prima guerra mondiale, ma è
necessario menzionare anche altre figure importanti.
Madame Paquin: attiva già prima di Poiret, fu la prima ad aprire succursali della sua casa di moda in altre
città, infatti nel 1914 vantava negozi a Parigi, Londra, Madrid, Buenos Aires e New York. E fu anche la prima
ad utilizzare la passerella, organizzando eventi periodici aperti a un pubblico più vasto.
Jeanne Lanvin: coetanea di Paquin, fu la prima a creare linee d’abbigliamento separate a seconda dell’età,
adulti e bambini; tutt’oggi attiva, è la casa di moda che vanta la storia più lunga.
Madeleine Vionnet: aprì la sua casa di moda nel 1912 e la chiuse nel 1939, allo scoppio del secondo
conflitto mondiale, non ebbe il successo di Poiret, mafu nota per le sue linee raffinate di stampo
neoclassico, il taglio a sbieco della stoffa (taglio orizzontale a 45 gradi rispetto al verso della trama e
dell’ordito) a formare perfetti drappeggi.
È a lei che si deve l’invenzione dell’Associazione contro la copia (PAIS) nel 1927; al contrario di Worth che
aveva leggermente ceduto al mercato delle riproduzioni illegali, vendendo i suoi modelli, Vionnet adottò
una posizione intransigente che reclamava il rispetto morale del couturier e non solo finanziario. Di fronte
all’impossibilità di regolare il mercato di massa delle copie, però, la stilista cercò di realizzare abiti unici e
inimitabili, apponendo anche un’etichetta su cui era ricamato il simbolo della maison.
Elsa Schiaparelli: differentemente dagli altri couturier dell’epoca, Elsa proveniva da una delle più ricche
famiglie dell’aristocrazia italiana, suo padre, Celestino era uno studioso di sanscrito e amico personale di
Vittorio Emanuele III. Elsa, però, insoddisfatta e irrequieta della vita in Italia, sognava Parigi e Londra, quindi
fra 1914 e la metà degli anni ’20, si avventura per il mondo, arrivando a Parigi con un matrimonio fallito e
una figlia da mantenere. Qui, allora, incoraggiata da Poiret, decide di diventare creatrice di moda
diventando una tra i personaggi più artistici del settore della moda. Ispirata dal surrealismo, entra proprio a
fare parte di questo movimento, dando ai suoi abiti lo stile di De Chirico, Mirò e Jean Cocteau, tutti suoi
amici. Guanti con unghie smaltate
Vestito scheletro Cappello a forma di scarpa
Più di ogni stilista, passato o presente, strinse collaborazioni con pittori e scultori, per esempio, con
Salvador Dalì progetta una doppia opera:
Telefono aragosta – Salvador Dalì Vestito bianco aragosta - Schiaparelli
Nel 1954 chiuse la sua casa di moda e le sue creazioni vennero per lo più dimenticate.
Coco Chanel
A differenza di Elsa Schiaparelli divenne il simbolo dell’alta moda francese, facendola elevare ai massimi
livelli. Si tratta, però, di un successo raggiunto partendo da una posizione di svantaggio: Gabrielle Chanel
nacque nel 1883 da una famiglia povera e, quando perse la madre, il padre fu costretto ad affidare lei e le
sue sorelle a un convento. Riuscì a scappare alle regole rigide del convento diventando una cantante di
cabaret ed entrando, quindi, a far parte del mondo parigino. In questo periodo conobbe alcuni grandi artisti
delle avanguardie come Picasso, Cocteau e Stravinskij con i quali però non intraprese collaborazioni
lavorative. Chanel, a quell’epoca, era una di quelle cortigiane che si concedevano facilmente agli uomini:
grazie alla serie di amanti ricchi e celebri, però, riesce a trovare protezione, specialmente finanziaria, per
aprire una piccola boutique nella località balneare di Deauville (1913 – all’età di 30 anni). La boutique ebbe
un grande successo e fu subito seguita da un’apertura a Biarritz nel 1916. La scelta di aprire le sue boutique
in località balneari non era casuale, in quanto i suoi articoli di vestiario erano molto informali, oggi diremmo
sportivi, adatti da indossare tutti i giorni in un ambiente rilassato. Il suo stile informale e semplice deriva
sicuramente dall’influenza dell’abito inglese proveniente da Arthur Capel, dandy inglese facente parte della
sua sfilza di amanti. È anche da dire, però, che l’assoluta s