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TERAPIA
Le malattie che i rimedi non curano, il ferro le cura; quelle che il ferro non cura, il fuoco le
cura; quelle che il fuoco non cura debbono essere considerate inguaribili.
Aforismi VII 87
Dieta e Farmacopea Chirurgia Cauterio
Il principio fondamentale alla base dell’intervento del medico ippocratico su un paziente
era il principio allopatico, riassumibile nella frase “i contrari sono rimedi dei contrari”. In
una prospettiva umorale (e dunque qualitativa), è evidente che per curare una malattia
provvista una certa caratteristica, era necessario promuovere la caratteristica opposta.
Le malattie che derivano dalla pienezza, le cura la vuotezza, quelle che derivano dalla
vuotezza, le cura la pienezza, quante conseguono agli sforzi, le cura il riposo, quante si
generano dall’ozio, le curano gli sforzi.
Natura dell’uomo 9
Quindi bisogna … trovare la sostanza della malattia, quale sia. Infatti, se è umida,
conviene seccarla, se è secca, inumidirla, così anche riscaldare quella fredda e
raffreddare quella calda. Inoltre, se avrà l’affezione per coppia, conviene curarla
attraverso la coppia opposta, inumidendo e raffreddando quella secca e calda, e
seccando e riscaldando quella umida e fredda, e analogamente nelle altre due coppie
Bisogna procedere in questo modo in tutte le altre malattie.
Galeno, Luoghi affetti II 10
Alessandria
Il medico ippocratico ha un livello avanzato di conoscenza dei sintomi, ma non pratica
l’anatomia. Questo non significa che i medici ippocratici non abbiano consapevolezza di
come sia fatto un corpo umano: avevano alcune idee di come fosse l’interno grazie al
contatto con gli animali. Ma non facevano uso della dissezione in una prospettiva
conoscitiva. La dissezione del cadavere umano non veniva praticata perché il corpo era
considerato sacro e, perciò, doveva avere sepoltura: infatti soltanto quando il corpo è
sepolto l’anima trova riposo nell’Ade. Per esempio, la trama della tragedia greca
Antigone è costruita sul dare sepoltura al fratello morto affinchè la sua anima possa
trovare la pace, ciò al di là della legge dello stato perché costituiva l’imperativo etico più
importante.
Il periodo successivo alla morte di Alessandro Magno è un momento di innovazione per
la ricerca scientifica. Infatti in questo momento, precisamente ad Alessandria tra il IV e il
III secolo si introduce la pratica della dissezione, fino ad allora rimasta un tabù per il
“culto del cadavere”. Sotto l’impero di Tolomeo, grazie anche alla sua protezione, i
medici potevano effettuare studi su cadaveri o su corpi di detenuti, per la maggior parte
delle volte egiziani quindi “barbari”. La loro mancata conoscenza del greco, sulla base
della corrispondenza parola‐pensiero riassunta con il termine logos, classificava gli
egiziani come esseri inferiori Due medici alessandrini famosi sono Erofilo (330‐260 a.C.)
ed Erasistrato (330‐256 a.C.).
I medici dogmatici ritengono che è necessario dissezionare i cadaveri ed osservare le
loro viscera ed interiora. Dicono che Erofilo ed Erasistrato ottennero ottimi risultati
dissezionando vivi dei criminali che i monarchi avevano tirato fuori dal carcere e
consegnato loro, e osservando quando ancora erano in vita le parti che la natura aveva
prima nascosto: la loro posizione, il loro colore, la loro forma, la loro grandezza, la loro
disposizione, la loro durezza, la loro morbidezza, la loro superficie, il loro contatto, ed
inoltre le sporgenze e le rientranze delle singole parti, le eventuali connessioni ed
incastri. [...]
I medici dogmatici dicono che non è crudele, come la maggior parte ritiene, ricercare i
rimedi per le persone innocenti di tutti i tempi attraverso le sofferenze di criminali, e di
questi anche pochi.
Celso, Sulla medicina 23-26.
Erofilo dà, sugli studi anatomici effettuati tramite la pratica dell’autopsia, una descrizione
del cervello, dei reni, degli organi sessuali, dei nervi e dei tendini di cui fa la distinzione e
divide i nervi (che scopre provenienti dal cervello e non dal cuore come si pensava
prima) in sensori e motori.Erasistrato invece si occupa di cuore e vasi distinti in tre
classi (secondo la teoria della “Triplochia”):
1. vene, in cui scorre il sangue;
2. arterie, in cui scorre aria;
3. nervi, in cui scorre sempre aria, ma diversa da quella delle arterie, perché consente la
propagazione delle sensazioni.
Le malattie sono viste come derivanti dalla abnorme commistione dei tre sistemi (quello
delle vene, arterie e nervi) e non più causate da un prevalere di un umore rispetto a un
altro.
Galeno
Galeno, nato nel 129 d. C. a Pergamo rappresenta il più grande anatomista del mondo
antico: i suoi testi hanno dominato la medicina europea per più di mille anni.
Il padre, architetto, si occupò della sua formazione culturale, insegnandogli dapprima le
discipline matematiche e filosofiche; all'età di 16 anni lo spinse allo studio della
medicina, dopo che Asclepio gli era apparso in sogno. Pergamo era peraltro sede di un
importantissimo santuario del dio. Gli studi del giovane Galeno proseguiranno a
Smirne, Corinto e soprattutto Alessandria dove approfondì le sue conoscenze
anatomiche utilizzando per i suoi studi animali quali scimmie e maiali.
Tornato in Pergamo lavorò come medico alla scuola dei gladiatori. Dopo alcuni anni si
trasferì a Roma dove a seguito dei suoi successi venne eletto medico di corte
dell'imperatore Marco Aurelio. Ebbe come pazienti anche Lucio Vero, Commodo e
Settimio Severo. Rimase gran parte della sua vita alla corte imperiale a Roma, salvo il
breve ritorno a casa nel periodo della “peste antonina” dal 166 al 168 d.C. Nel 168
venne richiamato a Roma dai due Augusti e fu presente al dilagare dell'epidemia tra le
truppe di Aquileia ove era Marco Aurelio. A Roma realizzò le sue opere più importanti
scrivendo e sperimentando vivisezioni di animali. La data della sua morte è incerta,
compresa tra il 200 ed il 216 d.C
Fu autore prolifico realizzando opere fiolosofiche e mediche voluminose. Di queste solo
108 sono sopravvissute nel tempo, alcune in originale altre attraverso la loro traduzione
in lingua araba.
Galeno elabora alcuni concetti validi ancora oggi e che hanno dato un gran contributo
alla storia della medicina. In particolare unificando medicina ippocratica e tradizione
alessandrina elabora il concetto di funzione: le malattie vanno diagnosticate a partire
dalla funzione lesa. Un individuo è malato quando una funzione è perduta e così la
funzione orienta il medico e lo aiuta ad individuare il luogo affetto.
Bisogna esaminare innanzi tutto se una funzione sia lesa. E’ infatti necessario che con
essa sia affetto l’organo proprio della funzione. Poi, di seguito, se trovi la funzione lesa,
passa al modo della lesione ed esamina a quale affezione esso appartenga. Guarda
inoltre la parte affetta, se presenti un qualche tumore o un dolore, non in modo
superficiale, ma esaminando nello stesso tempo la specie di ciascuno di essi. Ha infatti
appreso non soltanto numerose forme di tumori, ma anche di dolori. Poi esamina le
sostanze superflue della parte affetta, attraverso quale condotto siano svuotate, ed
osserva che non sia espulsa una porzione della sostanza della parte affetta; dopo
questo se le sostanze superflue di essa siano completamente non concotte o siano
concotte moderatamente; quindi a quali sintomi provocati dalla parte affetta partecipi
tutto il corpo e a quali invece partecipino in particolare certe parti, alcune riguardo alla
loro funzione, altre riguardo al colore e all’aspetto.
Sui luoghi affetti II 10.
Tale concetto di luogo affetto che si manifesta attravero la funzione lesa si sposa con la
conoscenza profonda che lui ha del sistema nervoso e circolatorio. E' stato infatti il più
grande anatomista dell'epoca antica e la sua anatomia sarà superata solo nel
Cinquecento. La sua tecnica di vivisezione consentiva la dimostrazione del concetto di
funzione lesa; usava dimostrare come la resezione dei nervi laringei impedisse al
maiale di stridere o come la sezione del midollo spinale provocasse diversi tipi di
paralisi. Dimostrò, in contrastro con Erasistrato, che le arterie trasportassero sangue e
non aria e che i sistemi arterioso e venoso fossero intercomunicanti medianti minuscoli
vasi.Sostenne inoltre che la mente fosse situata nel cervello e non nel cuore a contrasto
con la tradizione aristotelica.
Per Galeno la tripartizione dell'anima, ereditata da Platone e dai pitagorici, prevede che
all'interno del corpo si abbiano tre principi:
“Si è dimostrato che l’animale, quando nasce, viene dotato di tre principi; uno è collocato
nella testa, e le sue attività in sé sono la fantasia, il ricordo, il pensiero, la ragione; in
relazione al resto del corpo, gli spetta di comunicare la sensazione alle parti sensibili
dell’animale, ed il movimento volontario a quelle parti dotati di questa possibilità. Il
secondo se ne sta nel cuore, e la sua attività di per sé consiste nel dare vigore all’anima,
fermezza nel compiere ciò che la ragione comanda, e costanza (caratteristica
assimilabile all’ebollizione del calore innato) quando la ragione vuol punire chi ritiene
abbia commesso ingiustizia. Quanto poi al resto del corpo, il cuore è il principio del
calore e della pulsazione, rispettivamente, sia delle parti che delle arterie. L’ultima facoltà
ha sede nel fegato e presiede a tutte le attività nutritive dell’animale, di cui gran parte, sia
per noi che per tutti gli animali, è rappresentata dalla produzione del sangue.”
Unendo la concezione tripartita dell'anima di Platone alla concezione fisiologica di
Erisistrato ne deriva che i tre sistemi dell'organismo umano, arterie, vene e nervi
corrispondessero rispettivamente a cuore, fegato e cervello.Il cervello è a capo dei nervi,
purifica all'interno dei ventricoli il pneuma psichico che poi scorre all'interno dei nervi,
che sono cavi. Il fegato produce il sangue e attraverso le vene lo distribuisce
direttamente al resto del corpo, con la funzione di nutrire l'organismo. Il cuore è un
organo della respirazione che miscelando aria e sangue inviava attraverso le arterie a
tutto il corpo l'energia per le funzioni vitali. In particolare l'aria della respirazione veniva
inviata in parte direttamente al cervello per la produzione del pneuma psichico ed in
parte ai polmoni ove nel ventricolo sinistro si mescolava al sangue come per
combustione e si distribuiva al resto del corpo. Il cuore si dilata attivamente mentre si
contrae passivamente; le arterie sono indipendenti e si espandono per l'energia dello
pneuma.
Galen