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La questione della lingua
La questione della lingua include l'insieme delle discussioni tenutesi dal 1500 su quale
lingua si dovesse usare in Italia.
La situazione del nostro paese è stata per molto tempo diversa rispetto a molti paesi
europei: in Italia non c'era un centro di attrazione politico (Parigi per la Francia, Londra
per l'Inghilterra...) che facesse da catalizzatore anche per la lingua. Fino al 1861 l'Italia ha
vissuto in una situazione di frammentarietà politica ed estremamente divisa.
CONSEGUENZA: no lingua comune su cui basarsi.
La questione della lingua si estende fino al 1900:
1305: De vulgari eloquentia, Dante => 1964: Pasolini
1500 = secolo della questione della lingua
. natura: quale provenienza o carattere dovesse avere la lingua
. uso: lingua di tipo scritto o parlato
. confini: antitesi temporale, antica o moderna
. funzione: letteraria o sociale
In questo schema rientrano tutte le posizioni:
Bembo:
=> fiorentino, scritto, antico (1300), letterario
Machiavelli:
=> fiorentino, parlato, contemporaneo (1500), sociale
Manzoni:
=> fiorentino, parlato, moderno (1800), sociale
L'impostazione del Bembo nasce sostanzialmente dal fatto che fra la fine del 1400 e
l'inizio del 1500 si avvertì in Italia l'esigenza di una regola per le scritture: prima c'era
una situazione piuttosto variegata. Le differenti corti dovevano comunicare tra di loro e
perciò non si poteva usare il dialetto locale: scrivere in dialetto era complicato e
caratterizzava in maniera negativa il testo. Le scriptae erano i tentativi di nobilitazione
dell'idioma della parlata locale attraverso l'avvicinamento al toscano-fiorentino
trecentesco e all'arricchimento con il latino giuridico.
- idioma locale
- latino giuridico => scriptae
- fiorentino trecentesco
Invece, il termine koinè veniva utilizzato i testi in lingua sovramunicipale: in questi casi