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Nei dialetti pugliesi si ritrovano molte parole di origine araba, che in parte si diffusero

dalla Sicilia durante la dominazione araba dell’isola (VIII-XI secolo), in parte giungeranno

attraverso la Spagna e in parte sono da attribuire ai musulmani di Federico II.

Come: arrakamé (arabo: raqama) italiano “ricamare”, arrassà (arabo: arrada) italiano

“allontanare” , tamarrə (arabo: tammar) italiano “venditore di datteri”.

Al regno svevo seguì il dominio angioino. Carlo I d’Angiò dopo lo sterminio dei saraceni di

Lucera, con un editto del 1274 fece venire nell'attuale Foggia funzionari e militari

francesi. Si formarono così le colonie franco-provenzali di Faeto e Celle San Vito, nei cui

dialetti sopravvive molto francese: buccə italiano “bocca”, Cialèndə italiano “Natale”,

ciatéi italiano “castello”, frar italiano “fratello”, marì italiano “marito”.

Ma parole francesi risalenti al periodo angioino (1266-1435) sono presenti anche nel

resto della Puglia.

Con la pace stipulata tra Francia e Spagna (1559), l’Italia e la Puglia passarono agli

Spagnoli, la cui lingua ha lasciato molti termini di oggetti e azioni legate alla vita

quotidiana: fulmənandə italiano “fiammifero”, mandə italiano “coperta”, ninnə italiano

“bambino”, patitə italiano “zoccolo” e l’espressione stènnə i patitə italiano “tirare le

cuoia” viene dallo spagnolo “estirar las patas”.

L’odierna delimitazione geografica risale al tempo dei Borboni, quando le sue province

furono unificate sotto il nome di Puglie; denominazione mutata in Puglia nel 1921.

Volgendo il suo nome al singolare, in qualche modo se ne è sancito il carattere unitario. E

in effetti c’è con tutte le differenziazioni evidenziate nelle diverse Puglie anche una

fonetica comune. Si tratta del suono iniziale di ši o šire in italiano “andare”.

I dialetti di Puglia

I dialetti della Puglia centro-settentrionale rientrano nel gruppo “napoletano-barese”

dell’area meridionale intermedia, mentre i dialetti salentini appartengono, con i dialetti

della Calabria centro-meridionale e della Sicilia, all’area indicata come “meridionale

estrema”.

Questi due raggruppamenti dialettali derivano da ragioni sia fisiche, ovvero il confine

segnato dalle Murge baresi, sia da motivazioni di carattere storico – linguistico: mentre al

nord (attuali Foggia e Bari) gli Iapigi furono sopraffatti dai Sanniti, che spazzarono quasi

completamente l’antica civiltà illirica, al sud furono i Bizantini ad avere la supremazia

economica e culturale sui Messapi. In Puglia, quindi, coesistono due realtà linguistiche

entrambe derivanti dal latino, ma tanto dissimili.

La differenza che subito risalta riguarda molte vocali atone nella cosiddetta e “muta”

proprio dei dialetti apuli (fəliənə italiano “fuliggine”, mènələ italiano “mandorla” ,

pəccənunnə italiano “piccolo”, dəmènəchə italiano “domenica”) e la conservazione di

suoni distinti nel Salento meridionale (spamicatu italiano “affamato”, catina italiano

“catena”, otalaru italiano “vortice”).

I DIALETTI DELLA PUGLIA CENTRO-SETTENTRIONALE interessano le province di Foggia,

BAT e Bari.

Si distinguono tre varietà: di cui due, la dauna e l’apulo-foggiana, sono proprie della

provincia di Foggia, mentre la terza, detta apulo-barese, si parla nella Terra di Bari, cui

storicamente appartiene anche la nuova provincia di Barletta-Andria-Trani.

La varietà dauna comprende i dialetti garganici settentrionali e i dialetti dauno-

appenninici, parlati a sud-ovest di Foggia.

Questi sono caratterizzati da due fatti interessanti il vocalismo:

• conservazione della vocale tonica A: casə, panə, fratə; italiano casa, pane, fratello

• assenza di metafonesi delle vocali brevi: bbónə > da “bonus” > italiano: “buono” ,

pédə > da “pedes” > italiano: “piedi”

E da almeno due fatti riguardanti il consonantismo:

• conservazione della geminata -LL- ; gallə, jalléinə italiano: “gallo, gallina”

• e pronuncia h’ del nesso latino -FL-; h’órə, pronuncia arcaica di Peschici e San

Marco in Lamis, tuttora viva a Rignano Garganico.

La varietà apulo-foggiana comprende i dialetti garganici meridionali, di Vieste,

Mattinata e Monte Sant’Angelo e quelli del Tavoliere, tra cui Manfredonia, Foggia e

è

Cerignola, ed caratterizzata:

• dalla palatalizzazione della vocale A in sillaba libera di parola piana:

pénə, sélə, frétə, kénə italiano: pane, sale, fratello, cane.

• dalla metafonia o dittongazione delle vocali brevi latine: bbúənə italiano “buono” e

píətə italiano “piedi”.

Tra le varietà dauna e apulo-foggiana si può distinguere, nel Gargano, una “zona di

passaggio” comprendente i centri di Vico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis e

Rignano Garganico, caratterizzata da:

• metafonesi di tipo sabino (la mòrta/ lu mórtə, lu vénde). La metafonesi di tipo

sabino è presente anche nel Subappennino dauno, per esempio ad Alberona.

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

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