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SINTASSI

La sintassi è complessa. Vi è una geometria perfetta: vi sono 2 versi, 1 verso bipartito (mezzo + mezzo) e 1 verso finale; 2 versi m+m 1 verso; nelle terzine vi sono poi: 2 versi e 1 verso separato; 2 versi 1 verso. Uno degli obiettivi è descrivere l'effetto del passaggio della donna, che la donna produce = subordinate consecutive (es. verso 11 "sì che rasembra vile a chi lo guarda": i poeti hanno bisogno di avere gli strumenti grammaticali per parlare di deduzione = "Ne deduciamo che chi guarda le cose belle non prova più la gioia che provava prima", perché la presenza della donna ha avuto questo effetto). "ciò" è un incapsulatore anaforico, ovvero incapsula tutto ciò che è avvenuto prima = "tutto questo passa". Il verso 9 lascia scaricare tutto il peso. Le partizioni metriche sono rispettate, ma il movimento sintattico non si arresta al verso 8, ma la curva.

viene rilanciata inavanti con il “ciò”. Gli studiosi ritrovano e quantificano un uso delle subordinate consecutive. 35 Il lessico è nuovo: gentile (ritorna il lessico che si era grammaticalizzato con Guinizzelli), ma si guarda comunque anche al Duecento. Troviamo infatti:
  • “saccio” e “sacciate”: siciliano
  • “core” con il monottongo
  • termini che derivano dal provenzale come biltà
  • “valenza” ritorna solo 2 volte, con il suffisso -enza è un provenzalismo
  • Hapax ricorre una sola volta in “coraggio” (al posto di “cuore”). Non compare in nessun'altra poesia.
  • polimorfia: biltà, ma anche beltate; coraggio, ma anche core
Troviamo parole di tradizione siciliana di origine provenzale o francese: genti, augelli, albore, valenza, coraggio

Si può vedere la riduzione progressiva di alcuni tratti.

Nell'enciclopedia dantesca Agostini scrive:

F. Agostini,

ED«ci troviamo di fronte a uno stilema avente un preciso valore funzionale. Il sentimento d’amore, concepito comequalcosa di per sé ineffabile, non viene espresso in forma diretta ma soltanto attraverso l’analisi di alcune reazioni cheesso provoca nel ‘cor gentile’; a questo rapporto tra sentimento e moti dell’animo, che oggettivamente consideratosarebbe di causa ed effetto, il costrutto consecutivo infonde una tensione emotiva che sottolinea da una partel’impossibilità di riversare nelle parole tutta la sapienza del sentimento e dall’altra irrinunciabile aspirazione delpoeta a esternare in qualche modo il valore unico e irripetibile di quella sua esperienza interiore»- ineffabile = incapacità di esprimere a parole. La donna è ineffabile, ma si può farlo attraversola descrizione degli effetti.La subordinata consecutiva diventa il modo che il poeta ha per uscire dalla hamapas

dell'ineffabilità. Al poeta serve anche linguisticamente questo elemento.

LEZIONE 4C. Guido Cavalcanti, Se Mercé fosse amica […]

Se Mercé fosse amica a' miei disiri

A Se Mercé fosse amica a' miei disiri

'l movimento suo fosse dal core

B e 'l movimento suo fosse dal core

di questa bella donna, [e] 'l su' valore

B di questa bella donna, [e] 'l su' valore

mostrasse la vertute a' mie' martiri,

A mostrasse la vertute a' mie' martiri,

d'angosciosi dilett' i miei sospiri,

A d'angosciosi dilett' i miei sospiri,

che nascon della mente ov'è Amore

B che nascon della mente ov'è Amore

e vanno sol ragionando dolore

B e vanno sol ragionando dolore

e non trovan persona che li miri,

A e non trovan persona che li miri,

giriano a gli occhi con tanta vertute

C giriano a gli occhi con tanta vertute

che 'l forte e 'l duro lagrimar che fanno

D che 'l forte e 'l duro lagrimar che fanno

Che ’l forte e ’l duro lagrimar che fanno
ritornerebbe in allegrezza e ’n gioia.
Ma sì è al cor dolente tanta noia
E a l’anima trista è tanto danno
che per disdegno uom non dà lor salute.

Qui vi è uno schema metrico diverso con la fronte a rime incrociate (ABBA ABBA): non è
innovazione, ma prima i poeti preferivano le rime alternate. Da qui in poi le proporzioni si ribaltano,
per cui l’incrociato diventa il nuovo modello di riferimento.

Qui vi è una forma metrica che rende evidente una bipartizione interna.
Le rime danno evidenza a ciò che la lingua già faceva.
La sintassi ipotattica, subordinazione, collega tutte le prime 3 partizioni. C’è un'anticipazione della
subordinata che occupa larga

Parte del sonetto fino al verso 11. La sintassi supera le ripartizioni metrica: la sintassi le oltrepassa, le collega. - valore al posto di valenza - core al posto di coraggio Vi è una continuazione del processo di riduzione dei tratti arcaici. - "giriano: condizionale in -ia - condizionale in -ebbe: "ritornerebbe" = tipico del fiorentino - "miei" e "uomo" con il dittongo Cavalcanti: inizia a rinnovare la lingua, non per innovazione ma per sottrazione di tratti linguistici. Riduce i tratti siculo-provenzali con una sottrazione graduale. ● rimane il monottongo (es. core) ● rimane il condizionale in -ia ● Le innovazioni non avvengono in maniera radicale. Il sonetto in questione appartiene ad un lavoro della giovinezza, è perciò molto vicino al magisteroguittoniano. Cavalcanti in questo sonetto guarda alla poesia del duecento. Troviamo: - una rima incrociata. - "disio": lemma poetico che deriva da una forma volgare

“desidium”: è una forma linguistica meridionale e siciliana. Si utilizza in poesia- “desiderio”: si utilizza in prosa- 2 latinismi: “Virtute” e “salute”: la forma vocalica del latino stesso viene mantenuta (Letroveremo in Dante).ripetizione del lessico: carattere claustrofobico dell’amore (es. “miei” torna 3 volte;● “dolore” torna 2 volte; “vertute” altre 2), vi è una dimensione emotiva che non lascia vied'uscita: le ripetizioni martellanti accrescono un senso di oppressione e angoscia.vi sono spesso parole che evocano lo spettro della morte (“ultima parola”: negazione della● salvezza): amore = esperienza micidalesubordinata prolettica: viene prima della principale●Carattere complesso della gestione sintattica.Le 2 quartine sono occupate dalla subordinata condizionale (“se..”).● Vi è una prolessi della subordinata, che viene prima della

principale; vi è un'anticipazione della principale e il verbo reggente arriva solo al v.9 = subordinata fino al verso II. 37. È una sintassi ardita, dà la misura di consapevolezza e distacco. Ritorna 2 volte poi la subordinata consecutiva:

  1. V. 9-10 = subordinata consecutiva
  2. Ultima terzina: subordinata consecutiva: tipica dello stilnovo, usata per descrivere l'effetto dell'amore sulla donna

Nell'ultima strofa nega ogni speranza.

In verde: parole che mostrano un'analisi oggettiva, capacità razionale di definire le dinamiche d'amore

In viola: le parole che mostrano un sentimento amoroso che genera angoscia. L'amore infatti sottrae l'uomo dal dominio razionale di sé e lo lascia in preda ad angoscia e sofferenza (es. "angoscioso")

Vi è un'INTELLETTUALIZZAZIONE AMORE: battaglia contro forza oscura che genera angoscia. Tema che si riflette nel lessico. Per Cavalcanti l'amore è una

forza cieca che occupa la mente, ma a questa forza ci si può accostare in modo oggettivo/razionale (es. "mente"). L'amore impedisce all'uomo di raggiungere la perfezione, alla perfetta conoscenza (lo fa rimanere legato a un tormento senza via d'uscita). Per Cavalcanti l'amore può essere drammatizzato. Amore: guerra tra facoltà delle forze vitali dell'io lirico e amore stesso, dove l'io lirico destinato a soccombere. Nel lessico sono presenti gli attori di questa guerra: es. "cuore", "sospiri", ... DANTE è un critico militante. È consapevole del proprio ruolo e delle proprie capacità e della propria opera. Lo dichiara nel purgatorio 11. Dante, Purgatorio, XI, 97-99 ➔ Così ha tolto l'uno a l'altro Guido la gloria de la lingua; e forse è nato chi l'uno e l'altro caccerà dal nido. Guido Cavalcante aveva tolto la gloria della lingua Guido

Guinizzelli. Il secondo supera il primo, ma forse “è nato chi caccerà entrambi”, riferendosi a sé stesso moltoprobabilmente. E’ consapevole del fatto che egli scaccia i due Guidi dal ruolo di primato. Non è un atto di superbia, egli è solo consapevole di se stesso e della sua opera. Scrive DivinaCommedia, liriche e poesie. Noi ci concentriamo sulle liriche. Le Rime di Dante non hanno organizzazione unitaria, ci sono pervenute attraverso una tradizionefilologica complessa. Nella produzione lirica di Dante troviamo un eterogeneità, una grande sperimentazione di diversedirezioni/ opzioni stilistiche/ vari linguaggi di volta in volta nuovi. Le Rime di Dante sono una palestra linguistica i cui esiti plurali confluiscono nella Commedia,caratterizzata da maggiore plurilinguismo e pluristilismo. 38Barbi, studioso di Dante, ha ordinato le Rime di Dante in modo da far emergere dei nuclei linguisticie stilistici al di là

dell'ordine cronologico. Le ordina per esperienze linguistiche e stilistiche. Le prime liriche di Dante sono: Rime giovanili: tenzone con Dante da Maiano, esponente della tenzone (pratica poetica/genere, diffusa nel duecento, che consiste in una disputa in versi, che nasce in Provenza, può diventare un gioco di prese in giro/polemica/accusa, in Italia c'è una tenzone più raffinata come quella con Dante da Maiano): qui sono ben evidenti i segni linguistici della tradizione siculo-toscana, per la presenza cospicua di SICILIANISMI e GALLICISMI. Vi sono varie testimonianze di tenzoni. Già i poeti della scuola siciliana si ponevano questioni amorose e i diversi poeti esprimevano la loro idea componendo dei sonetti sul tema. Questi sonetti (Tenzone con Dante Da Maiano) sono le liriche più arcaiche, ovvero le prime prove di un poeta. Sono i primi componimenti che Dante scrive. TESTO: "Qual che voi
Dettagli
A.A. 2021-2022
166 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher noemi.franchetti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della lingua italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Zoccarato Giovanna.