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Le opere di Aristotele

Si distinguono due tipologie di opere aristoteliche: quelle "essoteriche", ossia destinate alla pubblicazione ma andate perdute (ci rimane solo la Costituzione di Atene; esse comunque si distinguevano in dialoghi ed opere erudite), e quelle "esoteriche" (o "acroamatiche"), costituite invece da appunti che il filosofo concepisce ad uso interno della propria scuola. La tradizione ha conservato solo l'ultimo gruppo di opere: queste, passate di mano in mano ai suoi discepoli, furono riportate alla luce dal filosofo Andronico di Rodi, che le mise assieme e diede loro la forma di corpus quale ora è giunta a noi. Studi recenti hanno perciò messo in rilievo che non si tratta di una raccolta unitaria ed omogenea, ma di una raccolta eterogenea e quasi in "work in progress". Il corpus si apre con una sezione denominata Organon, riservata alla logica, necessaria per la speculazione filosofica, segue il De interpretatione, che suddivide le

varie parti del discorso, e la parte più importante, ossia la trattazione del sillogismo, in Analitici I e Analitici II. Segue la Fisica, ossia la parte filosofica di maggior rilievo, nella quale tratta i principi fondamentali del mondo sensibile. Ad essa seguiva la Metafisica, comunque non portata a termine, che trattava dei principi essenziali dell'Essere supremo. Ci pervengono anche opere di etica: l'Etica nicomachea, l'Etica eudemea, la Grande etica. Dell'ultimo periodo sono la Retorica e la Poetica, sulla cui estensione si è molto discusso: è comunque probabile che l'ultima comprendesse due libri, di cui solo il primo, che tratta della tragedia e accenna alla commedia, ci è pervenuto. Aristotele tendeva ad assottigliare quel divario che aveva aperto la filosofia di Platone, ossia separando nettamente il mondo sensibile, visto come imperfetto e fallace, dal mondo delle Idee. Aristotele dapprima imposta una nuova metodologia di analisi.del reale: alla conoscenza presiede la logica, i cui elementi determinano la nostra conoscenza della realtà. L'universale stesso è oggetto della sua ricerca: esso è presente nell'essere, come forma immanente; ciò che viene determinato dalla forma è la materia; ogni sostanza esiste in quanto partecipe di forma e materia. Nella materia si trova un "essere in potenza", che diviene "essere in atto" quando riceve la forma. Tale passaggio si realizza attraverso il movimento, che è prodotto da un precedente atto. Il movimento non è fine a se stesso, ma si propone il compimento di uno scopo. Il fine ultimo del movimento è l'Essere supremo, Dio. Questo è anche la causa del movimento, ovvero il Motore Immobile. Esso è atto puro, essendo privo di potenza. È forma non partecipe della materia. L'elemento fondamentale per una classificazione degli esseri viventi è l'anima.che è il principio della vita. Ci sono varie funzioni dell'anima: quella nutritiva e generativa, quella intellettiva. L'origine delle conoscenze sta nella sensazione. Non è comunque chiaro cosa Aristotele pensasse della continuazione dell'anima dopo la morte: sembra che nella sua concezione l'unica a sopravviverle fosse la parte intellettiva; il fine ultimo dell'uomo risulta essere la felicità; questa si raggiunge quando l'anima si conforma alla vita morale. Esistono due tipi di virtù: quelle dianoetiche, come la sapienza, ed etiche. Nella Poetica, Aristotele analizza specificamente il fenomeno tragico, ritenendo il teatro una "mimesi" della realtà. Il fine ultimo di questo tipo di rappresentazione risiede nella catarsi dell'anima, ossia il deflusso liberatorio delle passioni. Altro campo d'indagine è quello sull'essenza stessa della forma artistica: ritiene che il valore universale.

La differenza della poesia rispetto alla storiografia, portatrice del particolare, risieda nella messa a racconto dell'eikos, ossia del verosimile; lo storiografo, invece, è obbligato a descrivere la realtà quale è: in ciò sta la supremazia dell'arte poetica rispetto ad ogni altra forma artistica.

Allievo e successore della reggenza del Peripato fu Teofrasto, nato nel 370 ad Ereso in Lesbo. Delle sue opere se ne conservano tre: due sulla botanica e una, i Caratteri, risulta essere un compendio e una raccolta di trenta tipi umani, analizzati secondo la propria forma e propensione caratteriali. Si è supposto che essi costituissero un manuale per la rappresentazione comica, anche per la forte originalità dell'opera, dato che non si conservano altre opere simili nella letteratura greca.

La commedia di mezzo. Aristotele individua due tappe fondamentali nell'elaborazione comica: quella rappresentata da Aristofane, e quella rappresentata da Menandro.

Già la critica antica, tuttavia, aveva messo in rilievo come ci fosse stata una parte della commedia, di cui non ci pervengono prove, a mezzo tra queste due epoche, segnata da caratteristiche di entrambe le epoche; con le ultime due commedie di Aristofane, infatti, il coro, ovvero l'espressione della collettività, era praticamente scomparso, e aveva lasciato il posto alla parte recitata, in vista di un maggior intrattenimento e possibilità d'evasione per il pubblico ateniese. Uno dei tratti principali della commedia mediana dovette essere la parodia del mito e della tragedia. Anche la tematica amorosa, poi evoluta e portata avanti da Menandro, è caratterizzante la fase di mezzo. Il personaggio aristofaneso, caratterizzato da una propria individualità e psicologia, diventa tipizzato secondo precisi schemi. Poeti dell'età mediana sono Antifane, Anassandride, Alessi (zio di Menandro). La commedia nuova L'epoca successiva alle guerra

del Peloponneso e alla conquista di Alessandro avevaprogressivamente decentrato l'importanza della polis e, in senso lato, della funzione del cittadinoall'interno di essa. Il campo di indagine dell'opera menandrea verrà quindi cercato nelmicrocosmo degli affetti familiari che costituiscono un campo d'evasione per il pubblico a luicontemporaneo, stanco e ormai disinteressato alla vita pubblica. Menandro offre ai proprispettatori una via d'uscita, costruendo sovente un mondo immaginifico e retto sugli affetti, unicobaluardo rimasto nel mondo della città.

Menandro nacque ad Atene nel 342. Fu allievo di Teofrasto e fu in contatto con il politico DemetrioFalereo, il quale resse Atene, come protettorato macedone, nel decennio 317-307. La suaproduzione teatrale fu estesissima: essendo molto letto in Egitto, di lui ci pervengono circa 7commedie, di cui una completa (il Bisbetico). Le commedie andate perse, tuttavia, sono a noicomprensibili grazie

alla fortuna che ebbero nella latinità, essendo poi state riprese da comici quali Plauto, etc. La prima vittoria fu ottenuta col Dyscolos nel 317.

Dyscolos: il protagonista, un certo Cnemone, è un vecchio bisbetico che vive da solo assieme alla figlia in una casa di campagna. La moglie vive assieme al loro figlio Gorgia. Sopraggiunge Sostrato, un giovane, elegante cittadino, che si innamora della figlia di Cnemone, spinto dal dio Pan, che vuole premiare la fanciulla per la propria devozione. Di lui sospetta Gorgia, ma alla fine i due diventano amici. Arriva la famiglia di Sostrato, di cui fanno parte uno stravagante cuoco, di nome Sicone. Cnemone è riluttante all'idea del matrimonio, ma cade in un pozzo, e viene salvato da Gorgia; egli dunque si ravvede: non può più continuare a condurre un'esistenza di tal genere. Accorda le nozze, a cui si aggiungono quelle fra la sorella di Sostrato e Gorgia.

Samia: protagonista è il giovane Moschione,

figlio di Demea. Egli è innamorato della figlia del vicino Nicerato, ossia Plangone, da cui poi ha un figlio. Non rivela però la verità al padre, il quale, a sorpresa per il figlio, decide comunque di dare in sposa la figlia del vicino. Seguono i preparativi per le nozze: a causa di un malinteso, Demea apprende che la concubina Criside, cui nel frattempo è stato affidato il figlio, lo ha avuto da un altro uomo. Egli quindi la scaccia, ed ella si rifugia dal vicino, che però vede la propria figlia allattare il bambino. Compresa la verità, viene alle mani con Demea, che lo rassicura sul matrimonio. Tutto si sistema.

Peirekomene: la commedia riporta alla luce la verità sociale di una ragazza, che grazie a questo riconoscimento può riottenere la libertà affettiva. Una donna di povera condizione ha trovato due gemelli: ha tenuto per sé la femmina, di nome Glicera, e ha dato il maschio, di nome Moschione, alla ricca Mirrina.

Glicera è nel frattempo divenuta l'amante di un soldato, Polemone, che, vedendola abbracciata a Moschione, in un eccesso di gelosia le tosa i capelli. Nello scioglimento della trama un ruolo decisivo spetta a Pateco, vicino dei due che si rivela pure essere il loro padre: Glicera risulta così essere di condizione libera e può sposare Polemone.

Aspis: la commedia si apre con Davo, fedele servo del padrone Cleostrato, che egli crede caduto in battaglia, avendo rintracciato il suo scudo (in realtà, come riporta la personificazione della Sorte al pubblico, Cleostrato è vivo e sta tornando in patria). La sorella di Cleostrato è ora erede di un'ingente fortuna, cui mira l'avaro zio Smicrine. L'altro zio, generoso e buono, di nome Cherestrato, cui era stata affidata la fanciulla, non sa che fare: sarà per un'arguzia del fedele Servo Davo che Smicrine sarà impossibilitato al suo scopo. La commedia presenta qui varie lacune.

Si conclude poi con doppie nozze: Cleostrato, ritornato, sposa la figlia di Cherestrato e la sorella va all'amato Cherea. Nelle commedie di Menandro troviamo due principali schemi di intreccio narrativo: nel primo la situazione iniziale deve essere sovvertita per portare all'auspicato ordine; nel secondo si parte con una situazione piacevole, che viene poi sovvertita verso una situazione negativa, cui metterà rimedio l'epilogo. Questo andamento per così dire lineare delle commedie di Menandro si spiega con l'intento e le aspettative che il pubblico nutriva nei confronti dell'occasione teatrale: questo non è più visto come impegno comunitario, ma solamente svago e divertimento. L'equivoco gioca un ruolo fondamentale: l'assetto primariamente critico della vicenda, che poi viene sciolto e risolto, è dovuto ad un errore di conoscenza, cui si pone rimedio tramite l'utilizzo di valori assoluti, come il sentimento d'amore.che mette il pubblico in una condizione di tranquillità. La poesia ellenistica Il decentramento politico della Grecia e l'universalizzazione di pensiero cui va incontro il mondo letterario fanno mu
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A.A. 2019-2020
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca

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