Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Book redatto alla fine dell'11° secolo costituisce l'esempio dell'espansione delle strutture burocratiche.
La crescente identificazione simbolica del monarca con il regno indusse i sovrani a rivendicare speciali diritti
definiti regalie. Tali diritti che potevano essere ceduti a terzi e fornire entrate aggiuntive, si sostanziavano nel
diritto di caccia, pesca, pascolo, raccolta del legname, sfruttamento di miniere, di stabilire le unità di misura,
di conio e di sfruttamento del sale. Le strategie dinastiche erano condizionate dalla necessità di contrarre
matrimoni, dato che la potenza dei sovrani medievali era legata alle rendite che il demanio garantiva.
Fra il 13° e il 14° secolo si registrarono alcune trasformazioni che hanno indotto gli storici a parlare
di transizione dallo Stato Patrimoniale allo Stato Fiscale nell'Europa occidentale, ovvero di uno Stato
che cominciava a ricavare la maggior parte delle proprie risorse non dai beni posseduti ma dalla
tassazione; i possedimenti regi continuarono a svolgere una funzione economica rilevante, ma la
tassazione divenne la fonte di entrata principale. In Europa orientale questa transizione fu ostacolata
dall'inefficacia dell'economia monetaria e dalle ripetute invasioni; in Russia l'invasione tartara stroncò lo
sviluppo dello Stato di Novgorod. Questo passaggio incontrò vari ostacoli, il pensiero medievale non rifiutava
l'idea di uno Stato forte, ma riteneva che ciò non doveva comportare un onere per i contribuenti, il ricorso
alla fiscalità fu denunciato da Tommaso d'Aquino come peccato mortale. 2
Nel medioevo, la tassazione assunse inizialmente caratteri straordinari, si basava sullo scambio fra sovrano
e sudditi, forme di prelievo in cambio del riconoscimento di un diritto alla rappresentanza.
Il prelievo fiscale era soggetto all'approvazione:
- delle Cortes (assemblee rappresentative composte da esponenti del clero, della nobiltà e delle città)
in Castiglia e Aragona
- del Parlamento (assemblea rappresentativa di tutti i ceti del regno) in Inghilterra
- degli Stati Generali in Francia.
La tassazione assunse caratteri permanenti a causa delle frequenti invasioni. Nella seconda metà del 300 il
rapporto tra entrate tributarie ed entrate patrimoniali si era rovesciato in favore delle prime, tuttavia
quest'evoluzione non fu rapida ed omogenea in tutta l'Europa;
in Inghilterra il sistema fiscale fu impiantato su imposte:
- dirette come la tassa sui redditi fondiari.
- indirette imposte sulle esportazioni di lana.
In Francia lo sviluppo del sistema fiscale fu più lento perché i sovrani continuarono a vivere di espedienti e
non riuscirono ad imporre uniformità, le province erano caratterizzate da regimi fiscali differenti e ciò
costituiva fonte di instabilità. Verso la fine del 300 l'introduzione della Talle (imposta diretta personale e
fondiaria, diventò i 4/5 delle entrate) della gabelle (tassa sul commercio di sale) e dei dazi all'esportazione
diedero un forte impulso al sistema fiscale francese che divenne permanente nel 400.
In Spagna, il progresso fiscale fu avviato da Alfonso 10° nel 1265 con l'introduzione di servicios (imposte
straordinarie) dell'imposta sul pascolo, delle dogane e del prelievo di una quota delle decime ecclesiastiche.
Il processo fu completato nel 1406 da Alfonso 11° ed Enrico 3° con l'istituzione di imposte sulla produzione e
la commercializzazione del sale, e con l'introduzione dell'alcabala, un'imposta sui consumi del 10%, che
rappresentò l'80% del gettito.
Verso la fine del 300 Castiglia, Francia e Inghilterra presentavano un governo unitario, assemblee
rappresentative, e un sistema giudiziario e fiscale.
2. La Chiesa costituì il primo modello di governo burocratico, dotato di un proprio apparato amministrativo e
giudiziario, nella figura del pontefice confluiva il potere legislativo, giudiziaria ed esecutivo.
Per diversi secoli i sovrani laici si appoggiarono alle strutture ecclesiastiche e reclutarono funzionari religiosi
per svolgere le funzioni amministrative e fiscali.
I pontefici disponevano di proventi spirituali mediante la tassazione dei patrimoni ecclesiastici e di proventi
temporali mediante la riscossione di imposte sui territori dello Stato della Chiesa. La tassazione sul clero si
sviluppò mediante decime ecclesiastiche. Fin dal 6° secolo le decime costituivano contribuzioni obbligatorie
dovute dai fedeli che colpivano i redditi e i frutti della terra, furono introdotte come tasse straordinarie per
contrastare i nemici della fede. Attraverso i proventi delle decime i pontefici sostennero la conquista della
Sicilia, l'espansione dell'Aragona e la prima crociata. Secondo Stumpo il meccanismo delle decime papali si
distinse per puntualità ed efficienza. La riscossione delle decime papali diede un forte impulso alla
monetizzazione e allo sviluppo di strumenti creditizi, dato che i pontefici imposero il pagamento in denaro.
I legami con la Chiesa determinarono il successo commerciale del Banco dei Medici di Firenze. 3
3. Gli Stati cittadini
Verso la fine dell'11° secolo, nell'Italia centrosettentrionale si sviluppò un movimento che rivendicava
l'autogoverno, gruppi di cittadini si aggregarono in associazioni giurate, i Comuni, che si dotarono di adeguati
organi amministrativi e assunsero la gestione delle principali attività di governo.
La sconfitta dell'esercito di Federico I Barbarossa nel 1176 e la pace di Alessandria nel 1183 sancirono la
disfatta dell'autorità imperiale e l'autonomia politica dei Comuni italiani.
L'abbondanza di documenti conservati negli archivi delle città italiane testimoniano una "rivoluzione
documentaria" caratterizzata da una produzione esorbitante di documenti amministrativi e giuridici per
soddisfare le esigenze politiche; i libri iurium contenevano i diritti dei Comuni.
Nel 13° secolo la normativa comunale oltre a regolare il funzionamento degli apparati amministrativi e le
relazioni tra poteri pubblici e privati, iniziò a regolamentare i rapporti fra privati. Inizialmente i cittadini stessi
si occupavano del governo comunale, ma la complessità delle attività amministrative richiese la creazione di
un corpo di funzionari specializzati e retribuiti.
Il fisco costituì il settore più sviluppato, alla fine del 12° secolo ogni Comune aveva istituito una Camera.
Le spese dei Comuni erano costituite da 2 voci:
1. i salari dei funzionari rappresentavano un onere contenuto ed erano iscritti nel bilancio ordinario
insieme alla manutenzione di edifici e al mantenimento dell'ordine pubblico.
2. il costo della guerra rappresentava un onere frequente, difficile da calcolare in anticipo; i rendiconti
del Comune di Siena e della Signoria di Firenze mostrarono come i costi della guerra fossero la
principale causa dell'aumento delle spese e dei deficit di bilancio. Per fronteggiare situazioni di
emergenza, i Comuni si affidavano a forme di prelievo straordinarie, successivamente divennero
permanenti.
La fiscalità cittadina fu tollerata dai contribuenti perché fu impostata su rappresentanza e consenso.
Il sistema tributario si articolò su imposte:
- dirette suddivise in reali o personali, gravavano in prevalenza sulla popolazione del contado, si
basavano sul fodro, tassa per il foraggio dei cavalli assunse varie forme: testatico (gravante sui
singoli individui) focatico (sulle famiglie) boateria (sul possesso di buoi da lavoro) e sulla gabella del
sale che imponeva alle famiglia di acquistare un certo quantitativo di sale in proporzione al numero
di componenti
- indirette, inizialmente la tassazione indiretta colpì gli scambi di merce, successivamente gravò sulla
produzione e sul consumo, furono introdotti dazi sulle merci in entrata e in uscita, dazi sulla vendita
di prodotti, sovraimposte e licenze all'esercizio delle professioni.
Le imposte erano stabilite dalle autorità comunali, mentre la riscossione era affidata a gruppi privati, che
acquistavano l'appalto.
L'erario evitava di dilatare il personale e garantiva un flusso regolare di risorse, l'appaltatore si assumeva i
rischi della riscossione nella speranza di un profitto finale. 4
La fiscalità straordinaria si fondava sulla tassazione diretta e sulla compilazione di estimi, ovvero di
censimenti delle proprietà per valutare la ricchezza patrimoniale dei contribuenti. L'introduzione degli estimi
costituì un'innovazione perché veniva introdotto il principio della tassazione proporzionale al reddito e al
capitale. Gli estimi erano basati su denunce scritte compilate da notai, comportavano una perizia
amministrativa e dovevano essere aggiornati con frequenza, erano classificabili in 2 categorie:
1. la prima accertava il reddito degli individui, si concentrava sul possesso di beni mobili (crediti, animali, materie
prime) ed era più diffusa nei luoghi in cui prevaleva l'attività agricola.
2. la seconda accertava il patrimonio, si concentrava sui beni immobili, ed era più diffusa nei luoghi in cui
prevalevano le attività mercantili e artigianali.
Gli estimi furono redatti a Pisa, Siena, Vercelli, Genoa, Parma e Bologna, la Tavola delle Possessioni (inizio
300) riportò il quadro delle proprietà fondiaria di Siena, il catasto fiorentino del 1427 rappresenta l'esempio
più famoso per sapienza amministrativa, rivelò il quadro reddituale e patrimoniale dei 250.000 abitanti. La
qualità delle informazioni dimostrano il pieno controllo del territorio e l'utilizzo di strumenti sofisticati, a
differenze di altre amministrazioni cittadine che si accontentarono di estimi basati su autodichiarazioni e
quindi anche su forme di elusione ed evasione. La moltiplicazione degli strumenti fiscali, il succedersi di
emergenze belliche e lo sviluppo dell'economia mercantile aumentarono la pressione fiscale, per la città di
Firenze il prelievo fiscale aumentò dal 2/3% del reddito alla fine del 13° secolo al 15% all'inizio del 15°
secolo. Un livello di prelievo che molti Stati europei non eguagliavano nemmeno alla vigilia della I GM.
La tassazione sugli estimi fu osteggiata dai cittadini, così il prelievo diretto fu sostituito dai prestiti forzosi
(definiti da Martine come una delle invenzioni più geniali), un meccanismo ibrido che combinava gli aspetti
della tassazione come l'obbligatorietà e gli aspetti del credito come la remunerazione.
Fra il 12° e il 15° secolo i principali Comuni fecero ricorso a prestanze: entrate derivanti da prestiti forzosi.
Per Luzzatto, studioso di economia e finanza pubblica, i prestiti obbligatori svolgevano 2 funzioni
complementari: rispondevano al bisogno urgente di denaro e frenavano l'incidenza del prelievo diretto.
Invece di pagare le tasse i cittadini più abbienti prestavano denaro. Il carattere for