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DE RERUM NATURA - LUCREZIO
De rerum natura= utilizza la poesia per veicolare contenuti politici e filosofici ricchissimi, la traduzione è in prosa
perché la metrica ad endecasillabi lucreziana non è riproducibile senza comprometterne i contenuti.
Titolo intraducibile = titolo di un testo che intende parlare di tutte le cose umane naturali, un’opera enciclopedica
universale.
Termine natura = in Lucrezio questo termine ha un senso totalmente diverso rispetto ad Aristotele. La sua natura è
produttiva e fa le cose senza uno scopo o un fine. È madre a-morale in quanto genera ma produce sia bene che male
indistintamente. Non esercita una qualche forma di razionalità sulle sue creature. Non punisce o dà benefici e non
bisogna domandarsi il perché.
La natura di Lucrezio è una natura di tipo atomista, dei primi atomisti della scuola greca non sappiamo molto in
quanto erano esponenti di un pensiero minoritario, i loro libri non vennero trascritti in epoca medievale perché
contenevano idee che nessuno condivideva. Essere atomisti significa, con valenza non solo fisica ma anche politica,
considerare che in natura esistono solo corpi e quello che non è un corpo è uno spazio vuoto. Questo nega l’anima di
Aristotele affermandone la materialità e quindi annullando la metafisica. L’anima non esiste e non esiste nemmeno la
sua concezione politica, per capire l’uomo bisogna ricercare le modalità con cui i corpi agiscono.
Conseguenze -> non esiste una vita dopo la morte, la differenza tra animale e uomo non è così ampia e non ha più
senso sostenere il dominio dell’uomo sull’animale; gli atomi sono in continua aggregazione e formano sostanze
differenti : tutto ciò porta alla negazione di qualcosa di immortale.
Esistiamo perché casualmente gli atomi si sono aggregati, la giustizia non viene dall’alto ma deriva dal basso.
Tra uomini e animali non vi è alcuna differenza, così come tra padroni e servi perché per Lucrezio la schiavitù non ha
senso. La condizione umana più felice è l’amicizia, lascia gli uomini liberi ma comunque legati da un sentimento. La
schiavitù si fonda sull’idea che anche gli schiavi hanno l’attesa di ricavare qualcosa dalla loro sottomissione: la
filosofia di Lucrezio suggerisce una vita in cui eliminare un bisogno porta alla felicità in quanto non si cade nella
dipendenza da altri.
Per Lucrezio la natura, visto che è a-morale crea anche i mostri: esseri privi di qualcosa perché nati dall’unione di
specie diverse per questo si estinsero. Anticipa l’evoluzionismo darwiniano gli individui che casualmente hanno
sviluppato i caratteri adatti alla sopravvivenza hanno potuto riprodursi perpetuando la specie. Noi non siamo creature
di Dio ma superstiti della falciatura dell’esistenza. L’adattabilità della specie è necessaria alla sopravvivenza: tutto
nasce dalla produttività naturale a cui seguirà poi quella culturale. Gli individui hanno caratteristiche specifiche che gli
permettono di sopravvivere da soli, oppure sviluppano una sottomissione/tutela nei confronti di un altro essere.
Questo non vuol dire che gli animali ci sono dati e noi dobbiamo sottometterli, ma ci sono utili e noi siamo utili a loro e
per questo li proteggiamo. Lucrezio porta come esempio gli animali domestici: tutti affidati alla protezione umana, più
avanti definita come teoria della co - evoluzione. Gradualità dei processi naturali: SILVIA.
Antropologia di Lucrezio: per lui gli uomini erano privi di tutte quelle astuzie e quegli accorgimenti che hanno ora e
solo con l’esperienza e con il tempo si sono affinati. Lucrezio vede gli uomini primitivi come dei bruti rozzi, nomadi
raccoglitori che non sapevano maneggiare il fuoco, non si vestivano, vivevano nei boschi o nelle caverne.
Non erano improntati al bene comune, non avevano leggi, non erano raggruppati in famiglie e l’unico legame che
avevano era quello madre-figlio (assolutamente naturale). Lucrezio pensa che la storia dell’umanità abbia prodotto un
miglioramento e anche un peggioramento delle condizioni di vita: c’è un equilibrio, si muore secondo gli stessi numeri
ma in modalità diverse.
Fasi dell’umanità sono divisi in 3 patti:
1) famiglia: la possibilità di vivere sotto un unico tetto segna il passaggio dal nomadismo al sedentarismo. Questo fu
permesso dall’uso di pelli, fuoco e dall’agricoltura. Il rapporto uomo-donna passa da assolutamente casuale ad uno
stato di comodità. I figli con le loro carezze ammorbidirono l’indole dei genitori e la convivenza non fu più forzata ma si
fece civile. I genitori apprezzarono la dolcezza dei rapporti e la sicurezza della nuova dimora sviluppando i caratteri
sociali. La socievolezza non è innata ma è il risultato di una acquisita stabilità in dimora.
Parentesi sul linguaggio: gli uomini primitivi non hanno esigenza di comunicare in quanto avevano contatti sporadici. Il
linguaggio nasce quando si comincia a vivere vicini in modo stabile. Il linguaggio non è unicamente sonoro: può
essere anche gestuale perché non nasce da un’idea ma da un bisogno di ottenere o evitare qualcosa.
2) proprietà: i re cominciano a fondare le città e poi le proprietà, inizialmente basate sul possesso dell’oro e delle
terre, da ciò nasce l’invidia perché tutti volevano sempre più potere e ricchezze.
3) diritto: l’uomo stanco della violenza si sottomette alle leggi, ma quando svolge qualcosa di sbagliato nasce il senso
di colpa e così l’uomo si rivolge a dimensioni superiori: DEI -> per Lucrezio, ateo, l’uomo crede negli dei perché li
sogna (Animismo= esperienza onirica senza verità); sogno= dimensione migliore in cui sono superati i limiti corporei->
nasce così la religione da immagini bellissimi dei sogni.
L’uomo scopre la forza dei metalli che se fusi dal fuoco presero le sembianze di armi. Durante le guerre oltre alle armi
portavano anche gli animali, che creavano panico poiché non distinguevano i nemici dagli alleati. Per Lucrezio l’uomo
è la causa dei propri mali perché non usa la razionalità, ma si affida a credenze sbagliate
messaggio= autosottomissione dell’uomo ai potenti
DISCORSO SULLA SERVITU’ VOLONTARIA - LA BOETIE
Nasce da una frase di Plutarco(autore greco che nella cultura della tarda antichità rappresenta una svolta: pone
problemi filosofici molto complessi e lascia domande irrisolte) “i popoli dell’Asia sono schiavi perché non hanno avuto
il coraggio di dire: NO”. Plutarco sarà un grande ispiratore di Montaigne i suoi saggi (riflessioni su argomenti di varia
natura), suscitano interesse in chi li legge e stimolano la riflessione piuttosto che dare risposte. La Boetie e Montaigne
furono amici e i “Saggi” nasce proprio come testo in ricordo dell’amico, scomparso in giovane età.
La Boetie si domanda: perché esiste il dominio? Il secondo titolo del libro si intitola “Contro uno” (=chiunque si
imponga sugli altri). Riprende la frase di Omero, nell’Iliade “uno sia il capo, uno il re” , come è possibile che migliaia di
uomini siano comandati da uno.
Si è detto che La Boetie è contro uno perché è favorevole a una specie di anarchia feudale, vuole che siano lasciate
le libertà dei grandi signori: questa è una interpretazione sbagliata, anche se lui era nobile, perché uno non è solo il
re, è anche il feudatario, non c’è nel suo discorso una nostalgia del medioevo.
Come è possibile che il sovrano sia autorizzato dall’approvazione dei suoi sudditi? Riposta: Il discorso parte da
questo stupore, autentico : la forza del sovrano viene dalle tasse, dalla forza che i suoi sudditi gli danno. Gli strumenti
con cui il sovrano fa rispettare la legge sono ottenuti tramite il rispetto stesso della legge e la costrizioni dei giovani
per la leva obbligatoria avviene attraverso i soldati che l’anno prima sono stati assoldati.
Anche se la sua ultima risposta non sarà questa: quella definitiva rimarrà sul piano dell’antropologia, gli uomini sono
fatti in modo tale che finiscono per obbedire.
L’approccio di La Boetie tiene conto dei valori astratti e cerca di riportare la risposta al rapporto concreto tra l’uno e i
tanti. Gli uomini se decidessero di contrastarlo, potrebbero rispondere con un semplice NO. Mette in questione il
perché gli uomini sono legati gli uni agli altri? Noi abbiamo tanti vincoli che ci legano, ma questi vincoli sono tutti
legittimi? La definizione che Aristotele aveva dato all’uomo come animale sociale per La Boetie non funziona perché
secondo lui è troppo ampia, è vero che l’uomo desidera entrare in società ma quando l’entrarci significa stare con
amici parenti etc benissimo ma quando stare in società diventa essere oppressi allora La Boetie osserva che nella
natura non c’è niente che si spinga in questa direzione. Tutte le forme di società che esistono NON sono naturali
come dice Aristotele, per La Boetie il fatto che ci siano dei doveri di riconoscenza, cercare di lavorare per accrescere il
benessere di coloro che amiamo, è legittimo, ma lo sfruttamento No.
Lucrezio considera l’amicizia come un vincolo buono, è qualcosa di molto diverso dalla politicità dell’animale politico
aristotelico. Vivere sotto un dominio politico anche molto severo non è naturale.
Ci sono una serie di risposte:
presentate in una forma un po’ strana, non è un dialogo socratico, ma restano tutte un po’ valide, nessuna viene
davvero confutata, ma le risposte che vengono dopo la prima sono sempre un po’ più complete.
1) Le persone che decidono di servire, pur essendo in molti, sono persone vili, sono dei vigliacchi che per quieto
vivere e per paura lasciano che sia un altro a comandare. Questa era la risposta che aveva dato Plutarco ed è inserita
in uno degli opuscoli dei moralia (de vizioso pudore = quella strana caratteristica che ci fa accettare qualcosa che non
ci piace, siamo troppo timidi per dire di no e piuttosto la accettiamo). Questa risposta non lo soddisfa perché: tutti i vizi
hanno dei limiti che non possono essere superati, un milione di uomini non può avere paura di un prepotente. La
parola vigliaccheria sarebbe davvero riduttiva. Questa è una prima risposta ingenua. Sembra ovvio che quando una
persona deve lottare per i propri interessi lo faccia con più ardore rispetto a quando deve combattere per quelli altrui:
se accetto di incorrere in un pericolo per qualcun altro difficilmente lotterò davvero. Accettare di morire perché un
sovrano vuole conquistare una città sarebbe davvero una mostru