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La Chiesa

La Chiesa è una libera società di uomini che si riuniscono spontaneamente per adorare Dio ai fini della salvezza dell'anima. Si può aderire ed uscire liberamente da essa, nessuno nasce membro di una Chiesa, bisogna dare il proprio assenso. Essa è un'associazione spontanea per onorare pubblicamente Dio. La si potrebbe confondere con lo Stato, per quanto riguarda il fattore pubblico, ma è un equivoco, perché lo Stato non può estendere il potere sulla religione e la Chiesa non può intervenire sui beni civili.

Si può condurre gli altri alle proprie idee solo tramite il ragionamento, che sta alla base della tolleranza, l'uomo non obbligato aderisce alla fede in cui crede e dove trova speranza di salvezza. Si entra in una Chiesa perché si spera nella salvezza attraverso l'abbracciare quella fede, la libertà è il requisito sia per entrarne che per uscirne (differenza rispetto alla setta).

Perché la salvezza non può essere imposta e deve essere scelta liberamente. La Chiesa lega i suoi membri, perché hanno lo stesso fine. Qualsiasi comunità ha delle leggi e così anche la Chiesa, per stabilire tempi e luoghi dei riti, criteri di inclusione, differenza di cariche ecc. Il diritto di fare leggi risiede nella comunità stessa, perché se venisse da fuori non sarebbe spontanea e libera, la comunità ha la potestas di fare le leggi. Questa potestas può essere affidata all'intera comunità, o ad alcuni che hanno questa autorità, perché autorizzati dalla comunità stessa. Nella Chiesa cattolica, l'autorità di fare leggi è affidata al papa. Qui, la trasmissione dell'autorità avviene, o dagli apostoli ai vescovi, o secondo il conciliarismo, dagli apostoli alla comunità e da essa ad alcuni, ma in entrambi i casi essa deriva dagli apostoli per trasmissione continua.

Locke prende le distanze dal modello cattolico (gerarchico), in cui il potere è trasmesso per successione, egli ammette che si possa entrare in questo modello, a patto che si lasci la libertà di una scelta alternativa. Occorre radunarsi nel nome di Cristo e mai da soli, non è importante l'autorità specifica sotto cui radunarsi. La tolleranza prevede più modelli, per non contraddire il principio di spontaneità della Chiesa. Alla base deve esserci un presupposto razionale, secondo il quale la coscienza è libera e non del tutto condizionabile, specialmente rispetto alla religione, ognuno deve scegliere il proprio percorso per la salvezza. Non può esserci contraddizione tra fede e ragione, perché la fonte è unica (Dio). L'unica condizione è quella di credere in Cristo, bisogna riunirsi in suo nome. La salvezza e il messaggio evangelico riguardano tutti, per questo bisogna onorare pubblicamente, esso è un

messaggio universale ed investe la dimensione pubblica, pur non escludendo quella privata. Cristo è il punto di partenza e di arrivo, egli è il modello, non il sacerdote. Le cose necessarie alla salvezza dell'anima derivano da Cristo, ma la loro amministrazione dipende dagli uomini. L'organizzazione della Chiesa dipende dal fatto che gli uomini scelgono una successione rispetto ad un'altra, prediligendo una struttura dall'alto o dal basso. Ciò che è fondamentale è ciò che è insegnato dallo Spirito Santo nelle sacre scritture, a queste non si può abdicare, i contenuti essenziali sono quelli forniti da Cristo, le leggi ecclesiastiche sono secondarie. Chi chiede, per partecipare alla comunità, ciò che Cristo non chiede per la vita eterna, fa qualcosa di superfluo. Egli insegna solo il precetto dell'amore stesso, imporsi con la guerra non rientra nel suo messaggio. La

legge eterna dà luogo a quella naturale e da qui derivano le leggi positive, che si dividono in civili ed ecclesiastiche. Quelle positive, si dicono così perché sono poste, ovvero fatte dagli uomini, esse devono rifarsi a quella naturale, che a sua volta rimanda a quella eterna (ragione/ratio di Dio). La legge evangelica è inserita in quella naturale ed è data per rivelazione, mentre quelle ecclesiastiche sono volute dagli uomini.

Il potere civile non c'entra con la Chiesa, non deve coinvolgerla, l'uso della forza è consentito solo al magistrato civile, a cui spetta il compito di infliggere le pene nel caso in cui le leggi non siano rispettate. L'unica punizione che la Chiesa può dare a chi non osserva le leggi ecclesiastiche è la scomunica, ovvero far uscire quel soggetto dalla Chiesa. Dei beni lo può privare solo il magistrato, la Chiesa può solo allontanarlo.

Con un fratello, si ammonisce con dei discorsi.

se sbaglia (correzione fraterna), ma se continua ostinatamente a sbagliare si procede con la scomunica. Il potere temporale non può essere esecutore della pena, inoltre ci si auto-espelle non rispettando le leggi ecclesiastiche, perché in questo caso non c'è più un'adesione libera, quindi se ne esce liberamente, non essendo più riconosciuti. La Chiesa non è tenuta a tollerare chi continua ad infrangere i doveri perché il suo volere è altro, altrimenti la società si scioglierebbe, è necessario dare delle leggi perché essa funzioni. Non rispettare le leggi significa non aderire più a quella Chiesa, perché entrandovi con un assenso libero, la libertà porta ad accettare quelle leggi. La scomunica consiste nell'espellere senza nessun tipo di violenza, neanche verbale, l'unico motivo per usare la violenza è la minaccia della vita. Non si fanno torti civili allo scomunicato.

non lo si priva dei beni e non lo si può intaccare nei diritti inalienabili, inoltre, la scomunica colpisce solo coloro che fanno parte di quella Chiesa, una non può prevalere sull'altra, deve rimanere circoscritta entro dei limiti. Lo sposalizio tra potere civile e religioso è impossibile, perché essi hanno compiti diversi. La concordia rende possibile la società civile, le Chiese devono guardarsi con rispetto ed amicizia, perché esse hanno lo stesso fine, pur avendo scelto regole diverse. Bisogna tollerare che ci siano altre vie, più accidentate, per la salvezza, bisogna relazionarsi alla libertà in modo da non escludere gli altri, rinunciando ad una pretesa assoluta. Ogni Chiesa è ortodossa per sé stessa ed erronea per gli altri, ognuno assolutizza la Chiesa a cui aderisce, la nostra visione convive con altre, che appaiono vere ad altri. Le sedizioni, spesso, si richiamano alla religione, ma nascono perché isudditi sono maltrattati a causa di questa. L'ultima parola è di Dio, perché la nostra coscienza è parziale, quindi dobbiamo vivere nel rispetto, sarà Dio a punire coloro che errano. Le Chiese non hanno giurisdizione, non possono farsi guerra tra loro, ma senza tolleranza reciproca, le guerre sono inevitabili. Gli errori non vanno puniti, ma denunciati e bisogna parlarne e provare a convincere. Il tollerante non rinuncia a denunciare l'errore, ma lo fa con il dialogo, non con la violenza, c'è solo la possibilità del confronto, del convincere, non del punire. Le teorie teocratiche portano guerre e tirannidi, per questo potere civile e spirituale vanno distinti, essi hanno fini ed origini diverse. Potere civile tutelare i diritti inalienabili Potere temporale porci in condizioni di raggiungere la salvezza Uno guarda al cielo e l'altro alla terra. Quando il magistrato diventa tiranno e calpesta i diritti, ci sipuò appellare al cielo, ma solo in questo caso i due poteri entrano in contatto. Alla base dei diritti c'è la legge di natura, la quale rimanda a Dio, quando essa è calpestata dallo stato, ci si può appellare al cielo, ma la Chiesa non può appellarsi al magistrato. In questo caso cade il patto e si torna allo stato di natura, per poi rifondare lo Stato con un nuovo sovrano. L'oppressione è l'unica cosa che porta alla ribellione. La pace e la tolleranza non sono vantaggi solo per la Chiesa, ma anche per lo Stato. La verità o la falsità di una religione non fa torto ad altri cittadini. Locke, principe della pace, chiama Cristo "il Re dei Re", così come già aveva fatto Erasmo. Anche se il magistrato entrasse nelle questioni religiose, non si risolverebbe il problema, perché se non si è convinti, non si ha giovamento nella salvezza. Nessuno può sapere il destino dell'altro, cosa avviene.nella coscienza altrui, nessuno si salverà con una religione su cui ha dei dubbi. Il magistrato costringe inutilmente i sudditi ad aderire alla sua religione con il pretesto della salvezza dell'anima. Si può cercare di convincere, ma si deve accettare che c'è un limite davanti al quale si ferma anche Dio, perché l'uomo può rifiutare la salvezza. L'unico dovere è quello di adorare Dio (precetto di legge naturale a cui possiamo arrivare razionalmente) e questo lo si fa tramite la Chiesa, ma quella regia non è migliore perché aderisce il sovrano, egli non può imporre riti religiosi. Ciò che non è fatto con convinzione non è gradito a Dio, egli accetta solo gli atti che derivano dalla libertà della coscienza. Se non c'è libertà nell'adesione, non c'è spirito religioso. Solo le cose indifferenti sono sotto il potere legislativo, perché non

Sono stabilite a priori dai principi della legge naturale, ma il magistrato non può intervenire su quelli che toccano la fede. Gli indifferenti sono quelli riguardo ai quali la legge di natura non ci dice cosa fare. Su questi, Dio non ha legiferato e l'uomo può decidere. Il magistrato interviene sugli indifferenti civili, mentre l'autorità ecclesiastica, su quelli religiosi, poiché qui, gli indifferenti sono leciti perché istituiti da Dio. Ciò che si offre a Dio nel culto ha ragion d'essere solo nella misura in cui è ritenuta grato a Dio da chi lo pratica, per questo il sovrano non deve intervenire sugli indifferenti religiosi, altrimenti ci conformeremmo alla volontà di un altro uomo. Quelli religiosi praticati sono in qualche modo comandati da Dio, il culto diventa necessario perché si presume che provenga da lui, altrimenti resterebbe indifferente. Ciò che non è utile alla società non

Può essere sancito con una legge (indifferenti religiosi), se fosse il magistrato a disporlo, verrebbe meno la libertà. Le cose sostanziali alla religione sono:

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A.A. 2019-2020
12 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Camilla.S. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof .