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LOCKE

Critica all’innatismo: Ispirandosi ad Hobbes, nel Locke depura la ragione umana da quei caratteri che

Saggio sull'intelletto umano

Cartesio le aveva attribuito; diversamente dalla (sostanza universale, unica e infallibile), la ragione in Locke

res cogitans non è unica o uguale in

(x <grado>x ), (spesso le singole idee sono in numero troppo limitato o sono oscure) e non possiede

tutti gli uomini non è infallibile idee

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ma le ricava dall'esperienza, la quale è sempre limitata e non universale (non si può fare esperienza di tutte le cose). Ciò nonostante,

innate,

anche se debole e imperfetta, la ragione è l'unica guida efficace di cui l'uomo dispone. Perciò è importante conoscere quanto valgono la

ragione e la conoscenza umana ma bisogna essere consapevoli altresì dei loro limiti, per non trattare problemi che sono al di là delle capacità

della ragione (problemi della metafisica→atteggiamento antimetafisico).

Le idee: Anche per Locke, come per Cartesio e per la filosofia moderna in genere, noi non conosciamo direttamente le cose, ma le idee delle

cose (rappresentazioni mentali). Esse derivano esclusivamente dall'esperienza, non sono create dall'intelletto (tabula che, in questa

rasa)

prima fase, è Poiché vi è una realtà esterna ed una interna, vi sono idee di (riguardano oggetti esterni, cose naturali) e di

passivo. sensazione

(avvertiamo i nostri stati d'animo, i nostri pensieri e sentimenti), che sono dette poiché non ulteriormente

riflessione idee semplici

scomponibili. Derivando dall’esperienza di oggetti esterni (o interni), allora c'è una realtà esterna che ha il potere di produrre in noi queste

idee e tale potere è chiamato essa può essere primaria (se oggettiva e propria delle cose esterne) o secondaria (relazionata ai nostri

qualità;

sensi), così come anticipato da Democrito e ripreso da Galilei e Cartesio. Una volta ricevute idee semplici l'intelletto si elaborandole in

attiva

vario modo e producendo e le prime sono costruzioni del nostro intelletto e consistono nella combinazione di più idee

idee complesse generali:

semplici, che possono essere distinte in idee complesse di (qualità o affezioni delle sostanze), di (sussistenti in se stesse) e di

modo sostanza

(prodotte confrontando un'idea semplice con un'altra, come l'idea di identità). Quando si riferiscono a cose esterne non sono mai

relazione

chiare e distinte, ma hanno bisogno di essere verificate attraverso l'esperienza (le scienze fisiche non sono scienze esatte), mentre quelle di

relazione possono essere conosciute con chiarezza (matematica e morale sì). Le seconde vengono ricavate astraendo alcune idee da altre e

formando così i (laddove per concetto intende un nome astratto costruito dall'intelletto→nominalismo), che svolgono un’utile

concetti

funzione di economicità del linguaggio.

Conoscenza: Consiste nel percepire l'accordo o il disaccordo tra le idee ricevute dall'esperienza, che può avvenire in due modi diversi (due

specie di conoscenza): (infallibile) o per via (attraverso il ragionamento, fallibile). Siccome la nostra mente non

intuitivamente dimostrativa

conosce direttamente le cose, non possiamo avere la certezza che le nostre idee delle cose corrispondano pienamente alle cose reali; mentre

Cartesio aveva risolto questo problema con la prova dell'esistenza di Dio (garante della rettitudine nostre sensazioni), Locke osserva che ci

sono tre tipi di realtà e tre rispettive della (coscienza, conoscenza intuitiva→cogito della

forme di conoscenza: realtà dell’io ergo sum), realtà di

(conoscenza dimostrativa→Aristotele, prova causale), della (conoscenza per sensazione, non conosciamo

Dio realtà delle cose esterne

direttamente le cose, ma, se riceviamo idee dall'esterno vuol dire che al di fuori della nostra mente ci deve essere qualcosa, una realtà). Se nel

momento in cui riceviamo una sensazione possiamo essere certi che fuori di noi esista una cosa che la stia producendo, quando essa non è più

(non viene più ricevuta/riguarda una previsione futura) la nostra conoscenza sensibile non è certa ma solo (pur tuttavia

attuale probabile

bastevole per gli scopi pratici della vita, in quanto è ragionevole pensare che le cose e gli uomini continuino ad esistere anche quando non se

ne ha percezione attuale).

Politica: In merito all'origine rifiuta la concezione di Hobbes secondo cui la condizione originaria (primitiva) di natura degli uomini

dello Stato

è quella dell'egoismo, della prepotenza e della guerra di tutti contro tutti; nello stato originario di natura, per Locke, gli uomini si sentono

invece tutti uguali, riconoscendo che ciascuno possiede irrinunciabili diritti naturali (vita, libertà, proprietà dei frutti del proprio lavoro e diritto

alla difesa di tutti questi diritti), derivanti dalla stessa natura umana ed impressi in essa da Dio. Tuttavia gli uomini, a garanzia della loro difesa,

sentono la necessità di stipulare un per creare uno Stato, ma non per cedere ad esso, in quanto rinunciano alla sola prerogativa di

patto sociale

farsi giustizia da sé. In questo senso, diversamente da Hobbes, il sovrano (re/assemblea, il Parlamento) non è più al di sopra della legge e

rimane sottoposto al giudizio dei cittadini, i quali hanno il diritto di ribellarsi qualora non rispetti i loro diritti naturali. Locke si dimostra, così,

teorico dello e del I limiti del potere dello Stato sono stabiliti dalla e dal

Stato costituzionale liberalismo politico. costituzione principio della

tra potere legislativo (Parlamento), potere esecutivo (re/governo) e potere federativo o giudiziario (re/magistrati).

divisione dei poteri

HOBBES

Politica: Se, come sostiene Thomas Hobbes, non vi sono regole morali e sociali assolute, allora sembra impossibile la realizzazione storica di

società civili (fondate sul dovere morale di rispettare gli altri). Egli risponde che le regole morali e sociali non derivano da leggi o principi morali

oggettivi esterni, insiti nella natura umana, bensì da un calcolo di convenienza puramente artificioso, in base al quale gli uomini sono indotti a

stipulare fra di essi un patto o per salvaguardare il loro primo bene che è quello della vita e della sua conservazione. Non è la

contratto sociale

natura umana ma la che convince gli uomini a mettersi d'accordo per costituire uno Stato che, con le sue leggi, garantisca un'esistenza

ragione

pacifica. L'originario stato di natura dell'uomo (la condizione caratterizzante l'uomo primitivo) è la bramosia, l'egoismo (homo homini lupus);

da ciò deriva la sopraffazione, la prepotenza e quindi una continua lotta per prevalere, una continua guerra di tutti contro tutti (bellum

Da questo stato di cose si può uscire solo facendo ricorso all'istinto di conservazione e alla ragione, unico strumento

omnium contra omnes).

capace di calcolare i vantaggi e gli svantaggi che derivano dalla condizione di guerra permanente dello stato originario di natura e di indicare

quindi la scelta più conveniente. La ragione calcola e fa comprendere che è più conveniente limitare l'egoismo individuale naturale, rinunciare

alla pretesa di aver diritto a tutto, per conservare la vita e non essere soppresso dal più forte.

Stato assoluto: Uno Stato non può costituirsi e perdurare solo in virtù di un patto sociale, in quanto necessita di un che costringa

potere

ogni uomo a rispettare le regole del patto stesso. Con il patto sociale gli uomini di una comunità rinunciano a tutti i loro diritti (a parte il diritto

alla difesa della vita) e li cedono allo Stato. In tal modo, osserva Hobbes, il sovrano è al di sopra delle regole del patto sociale, delle leggi dello

Stato, ed è quindi l'unico a mantenere gli originari diritti dello stato di natura, il diritto su tutto, eccetto il diritto sulla vita altrui. Hobbes è

quindi il massimo teorico dello da lui definito «per per il suo mostruoso potere e perché è

Stato assoluto, metà uomo e per metà Dio mortale»

subito al di sotto del Dio immortale e quasi altrettanto potente (paragonato al Leviatano, mostro invincibile di cui narra la Bibbia).

BERKELEY: L'intento di Berkeley è demolire il meccanicismo, il materialismo ed il derivante ateismo dei nuovi filosofi del suo tempo,

attraverso la radicalizzazione della posizione empirista (dallo sviluppo idealistico). Al materialismo bisogna contrapporre l'immaterialismo, cioè

lo secondo cui tutto è spirito e niente esiste al di fuori della mente, che è

spiritualismo, sostanza spirituale.

Esse est percipi: Come Cartesio e Locke, anche Berkeley ritiene che tutta la nostra conoscenza abbia come oggetto le idee, ossia le

rappresentazioni mentali delle cose e non le cose stesse. Esse provengono dai sensi, dal nostro modo di percepire e non dalle cose, sono cioè

sensazioni e percezioni che stanno nella nostra mente e non al di fuori. Secondo lui non c'è nulla che dimostri l'esistenza di corpi materiali,

ossia delle cose, al di fuori della nostra mente, al di fuori delle nostre percezioni che dalla mente dipendono e non sono esterne ad essa. Se

tutta la nostra conoscenza nasce dalla sensazione allora una cosa esiste ed è conoscibile solo se viene percepita (esse la struttura

est percipi:

della realtà è la sua percepibilità; l'essere è l'essere percepito). Con questa concezione non nega l'esistenza del mondo esterno, egli nega solo

l'esistenza di quella supposta sostanza metafisica diversa dalle loro qualità ed esistente al di fuori della mente; anzi, egli dichiara: «non è tolto

il mondo non cambia, non ne risulta impoverito, tutto resta come prima; ciò che cambia è solo il nostro modo di considerare

nulla al mondo»:

il mondo, la realtà. L'unica vera realtà, considerata come condizione indispensabile per la nostra percezione, è l'esistenza della mente, cioè

della costituita dalle percezioni e dai pensieri, mentre la sostanza materiale (la di Cartesio) non esiste affatto.

sostanza spirituale res extensa

Dio: La mente umana, nella maggior parte dei casi, è solo la condizione e non la causa delle nostre percezioni, poiché gran parte delle

percezioni non sono prodotte da noi ma sono da noi soltanto ricevute. Poiché tali percezioni, o idee, non ci possono pervenire da una materia

esterna, ossia dalle cose esterne che non esistono allorché non siano percepite, si deve concludere che esse ci provengono direttamente da

Dio. Infatti la materia non può produrre un qualcosa di immateriale quali sono le percezioni; né sono prodotte dalla mente umana, poiché essa

produce sol

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A.A. 2016-2017
21 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pexolo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Capecci Angelo.